Un Ciccone farà primavera?
Ganna non ha certo deluso e anzi lo aspettiamo a una Pasqua di resurrezione (nel vero senso del termine). Le ragazze fanno il loro: competitive e vincenti. E Giulio? Per ora gode tra i due litiganti in Spagna
Preannunciata da un inverno tutt'altro che rigido, è finalmente arrivata ufficialmente la bella stagione tanto cara ai Dik Dik. Diversamente dalle bambine, invitate da Alberto Rabagliati a recarsi alle Cascine nell'indimenticabile Mattinata fiorentina del 1941, i corridori delle squadre appartenenti al World Tour si sono divisi su due percorsi ben distinti. Una parte si è recata al nord per preparare la campagna settentrionale che polarizzerà l'interesse degli appassionati nel mese d'aprile con le sue tre monumento (Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix e Liegi-Bastogne-Liegi), contornate da altre corse più o meno nobili. L'altra, invece, si è gettata nella pletora di brevi gare a tappe che caratterizzerà l'avvicinamento al Giro d'Italia e, in ulteriore prospettiva, anche al Tour de France. In tale ottica, è partita oggi sulle strade dell'Emilia-Romagna, con l'assolo vincente di Rémi Cavagna, la Coppi&Bartali, mentre da ieri in Spagna si disputa la Volta a Catalunya, antipasto della sfida rosa tra Remco Evenepoel e Primoz Roglic, in cui oggi si è imposto Giulio Ciccone, terzo gaudente tra i due litiganti.
Un mese fa, presentando l'attività che si sarebbe disputata in Italia, dal Trofeo Laigueglia fino alla Milano-Sanremo, avevo identificato le sorti azzurre esclusivamente con le prestazioni di Filippo Ganna. Non si può dire, in tal senso, che il recordman dell'ora abbia deluso: una sontuosa vittoria nella crono d'apertura della Tirreno-Adriatico è stata seguita dalla piazza d'onore nella Classicissima di primavera in cui, libero di correre per se stesso, il granatiere verbanese ha meritato pienamente i gradi di capitano, piovutigli dal cielo per via dell'infortunio che ha impedito all'inglese Thomas Pidcock di schierarsi al via. Dietro al piemontese, poco più del nulla posto che, soprattutto alla luce del risultato odierno, sarebbe stato bello vedere Ciccone correre un po' meno in difesa alla corsa dei due mari.
Tenendo il naso puntato a mo' di bussola, al di là della speranza che Ganna possa regalarci una Pasqua di resurrezione nel senso più autentico del termine, potrebbe essere saggio concentrarsi sull'altra metà del cielo. L'anno scorso la concittadina di Filippo, Elisa Longo Borghini, fece sua la Parigi-Roubaix con un'azione ardita a 30 chilometri dal traguardo. Questa vittoria fu ancor più significativa perché si andò a collocare nel mezzo della magica doppietta di Marta Cavalli, che, nell'arco di 10 giorni, seppe conquistare prima la Amstel Gold Race poi la Freccia Vallone. C'è, quindi, ragionevole speranza che le ragazze possano essere nuovamente competitive se non addirittura vincenti.
Tornando ai maschietti, l'enfasi data al ritorno dell'immarcescibile Domenico Pozzovivo mi pare sia fotografia più che eloquente della drammaticità del momento. Nutro grandissima stima per l'ultraquarantenne dottore in economia aziendale, un modello che molti dovrebbero seguire tanto come atleta che come uomo. Non di meno, lo spazio dato a quello che dovrebbe, realisticamente parlando, essere un fatto marginale, mi ha ricordato l'indimenticabile capolavoro di Neri Parenti Fracchia, la belva umana in cui, per stanare il feroce criminale, viene riportata in prima pagina a nove colonne su tutte le principali testate la notizia del ricovero in ospedale dell'anziana madre, mirabilmente interpretata da Gigi Reder.
Sappiamo bene che una rondine non fa primavera; non ci resta che sperare che la faccia un Ciccone.