Paolo Roccatagliata © ANSA
Editoriale

A chi dispiace se i ciclisti muoiono sotto ai camion?

Le inconcepibili frasi di un consigliere milanese di Fratelli d'Italia e un modello di sviluppo destinato a essere spazzato via dalla storia, anche se qualcuno non se ne fa ancora una ragione

15.06.2024 15:09

Il titolo di genio della settimana non lo toglierà nessuno a Paolo Roccatagliata, consigliere del Municipio 2 di Milano che una ne pensa e cento ne fa. 62enne, orgoglioso affiliato all'Ordine dei Templari (qualunque cosa ciò significhi), assurto lo scorso anno agli onori delle cronache per essere comparso nudo in una riunione di commissione del suo consiglio municipale in videoconferenza, in questo 2024 non si era ancora ritagliato il proverbiale quarto d'ora di celebrità.

Ha rimediato giovedì, pronunciando alcune frasi francamente imbarazzanti nella seduta del consiglio di cui è membro. Secondo quanto riportato dalla stampa (sul Fatto Quotidiano disponibile anche l'audio dell'intervento), il diversamente brillante esponente di Fratelli d'Italia ha espresso concetti alati del calibro di “quando un ciclista muore sotto a un camion mi dispiace ma neanche tanto”, oppure “perdere la vita in bicicletta è un rischio ponderato”.

Un discorso delirante figlio di un approccio confuso

© SiComunicazione.it
© SiComunicazione.it

Il tutto in un discorso col quale Roccatagliata invitava i ciclisti a scendere di bicicletta e procedere a piedi in alcuni punti critici (dal punto di vista del traffico) della città, nell'ambito di un ragionamento (o meglio: un rigurgito che pretendeva di essere un ragionamento) che partiva dall'assunto secondo cui ci sarebbero troppe piste ciclabili in città. L'intento dello spericolato statista in fieri era da un lato difendere i pedoni “dall'assalto di bici e monopattini”, dall'altro dire che in ogni caso i ciclisti gli stanno sulle balle.

Sottolineare la povertà argomentativa del fratellino (o fratelliano?) sarebbe esercizio pure eccessivo, un po' come se un critico d'arte volesse recensire una sgommatina nelle mutande. Quello che è realmente spaventoso del discorso del consigliere milanese è l'autocentrismo indiscusso che fa da cornice e contesto al tutto: il fatto che non venga mai problematizzato l'uso dell'automobile, percepita come la regina assoluta della mobilità nemmeno fossimo nel 1960, in pieno boom economico a trazione Fiat 600.

Il nostro modello di sviluppo è antiquato: in troppi devono ancora comprenderlo

Il problema è esattamente l'incapacità di varie fasce di popolazione (per quanto si possa affannare, il Roccatagliata resta niente più che la spia di un più ampio sentimento popolare) di fare lo scarto mentale necessario per dare almeno una riverniciatina a un immaginario novecentesco. Si dà però il caso che il nuovo millennio abbia reso sempre più urgenti determinate tematiche (ambiente e mobilità sono due ambiti strettamente interconnessi; così come attività produttive e mobilità), le quali invece restano del tutto estranee a chi è ancorato a un modello di sviluppo molto restio a fare i conti con la realtà.

Un modello che antepone le merci alle persone, il consumo alla salute (fisica e psichica), la produzione alla vita. Un modello pronto a essere spazzato via dalla storia, quella storia di cui le biciclette resteranno invece protagoniste centrali. Quanto ai consiglieri locali di Fratelli d'Italia, quelli è facile che se li porti via il vento, tra nemmeno troppo tempo.

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!