Chris Hoy rivela che il suo cancro è terminale: "So come morirò, ma ho ancora molto da vivere"
Il racconto dell'ex campione olimpico della pista, che dopo aver rivelato di avere un tumore terminale, condivide la sua esperienza per dare speranza a chi sta affrontando la stessa battaglia
A febbraio 2024, Sir Chris Hoy, sei volte campione olimpico su pista, aveva comunicato tramite Instagram di aver ricevuto la diagnosi un di tumore un anno prima, descrivendo quel momento come un “grande shock”, ma dichiarandosi fiducioso per il futuro. “Sto continuando a lavorare, andare in bicicletta e vivere la mia vita normalmente”, aveva scritto, ringraziando i medici e rivelando di voler inizialmente mantenere il riserbo sulla sua condizione.
La diagnosi peggiore
Verso la fine di settembre scorso infatti, Hoy era andato a fare una visita per un dolore alla spalla, pensando di essersela slogata in palestra. "Sto solo diventando un po' vecchio per sollevare pesi", ha pensato. Dalla radiografia però emerse il peggiore dei referti. "Mi dispiace davvero, hai un tumore alla spalla", fu la diagnosi del medico: Chris ricorda ancora le lacrime dell'infermiera che lo assisteva. Un secondo esame ha trovato un cancro primario nella prostata, che era in metastasi nelle ossa. Era diffuso nella spalla, nel bacino, nell'anca, nella colonna vertebrale e nelle costole; era allo stadio 4, gli ha detto il medico, e incurabile. "Ho scoperto come morirò", ha rammentato Hoy, che ha anche raccontato la sua prima reazione sua prima reazione, quando ebbe quasi un mancamento abbassandosi sul pavimento: gli si prospettavano dai due ai quattro anni di vita. Ha anche raccontato della difficoltà di dirlo ai due figli, Callum e Chloe, allora di nove e sei anni, e di aver indossato una dolorosa cuffia refrigerante durante le chemio per non impressionarli perdendo i capelli.
A undici mesi di distanza dalla diagnosi e a otto dall'averla resa pubblica, l'ex pistard britannico ha rivelato pubblicamente che il suo tumore è incurabile. In una recente intervista al Sunday Times con Decca Aitkenhead, Hoy ha confessato che la malattia non potrà essere sconfitta. Nonostante ciò, ha deciso di affrontare i mesi che gli restano con coraggio e determinazione, cercando di trovare felicità e speranza in ogni giorno. Durante le Olimpiadi di Parigi, Hoy è tornato nello studio della BBC per commentare l’evento, accolto con entusiasmo dai colleghi. “Tutti pensavano che la mia malattia fosse ormai superata”, ha raccontato. “È stato commovente, ma allo stesso tempo mi ha lasciato un nodo in gola”. Già da febbraio lo scozzese sapeva che il suo cancro era terminale, ma con il post di febbraio aveva cercato di fare uscire le notizie un po' alla volta.
Hoy ha parlato delle sue esperienze con la chemoterapia, descrivendole come un "horror show", ma anche di come abbia continuato a lavorare e a mantenere uno stile di vita attivo. "Ho pedalato e sono stato in grado condurre una vita quasi normale" ha affermato, dicendo che nei primi mesi era riuscito ad andare in biciletta solo cinque volte. Finite le Chemio, è andato a fare una vacanza in famiglia in Thailandia ad aprile, è arrivato in cima a una collina in bicicletta: “Il grosso della mia battaglia contro il cancro non è stata fisica. Per me, è stata nella mia testa.”
"Non puoi essere sempre fortunato"
"Dal 2004, il primo oro ad Atene, fino al 2014 mi sentivo come se avessi il tocco di Mida", ha scritto nel suo libro, “All That Matters”, in uscita a breve "come se la fortuna mi avesse seguito fino ad allora, sembrava che tutto andasse per il verso giusto". Chris incontrò quella che sarebbe diventata sua moglie tre mesi prima dei Giochi del Commonwealth del 2006, dove divenne il primo uomo britannico in un secolo a vincere tre ori in una sola edizione dei Giochi, e due anni dopo si sposarono. "Ma io ho un approccio scientifico alla vita, non sono superstizioso, se continui a tirare i dadi e vai sul nero, non puoi atterrare sul nero ogni volta. Alla fine sarà rosso". Infatti la prima difficoltà era arrivata con la nascita del primo figlio, nato prematuro, quando pesava circa un chilo, che aveva dovuto restare nove mesi in ospedale nel 2014. Poi è arrivata questa diagnosi e quasi contemporaneamente la diagnosi di sclerosi multipla per la moglie: “Entrambi abbiamo malattie incurabili, ma nonostante questo mi sento fortunato”.
Il mio psicologo, scrive sempre Hoy nel libro, "Mi ha insegnato a guardare le cose dall'alto. Più sali in alto, più piccolo diventa il problema mentre guardi giù e vedi quanto sei piccolo e insignificante rispetto al mondo più ampio che ti circonda". Lo scopo era "trovare la prospettiva e realizzare che non era una questione di vita o di morte e che il mondo non avrebbe smesso di girare se non avessi vinto una gara ciclistica". Anche ora vede la sua situazione così:"Per quanto innaturale possa sembrare, questa è la natura. Sai, siamo tutti nati e tutti moriamo, e questa è solo una parte del processo. Potevo non avere alcuna possibilità di dire addio o di fare pace con tutto. Ma mi è stato dato abbastanza tempo, ho giorni di autentica gioia e felicità".
I farmaci lo rendono stanco e debole, ma “Penso di essere fortunato ad avere una medicina che posso assumere e che mi terrà lontano da questo il più a lungo possibile.”
Hoy ha scelto di raccontare pubblicamente la sua esperienza per aiutare altri nella sua stessa situazione, sperando di infondere loro forza e coraggio. “Una sola frase può cambiare tutto, una volta che è stata detta, non può cambiare. Nello spazio di una frase, solo una raccolta di parole, il mio intero mondo è crollato."
"Mi sento positivo e ottimista. Attualmente sto ricevendo un trattamento che sta andando davvero bene" ha dichiarato Hoy, esprimendo la sua gratitudine per il supporto ricevuto. In effetti, la sua presenza come commentatore delle Olimpiadi di Parigi ha riempito di gioia i suoi colleghi e amici. “Molti mi hanno detto che è stato un piacere rivedermi in forma”.
Hoy sta lavorando a un progetto chiamato "Tour de 4", una corsa benefica rivolta a chiunque sia stato toccato dal cancro: l'obiettivo è che "il maggior numero possibile di persone colpite dal cancro" pedali da Glasgow a Edimburgo ogni estate, per mostrare a tutti che "lo stadio 4 non è solo la fine della vita. C'è ancora molto da vivere".