Uno, due, E3: come la Jumbo non ce n'è
Van Aert e Laporte, 42 km di parata nella classica di Harelbeke. Al traguardo vince Wout, Küng completa il podio. Gran quinto posto di Girmay, italiani lontani
Si tira giù la maschera a 80 chilometri dal termine, Wout van Aert, consapevole che nessuno oggi lo potrà fermare. No perché il belga è frizzante, propositivo, arrembante, sagace tatticamente e corre senza la costante paura di perdere che talvolta lo ha accompagnato negli appuntamenti fondamentali della propria carriera. Solo un compagno di squadra, Laporte, può quasi reggere le sue accelerate e Wout giustamente lo attende, per rendere condiviso un trionfo altrimenti individuale.
Spesso si è detto, in particolare l'anno scorso, che la più grande debolezza di WVA fosse la squadra, sostanzialmente assente al Nord; ebbene, in questo 2022 le cose sono cambiate ampiamente e i giochi delle pedine non solo non lo vedono più penalizzato, ma addirittura lo favoriscono, come accadeva ad alcuni capitani della Quick-Step, compagine dominatrice per antonomasia. Poi però è cambiato anche Wout. Nel 2021, spendendo stilla più stilla meno le energie di oggi, saltò in aria a 20 dall'arrivo. Stavolta no, stavolta sa cosa sta per fare e lo fa con una facilità disarmante, a tratti imbarazzante. Per la seconda volta in carriera (la prima fu nel 2020) si presenterà al Giro delle Fiandre nelle migliori condizioni fisiche e mentali possibili e con uno squadrone al proprio supporto. Domenica c'è ancora tempo per un altro obiettivo: confermare il titolo alla Gand-Wevelgem.
La sessantaquattresima edizione del GP di Harelbeke, ora conosciuto con il nuovo nome E3 Saxo Bank Classic, si compone di 16 muri e 5 tratti in pavé per un totale di 203.9 km da Harelbeke ad Harelbeke e rappresenta la prova generale in vista dell’attesissimo Giro delle Fiandre. Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), caduto mercoledì alla Brugge-De Panne, Lawson Craddock (Team BikeExchange-Jayco), scivolato dal palco di partenza e Mikkel Honoré (Quick-Step Alpha Vinyl Team) non prendono il via. La partenza è scoppiettante, i tentativi di centrare la fuga giusta sono molteplici e coinvolgono almeno la metà delle compagini presenti. Una caduta mette fuori causa Tosh Van Der Sande (Jumbo-Visma) e Guy Niv (Israel Premier Tech), entrambi ritirati. L’attacco di nove corridori dopo 45 chilometri di corsa viene neutralizzato da un passaggio a livello sbarrato. Tutto da rifare; partono dunque in sette, nomi molto interessanti: Brent Van Moer (Lotto-Soudal), Jelle Wallays (Cofidis), Daniel Oss (TotalEnergies), Mathijs Paasschens (Bingoal Pauwels Sauces WB), Lasse Norman Hansen (Uno-X Pro Cycling Team) e la coppia Bora-Hansgrohe Ryan Mullen – Lukas Pöstlberger. Al loro inseguimento si lanciano Tobias Bayer (Alpecin-Fenix) e Sander De Pestel (Sport Vlaanderen Baloise) i quali mancano l’aggancio per pochissimo e a 100 chilometri dal traguardo vengono ripresi dal gruppo guidato dalla Trek-Segafredo. Sull'Oude Kruisberg baciano le pietre Iván García Cortina (Movistar Team), Stan Dewulf (AG2R Citroën Team) e Davide Martinelli (Astana Qazaqstan Team), mentre si fa vedere nelle posizioni di testa Peter Sagan (TotalEnergies).
Ai -94 finisce a terra anche Owain Doull (EF Education-EasyPost), fortunatamente senza conseguenze e 5 chilometri più tardi, proprio mentre fa capolino in testa Wout van Aert accompagnato da Edoardo Affini (Jumbo), Victor Campenaerts (Lotto), particolarmente sfortunato in queste prime classiche belghe, è vittima di un problema meccanico. Dries De Bondt (Alpecin) anticipa il gruppo prima di approcciare il Kortekeer (1000 metri al 6.4%), ma nessuno si attacca al suo treno e presto il campione belga 2020 deve desistere. Grande velocità per prendere in testa il Taaienberg (700 metri al 6.3%), a farne le spese in una curva a sinistra Jonas Koch (Bora).
Nathan Van Hooydonck prepara il terreno e appena Van Aert trova il pavé sotto i pedali scaglia la prima botta. Solamente il campione uscente Kasper Asgreen (Quick-Step) regge alla sua ruota, WVA in cima rallenta un po’ e permette il rientro dei due compagni Cristophe Laporte e Tiesj Benoot, creando una netta superiorità numerica della Jumbo-Visma, di Stefan Kung (Groupama-FDJ), Jasper Stuyven (Trek), e del vincitore della Sanremo Matej Mohoric (Bahrain Victorious). Søren Kragh Andersen (Team DSM) manca l’aggancio per pochissimi metri. Come nel 2021, già a 80km dalla fine si è creato il gruppetto potenzialmente più forte (ai-75 la fuga è annullata), con buone possibilità di arrivare sino alla linea d’arrivo. La forza della Jumbo e nello specifico di Van Aert, però, può causare qualche titubanza nei compagni d’avventura dei gialloneri, propensi a tenere più energie per l’accoppiata Paterberg-Oude Kwaremont. Il compito di guidare l’inseguimento spetta alla Ineos-Grenadiers, che con Ben Turner e Jhonnatan Narvaez recupera qualche secondo ai primi, ma sul Berg ten Stene Benoot riparte, Asgreen chiude e tutti i membri della fuga della prima ora, meno Oss, cedono di netto. Il vantaggio supera i 40”, ma Tiesj è scatenato e ci riprova ai -70, stoppato ancora da un generosissimo Kung.
In questa prima fase d’attacco Stuyven sembra il più affaticato, Van Aert e Asgreen i più brillanti. La Ineos si ricompatta, Magnus Sheffield e Luke Rowe rinforzano l’azione di Turner e Narvaez per favorire il capitano Dylan van Baarle e riportano il gap sotto i 30”, mentre la corsa si avvicina all’Eikenberg (1250 metri al 6.2%), ottavo muro di giornata. Qui avviene un secondo stravolgimento, con Narvaez e Davide Ballerini (Quick-Step) che accelerano provocando un nuovo spaccamento nel gruppo. I due rientrano accompagnati da Biniam Girmay (Intermarché-Wanty-Gobert), Van Baarle, Anthony Turgis (Total), Florian Sénéchal (Quick-Step), Valentin Madouas (Groupama), Michael Gogl (Alpecin), Rasmus Tiller (Uno-X) e Mike Teunissen (Jumbo). Tempo due minuti e si riparte con lo Stationsberg; Gogl si lancia in avanti, Oss e Ballerini pagano dazio, Asgreen attacca con veemenza ma Van Aert risponde presente: nulla di fatto.
Nel tratto che precede il Paterberg si susseguono scatti e controscatti, la Jumbo gestisce la situazione senza farsi prendere dalla fretta. Il plotone, ormai ridotto all’osso, è condotto da Edward Theuns (Trek), in favore di Mads Pedersen, bocciato al test sugli ostici muri fiamminghi a 10 giorni dal Ronde, e da Stan Dewulf (AG2R Citroën Team) per Greg Van Avermaet. Tutto sembra apparecchiato per un attacco di Wout, perfettamente pilotato da un ottimo Benoot, al ritorno dopo la caduta alla Strade Bianche; arrivati sul Paterberg (400 metri al 12.9%), senza Sénéchal, colpito da un salto di catena, Van Aert inizia una lenta progressione per poi alzarsi sui pedali (ad Harelbeke c’è la canalina laterale, infatti) in corrispondenza delle pendenze più dure, staccando tutti a iniziare da Girmay. Laporte limita i danni e nella discesa si riunisce al compagno. I due procedono ovviamente di comune accordo, sull’Oude Kwaremont (2200 metri al 4%) Van Aert fa il ritmo senza forzare per non isolarsi e tenere con sé Laporte. Asgreen non trova aiuto e allora attacca ancora sul Kwaremont, coadiuvato stavolta da Mohoric, Kung e da un ottimo e sorprendentemente brillante Madouas. Ne fanno le spese Teunissen, Turgis, Stuyven e Tiller; Benoot si salva per un soffio.
Gli inseguitori rimasti (Asgreen, Kung, Madouas, Benoot, Girmay, Mohoric, Narvaez e Van Baarle), compreso che la situazione sia sfuggita di mano, cercano di riorganizzarsi dandosi cambi regolari. Mohoric sembra il più fresco, Girmay e Kung i più volitivi, il drappello non si sfalda più; il vantaggio della coppia Jumbo-Visma, però, aumenta fino a superare il muro del minuto. Nemmeno il pavé di Varent (1400 metri) e l’ultimo muro, il Tiegemberg (750 metri al 5.6%), mischiano le carte; Van Aert e Laporte mantengono un vantaggio di 1’20” che cresce sino a sfiorare i 2’, i big dietro iniziano a pensare al podio.
Gli ultimi 20 chilometri sono una piacevole passerella per il duo Wout-Cristophe. La cavalcata è accompagnata da un’orda festante di pubblico, accorso numerosissimo sulle stradine belghe dopo due anni di assenza. I due arrivano insieme sul rettilineo finale e anche gli ultimi 200 metri si svolgono in parata; il fenomenale campione belga e l’azzeccatissimo neo-acquisto francese festeggiano a braccia alzate, esultando per un successo di squadra. Siccome deve vincere un singolo, però, Van Aert passa in prima posizione sulla linea d’arrivo e coglie così il terzo acuto in una classica belga di primo piano, dopo Gand 2021 e l’Omloop di febbraio. A Laporte vanno argento, applausi e meritata gloria.
Solo ai -3 scattano le schermaglie tra gli inseguitori grazie al tentativo, un po’ telefonato, di Kung; Girmay è ancora il primo ad andargli a ruota chiudendo il buco. Van Baarle prova a salutare tutti dall’altro lato della strada, senza successo. Tocca dunque a Mohoric, lasciato andare da Asgreen, e poi, una volta ripreso lo sloveno, allo stesso danese. Benoot si sacrifica per ricucire, mentre tutti si preparano allo sprint finale. Approfittando del rallentamento successivo allo scatto di Asgreen, Kung (giunto a 2’36”, distacco clamorosamente ampio per una corsa del genere) anticipa la volata e beffa Mohoric, quarto a 2’37”, Girmay, Narvaez, Madouas, Van Baarle, Benoot e Asgreen, il quale completa così la top ten di giornata dopo una corsa complicatissima per sé e per la sua squadra, quel Wolfpack di Lefevere che fino a 12 mesi fa dominava in lungo e in largo la primavera.