Gianni Savio riparte dal Messico: l'avventura continua!
Il manager piemontese ha iniziato a collaborare con la Petrolike e sono già arrivate le prime vittorie. Anche gli storici partner Androni Giocattoli e Sidermec lo hanno seguito nella nuova avventura
Primo appuntamento dell’anno con Mondo Continental (dopo lo speciale dedicato interamente al ciclomercato). In questa puntata: New Zealand Cycle Classic, Gravel and Tar Classic, Vuelta al Táchira, GP Antalya Airport City, Tour of Sharjah, alcuni Campionati Nazionali e la Petrolike, subito vincente con l’arrivo di Gianni Savio.
Le corse della settimana
New Zealand Cycle Classic e Gravel and Tar Classic
Il calendario UCI ha preso il via, come sempre accade, in Oceania e, dopo i campionati australiani, è andata in scena la New Zealand Cycle Classic, corsa a tappe di cinque giorni giunta alla trentunesima edizione. Al via erano presenti quindici squadre: cinque Continental, le selezioni nazionali di Nuova Zelanda e USA, e otto compagini dilettantistiche.
La gara si è aperta con una tappa dal profilo non troppo impegnativo, ma con il finale che tendeva costantemente all’insù. Sull’erta conclusiva lo spunto di Aaron Gate (Nazionale Nuova Zelanda) è stato irresistibile per tutti. Il corridore della Burgos-BH ha preceduto di 1” Bailey O’Donnell (Oxford Edge) e Logan Currie (Nazionale Nuova Zelanda). Curiosamente, tutti e tre correvano con la Bolton Equities Black Spoke lo scorso anno, a testimonianza della bontà del progetto sportivo del ProTeam neozelandese, che ha chiuso i battenti a fine 2023 per mancanza di sponsor.
La seconda frazione era priva di difficoltà altimetriche e proponeva un circuito di poco più di 7 km da ripetere nove volte. A festeggiare è stata nuovamente la nazionale neozelandese, che ha messo a segno la doppietta: si è imposto Kiaan Watts, già vincitore sullo stesso percorso nel 2023, davanti a George Jackson. La terza posizione è andata a Elliot Schultz (BridgeLane), mentre Aaron Gate, ottavo, ha conservato la maglia gialla.
La terza giornata di gara era la più impegnativa, con due passaggi sulla salita di Te Wharau Hill (oltre 6 km) e l’arrivo ad Admiral Hill, in cima ad un’ascesa di oltre 9 km, con pendenze non troppo severe. Rispetto alle edizioni precedenti c’è stata meno selezioni e tredici uomini si sono giocati il successo in volata: a vincere è stato ancora Aaron Gate, che ha superato nettamente Elliot Schultz e Ollie Jones (Southern Cross).
La quarta tappa prevedeva un circuito caratterizzato da un breve strappo, non troppo impegnativo. Come da previsione l’esito è stato uno sprint di gruppo che ha visto prevalere ancora una volta Aaron Gate. Alle spalle del trentatreenne si sono piazzati Bailey O’Donnell e Adam Chapman (RushVelo-Ridley).
L’ultima frazione, lunga solo 50 km, era in assoluto la più semplice, con un circuito lungo poco meno di 2 km nelle vie della capitale Wellington. Nonostante l’assenza di difficoltà altimetriche, però, il gruppo si è spezzato nel finale e solo dieci uomini hanno lottato per la vittoria di tappa: ancora una volta il più forte è stato Aaron Gate, che si è messo dietro Tom Sexton (St.George) e Bailey O’Donnell.
Ovviamente Aaron Gate ha conquistato il successo finale, con un margine di 33” su Elliot Schultz e 37” su Ollie Jones. A sorpresa la classifica a punti ha premiato Bailey O’Donnell (bravo a lanciarsi anche negli sprint intermedi), mentre i titoli di re degli scalatori e di miglior giovane sono andati rispettivamente a Liam White (CCACHE x Par Küp) e Finnegan Murphy (Southern Cross). Il Team BridgeLane, infine, ha vinto la graduatoria a squadre.
Nel weekend successivo alla conclusione della New Zealand Cycle Classic, si è disputata la Gravel and Tar Classic, corsa di un giorno entrata nel calendario UCI nel 2018. Al via erano presenti solo dieci squadre: le Continental CCACHE x Par Küp e MitoQ-NZ, la nazionale neozelandese e sette formazioni dilettantistiche. In un percorso molto ondulato, caratterizzato da sette tratti di sterrato, il grande favorito era ovviamente il dominatore della New Zealand Cycle Classic, Aaron Gate, già vincitore della Gravel and Tar nel 2021.
La corsa si è rivelata particolarmente impegnativa, con soli diciotto corridori al traguardo entro il tempo massimo. Tre uomini hanno fatto decisamente la differenza e sono andati a giocarsi il successo. Nel finale Josh Burnett (MitoQ-NZ), altro corridore che lo scorso anno faceva parte della Bolton Equities Black Spoke, ha staccato i compagni di avventura ed è andato a vincere con 3” di vantaggio su Boris Clark (Nazionale Nuova Zelanda) e 18” su Tali Lane-Welsh (CCACHE x Par Küp). Molto lontani tutti gli altri, con Max Campbell (CCACHE x Par Küp) quarto, staccato di 3’37”, che ha preceduto di poco Glenn Haden (Coupland’s Bakeries/Booth’s Group). Aaron Gate ha chiuso sesto, con un ritardo di 5’06”.
Vuelta al Táchira
Come da tradizione, il calendario dell’America Tour è stato aperto dalla Vuelta al Táchira, corsa a tappe venezuelana di otto giorni. Quest’anno erano ventisei le squadre in gara: alle Continental GW Erco Shimano e Petrolike si sono aggiunte ventiquattro formazioni dilettantistiche.
La gara si è aperta con una delle tappe più semplici, il classico circuito di San Cristóbal, non totalmente pianeggiante, ma comunque privo di asperità davvero impegnative. La prevedibile volata di gruppo ha regalato un colpo di scena: il giovane Angelvis Arroyo (Fina Arroz-Banco Plaza) si è presentato davanti a tutti nei metri finali e ha esultato prima di tagliare il traguardo, permettendo al più esperto Nelson Soto (Petrolike) di beffarlo con il colpo di reni. Francisco Peñuela (Selec Vzla Osorio) ha completato il podio di giornata.
La seconda frazione proponeva un arrivo in cima ad una salita non troppo dura, ma sufficiente a tagliare fuori i velocisti. Ventidue uomini si sono giocati il successo allo sprint e il più veloce è stato il trentasettenne Yimmi Briceño (Gob.Trujillo Orbea), che ha preceduto Yurgen Ramirez (Fina Arroz-Banco Plaza) e Adrián Bustamante (GW Erco Shimano). Il vincitore di tappa ha conquistato anche la maglia di leader.
La terza giornata non presentava grandi difficoltà altimetriche e strizzava decisamente l’occhio ai velocisti. In effetti il gruppo è arrivato al traguardo sostanzialmente compatto, ma la volata è valsa solo per il quinto posto perché la fuga non è stata ripresa. Si è imposto in solitaria Fernando Briceño (La Guacamaya INDET), che ha staccato i compagni di avventura e ha tagliato il traguardo con 17” di margine sul compagno di squadra Yorman Fuentes e su Jesus Miguel Goyo (MM Mutraining). La vittoria ha lanciato il trentatreenne al comando della classifica generale.
La quarta tappa chiamava allo scoperto i favoriti per il successo finale, con diverse asperità e l’arrivo situato in cima ad una salita di oltre 7 km. La Petrolike ha fatto la differenza, mettendo a segno la doppietta: Jonathan Caicedo si è imposto in solitaria, con 33” di vantaggio sul compagno di squadra Edgar Cadena e 49” su Juan José Ruiz (Gob.Trujillo Orbea). L’ex corridore della EF Education-EasyPost si è anche impossessato della maglia di leader.
Anche la quinta frazione era molto impegnativa, con ben tre GPM negli ultimi 20 km. A recitare la parte del leone è stata la Gob.Trujillo Orbea, che ha lanciato Juan José Ruiz al successo e Nelson Camargo al terzo posto (staccato di 9”). Purtroppo per la formazione venezuelana, però, l’assalto alla generale non è andato a buon fine perché in mezzo ai due (con 4” di ritardo da Ruiz) si è piazzato Jonathan Caicedo, che ha mantenuto la leadership in classifica.
Anche la sesta tappa presentava un’ascesa nel finale, anche se il GPM era situato a circa 4 km dal traguardo. Dopo due secondi posti nelle prime due frazioni, il Team Fina Arroz-Banco Plaza ha finalmente conquistato il successo grazie a Yurgen Ramirez, che ha tagliato il traguardo con 1’01” su Alejandro Osorio (GW Erco Shimano) e 1’12” su Yimmi Briceño. Nessuna novità in classifica generale, con Ruiz e Caicedo che hanno tagliato il traguardo insieme, a 1’15” dal vincitore.
La settima giornata proponeva un finale durissimo, con le ascese dell’Alto de los Cacaos e il Cerro Cristo Rey. Ancora una volta è stata una giornata buona per la fuga e il successo è andato all’ex D’Amico Luis Mora (Fundación Angeles Hernández), che due giorni prima era caduto rovinosamente, uscendo di classifica. Il ventinovenne si è imposto con 11” su Emmanuel Viloria (Lotería del Táchira) e 32” su Daniel Abreu (Camimpeg Carbomat). Juan José Ruiz ha chiuso quarto a 1’42”, ma Jonathan Caicedo ha limitato i danni, mantenendo la testa della classifica.
L’ultima tappa era molto più semplice delle precedenti, con dodici giri di un circuito a San Cristóbal, leggermente più duro rispetto a quello della prima frazione, e l’arrivo in velodromo. La vittoria è andata ad Alejandro Osorio, che ha tagliato il traguardo in solitaria, con 53” su un gruppetto regolato da Yonathan Monsalve (Selec Vzla Osorio) davanti a Yimmi Briceño.
Jonathan Caicedo ha conquistato il successo finale, diventando il primo ecuadoriano a vincere la Vuelta al Táchira. La Gob.Trujillo Orbea si è dovuta accontentare degli altri due gradini del podio con Juan José Ruiz e Nelson Camargo (miglior scalatore della corsa), staccati rispettivamente di 28” e 1’09”, e del successo nella graduatoria a squadre. Alejandro Osorio ha vinto la classifica a punti e Brandon Rojas (GW Erco Shimano) è stato il miglior giovane.
GP Antalya Airport City
Anche quest’anno il calendario di gare in Turchia è abbastanza ricco e ad aprire le danze è stato il GP Antalya Airport City, corsa di un giorno disputata per l’ultima volta nel 2020, che ha, di fatto, preso il posto del Grand Prix Aspendos. Al via erano presenti otto Continental, due formazioni dilettantistiche e le selezioni nazionali di Azerbaigian, Kazakistan e Uzbekistan.
Il percorso prevedeva diversi strappetti disseminati lungo il percorso, ma senza pendenze particolarmente arcigne. Nonostante le difficoltà limitate, c’è stata una forte selezione che ha limitato a diciotto il numero di corridori nel gruppetto di testa. Nessuno ha fatto la differenza e tutto si è deciso in volata: a sorpresa il più veloce è stato il campione nazionale cinese Ma Binyan (China Glory-Mentech), alla seconda corsa UCI in carriera fuori dai confini nazionali (dopo i Campionati Asiatici 2023). Il venticinquenne è diventato, così, il secondo corridore del suo paese a vincere una corsa in Europa, dopo il compagno di squadra Lyu Xianjing (dodicesimo sul traguardo), che aveva vinto una tappa del Tour of Sakarya lo scorso anno.
Hanno completato il podio l’esperto eritreo Natnael Berhane (Beykoz Belediyesi) e il kazako Ruslan Aliyev (Almaty Astana Motors). Rivedibile la gestione della volata in casa BIKE AID, con lo sprinter tedesco Pirmin Eisenbarth che ha chiuso quarto, appena davanti al compagno di squadra Léo Bouvier.
Tour of Sharjah
Anche in Asia è iniziata ufficialmente la stagione 2024 e negli Emirati Arabi Uniti si è disputata l’ottava edizione del Tour of Sharjah, corsa a tappe di cinque giorni. Ai nastri di partenza si sono schierate ben ventisette squadre: due ProTeams (Burgos-BH e Corratec-Vini Fantini), otto Continental, otto selezioni nazionali più una regionale e otto formazioni dilettantistiche.
La corsa si è aperta con una tappa dal profilo abbastanza ondulato, ma privo di difficoltà altimetriche negli ultimi 25 km. Il volatone generale sembrava la soluzione più probabile, ma il gruppo non è riuscito a riprendere tre fuggitivi, che sono riusciti a resistere per soli 5”. Jesse Ewart (Terengganu) ha conquistato il successo davanti ad Anass Aït El Abdia (Abu Dhabi) ed Eric Manizabayo (Nazionale Ruanda).
La seconda frazione era quasi totalmente pianeggiante, ma il forte vento ha fatto grande selezione, lasciando meno di trenta uomini a giocarsi la vittoria. La volata ha premiato il francese Pierre Barbier (Philippe Wagner/Bazin), che ha conquistato anche la maglia di leader. Alle sue spalle si sono piazzati Niccolò Bonifazio (Corratec-Vini Fantini) e Gal Glivar (UAE Team Emirates Gen Z).
La terza giornata di gara prevedeva una cronometro individuale di circa 10 km, senza particolari difficoltà altimetriche. A far segnare il miglior tempo è stato Gal Glivar (UAE Team Emirates Gen Z), che si è preso anche la testa della classifica generale. In seconda posizione, a 2", si è piazzato un suo compagno di squadra, il diciannovenne statunitense Owen Cole, mentre terzo ha chiuso Jesús Ezquerra (Burgos-BH), che ha accusato un ritardo di 14”. Da segnalare che otto corridori sono finiti fuori tempo massimo, staccati di oltre 3’ dal vincitore.
Dopo il giorno di riposo, la corsa è ripresa con la tappa più impegnativa, con l’arrivo situato in cima ad una salita lunga oltre 6 km. Anatoliy Budyak (Terengganu) ha staccato tutti a metà salita, ma è andato in difficoltà nel finale e ha finito per arrendersi alla grande rimonta di Mario Aparicio (Burgos-BH), che ha, così, conquistato la prima vittoria UCI in carriera. Lo spagnolo, lontano in classifica dopo aver perso oltre 8’ nella seconda tappa, ha preceduto di 6” l’ucraino e di 25” Miguel Heidemann (Felt Felbermayr). Gal Glivar, quinto a 29”, ha conservato la leadership in classifica.
L’ultima frazione era lunga meno di 100 km e non presentava grandi difficoltà altimetriche. Come da pronostico è stata decisiva una volata di gruppo: ancora una volta il più rapido è stato Pierre Barbier, che si è messo dietro Patryk Stosz (Felt Felbermayr) e Anže Ravbar (UAE Team Emirates Gen Z).
Gal Glivar ha conquistato il successo finale (e il titolo di miglior giovane), con 22” di margine su Miguel Heidemann e 37” su Anatoliy Budyak. Pierre Barbier si è aggiudicato la classifica a punti, mentre il re degli scalatori è stato Anass Aït El Abdia. Alla Burgos-BH, infine, la graduatoria a squadre.
Campionati Nazionali
Oltre a quelli australiani, nel mese di gennaio sono andati in scena diversi campionati nazionali. I più interessanti sono stati senza dubbio quelli colombiani, considerato l’alto numero di professionisti presenti. La cronometro ha premiato Daniel Martínez (BORA-Hansgrohe), impostosi per la quarta volta in carriera. Il ventisettenne ha dominato la prova, rifilando 1’38” a Brandon Rivera (INEOS Grenadiers) e 1’56” a Rodrigo Contreras (Nu Colombia). Nairo Quintana (Movistar) ha chiuso quarto a 2’31”, davanti al campione panamericano Walter Vargas (Medellín-EPM) e a Egan Bernal (INEOS Grenadiers).
La prova in linea ha regalato un’enorme sorpresa: i big hanno lasciato troppo vantaggio ad una fuga composta da corridori di squadre Continental. Bernardo Suaza (Petrolike) ha provato ad andarsene da solo ai -4, ma non è riuscito a prendere molto vantaggio. All’ultimo chilometro Egan Bernal e Sergio Higuita (BORA-Hansgrohe) si sono riportati sui primi inseguitori, ma proprio in quel momento Alejandro Osorio (GW Erco Shimano) è partito in contropiede, raggiungendo Suaza, staccandolo e rendendosi irraggiungibile per tutti gli altri. Higuita e Bernal hanno completato il podio a 4” dall’ex corridore della Bahrain-Victorious. Gli altri fuggitivi sono rimasti con un pugno di mosche: Cristian Muñoz (Nu Colombia) ha chiuso quarto davanti a David Gomez (Sistecredito) e a Bernardo Suaza, rimasto in testa fino a 500 metri dal traguardo.
La GW Erco Shimano ha vinto anche la gara under 23 con Brandon Rojas, che ha preceduto di 3” Camilo Gomez (Trinity) e di 7” Cesar Pantoja (Orgullo Paisa). Doppietta della Colombia Potencia de la Vida-Strongman nella prova contro il tempo: Freddy Avila si è imposto con 6” di vantaggio sul compagno di squadra Brayan Vargas e 8” sul vincitore della corsa in linea Brandon Rojas.
In Thailandia si è assistito allo show di Thanakhan Chaiyasombat, vincitore sia della cronometro che della corsa in linea. Il corridore della Thailand ha vinto la prova contro il tempo con 33” su Peerapong Ladngern (Roojai Insurance) e 1’54” sul compagno di squadra Sarawut Sirironnachai. Nella gara in linea, invece, il ventiquattrenne ha staccato di 16” Sakchai Phodingam (Grant Thornton) e di 45” Sirironnachai.
In Uruguay il dilettante Agustín Alonso ha compiuto una grande impresa, conquistando il titolo nazionale a cronometro davanti a due professionisti. Il venticinquenne ha preceduto di 33” Eric Fagundez (Burgos-BH) e di 1’45” Thomas Silva (Caja Rural-Seguros RGA). Anche nella prova in linea sono stati i dilettanti a fare la voce grossa: il campione uscente Diego Rodríguez si è ripetuto, battendo in una volata a due Ignacio Maldonado. Il podio è stato completato da Ivo Weickert, staccato di 23”.
In India Naveen John ha conquistato il suo ottavo titolo nazionale a cronometro, mentre la prova in linea ha premiato Manjeet Kumar. In Oman si sono imposti Abdulrahman Alyaqoobi (cronometro) e Mohammed Al-Wahibi (prova in linea). In Namibia Drikus Coetzee ha conquistato il suo sesto titolo a cronometro, rifilando al suo unico rivale, Ingram Cuff, 4’54”. Il trentenne è andato molto vicino alla doppietta, ma nella corsa in linea si è arreso al biker Alex Miller in una volata a due.
Le Continental tra i big
Per la seconda volta una corsa WorldTour ha visto al via due squadre Continental: dopo il Tour of California 2017, è stato il turno della Cadel Evans Great Ocean Road Race 2024, che ha aperto le proprie porte alla ARA|Skip Capital e al Team BridgeLane. Le due squadre hanno onorato la corsa, inserendo nella fuga di giornata due corridori a testa, ma non sono riuscite a piazzare uomini nel primo gruppo: il Team BridgeLane ha ottenuto i migliori risultati con Luke Burns ed Eliot Schultz, che hanno concluso nel secondo gruppo, rispettivamente al ventottesimo e al trentaduesimo posto. Le due formazioni australiane hanno partecipato anche alla Surf Coast Classic, gara in cui il campione oceanico Liam Walsh (BridgeLane) ha ottenuto un buon undicesimo posto.
La stagione europea è iniziata in con la Clàssica Comunitat Valenciana 1969-GP Valencia, che ha dato spazio a cinque compagini di terza divisione: la spagnola Illes Balears Arabay, la statunitense Lidl-Trek Future, la portoghese Sabgal/Anicolor e le francesi Nice Métropole Côte d'Azur e Van Rysel-Roubaix. Il giorno successivo si è disputata la Ruta de la Cerámica-GP Castellón, con al via Illes Balears Arabay, Lidl-Trek Future e Nice Métropole Côte d'Azur. I giovani della Lidl-Trek Future sono stati i migliori in entrambe le corse, con Tim Torn Teutenberg, che è riuscito a chiudere addirittura in terza posizione a Valencia, mentre Jakob Söderqvist ha chiuso al ventitreesimo posto a Castellón.
In Spagna si sono disputate anche le cinque prove del Challenge Mallorca, che ha visto al via cinque Continental: ad Illes Balears Arabay e Lidl-Trek Future si sono aggiunte l’altra statunitense Project Echelon e le tedesche REMBE Sauerland e Storck-Metropol. I giovani della Lidl-Trek Future sono stati i migliori in quattro gare su cinque, grazie a Tim Torn Teutenberg (quarto al Trofeo Palma e settimo al Ses Salines-Felanitx) e Mats Wenzel (ventottesimo al Calvià e ventiseiesimo al Pollença-Port d’Andratx). Al Trofeo Serra Tramuntana il migliore è stato Alex Molenaar (Illes Balears Arabay). Da sottolineare anche il decimo posto di Scott McGill (Project Echelon) al Trofeo Palma.
Sei formazioni di terza divisione hanno partecipato al GP La Marseillaise, gara di apertura del calendario francese: oltre alle quattro locali (assenti i vivai per la presenza in gara dei team WorldTour), erano presenti al belga Philippe Wagner/Bazin e l’italiana Beltrami TSA-Tre Colli. La Nice Métropole Côte d'Azur è stata la squadra migliore grazie al sorprendente decimo posto di Damien Girard, che ha centrato, così, il miglior risultato in carriera in una corsa UCI.
L’UCI sta continuando ad aggiungere nuove squadre al proprio database, svelando, così, alcune novità di ciclomercato. Essendo stata annunciata fra le partecipanti del Tour Colombia si sapeva che la Colombia Potencia de la Vida-Strongman avrebbe fatto parte della categoria Continental, ma poco era trapelato del suo roster: i leader saranno l’ex Caja Rural Jhojan García e Nicolas Gomez, nell’ultima stagione alla Hopplà-Petroli Firenze dopo diversi anni al Team Colpack. Da seguire anche Yeisson Casallas, che qualche anno fa sembrava avere il potenziale per approdare tra i professionisti. Altre novità arrivano dalla Colombia: la GW Erco Shimano ha messo sotto contratto Franck Osorio, ex professionista e fratello maggiore del neocampione nazionale Alejandro; Miguel Flórez, invece, ha lasciato la squadra per spostarsi al Team Banco Guayaquil-Bianchi.
Il fatto che non fosse ancora nella lista delle Continental, nonostante la partecipazione alla New Zealand Cycle Classic, aveva fatto venire qualche dubbio, ma l’australiana St.George ha conservato la licenza anche per il 2024. Fra i nuovi arrivi spiccano i nomi del campione oceanico a cronometro Tom Sexton, che ha trovato una sistemazione dopo la chiusura della Bolton Equities Black Spoke, e di Alexander Evans, ex corridore della Intermarché che fa il suo rientro nel ciclismo UCI dopo un anno fra i dilettanti.
Sono state aggiunte al database anche alcune formazioni cinesi. La Shenzhen Xidesheng ha puntato su due corridori iraniani provenienti dalla Mes Sungun-Azad: l’esperto Amir Kolahdozhagh e il più giovane Ali Labib. La Pingtan International Tourism Island ha scelto il cinese Jiang Zhi Hui (Li Ning Star), in passato stagista della LottoNL-Jumbo, e i russi Anton Popov, Nikita Kirzhaykin (entrambi provenienti dalla Kung) e Ivan Yatsenko. Ufficiali anche gli organici di diverse squadre sudcoreane, composte esclusivamente da corridori locali: le novità principali riguardano il rientro a livello UCI del campione nazionale a crono Jang Kyung-Gu, ingaggiato dalla Geumsan Insam Cello, e il passaggio di Joo Daeyeong dalla UijeongBu alla Gapyeong.
Dopo quattro anni l’Algeria torna ad avere una Continental: si tratta della Madar, che riunisce quasi tutto il meglio del ciclismo del paese. Sono presenti, infatti, il velocista Yacine Hamza, vincitore di diciotto corse nel 2023, il giovane Hamza Amari (Q36.5 Continental), gli ultimi tre campioni nazionali in linea (Azzedine Lagab, Islam Mansouri e Abdelaraouf Bengayou) e i due corridori che, con Lagab e Amari, facevano parte del quartetto che ha vinto il titolo africano nella cronometro a squadre (Hamza Mansouri e Nassim Saidi).
Per la prima volta avrà una squadra UCI anche la Macedonia del Nord, la Novapor Speedbike. Oltre a cinque corridori locali, tra cui l'esperto Stefan Petrovski e il campione nazionale a cronometro Darko Simonovski, faranno parte della squadra anche il contestato campione albanese Lukas Sulaj Kloppenborg, il greco Nikolaos Drakos, il cipriota Konstantinos Pavlides, il belga Robbe De Ryck (Materiel-Velo.com), il britannico Ross Lamb e, soprattutto, l'altro ellenico Nikiforos Arvanitou (Sofer-Savini Due).
Tra le altre squadre registrate anche la storica AC Sparta Praha, che torna dopo un anno di assenza, la lituana Energus, che potrà contare sull’ex campione nazionale Venantas Lašinis, e le indonesiane Kelapa, che ha confermato il campione nazionale Terry Kusuma, e Nusantara, che ha ingaggiato il campione mongolo a cronometro Maral-Erdene Batmunkh (Levante Fuji Shizuoka).
Il ritratto del mese: Petrolike
A giugno 2023, l’UCI aggiunse al proprio database una nuova Continental messicana, la Petrolike, che, da lì a poco, avrebbe partecipato alla Vuelta a Colombia, dopo aver disputato, a marzo, la Vuelta Bantrab. Il roster era composto da un mix di messicani e colombiani, mentre tra i direttori sportivi spiccava il nome dello spagnolo David Plaza, professionista per oltre un decennio con un Giro di Germania nel palmares. Lo scorso anno, a livello internazionale, il team si è limitato alle due corse sopra citate, ma il progetto era quello di crescere rapidamente.
Per fare un grosso passo in avanti, la formazione messicana ha iniziato una collaborazione con Gianni Savio, che ha portato con sé gli storici sponsor Androni Giocattoli e Sidermec, ben visibili sulla maglia di quest’anno. L’arrivo del manager torinese ha già permesso alla squadra di raccogliere diversi inviti in Europa e l’ambizione è quella di salire fra i ProTeams nel 2025. Il salto è un’ipotesi tutt’altro che campata in aria: Petrolike è un’importante azienda petrolifera e il suo titolare è un grande appassionato di ciclismo, quindi sembrano esserci sia mezzi che la volontà.
Il 2024 del team è iniziato alla grande alla Vuelta al Táchira: i ragazzi di David Plaza hanno vinto al primo giorno di gara, per poi regalarsi un secondo successo di tappa e il trionfo nella classifica finale. Certamente nelle corse europee troveranno una concorrenza più qualificata, ma di sicuro la partenza è stata ottima. Nonostante l’arrivo di Gianni Savio, la squadra non potrà, quest’anno, fare affidamento su corridori europei: il roster (di sedici corridori) è composto da otto messicani, sette colombiani e un ecuadoriano.
Il nome più noto è sicuramente quello di Jonathan Caicedo, che ha scelto di scommettere sul progetto Petrolike dopo cinque anni nel WorldTour con la maglia della EF Education-EasyPost. L’ecuadoriano ha un palmares di tutto rispetto, in cui spiccano il titolo panamericano 2016 e, soprattutto, il successo sull’Etna al Giro d’Italia 2020. La sua nuova avventura è partita molto bene, con la vittoria di una tappa e della classifica finale della Vuelta al Táchira.
Diego Camargo ha fatto lo stesso percorso di Caicedo, raggiungendo la Petrolike dopo un triennio alla EF Education-EasyPost. Il colombiano si era guadagnato l’ingaggio nel WorldTour dopo aver vinto la Vuelta a Colombia 2020, ma in tre anni ai massimi livelli non è riuscito a lasciare il segno. Avendo soltanto venticinque anni, comunque, ha tempo per riscattarsi.
Nelson Soto ha regalato alla Petrolike la prima storica vittoria, imponendosi nella prima tappa della Vuelta al Táchira. Il ventinovenne è considerato uno dei migliori velocisti del panorama sudamericano e, infatti, proprio allo sprint si è aggiudicato per due volte il titolo panamericano (nel 2017 e nel 2021). Il colombiano ha corso per due anni fra i professionisti con la Caja Rural-Seguros RGA, riuscendo anche a vincere in Europa.
Hernán Aguirre ha corso per due anni tra i professionisti con la Manzana Postobon, lasciando il segno soprattutto al Tour of Qinghai Lake: ha vinto, infatti, la classifica finale nel 2018 e tre tappe (due nel 2018 e una nel 2019). Il ventottenne era considerato uno scalatore molto promettente, ma negli ultimi anni il livello dei suoi risultati è calato.
Ha corso tra i professionisti con la Manzana Postobon anche Omar Mendoza, il più esperto della rosa. Il trentaquattrenne ha vinto in carriera una sola corsa UCI, una tappa del GP Beiras e Serra da Estrela 2017, in Portogallo, ma nel 2018 conquistò la medaglia d’argento ai Giochi Sudamericani. Il corridore colombiano si difende sia sul passo che in salita e ricoprirà un importante ruolo di supporto ai capitani su tutti i terreni.
Quest'anno Bernardo Suaza è andato vicino al titolo nazionale: aveva attaccato da solo, ma è stato ripreso a 500 metri dal traguardo e si è dovuto accontentare del sesto posto. Vincitore del Giro della Valle d’Aosta-Mont Blanc nel 2014, anche il trentunenne ha corso con la Manzana Postobon, ottenendo qualche buon risultato anche in gare professionistiche europee.
Gli altri colombiani del team sono i giovani Cristian Rico e Mauricio Zapata: il primo, ventidue anni, salì agli onori della cronaca nel 2022, quando guidò per diverse tappe la Vuelta a Colombia, poi chiusa in decima posizione, mentre l’anno scorso ha vinto la Bassano-Montegrappa; il secondo, diciannove anni, non ha ancora ottenuto risultati, ma l’anno scorso ha potuto fare esperienza, disputando tante gare dilettantistiche tra Colombia e Italia.
Fra i messicani, il nome più importante è quello del campione nazionale Edgar Cadena. Il ventitreenne si è rivelato con il successo in uno dei tapponi della Vuelta a Colombia nel 2022. L’anno scorso ha iniziato la stagione con la Canel’s, l’altra Continental messicana, prima di spostarsi in Europa, dove si è diviso tra i dilettanti spagnoli e uno stage alla Green Project-Bardiani. Quest’anno ha chiuso al secondo posto una tappa della Vuelta al Táchira.
Il più esperto fra i corridori di casa è José Alfredo Aguirre, che nel 2017 fu vicecampione panamericano (alle spalle di Nelson Soto). Buon velocista, il trentenne è sempre stato attivo su pista: nella disciplina ha conquistato una miriade di titoli messicani ed è stato per tanti anni nel giro della nazionale, con la quale ha conquistato due ori ai Giochi Sudamericani e diverse medaglie ai Campionati Panamericani.
Gli altri messicani sono tutti under 23 e il più interessante sembra essere José Ramon Muñiz, che lo scorso anno si è messo in luce in diverse occasioni. Ha stravinto il titolo nazionale a cronometro di categoria, rifilando 6’33” al secondo classificato e facendo segnare un tempo nettamente migliore rispetto a quello del vincitore della prova élite. In seguito ha partecipato al Tour de l’Avenir, festeggiando lo storico successo del connazionale Isaac Del Toro.
Cesar Macias è stato l’unico rappresentante del Messico nella prova in linea under 23 dei Campionati del Mondo dello scorso anno. Il ventenne può vantare anche un’esperienza in Europa, avendo corso nella seconda parte del 2022 con gli irlandesi della EvoPro. Ha partecipato ai Campionati del Mondo 2023 anche José Juan Prieto, che ha disputato la cronometro under 23. Contro il tempo è stato argento (sempre tra gli under) ai Campionati Panamericani.
Completano la rosa tre corridori ancora da scoprire: il ventenne José Antonio Prieto, fratello gemello di José Juan, e i ventunenni Jorge Martinez e Juan Carlos Orozco.
Dopo il brillante esordio alla Vuelta al Táchira, la Petrolike parteciperà al Tour Colombia, che ritorna in calendario dopo quattro anni. Al via ci saranno anche tre squadre WorldTour, quindi sarà un interessante banco di prova per il team messicano.