Dalla tempesta emerge Bilbao: colpo doppio per la Bahrain
Dopo un avvio di fuoco, con Pogacar e Vingegaard all'attacco e Gaudu e Bardet in sofferenza, Pello entra nella fuga giusta e conquista vittoria a Issoire e il quinto posto in classifica
Every day is a GC day, al Tour de France 2023. Un concetto forse un po'estremizzato, ma che rende l'idea di quanto ogni singolo metro di ogni singola tappa con della rilevanza tecnica (e sono tante e ben distribuite, in questo Tour) possa in qualche modo influenzare l'esito finale. L'effetto evidente della decima tappa, con arrivo a Issoire dopo 167 chilometri, cinque gpm e pochissima pianura, è il grande salto in classifica di Pello Bilbao, che è passato dall'undicesimo al quinto posto grazie ai quasi tre minuti guadagnati entrando in fuga e all'abbuono per la vittoria di tappa, la prima della sua carriera al Tour.
Ma nella prima ora e mezza di gara abbiamo assistito a una lotta continua non solo per le posizioni di rincalzo, con altri uomini a ridosso della top ten che avevano provato ad inserirsi nella fuga senza successo, ma anche a delle scaramucce tra i due padroni del Tour: Jonas Vingegaard e Tadej Pogačar in fuga, insieme a dei compagni di squadra e ad altri uomini di classifica è quello che ci hanno offerto i primi cinquanta chilometri di risveglio dopo il giorno di riposo, in una tappa che nonostante la partenza in salita poteva essere relativamente tranquilla per la maglia gialla.
Invece l'intenzione di Jonas e Tadej è molto chiara: ogni momento, anche pressoché casuale o comunque non preparato a tavolino, perché Vingegaard si era trovato ad avere un gap in cima alla prima salita che Pogačar ha dovuto chiudere in prima persona, diventa un'occasione potenziale per mettere in difficoltà l'altro e costringerlo quantomeno a prendere delle decisioni velocemente e a fare più fatica del previsto.
Un gioco psicologico, un filo sottile: comunque lo si voglia definire, la distanza minima fra i due in salita porta Jumbo e Uae a cercare soluzioni non convenzionali per cercare di cambiare gli equilibri e i rapporti di forza. A farne le spese spesso sono indirettamente anche altri corridori di classifica, come David Gaudu e Romain Bardet, che oggi hanno sofferto particolarmente la partenza a tutta, per poi rientrare in gruppo e non perdere secondi al traguardo. Nei prossimi giorni capiremo se è stato un risveglio lento dopo il giorno di riposo o i segnali di una forma non perfetta per i due francesi, che non stanno vivendo i loro giorni migliori nella corsa di casa.
Nella seconda metà è stata una tappa molto più convenzionale, in cui la fuga si è costruita lo spazio per arrivare in fondo. La Israel Premier-Tech si è dimostrata ancora una volta una delle squadre di attaccanti più concrete e aggressive nel cercare successi di tappa, anche se il coraggioso Krists Neilands non è riuscito a emulare l'impresa di domenica del compagno Woods, per un back to back che avrebbe avuto dell'incredibile. Alla fine la scena se la prende Pello Bilbao, che coglie il successo più prestigioso della sua carriera, al termine di una giornata pressoché perfetta.
Tour de France 2023, la cronaca della decima tappa
La partenza in salita era molto adatta a far andare via una fuga forte, ma quello che è successo sui primi due gpm di giornata è andato oltre ogni più fantasiosa aspettativa: in cima al Col de la Moréno, mentre Coquard raggiungeva Neilands con l'intenzione di arrivare allo sprint intermedio per la maglia verde, sono iniziate la manovre per la classifica generale. Il primo a provarci è stato Louis Meintjes, che si accoda al gruppetto che si era avvantaggiato (Kwiatkowski, Ion Izagirre, Cavagna, Jorgenson, Neilands e Strong), e anche Romain Bardet prova a fare lo stesso per provare a guadagnare minuti. In qualche modo però anche la maglia gialla si trova nel gruppo davanti sulla cima del gpm, provocando la reazione di Pogačar: nasce un gruppetto pericolosissimo, in cui Vingegaard ha Kuss e Pogačar ha Majka e Adam Yates, ma ci sono anche Simon Yates (con Craddock), lo stesso Bardet e Pello Bilbao. Bora e Ineos devono spremersi per neutralizzare un tentativo che non poteva certo avere troppo spazio.
La tregua prima del Col de Guery è solo momentanea: sul tratto più duro della salita è il momento di Wout Van Aert, che con la sua rasoiata rientra sulla fuga, ripresa poco dopo. Si sgancia un nuovo gruppo di 5 con dentro Kwiatkowski, Skjelmose, Neilands, Champoussin e ancora Meintjes. L'andatura forsennata in gruppo nelle manovre di formazione della fuga miete delle vittime eccellenti: perdono le ruote Bardet, che va in enorme difficoltà dopo aver attaccato sulla prima côte, David Gaudu e anche lo stesso Van Aert. Con due uomini in top ten rimasti nel secondo gruppo si continua ad andare a tutta anche dopo il gpm, e le due speranze francesi arrivano ad avere due minuti di ritardo, mentre Alaphilippe e Mohoric provano ad allungare in discesa.
Nel tratto di falsopiano successivo si iniziano a contare i danni: in gruppo sono rimasti in meno di cinquanta, con diversi corridori in difficoltà, anche tra i gregari di Jumbo e Uae. A questo punto il ritmo si placa leggermente, e può finalmente nascere la fuga giusta: questa volta il ruolo di uomo semi-piazzato in classifica che prova a guadagnare minuti lo assume Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), undicesimo a 7’37”. Insieme a lui ci sono Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), Warren Barguil (Arkéa Samsic), Nick Schultz (Israel Premier-Tech), Esteban Chaves (EF Education-EasyPost), Georg Zimmermann (Intermarché-Circus-Wanty) e Kasper Asgreen.
Il danese della Soudal Quick-Step, molto attivo nel cercare di alimentare l’azione, viene però richiamato ad aspettare Julian Alaphilippe sul Col de la Croix Saint-Robert. L’ex campione del mondo si era infatti unito al secondo gruppo inseguitore, insieme ai soliti Kwiatkowski e Neilands, Anthony Perez (Cofidis), Antonio Pedrero (Movistar), Harold Tejada (Astana Qazaqstan) e Ben O’Connor (Ag2r Citroen), che dopo aver abbandonato definitivamente le ambizioni di classifica sul Puy de Dome si ricicla subito in cacciatore di tappe.
Sulla salita il gruppo di testa si ricompatta, e Barguil passa per primo in cima al seconda categoria davanti a Chaves. In gruppo invece si firma la tregua dopo sessanta chilometri senza respiro, e anche Bardet e Gaudu possono rientrare aiutati dalle rispettive squadre. Anche Van Aert torna con la maglia gialla e si mette subito davanti per tenere un ritmo controllato. Pello è pericoloso per la classifica ma non per la Jumbo, che lo manda ben volentieri a 3 minuti per riprendere fiato e recuperare le forze.
Ai -85 Esteban Chaves si avvantaggia sul resto dei fuggitivi per prendere i punti al quarto gpm di giornata: Neilson Powless sta vivendo una giornata difficile in coda al gruppo, ma per la EF l’obiettivo principale rimane difendere la maglia a pois. I quattordici al comando non riescono però a guadagnare molto, e il distacco si assesta intorno ai 3 minuti. In gruppo si affaccia a tirare anche Silvan Dillier: dopo le difficoltà iniziale per Van der Poel e Philipsen, rimasti a lungo nel gruppo Gaudu-Bardet, la Alpecin vuole provare a riaprire la corsa, che non presenta altre asperità troppo impegnative. La Côte de la Chapelle-Marcousse (6.6 km al 5.5%) scollina a circa trenta chilometri dal traguardo, per cui diverse tipologie di corridori possono sperare in un buon risultato oggi, qualora la fuga venisse neutralizzata.
Dopo qualche chilometro, dopo che anche la Jayco AlUla aveva messo un uomo davanti, anche lo stesso MVDP si mette davanti a tirare. Un’azione che nelle idee iniziali era probabilmente rivolta a tenere la corsa controllata in favore di Philipsen, diventa un raid improvvisato nella discesa che precede la salita finale: alla sua ruota si porta tanto per cambiare Wout Van Aert, che raggiunge il rivale di sempre e ricrea la coppia più elettrizzante della stagione ciclistica, dal ciclocross alle classiche fino al Tour de France. Dopo qualche istante di confronto con la squadra alla radiolina, i due decidono di proseguire l’azione, fino ad avere quaranta secondi di vantaggio. Dopo qualche minuto di spettacolo per il pubblico, il tentativo si risolve in un nulla di fatto: Van der Poel molla quasi subito a inizio salita e sale tranquillo insieme a Philipsen alle spalle del gruppo, mentre Van Aert viene ripreso poco dopo dalla Ineos Grenadiers, che fa il ritmo per cercare di contenere il distacco da Bilbao.
Davanti nel frattempo la Israel prova a sfruttare la superiorità numerica: Schultz fa un gran ritmo nei primi due chilometri della salita. L’azione dell’australiano favorisce l’attacco di Neilands, che fa subito il vuoto e se ne va in solitaria fino allo scollinamento. Alle spalle del lettone nessuno riesce a reagire direttamente, e ad inseguire rimangono Bilbao, Chaves, Zimmermann, Pedero e O’Connor, che rientra di passo dopo aver ceduto sulle prime accelerazioni. Niente da fare invece per Barguil e Alaphilippe, che si trovano nel terzo gruppo insieme a Kwiatkowski e Skjelmose, che erano stati tra i primi a staccarsi.
In discesa il quintetto tirato da Pello guadagna qualcosa su Neilands, portandosi a meno di quindici secondi, ma soprattutto continua a mantenere oltre tre minuti sul gruppo maglia gialla, dove nel frattempo la Ineos ha desistito, lasciando di nuovo l’incombenza alla Jumbo Visma. Solo nel finale Bernal si rimette in testa al gruppo per cercare di limitare il distacco, che sarà di meno di tre minuti rispetto al gruppetto che si gioca la vittoria.
Ai -3 infatti Neilands viene ripreso dopo qualche chilometro di doppia fila in pianura, e si entra in una fase molto delicata per la vittoria di tappa: davanti le energie rimaste sono poche e il quartetto che insegue è a soli 20”, per cui non c’è margine per guardarsi in vista dello sprint finale. Due elementi impediscono che ciò si verifichi, e sono entrambi merito di Pello Bilbao: il basco della Bahrain deve continuare a pensare anche alla classifica, per cui non può permettere che l’andatura cali troppo di netto, e soprattutto è nettamente il più veloce dei sei, per cui qualcuno degli altri proverà sicuramente ad attaccarlo.
Al milleottocento metri fa esattamente questo Ben O’Connor, che si porta dietro i due spagnoli mentre Chaves accusa il colpo. Il buco lo chiude Zimmermann, che al quel punto riparte in vista dell’ultimo chilometro. Ancora una volta però Bilbao è chirurgico nel prendere subito la ruota e nel gestire gli attimi successivi: prima si mette davanti per controllare Zimmermann, poi lascia che sia il tedesco ad andare davanti per impedire a O’Connor di rientrare da dietro. A quel punto, i 200 metri di sprint finale sono la cosa più facile di una giornata perfetta per Bilbao, che si prende il bottino pieno. Zimmermann è secondo davanti a O’Connor e Neilands.
Oltre alla vittoria di tappa, c’è anche un grande balzo in classifica per quello che ora è a tutti gli effetti il capitano della Bahrain Victorious: Il distacco sul gruppo maglia gialla, regolato da Stuyven, è di 2’53”, per cui Pello si porta al quinto posto, a 12” da Rodriguez e per una manciata di secondi davanti agli Yates. Perdono una posizione anche Pidcock, Kuss, Gaudu e Bardet, arrivati coi migliori dopo le difficoltà iniziali. Un nuovo pretendente al podio, dopo una prima settimana non brillantissima per tutta la Bahrain, che ora festeggia una meritatissima vittoria al Tour per uno dei propri corridori più rappresentativi e vincenti degli ultimi anni, oltre a consolidare il vantaggio nella classifica a squadre.
Domani teoricamente una giornata di riposo, con probabile arrivo in volata a Moulins, nell'unica giornata disponibile per tirare il fiato in vista del trittico di montagna che chiuderà la seconda settimana.