Stelvio, Agnello e tanto altro ancora
Passiamo in rassegna le principali salite nel percorso del Giro d'Italia 2020: dall'Etna all'Izoard, sono numerose le salite interessanti della prossima Corsa Rosa
Inutile nascondersi, la prima cosa che tutti vanno a cercare in un percorso di un grande giro sono le salite. Quali ci sono e quali mancano, a che distanza dal traguardo sono posizionate, sono inedite o meno, da che versante vengono affrontate e via discorrendo. Ovviamente il Giro d'Italia non solo non fa eccezione, ma fra tutte le gare la Corsa Rosa è quella che maggiormente desta interesse, data la varietà di ascese utilizzate nel corso degli anni; passiamo quindi in rassegna le principali difficoltà che i girini dovranno affrontare nell'edizione 103 nel prossimo mese di maggio.
Mercoledì 15 maggio, quinta tappa, Enna-Etna Piano Provenzana (150 km)
La prima, vera salita del Giro 2020 è un'ascesa storica, una delle più visitate negli ultimi anni fra quelle del meridione. Tuttavia l'Etna, stavolta, risulterà inedito per i corridori dato che si affronterà il versante sinora mai affrontato, quello che parte da Linguaglossa; sono 18.2 i km di una salita estremamente regolare, se si eccettuano i primi 1500 metri al 3.8% e un tratto di pari lunghezza e simile pendenza a circa 5 km dalla conclusione. La gran parte della scalata è al 7% medio; il tratto più duro è proprio quello finale, con gli ultimi 3 km al 9% di pendenza media. Per essere il primo arrivo in salita è già un test interessante, dato che per quasi un'ora i corridori saranno impegnati in questa salita al 6.8% di pendenza media che porta, aspetto non secondario, a 1775 metri di altitudine.
Domenica 24 maggio, quindicesima tappa, Rivolto-Piancavallo (183 km)
Nella risalita dello Stivale non mancano le salite degne di nota, come l'interessante Valico di Montescuro nella giornata silana piuttosto che i nove colli della tappa romagnola. Il secondo arrivo in montagna di questa edizione giunge al termine del secondo weekend, in una tappa ricca di difficoltà; la Sella Chianzutan, la Forcella di Monte Rest e la Forcella di Pala Barzana aprono il campo all'asperità principale, quella di Piancavallo. Al terzo inserimento al Giro, l'asperità friulana è, se così si può dire, "inversa" rispetto alla norma delle salite: il tratto più esigente, infatti, è quello iniziale, che dall'imbocco di Aviano per i seguenti 6 km lascia poco respiro, dato che la media è del 9.4%. Non è banale neppure il settore centrale, che termina a 3.5 km con un falsopiano che porta agli ultimi 3 km più semplici. La salita misura dunque 14.5 km per una pendenza media del 7.8%, ma se si vuole fare la differenza in maniera sostanziosa conviene muoversi sin dai primi tornanti.
Mercoledì 27 maggio, diciassettesima tappa, Bassano del Grappa-Madonna di Campiglio (202 km)
In altre corse sarebbe un tappone, in questo Giro viene considerata alla stregua di una tappa soft rispetto alle seguenti. Eppure la risalita dal Veneto al Trentino offre una giornata con quasi 5000 metri di dislivello in quattro salite. Le più lunghe e impegnative sono le prime due; si comincia con l'inedita Forcella Valbona, varco che dall'imbocco della Valdastico porta verso l'Altopiano cimbro, affrontando in discesa quel Passo Coe che nel Giro 2002 mandò in crisi Cadel Evans. La salita è lunga ben 21.9 km ed è sostanzialmente regolare: la pendenza media recita 6.6% e ne descrive fedelmente l'andamento. Essendo la prima salita, è improbabile vedere qualche attacco; tuttavia è tutt'altro che banale.
La seconda salita ha un nome storico nella testa di tutti gli appassionati e verrà affrontata da un versante poco sfruttato sinora. Risale al 1973 il precedente utilizzo del Bondone partendo da Aldeno; da subito la scalata è tostissima, con 3 km sopra al 9% prima di un breve falsopiano che inframezza un altro tratto di 4 km vicino all'8%. Prima e durante il transito nell'abitato di Garniga Terme la strada spiana per quasi 5 km; una volta usciti dalla cittadina, riecco un settore di 6 km al 9% medio che farà selezione. Gli ultimi 2 km dei 20.2 dell'intera salita al 6.8% sono più semplici, ma la fatica è già nelle gambe.
L'inserimento come terzo gpm di giornata del Passo Durone (10.4 km al 6%) al posto del ben più arduo Passo Daone ha destato sorpresa, anche in relazione della ultima salita che è la più semplice del lotto. Verso la rinomata località turistica di Madonna di Campiglio si sale dal versante della Val Rendena; da Pinzolo i 12.5 km al 5.7% sono su strada ampia con pendenza regolare, tanto che si sta decisamente meglio a ruota. Ancor più nel finale, dato che i 3 km conclusivi non sono altro che un falsopiano al 3%.
Giovedì 28 maggio, diciottesima tappa, Pinzolo-Laghi di Cancano (209 km)
Sono quattro le salite disegnate fra Trentino, Alto Adige e Lombardia e i metri di dislivello superano di netto quota 5000. Si sale immediatamente dopo la partenza per affrontare il Passo Carlo Magno a cui fa seguito, una quarantina di km più tardi, l'inedito Passo Castrin, "neonato" in quanto recentemente asfaltato, che porta la corsa in Val d'Ultimo, a cui fa seguito un lungo tratto di Val Venosta sino a Prato allo Stelvio, dove inizia la Cima Coppi del Giro. Affrontato dal versante nobile, lo Stelvio è un mostro con pochi paragoni in Europa - forse nessuno: i primi 10 km sono, se così si può dire, morbidi attorno al 6%. È da Trafoi che si inizia a fare veramente sul serio: oltre 14 km senza soluzione di continuità, con pendenza media prossima al 9% e, soprattutto, l'aria che si fa sempre più rarefatta. In vetta, ai 2758 metri del passo più alto delle Alpi Orientali, si giunge dopo 24.7 km al 7.5%: una faticaccia.
Dopo 20 km di discesa e 7 pianeggianti, la corsa si reca a Isolaccia di Valdidentro dove inizia la salita finale verso i Laghi di Cancano; inedita per il ciclismo maschile, nel 2019 è stata teatro di un assolo fantastico di Annemiek van Vleuten durante il Giro Rosa. Negli 8.7 km di salita la pendenza media del 6.8% è pressoché regolare, in una strada che si fa più complessa a metà del guado, nel bivio delle Scale di Fraele. Dal gpm restano da percorrere 2 km pianeggianti sino al scenografico arrivo, ma con le fatiche dello Stelvio un attacco qui risulterà decisivo.
Sabato 30 maggio, ventesima tappa, Alba-Sestriere (200 km)
L'ultima opportunità per gli scalatori, prima della crono finale tra le strade di Milano. E non è una tappa banale, quella fra Piemonte e Francia; di solito è la salita più elevata, stavolta complice lo Stelvio deve inchinarsi. È il Colle dell'Agnello, estenuante come poche salite pur avendo un andamento a gradoni; i primi 11 km dall'imbocco di Casteldelfino sino al bivio per Chianale non sono insormontabili, con una pendenza media oscillante fra il 4 e il 5%. La seconda metà di ascesa è tutta un'altra musica: dura come poche, per una strada che non offre ristoro neppure alla vista. La pendenza media in questo tratto è del 9.3% con punte del 15%. Per scavalcare il secondo gpm del Giro sopra quota 2700 metri - in questo caso 2744 - si affrontano 21.6 km al 6.8%. È la prima salita, ma la difficoltà è totale.
Dopo 21 km di discesa in territorio francese, a Château Queyras ecco partire la seconda salita, storica per il Tour ma con tante presenze anche al Giro: per come è posizionato, il Col d'Izoard è qualcosa di invitante per cercare di ribaltare la situazione. Sono solo due i brevissimi tratti di contropendenza, uno poco dopo l'inizio ad Arvieux e uno a poco più di 2 km dallo scollinamento, con la leggendaria Casse Deserte. L'asperità è tosta soprattutto nella fase centrale, con 5 km fissi al 9%. Dai piedi alla cima sono 14.2 km da scalare al 7.1% di pendenza media, per una salita che risulterà decisiva per l'esito finale nella lotta alla maglia rosa.
Il rientro in Italia avviene attraverso il Monginevro, salita regolare al 6% e lunga 8.4 km nella quale qualcuno proverà a saggiare la condizioni di rivali. Il redde rationem arriva sull'ultima salita del Giro, la più semplice di giornata, ma come la storia insegna, con le gambe in croce anche qualcosa di semplice è fatale: da Cesana Torinese la strada che porta al traguardo di Sestriere è larga e regolare, non superando mai la doppia cifra di pendenza. Negli 11.4 km al 5.9% il tratto più duro va dai meno 3 ai meno 2 km, ma si parla comunque di un momento all'8%.