Jarno Widar e Milan Donie, due tra gli scalatori più promettenti in Belgio © Giro Next Gen
Editoriale

Il Belgio delle grandi speranze non si accontenta di Remco Evenepoel

Dopo l'exploit di Remco, la terra del pavé vuole formare una generazione di corridori per i Grandi Giri, e sembra che ci stia riuscendo: ecco come e perché

Eddy Merckx, Lucien Van Impe, Johan De Muynck, Freddy Maertens, Michel Pollentier. Chi vi scrive, per ragioni anagrafiche, ha conosciuto questi nomi solo spulciando gli albi d'oro delle grandi corse a tappe, con un pizzico di stupore al pensiero che anche il Belgio è stato capace, a suo tempo, di dominare i Grandi Giri. Basta un dato per sentirsi in un'epoca lontanissima: tra il 1968 e il 1978, il tricolore belga ha svettato sul podio di sedici Grandi Giri su un totale di trentatré disputati. Poco meno del 50%. Numeri più che notevoli per un movimento che, pur reggendosi sulle spalle di Merckx, poteva contare su tanti piccoli cannibali che insieme a quello con la C maiuscola vincevano un po' ovunque.

Dopo il ritiro di Merckx nell'estate del 1978, tuttavia, il Belgio non è più riuscito a dettare il ritmo in salita. Intendiamoci, sarebbe sbagliato parlare di una crisi del movimento: pur subendo il contraccolpo, il Belgio era rimasto protagonista nel ciclismo di prim'ordine grazie ai successi nelle corse di un giorno. Nei Grandi Giri, però, rimasero solo i casi isolati di Johan Bruyneel nei primi anni Novanta, cui seguirono le buone gesta di Jan Bakelants, vincitore del Tour de l'Avenir 2008, e di Jurgen Van den Broeck, capace di centrare il 3° posto finale al Tour de France 2010 dopo le squalifiche di Alberto Contador e Denis Menchov.

Evenepoel, faro di una nuova generazione?

Non si esagera se si dice che tutto è cambiato con l'arrivo di Remco Evenepoel; il recente bicampione olimpico, grazie al successo alla Vuelta a España del 2022, ha riportato il suo paese in cima a un Grande Giro per la prima volta dal 1978. Lo scetticismo che ne avvolgeva le capacità sulle tre settimane è stato scacciato dal 3° posto finale all'ultimo Tour de France, dietro agli intoccabili Pogačar e Vingegaard.

Eddy Merckx si felicita con Remco Evenepoel per l'oro olimpico © Team Belgium
Festa in casa Belgio: Eddy Merckx si felicita con Remco Evenepoel per l'oro olimpico © Team Belgium

Ad oggi le vittorie nel suo palmarès sono 58, con appena sei stagioni di professionismo alle spalle e 25 anni da compiere a gennaio. Questi risultati fanno di Evenepoel un esempio da seguire in patria, se non per il suo carattere, che Pietro Mauriello, a ragione, ha chiamato “fragile carattere di ferro” (ma in fondo è questo che piace di lui!), quantomeno per classe, tenacia e forza.

Un corridore così, il Belgio, lo aspettava da tempo,e ora sono in tanti a chiedersi se la sua qualità nelle grandi corse a tappe, peraltro raggiunta in tempi relativamente rapidi, possa essere presa come ispirazione per una nuova generazione di specialisti delle tre settimane.

Soudal Quick-Step, un Wolfpack camaleontico

I cambiamenti che sta vivendo il ciclismo belga partono da lontano. Riavvolgiamo il nastro fino al 2003, quando l'attuale Soudal Quick-Step prese vita e in meno di un anno divenne casa di una generazione di grandi specialisti delle classiche del nord, tra cui vale la pena citare, oltre all'allora veterano Johan Museeuw, anche Tom Boonen, Stijn Devolder, Nick Nuyens, Philippe Gilbert, Stijn Vandenbergh, Guillaume Van Keirsbulck e Yves Lampaert. Talenti formati sulle strade di casa, quasi tutti nelle Fiandre, dove le uniche salite sono brevi, micidiali e tempestate di pietre. L'egemonia in patria, sorretta dai solidi belgi del pavé, ha toccato il suo apice nel 2018 con le storiche 73 vittorie stagionali.

A partire dal 2019, la squadra di Patrick Lefevère ha affrontato una serie di fattori che ne hanno snaturato le caratteristiche: da una parte il declino della generazione del pavé made in Belgium, di cui oggi rimane solo il buon Lampaert; dall'altra, l'arrivo al professionismo del già citato Evenepoel, che ha portato con sé la voglia di diventare un corridore da Grandi Giri. Nel giro di poche stagioni, la Soudal Quick-Step si è trasformata in una squadra di supporto per le ambizioni di Evenepoel: all'ultimo Tour de France è stato accompagnato dall'amico di sempre Ilan Van Wilder e dai fedelissimi Mikel Landa e Louis Vervaeke. Non solo: dall'anno prossimo la squadra saluterà Fausto Masnada e Jan Hirt, ed Evenepoel potrà contare sull'esperto Max Schachmann e, anche se manca ancora l'annuncio ufficiale, sul rampante Valentin Paret-Peintre, oltre che su Mattia Cattaneo, suo uomo di fiducia. La squadra belga si sta compattando intorno al suo leader con l'obiettivo di diventare sempre più forte nelle grandi corse a tappe, e questo inciderà anche sulle selezioni dei futuri talenti belgi.

Lotto Dstny, l'attenzione ai giovani e il cambio di rotta decisivo

E che dire delle altre squadre belghe? Tenendo fuori dal discorso una realtà relativamente giovanissima come la Alpecin-Deceuninck, che si è presa con la forza lo scettro di squadra di riferimento sul pavé, resta la Lotto Dstny. Nonostante alcune difficoltà finanziarie e la retrocessione al Pro Tour, i ragazzi in rosso non hanno rinunciato al lavoro della storica formazione di sviluppo. A partire dal 2010, almeno una decina di promettenti scalatori sono passati da lì, tra cui il compianto Bjorg Lambrecht: e se Henri Vandenabeele, Xandres Vervloesem, Victor Verschaeve e Harm Vanhoucke non sono riusciti a replicare tra i professionisti le ottime prestazioni messe in mostra nelle categorie giovanili, corridori come Steff Cras e Laurens De Plus hanno mostrato una maggiore solidità sulle tre settimane, pur con le rispettive difficoltà.

Il Belgio crede molto in Lennert van Eetvelt, uno dei corridori più promettenti per i Grandi Giri © Lotto Dstny
Il Belgio crede molto in Lennert van Eetvelt, uno dei corridori più promettenti per i Grandi Giri © Lotto Dstny

Al netto di questi campioncini mancati, la Lotto Dstny ha modificato il suo approccio alla costruzione di corridori per i Grandi Giri. A spiegarlo ai media di casa, dopo la vittoria dell'UAE Tour, è stato Lennert Van Eetvelt, che ha individuato come elemento decisivo l'aumento esponenziale di ore di allenamento trascorse lontane dal Belgio, in luoghi più ricchi di salite e dalle condizioni climatiche più miti (leggasi “Spagna”). I risultati si sono visti subito: dopo il suo primo inverno trascorso quasi interamente in altura, Van Eetvelt ha centrato il successo all'UAE Tour con tanto di vittoria in cima a Jebel Hafeet. E se i vertici della Lotto Dstny dovessero riuscire a convincere lo straripante talento di Jarno Widar a non cedere alle lusinghe della Red Bull-BORA-hansgrohe, allora anche i ragazzi in rosso potrebbero iniziare un'importante transizione a squadra da grandi montagne, pur senza rinunciare al talento per le classiche di Arnaud De Lie e alla versatilità di Maxim Van Gils. Con una piccola differenza: Widar, insieme ad altri corridori promettenti come Milan Donie e Robin Orins, sarebbe un prodotto del vivaio di casa, scoperto, accolto, ed allevato dalla Lotto Dstny con l'obiettivo, più o meno dichiarato, di riportare il Belgio in cima ai Grandi Giri. In altre parole, sarebbe il risultato di grandi sforzi che potrebbero generare tanti altri frutti nei prossimi anni.

Le altre grandi speranze

I nomi non finiscono qui: nonostante un 2024 costellato di infortuni, Cian Uijtdebroeks resta un talento cristallino su cui la Visma-Lease a Bike ha puntato per gli anni a venire. Ci sono poi William Junior Lecerf, che la Soudal Quick-Step ha strappato al vivaio della Lotto Dstny, e Gil Gelders, che sembra però indirizzato verso una carriera da specialista delle Ardenne, oltre ai crossisti che la Alpecin-Deceuninck sta facendo crescere in salita - Emiel Verstrynge, Witse Meeussen e Aaron Dockx, quest'ultimo capace di mettersi alle spalle due talenti della salita come Giulio Pellizzari e Jørgen Nordhagen nella tappa regina del Giro del Friuli.

La presenza di un campione generazionale, l'ostinata caccia di talenti atipici, l'adozione di nuove strategie di formazione e allenamento: che siano questi gli ingredienti per riportare il Belgio al vertice delle grandi corse a tappe?

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Amedeo Onnis
Se sorrido mentre parli, probabilmente stai parlando di ciclismo. Tifoso sfegatato di tutti i corridori dal nome bizzarro e appassionato di triathlon, sono tra quelli che attendono la stagione di ciclocross più di quella su strada.