Già garantito il minimo sindaCaleb
Ewan si riscatta dalla brutta volata di Novara e vince la quinta tappa del Giro d'Italia davanti a Nizzolo e Viviani. Cadute nel finale: ritiro per Mikel Landa, perdono minuti Joe Dombrowski e Pavel Sivakov
Le cinque ore di ieri sotto la pioggia, con temperature non certo elevate e con le prime salite selettive di questo Giro d'Italia 2021 hanno sicuramente lasciato qualche scoria nel fisico dei corridori, che però oggi hanno avuto l'occasione di recuperare nella quinta tappa della corsa rosa, la Modena-Cattolica: 177 chilometri tutti pianeggianti che strizzavano l'occhio ad una rivincita tra i velocisti puri in gara. Dopo due giorni consecutivi di fughe da lontano andate a segno, oggi le speranze degli attaccanti erano ridotte al lumicino, ma già dal chilometro 0 c'è stato chi ha voluto provarci: appena Stefano Allocchio ha abbassato la bandierina dando il via ufficiale, infatti, c'è stato lo scatto di Filippo Tagliani (Androni-Sidermec) a cui si è accodato subito Umberto Marengo (Bardiani-CSF-Faizanè), senza reazione alcuna da parte del gruppo.
Il primo scatto è stato quindi subito quello buono per portare via la fuga di giornata, ed i battistrada sapevano bene che non sarebbero state necessarie tirate a 50 km/h o più per mettere assieme un buon vantaggio: Marengo e Tagliani sono quindi andati via relativamente tranquilli, il plotone si è adeguato con molto piacere ed così abbiamo avuto una prima ora di gara a 37.2 km/h di media in cui il vantaggio dei due fuggitivi è salito gradualmente fino a toccare un massimo di 5'10". Al chilometro 55, però, c'è stata una violenta inversione di tendenza: Marengo e Tagliani guardavano al traguardo volante di Imola posto al chilometro 70 e hanno continuato a procedere con la loro andatura traquilla, mentre nel plotone c'è stata una sensibile accelerazione sia per i punti in palio per la maglia ciclamino, sia per la presenza di un po' di vento laterale.
In quei 15 chilometri prima di Imola i due fuggitivi hanno perso cinque minuti e Filippo Tagliani è riuscito a prendersi la prima posizione allo sprint intermedio davanti ad Umberto Marengo, con il gruppo regolato da Fernando Gaviria che si trovava ormai ad appena 10" di distanza. Sullo slancio della volata la fuga è stata quindi annullata: mancavano 106 chilometri al traguardo, tutti in pianura, con pochi cambi di direzione ed alla vigilia di una tappa impegnativa e con arrivo in salita, e quasi nessuno aveva interesse a lanciarsi in un altro tentativo per evitare lo scontato arrivo a ranghi compatti. E così, dopo una quarantina di chilometri tutto sommato tranquilli, ai meno 68 chilometri sono state di nuovo l'Androni-Sidermec e la Bardiani-CSF-Faizanè ad animare la tappa con un attacco dello svizzero Simon Pellaud e del veronese Davide Gabburo. Il vantaggio massimo accumulato dalla nuova coppia di battistrada è stato di un minuto e mezzo circa, ma fin da subito la Alpecin-Fenix e la Lotto Soudal si sono portate nelle prime posizioni del plotone a fare la guardia.
Gabburo e Pellaud (con Fiorelli poi terzo) si sono portati via gli abbuoni previsti al secondo traguardo volante posizionato a circa 40 chilometri dall'arrivo, ma hanno continuato ad insistere nella loro azione incuranti dello scarso margine di vantaggio. A 21 chilometri dall'arrivo è rientrato sulla testa della corsa anche il francese Alexis Gougeard (AG2R Citroen) e la sua presenza ha dato nuova linfa al tentativo: davanti non si sono arresi facilmente anche perché c'erano tre corridori abituati a prendere vento in faccia, ed il ricongiungimento è avvenuto solamente a 3 chilometri dall'arrivo, all'inizio della parte più tecnica del finale di corsa con una serie di curve che obbligavano i treni a farsi trovare ben posizionati già da momento. Ma tutti i velocisti volevano stare davanti con i propri compagni di squadra, ed il risultato è stato quello di avere tutti un po' sparpagliati e ben poca organizzazione negli ultimi 900 metri tutti dritti.
Il risultato è stato una volata abbastanza disordinata con uomini di Bora-Hansgrohe, Alpecin-Fenix e UAE Team Emirates che si sono ritrovati nelle prime tre posizioni senza però avere a ruota i rispettivi compagni di squadra: quell'attimo di indecisione sul da farsi ha fatto calare la velocità, e da dietro è arrivato sparato come un missile Simone Consonni per tirare la volata ad Elia Viviani, dando un'occasione a tutti coloro che sono stati lesti a prendere la scia del treno buono. E più di tutti ha sorriso Caleb Ewan, oggi velocissimo, che si è brillantemente riscattato dalla delusione di Novara cogliendo la sua quarta vittoria in carriera al Giro d'Italia: nel finale ha fatto tutto da solo, dimostrandosi un vero e proprio folletto, agilissimo a saltare da una ruota all'altra trovando i varchi giusti.
Continua invece la maledizione della corsa rosa per Giacomo Nizzolo, oggi ancora una volta secondo e superato dall'australiano della Lotto Soudal solamente negli ultimi 20 metri: nessuno più di lui si merita una vittoria di tappa, ed è assurdo come continui a sfuggire in modi diversi. Elia Viviani è riuscito a chiudere terzo bissando anch'egli il piazzamento ottenuto a Novara, poi a seguire abbiamo trovato Peter Sagan quarto, Fernando Gaviria quinto, Matteo Moschetti sesto, Andrea Pasqualon settimo, Dylan Groenewegen ottavo, Manuel Belletti nono e Davide Cimolai decimo. Finale sfortunato per Tim Merlier, oggi solo dodicesimo, obbligato a smettere di pedalare negli ultimi 100 metri per un intoppo meccanico.
Ci piacerebbe concludere l'articolo dicendo che la generale è rimasta totalmente invariata, ma purtroppo non è così: Alessandro De Marchi si è guadagnato un altro giorno in maglia rosa, però negli ultimi 15 chilometri si sono verificate almeno tre cadute che hanno messo fuori gioco alcuni potenziali uomini di alta classifica. Il primo ad andare giù è stato il russo Pavel Sivakov, che ha urtato contro i rami sporgenti di un albero al limite esterno della carreggiata: il corridore della Ineos aveva perso 34" ieri, ma oggi pur risalendo in sella ha concluso la tappa ad andatura turistica perdendo tredici minuti. L'incidente più serio è avvenuto a 4500 metri dall'arrivo in corrispondenza di uno spartitraffico: chi non è riuscito a scartare in tempo ha centrato in pieno l'addetto alla sicurezza posizionato in quel punto e purtroppo tra coloro che sono finiti a terra ci sono stati il leader dei gpm Joe Dombrowski (anche secondo in classifica) e soprattutto Mikel Landa che ieri aveva impressionato e che ancora una volta ha dovuto darla vinta alla sfortuna. Per Landa il Giro è già finito.