A Eilat chi se non Elia?
Viviani vince la seconda tappa di fila al Giro d'Italia davanti a Modolo e uno rivedibile Bennett; Dennis resta in maglia rosa
L'avevamo detto ieri, dalla scorsa estate Elia Viviani è entrato in una nuova dimensione e oggi ha dato un'ulteriore saggio della grande consapevolezza dei propri mezzi che ha raggiunto in questi mesi: la vittoria di ieri ha confermato ciò che tutti dicevano già dalla vigilia della corsa, ossia che il veronese della Quick-Step Floors è il più forte tra i velocisti in gara a questo Giro d'Italia numero 101, ma oggi Elia ha dimostrato di sapersi ripetere quando tutti si aspettavano un'altra vittoria e lo ha fatto anche avendo la meglio su qualche scorretteza del rivale irlandese Sam Bennett che si è spinto fino al limite, e forse anche oltre, per provare a batterlo ma che poi si è dovuto inchinare al campione olimpico dell'Omnium.
Barbin e Boivin di nuovo in fuga
La terza tappa del Giro d'Italia, l'ultima in terra d'Israele prima del trasferimento in Italia di domani, era una delle più lunghe della corsa con i suoi 229 chilometri tra Be'er Sheva ed Eilat attraversando tutto il deserto del Negev. Alla partenza si dibatteva molto sul fattore vento, se ci sarebbe potuta essere la possibilità di fare o no dei ventagli in corsa: poco interessato alle parole si è dimostrato Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy) che è scattato subito al chilometro 0 con Enrico Barbin (Bardiani-CSF) ben incollato alla sua ruota; i due sono infatti secondo e primo della classifica dei gpm e l'italiano voleva logicamente difendere la propria maglia blu.
Con Barbin e Boivin è andato in fuga anche Marco Frapporti dell'Androni-Sidermec ed il gruppo ha lasciato fare: in poco più di 20 chilometri di gara i tre fuggitivi hanno raggiunto un vantaggio massimo di 7'15" e solo a quel punto la BMC ha iniziato a lavorare in testa al gruppo per difendere la maglia rosa di Rohan Dennis. L'azione dei rossoneri è stata abbastanza discontinua e diversi cambiamenti nella direzione e nell'intensità del vento non aiutavano a tenere un ritmo regolare: nello spazio di una decina di chilometri scarsa, il gruppo ha recuperato un minuto e mezzo ai fuggitivi facendo arrivare chiaro e forte il messaggio che oggi non ci sarebbe stato grande spazio per le sorprese.
Il vantaggio della fuga va ad elastico
Quando mancavano 170 chilometri all'arrivo Barbin, Boivin e Frapporti si sono ritrovati un margine da difendere di appena 3'40", ma a quel punto la BMC ha alzato il piede dall'acceleratore e così il ritardo del gruppo è nuovamente cresciuto fino a sfiorare i sei minuti. Questa sorta di andamento ad elastico del distacco è risultata essere una costante di tutta la tappa: il gap è infatti sceso nuovamente sotto ai quattro minuti a poco più di 125 chilometri dall'arrivo, poi è tornato a 5'45" poco più avanti e quindi un lavoro finalmente un po' più convinto della BMC ha riportato la distanza tra gruppo e fuga sotto alla soglia dei quattro minuti.
Nelle fasi iniziali e centrali della tappa c'è stato poco da segnalare: Elia Viviani è transitato in quarta posizione ad entrambi i traguardi volanti di giornata prendendosi i relativi punti per la maglia ciclamino di cui è il grande favorito, ma Modolo e Gibbons hanno comunque provato a non rendergli troppo facile la vita. Al gran premio della montagna di quarta categoria Faran River, uno strappetto di 1200 metri, è invece andato in scena in nuovo duello tra Guillaume Boivin ed Enrico Barbin, già in fuga anche ieri: il canadese della Israel Cycling Academy sperava di regalare alla squadra di casa la maglia blu almeno per un giorno, ma è stato un po' messo in mezzo dai due italiani di Androni e Bardiani con Frapporti che ha anticipato e Barbin che poi ha avuto la meglio su Boivin in volata. Grazie a questi passaggi, martedì nella prima tappa italiana del Giro d'Italia 2018 sarà Enrico Barbin ad essere riconoscibile con la maglia blu dei gran premi della montagna.
Velocità altissima nel finale
Superato l'unico gran premio della montagna e arrivati nel tratto conclusivo della tappa, tutto in pianura e con il vento prevalentemente a favore, Quick-Step Floors e Wilier-Selle Italia hanno finalmente mandato un proprio uomo in testa al gruppo a dare una mano alla BMC che fino a quel momento aveva cercato invano un supporto dalle squadre dei velocisti. Il ritmo imposto da Cavagna e Fonzi ha fatto crollare il vantaggio di Barbin, Boivin e Frapporti fino a soli 40" e 50 chilometri dall'arrivo: ma stavolta non c'erano traguardi volanti o secondi di abbuono da andare a conquistare, e così ancora una volta da dietro si sono fermati e così nello spazio di una decina di chilometri è tornati ad un distacco di 2'20".
L'ultimo giro di altalena è stato infine quello buono per ricompattare il gruppo, ma gli ultimi 30 chilometri non sono stati una passeggiata per il gruppo: la strada quasi tutta dritta ed il vento a favore hanno fatto sì che si viaggiasse a lungo anche sopra ai 60 chilometri orari e questo ha favorito i fuggitivi che sono riusciti a tenere duro fino ai 6 chilometri: Enrico Barbin in realtà ha ceduto un paio di chilometri prima, Guillaume Boivin e Marco Frapporti invece sono stati raggiunti in corrispondenda della prima delle tante rotatorie che caratterizzavano il finale con la Quick-Step che aveva appena fatto la prima prima apparizione in testa al gruppo con il blocco al completo.
Sam Bennett cambia più volte direzione in volata
Nel finale il treno di Elia Viviani ha fatto un grandissimo lavoro per tenere le posizioni di testa sfruttando anche le curve che inevitabilmente mettevano in fila indiana tutti i corridori alle loro spalle: Zdenek Stybar e Maximilian Schachmann con le loro trenate hanno addirittura rischiato di creare delle fratture nelle prime posizioni, mentre nelle retrovie diversi corridori si sono staccati per via del vento e delle violente frustate che arrivavano all'uscita da ogni rotatoria. Uno dei primi a cedere è stato Niccolò Bonifazio che si è fatto sorprendere nelle retrovie in uno dei tratti più veloci e poi non è più riuscito a rientrare visto che la squadra doveva pensare anche a proteggere Domenico Pozzovivo.
Nell'ultimo chilometro la situazione in testa al gruppo è un po' cambiata con l'arrivo anche della Bora-Hansgrohe e con la presenza del vento contrario che ha convinto Elia Viviani a cercare la ruota dei suoi rivali per fare una volata di rimonta anziché di testa. La scelta è stata quella giusta, anche se l'irlandese Sam Bennett ha provato a chiudergli tutti gli spazi e anche di più. Appena lanciata la volata Bennett si è subito portato lungo le transenne alla sua sinistra chiudendo la prima porta, a quel punto Elia Viviani ha scelto di passare a destra ma lo sprinter della Bora ha nuovamente cambiato direzione accompagnando il veronese dal lato opposto della carreggiata: qui le gambe superiori di Elia hanno fatto la differenza perché è riuscito ad affiancare il rivale ed a far sentire la propria presenza con il gomito per guadagnarsi la strada libera verso il traguardo.
Vittoria netta di Elia Viviani, Rohan Dennis resta in rosa
Negli ultimi cento metri senza più ostacoli davanti a sé Elia Viviani ha scaricato tutta la potenza sui pedali e ancora una volta la vittoria è stata netta ed indiscutibile: secondo è arrivato Sacha Modolo che però non è mai sembrato essere in grado di impensierire l'alfiere della Quick-Step Floors. Solo terzo Sam Bennett che nel finale, una volta vistosi costretto a lasciare spazio a Viviani, ha cambiato un'altra volta traiettoria puntando verso il centro dove stava risalendo Jakub Mareczko: alla fine il giovane della Wilier-Selle Italia non è stato ostacolato ma, nonostante le riprese dall'alto abbiano mostrato immagini meno estreme che non quelle frontali, è sembrata davvero discutibile la scelta della giuria di non declassare Bennett per questa volata decisamente sporca. Nella top10 di giornata si sono piazzati anche Danny Van Poppel, Jens Debusschere, Manuel Belletti, Baptiste Planckaert, Mads Pedersen e José Gonçalves.
In classifica generale non è cambiato nulla per quanto riguarda le prime due posizioni, con Rohan Dennis che porterà la maglia rosa martedì nella prima tappa in Italia e con Tom Dumoulin secondo ad appena 1" di distanza: dietro di loro non c'è più il belga Victor Campenaerts che nel finale di tappa ha perso 31", ma terzo è José Gonçalves a 13". Andrea Guardini è arrivato al traguardo oggi con 1'14", Niccolò Bonifazio con ben 5'15" mentre uomini forti in salita come Ben Hermans (1'32"), Robert Gesink (1'32"), Edoardo Zardini (5'15") e Giulio Ciccone (5'15") hanno iniziato ad accumulare ritardo per avere più libertà per puntare ad un successo di tappa grazie ad una fuga da lontano.