Chi lo ferma questo qui?
Jonas Vingegaard vince anche a Monte Petrano e mette in cassaforte la Tirreno-Adriatico. Juan Ayuso prevale su Jai Hindley nella lotta per il secondo posto
Jonas Vingegaard, e due. Come le vittorie di tappa alla Tirreno-Adriatico 2024. Jonas Vingegaard, e 5, come le volte che ha alzato le braccia in 10 giorni di gara (una su due, un cecchino); e 6, come i successi che assomma in questo 2024 (contando anche la generale della O Gran Camiño); e 7, come le vittorie che vanterà domani sera, aggiungendo la classifica della Corsa dei Due Mari.
Ancora una volta, bastano i numeri per illustrare il panorama. E se non bastassero, potremmo aggiungere il senso di inesorabilità che tutto pervade quando il ragazzo venuto da Hillerslev si ritrova in un testa a testa, a due, a tre, a quattro: sai che quanto prima partirà, e lui poi parte; e ovviamente vince (se non c'è di mezzo quell'altro, quello della Strade Bianche per intenderci).
Che il terreno glielo prepari la sua squadra (oggi la Visma-Lease a Bike ha tenuto sotto controllo la bella fuga del giorno perché l'idea era proprio di servire a Jonas un altro assist a porta vuota) oppure quella di un qualsivoglia avversario (il forcing decisivo l'ha poi portato la BORA-Hansgrohe per Jai Hindley a Monte Petrano), l'epilogo è quello consueto: braccia larghe nell'ormai classica esultanza, baci, sorrisi, contenute esternazioni di soddisfazione.
Se l'anno scorso il suo percorso nelle gare a tappe non fu netto, con Pogacar e Gaudu che lo precedettero alla Parigi-Nizza e Kuss che lo beffò nel ginepraio tattico in cui per troppa superiorità si infilò la Jumbo alla Vuelta, in questo 2024 l'intento di Jonas è vincere tutte le corse a cui parteciperà, in un programma quasi identico a quello del 2023 (con la sola Corsa dei Due Mari a sostituire la Course au Soleil). Per cui O Gran Camiño già rivinta, Tirreno in via di archiviazione, Paesi Baschi ad aspettarlo tra un mese, quindi Delfinato prima della doppietta Tour-Vuelta.
La storia (anche quella recente della scorsa stagione) ci insegna che qualcuno o qualcosa potrà sempre arrivare a inceppare quella che a tratti pare una macchina infernale; il discorso è che ogni anno JV ci mette quel quid di determinazione in più - affiancato a una naturale crescita psicofisica - per cui siamo qui a chiederci: sarà questa la stagione perfetta che prima o poi il Barracuda farà? (Sì, ormai l'abbiamo soprannominato così).
Tirreno-Adriatico 2024, la cronaca della sesta tappa
Sassoferrato-Monte Petrano, 180 km e un bell'arrivo in salita per la sesta e decisiva frazione della Tirreno-Adriatico 2024. Giornata no per la DSM-Firmenich PostNL: Romain Bardet non è partito avendo ricavato ieri una leggera commozione cerebrale in una caduta, strada facendo - dopo un centinaio di chilometri - anche Max Poole sarebbe caduto rovinosamente venendo poi trasportato in ospedale. Tra i ritirati del giorno, out anche Magnus Cort Nielsen (Uno-X Mobility), a propria volta finito per terra riportando una frattura a un pollice.
I primi chilometri della frazione sono stati percorsi ad alta andatura, tra un tentativo e l'altro; attivo in maniera particolare Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), ma il più tentatore di tutti era Ben Healy (EF Education-EasyPost), che insistendo e insistendo, pur con pochissimi secondi di margine dopo essere partito ai -169, è rimasto davanti in attesa che qualcuno comprasse un po' di azioni della sua società. Un investimento a cui hanno creduto per primi Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step) e Nans Peters (Decathlon AG2R La Mondiale), rientrati sull'irlandese ai -154.
Poi ai -140 sono arrivati anche altri sei uomini, ovvero Axel Zingle (Cofidis), Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), Michal Kwiatkowski (INEOS Grenadiers), Iván García Cortina (Movistar), Andreas Leknessund (Uno-X Mobility) e Nikias Arndt (Bahrain-Victorious); Samuele Zoccarato (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) si è invece mosso con un po' di ritardo e ha mancato l'aggancio.
Nella fuga - basta scorrere i nomi dei suoi componenti per capirlo - c'era tanta qualità e conseguentemente le possibilità che qualcuno dei nove potesse riuscire a vincere la tappa erano notevoli; per questo motivo la Visma-Lease a Bike ha ringhiato abbastanza in testa al gruppo, concedendo al massimo 2'30" di margine (ai -130), andando quasi a chiudere addirittura già sulla salita della Forchetta ai -113, quindi rilassandosi un attimo dato che non c'era fretta di annullare quell'azione: tanto era chiaro sin da ieri che pure oggi Jonas Vingegaard avrebbe voluto vincere.
Ben Healy anima della fuga in favore di Richard Carapaz
Sul Pian di Trebbio ai -45 Healy ha forzato l'andatura in favore del suo compagno Carapaz (indubbiamente il più forte scalatore tra i fuggitivi) e causando il disarmo di Alaphilippe, quindi di Zingle, Arndt, Kwiatkowski e Peters; ai -40, in cima (passaggio valido come traguardo volante ma non Gpm), il gruppo pagava 1'40".
Dopo le ultime trenate, Healy si è autostaccato la spina sul muro di Moria ai -27; García Cortina aveva finito poco prima i propri argomenti, sicché Carapaz ha proseguito col solo Leknessund e poi l'ha staccato ai -10, non appena approdati al Monte Petrano, salita conclusiva intitolata alla memoria di Michele Scarponi.
Dietro intanto le cose erano cambiate: a tirare si erano avvicendate Bahrain e INEOS man mano che ci si avvicinava alla scalata finale, presa dal gruppo a 1'20" dai primi. Appena cominciata la salita, ecco l'azione BORA-Hansgrohe destinata a dare un indirizzo preciso alla tappa. Jai Hindley non voleva lasciare nulla di intentato, sicché ha messo i suoi (per primo Dani Martínez) a fare un forcing che ha fatto male a tanti, a partire da Isaac Del Toro (UAE Emirates), sesto della generale, staccato ai -8. Ma occhio a dire “staccato” quando si parla del messicano.
Della top ten, saltato nel frangente anche Antonio Tiberi (Bahrain), che alla partenza era nono in classifica; presente invece il suo compagno Wout Poels, così come c'erano - dietro alle trenate di Lennard Kämna pro Hindley - e in ordine di generale, Jonas Vingegaard scortato da Cian Uijtdebroeks (Visma), Juan Ayuso (UAE), Thymen Arensman scortato da Tom Pidcock (INEOS), Ben O'Connor (Decathlon), Kévin Vauquelin (Arkéa-B&B Hotels) e Romain Gregoire (Groupama-FDJ).
La selezione era insomma netta, ed era quindi ora che Hindley proponesse il suo attacco, giunto a 7 km dalla vetta. L'australiano ha trovato una risposta immediata solo da parte di Vingegaard e Ayuso; Pidcock ha provato per un po' a ricucire con gli altri a ruota, ma il trio era ormai avviato a raggiungere Carapaz (ripreso ai -6.5).
Il finale è ancora una volta un monologo di Vingegaard
Dopo l'attacco di Jai era sin troppo facile aspettarsi la replica di Jonas, che infatti è arrivata puntuale ai -6.2. E stavolta, sulla rasoiata del danese, nessuno ha trovato parole per costruire una risposta. Vingegaard si è involato e ipso facto l'interesse principale si è spostato sulla lotta per il secondo posto. Dopo un momentaneo appannamento dovuto al fuorigiri, Hindley ha ritrovato una buona pedalata, continuando a collaborare con Ayuso e riuscendo - va detto - a tenere il distacco dal primo entro limiti accettabili.
Al contempo i due non sono riusciti ad avere la meglio l'uno sull'altro, fatto comunque positivo per Ayuso che era più avanti in classifica e che ha blindato la piazza d'onore sul podio, prendendosi nel frattempo anche quella di giornata, vincendo la volatina a 26" dal primo, il quale era arrivato più o meno in relax, già soddisfatto di aver bissato il successo di ieri e di essere più che mai inattaccabile nella generale.
La cosa più rilevante del finalissimo di tappa era però la risorgenza di Del Toro, che ai -8 sembrava spacciato e invece si era poi gestito alla grande, rinvenendo dapprima sul terzo gruppetto, e poi da questo emergendo prepotente ai 1500 metri: O'Connor l'aveva seguito sulle prime ma era poi rimbalzato, mentre il messicano andava a prendersi il quarto posto all'arrivo a 36" da Vingo.
Sgranati più indietro Pidcock e O'Connor, poi Kämna e Arensman, poi Uijtdebroeks, piuttosto in debito negli ultimi metri; comunque tutti entro il minuto dal vincitore. Tra il decimo e il ventesimo di tappa l'Italia che (forse) verrà: Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan) si è piazzato 12esimo a 1'20", Filippo Zana (Jayco AlUla) e il 21enne Davide Piganzoli (Polti Kometa) sono arrivati 17esimo e 18esimo a poco meno di 2' (e subito davanti a Grégoire, andato in crisi nel finale). Di contro, brutta battuta d'arresto per Tiberi, che si è ritrovato sul groppone 4'31" di ritardo.
La classifica prende la forma che sarà più o meno quella definitiva: Vingegaard domina con 1'24" su Ayuso, 1'52" su Hindley, 2'20" su Del Toro, 2'24" su O'Connor. Entrano in top ten Kämna e Pidcock, ne esce Grégoire, miglior italiano Fortunato, 14esimo a 5'26"; citazione per Enric Mas (Movistar), quantomai anonimo in questa Corsa dei Due Mari, 12esimo a 4'56" dalla maglia azzurra dopo non aver saputo far meglio del 14esimo posto di tappa.
Domani la Tirreno-Adriatico 2024 si chiuderà con la settima tappa, partenza e arrivo a San Benedetto del Tronto e in mezzo 154 km con diversi saliscendi nella prima parte seguiti da 75 km totalmente pianeggianti sul circuito della città marchigiana, 5 giri da 15 km l'uno. Si profila il volatone, con Jonathan Milan (Lidl-Trek) che proverà a riprendersi la maglia ciclamino che oggi Ayuso gli ha elegantemente sfilato: l'obiettivo è alla portata del friulano.