La staffetta s'affretta ma alla fine conta 3" di troppo
Ragazze protagoniste, ma l'Italia è seconda per pochissimo nella Mixed Relay dei Mondiali di Wollongong. Successo svizzero, podio completato dall'Australia. Disastro olandese: che botta per Annemiek van Vleuten!
Un secondo per tre secondi non è oggi un'operazione di aritmetica temporale ma la sintesi del piazzamento azzurro nella Mixed Relay (o Staffetta Mista se preferite) dei Mondiali su strada di Wollongong. L'Italia è giustappunto arrivata al secondo posto della più giovane prova iridata, appena alla terza edizione, e non ha vinto per la miseria di 3", ovvero il distacco patito dal sestetto azzurro rispetto alla nazionale vincitrice, la Svizzera.
E pazienza, sarà per l'anno prossimo, in fondo la linea di tendenza è chiara: quarti nel 2019, terzi nel 2021 (nel 2020 la prova saltò, ché già fu un mezzo miracolo avere un Mondiale, come ricorderete), secondi oggi, se tanto ci dà tanto... Il rammarico però resta, perché sarebbe bastato poco per centrare il gradino più alto del podio. Se la componente femminile della formazione ha fatto ben più del proprio dovere, è stata quella maschile a zoppicare un po', e sottolinearlo non equivale a far drammi ma a dire semplicemente le cose come stanno: un Filippo Ganna abbastanza incolore - in questa trasferta australiana - rispetto ai suoi standard non ha permesso quel decollo che sarebbe stato necessario, nella prima frazione, per tenere a bada le baldanzose e giustificate ambizioni elvetiche. Poco male, ripetiamo, Pippo è atteso ancora a grandi giornate, da qui a due-tre settimane, ragion per cui, come si suol dire, calma e gesso.
28.2 km divisi in due parti da 14.1, sotto un cielo plumbeo e a tratti piovoso, la Mixed Relay di Wollongong ha visto dapprima scendere in campo alcune nazionali molto remote di quella parte di mondo (Tahiti, la Nuova Caledonia, Samoa...) oltre alla rappresentativa del World Cycling Center dell'UCI. Col secondo blocco di partecipanti (ce n'erano 4 da 4 formazioni l'uno) si è cominciato a fare sul serio, in particolare con i padroni di casa che hanno chiuso con un tempo potenzialmente da podio: 34'25" a una media superiore ai 49 orari per Luke Plapp, Luke Durbridge e Michael Matthews, Sarah Roy, Georgia Baker e Alexandra Manly (più brave le ragazze in questo caso).
Né la Francia, né il Belgio, né la Danimarca (citiamo solo le più competitive sulla carta tra le altre) sono riuscite a far meglio dell'Australia, sicché si è dovuto attendere l'ultimo blocco, quello dei pezzi da 90, per veder cambiare la classifica. La Svizzera ha fatto subito la voce grossa con un parziale imbattibile dei maschietti (Stefan Küng, Stefan Bissegger e Mauro Schmid), 15'50", e con una prova di robusta conservazione da parte di Marlen Reusser, Elise Chabbey e Nicole Koller, per un finale di 33'47" (50,084 la media).
L'Italia gareggiava subito dopo il sestetto elvetico e col trio Filippo Ganna-Matteo Sobrero-Edoardo Affini ha fatto segnare un tempo buono per il secondo posto, 16' netti a 10" dalla Svizzera, prima che Elisa Longo Borghini, Elena Cecchini e Vittoria Guazzini provassero l'ardua impresa di rimontare. E in effetti le tre azzurre, diventate due a metà frazione (staccata come da programmi la Cecchini) hanno riavvicinato le svizzere, che contemporaneamente perdevano la temibile Reusser. All'intermedio del km 21.2 il distacco era sceso a 3", ma nel finale Elisa e Vittoria non sono più riuscite a limare nulla, chiudendo come detto al secondo posto.
Dopo l'Italia toccava ancora all'Olanda (favorita della vigilia) e alla Germania campione uscente; se quest'ultima nazionale, rimaneggiata (in peggio) rispetto a 12 mesi fa, sin da subito ha mostrato di non essere all'altezza dei tempi delle due squadre migliori, quel che è successo al team dei Paesi Bassi ha dell'incredibile: frazione uomini, a Bauke Mollema s'è incastrata la catena tra corona e pedale dopo due chilometri e mezzo, sicché il 35enne di Groningen si è dovuto fermare per cambiare bici e non è più potuto rientrare su Mathieu van der Poel e Daan Hoole; nonostante ciò la coppia oranje ha girato a 40" dal primo posto e a 18" dal podio, ma quel che è successo al terzetto femminile è stato ancora peggio: appena scese dalla rampa di lancio, Annemiek van Vleuten, probabilmente a causa di una rottura al cambio, ha perso il controllo del mezzo ed è caduta pesantemente picchiando ginocchio e gomito destro, risultandone per di più scioccata (la botta è stata abbastanza tremenda), anche se poi la campionessa di Vleuten si è rialzata sulle proprie gambe (ma come sarà messa per la gara in linea?). A quel punto le superstiti Riejanne Markus ed Ellen van Dijk si sono rassegnate a non poter fare troppo e sono effettivamente rimaste giù dal podio (anche se non di molto: rispetto all'Australia hanno pure recuperato qualcosina).
Il riepilogo del risultato: Svizzera prima con 3" sull'Italia, 38" sull'Australia, 46" sulla Germania, 52" sull'Olanda, 58" sulla Danimarca e sulla Francia, 1'49" sul Belgio, 1'51" sulla Polonia e 2'44" sulla Spagna. Prima medaglia svizzera nella storia della specialità (nell'albo d'oro i rossocrociati seguono a Olanda e Germania) e terza nella rassegna 2022. Per l'Italia, al di là della delusione per un successo sfumato per così poco, le buone notizie riguardano il settore donne: da un lato abbiamo una ragazza che da qui a un paio d'anni sarà - se tutto va come deve - la numero uno tra le cronogirl (parliamo di Vittoria Guazzini); dall'altro abbiamo apprezzato un'Elisa Longo Borghini ancora una volta oversize, il che ci fa ben sperare per la prova in linea di sabato. Nulla che non potessimo già immaginare, di fatto, ma avere conferme di questo tipo fa sempre bene all'umore.
Domani gli atleti riposano e saranno di scena i congressisti UCI, venerdì si torna a battagliare sulle strade di Wollongong (che dovrebbero continuare a essere bagnate dalla pioggia): per primi toccherà ai ragazzi (juniores e Under 23), poi sabato come detto sarà la volta delle prove femminili (juniores ed élite) e infine domenica l'attesissima gara maschile dei professionisti chiuderà la settimana mondiale 2022. Un weekend di notti in bianco e/o levatacce attende gli appassionati europei, ma abbiamo il sospetto che ne varrà abbondantemente la pena.