Troppo incontenibile, troppo bello, troppo Bettiol
Nona fuga in porto al Giro 2021, a Stradella rimarchevole affermazione di Alberto che arriva in solitaria. Consonni e Roche sul podio di tappa, per il gruppo una giornata di riposo attivo in attesa delle ultime sfide decisive
Il suo Giro d'Italia era già più che ampiamente in attivo, dato il grande lavoro che ha svolto in queste settimane a beneficio del suo capitano Hugh Carthy. Ma poi succede che col passare dei giorni e dei chilometri gli uomini di classe emergano in maniera naturale, se non hanno intoppi lungo il cammino. E lui, Alberto Bettiol, che era partito forse al 95%, è cresciuto pian piano e poi in maniera sempre più impetuosa in questi ultimi giorni sulle Alpi. Con una condizione così risplendente sarebbe stato un peccato non provarci almeno una volta, in proprio. E allora, ottenuta all'ultima occasione possibile la sospirata carta bianca per andare in fuga, il toscano ci si è infilato, in quell'azione a 23, focalizzando da lontanissimo le salitelle del finale, quelle su cui progettava di far saltare la corsa.
Ha dovuto impegnarsi e tanto, perché non sono mancati gli attacchi in quel finale, ha dovuto inseguire Rémi Cavagna, e staccare lui e pure Nicolas Roche che pure si stava giocando le sue carte. Con gestione chirurgica e dispendio delle forze generoso quanto opportuno, Alberto ha centrato il successo, il numero due (per importanza) della sua carriera, quella che sbocciò quel pomeriggio d'aprile al Giro delle Fiandre, e che continuiamo a ricercare in ogni corsa in cui Bettiol è al via, consapevoli che il talento del ragazzo di Castelfiorentino è sempre lì, pronto a brillare. "Vince poco ma vince bene", si dice a volte. Sono quelle classiche frasi un po' fatte e un po' vere, che poi alla fine della storia di ritrovi con un Mondiale in bacheca.
Se i fuggitivi se le sono suonate di santa ragione, il gruppo ha proceduto ad andatura ipercontrollata per tutto il dì, in pratica una passeggiata over 230 km, giusto per tenere le gambe calde in vista delle ultime decisive tappe. Da domani a domenica sarà tumulto generale.
Una tappa attesa come il più classico trasferimento tra una frazione di montagna e l'altra, la 18esima del Giro avrebbe portato la carovana da Rovereto a Stradella, attraverso 231 km. Con le salitelle previste nel finale, il destino della tappa era deciso in partenza: sarebbe stata fuga (la decima all'arrivo su 18 tappe in linea). Ragion per cui in tanti ci hanno logicamente provato, e il risultato è stata la solita prima ora corsa a tutta. Solo dopo oltre 35 km di batti e ribatti son riusciti ad avvantaggiarsi in 23. Eccoli qui, in tutto il loro splendore: Andrea Vendrame (AG2R Citroën), Gianni Vermeersch (Alpecin-Fenix), Simon Pellaud, Andrii Ponomar e Natnael Tesfatsion (Androni-Sidermec), Samuele Battistella e Gorka Izagirre (Astana-Premier Tech), Filippo Zana (Bardiani-CSF), Simone Consonni (Cofidis, Solutions Crédits), Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step), Alberto Bettiol (EF Education-Nippo), Francesco Gavazzi e Samuele Rivi (Eolo-Kometa), Wesley Kreder (Intermarché-Wanty), Patrick Bevin (Israel Start-Up Nation), Stefano Oldani (Lotto Soudal), Dario Cataldo (Movistar), Nikias Arndt, Nico Denz e Nicolas Roche (DSM), Jacopo Mosca (Trek-Segafredo), Maximiliano Richeze e Diego Ulissi (UAE-Emirates).
Il margine dei 23 non ha mai smesso di crescere, nonostante un'iniziale opposizione di Alpecin, Bardiani e Intermarché, che forse avrebbero voluto essere maggiormente rappresentate nell'azione. Gli attaccanti sono andati via, dopo quasi cento chilometri di azione (e a 100 dal traguardo) il loro vantaggio era di 11'40", ai -40 sarebbe stato addirittura di 15'30". Nel frattempo il traguardo volante di Cremona (-97) è stato vinto da Vermeersch su Pellaud e Rivi. Ai -50 si è annotata una foratura di Bettiol che però è rientrato rapidamente sugli altri.
Ai -35, ai piedi di una salitella nei pressi di Roncole, dal drappello son partiti Zana e Battistella, i quali però sono stati raggiunti dagli altri ai -32, praticamente in cima alla stessa salitella; e qui ai -31.5 ci ha provato Bevin, inseguito da Oldani e poi da altri uomini che sono andati a comporre un nuovo gruppetto al comando della corsa: con Bevin e Oldani c'erano Bettiol, Izagirre, Roche e Mosca. Il sestetto è andato avanti per cinque chilometri, dopodiché sulla rampa di Castana son rientrati in una quindicina da dietro. E nel momento dell'aggancio, ai -26 Rémi Cavagna ha piazzato il contropiede letale. Vermeersch ha provato a tenere la ruota del francese, ma dopo un po' di pedalate ha dovuto desistere.
Cavagna aveva una quindicina di secondi di margine nel momento in cui, ai -25, Roche è uscito forte dal gruppo dietro insieme a Bettiol. Un chilometro più avanti ci ha provato anche Ulissi, ma di fatto ha solo riportato gli altri su Roche e Bettiol, intanto Cavagna macinava e al Gpm (-22.5) è transitato venti secondi abbondanti. Il gruppo c'era ancora, solo 20' più indietro.
Il margine di Rémi è rimasto invariato anche dopo la discesa, sebbene Mosca dietro pennellasse traiettorie perfette. Sul piano il transalpino ha ulteriormente allungato, del resto doveva mettere da parte abbastanza margine da gestire sul muro di Cigognola ai -16: mezzo minuto pieno gli è parso sufficiente. Sulla salita dal gruppetto è uscito forte Bettiol, consapevole che già fosse quasi troppo tardi. Per questo il toscano ha messo tutto se stesso nello scatto e nell'aggressione alla parte finale della rampa, e ha recuperato tanto su Cavagna: allo scollinamento ai -14 il ritardo di Alberto ammontava a 12".
Ma ancor prima che Bettiol si riportasse su Cavagna, ha dovuto subire ai -10 il rientro di Roche, che si era avvantaggiato sugli altri. Nonostante gli sforzi, Alberto non riusciva più a recuperare su Cavagna, che ha ancora riallungato fino a +15", margine con cui ha approcciato l'ultima salita, quella di Canneto Pavese ai -9. Di nuovo in salita c'è stato un riavvicinamento con Rémi, e ai -8 Bettiol ha staccato di nuovo Roche, predisponendosi all'ultimo inseguimento solitario, culminato ai -7 nella tenaglia riaggancio-controscatto tentata da Alberto. Qui per qui, la prova non ha avuto successo.
Ma c'era ancora un po' di salita, e Cavagna era con tutta evidenza al limite, e allora Bettiol ha piazzato un'altra bordata, e stavolta, ai 6.6 km, ha piantato sul posto il bravo Rémi. A quel punto davanti al toscano si sono aperte le porte del paradiso, e senza più remore ha pensato solo a spingere a tutta fino al traguardo, dato che dietro non era lontanissimo Roche (che aveva pure lui scavalcato Cavagna). Bettiol non ha lesinato rischi nella discesa, anche se gli veniva accreditato un vantaggio di oltre quindici secondi su Nico.
E si è guadagnato non solo il margine di sicurezza per vincere la tappa, ma anche il tempo di rallentare negli ultimi metri, per godersi l'abbraccio del pubblico e mandare una dedica commossa al suo vecchio manager Mauro Battaglini, scomparso pochi mesi fa. A 17" è arrivato Roche, solo che è stato superato a un passo dal traguardo da Simone Consonni, bravissimo nella rimonta (e nella gestione sulle precedenti salite), ma destinato ad accontentarsi di un secondo posto dopo il quarto di Gorizia; terzo Roche, quarto Arndt, poi Ulissi, Battistella, Zana e Tesfatsion; a 24" uno sconsolato Cavagna, a 1'12" solo soletto Mosca, a 1'34" Oldani, Cataldo e Pellaud, a 2'11" Vendrame e poi via via gli altri della fuga, 23esimo e ultimo dei quali Wesley Kreder a 10'29". Il gruppo, Ineos schierati in testa, ha chiuso a 23'30".
La classifica generale resta invariata: Egan Bernal (Ineos Grenadiers) guida con 2'21" su Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), 3'23" su Simon Yates (BikeExchange), 6'03" su Aleksandr Vlasov (Astana), 6'09" su Hugh Carthy (EF), 6'31" su Romain Bardet (DSM), 7'17" su Daniel Martínez (Ineos), 8'45" su João Almeida (Deceuninck), 9'18" su Tobias Foss (Jumbo-Visma) e 13'37" su Daniel Martin (Israel). Domani il primo dei tre scontri finali è previsto nella 19esima tappa, la Abbiategrasso-Alpe di Mera di 166 km; originariamente era lunga 10 km in più e prevedeva il passaggio dal Mottarone a metà percorso, ma in seguito alla tragedia della funivia tale passaggio è stato cancellato. Restano comunque da affrontare lo strappo di Gignese a metà frazione (al posto del Mottarone), il Passo della Colma (Gpm ai -39) e la scalata finale di quasi 10 km. Terreno per far casino insomma ce n'è.