Buitrago zittisce Bagioli e si prende la testa del Saudi Tour
22 anni compiuti a settembre, nel ciclismo dei giovanissimi è un attimo sentirsi in là con l'età, figurarsi dopo che hai già fatto due intere stagioni da professionista e non hai ancora raccolto praticamente nulla. Forse è a questo che si riferiva l'esultanza (dito sulle labbra, "tacete!") di Santiago Buitrago all'arrivo di Abu Rakah oggi, chissà che qualcuno non gli abbia messo un po' troppe pressioni: non l'ha precisato nelle prime interviste post-gara ma ha fatto riferimento a due anni difficili, magari 2+2 fa quattro. E invece la prima affermazione nel ciclismo maggiore, oltre che bella per tempismo ed efficacia, giunge esattamente dove era giusto che giungesse, a un'età in cui si potrebbe ancora fare gli under e invece si duella già in un team World Tour. Oggi, nella fattispecie, si duella con un Andrea Bagioli che non si deve crucciare per il successo sfumato, non è importante vincere il 2 febbraio per uno come lui che potrebbe mettere nel mirino corse un po' più importanti del pur imprescindibile Saudi Tour.
Seconda tappa della corsa araba, la Taibah University-Abu Rakah, 163.9 km con arrivo su un muretto, ha avuto uno svolgimento che lì per lì ci ha spinti a chiederci se stessimo guardando la frazione di oggi o la replica di ieri. Infatti Martin Urianstad (Uno-X) e Polychronis Tzortzakis (Kuwait) li abbiamo ritrovati praticamente dove li avevamo lasciati: in fuga, oggi dal primo chilometro. Con loro anche Jeroen Meijers (Terengganu Polygon). La squadra malese ieri aveva piazzato nella fuga Shahrul Mat Amin, il quale però si era staccato subito.
Invece Meijers ha tenuto fino alla fine, condividendo coi due compagni d'avventura un viaggio di quasi 150 km, passato da un vantaggio massimo di 4' (toccato ai -130 e tenuto sostanzialmente invariato per una trentina di chilometri) e terminato ai -13, quando proprio Meijers è stato raggiunto per ultimo. In mezzo, i traguardi volanti vinti da Urianstad che già ieri si era impegnato in tal senso.
Ai -7 ha provato la sortita Jayde Julius, sudafricano della Kuwait rimasto per un paio di chilometri nel vento (si attraversava il deserto e le correnti non mancavano), dopodiché eravamo già ai piedi della rampa d'arrivo e subito, sin dai 2.5 km, la selezione è stata netta. Ai 1100 metri Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious) ha accelerato chiamando la risposta di Daniel Oss (TotalEnergies), ma il fatto forte sarebbe stata di lì a poco la reazione di Andrea Bagioli: il giovanotto della Quick-Step Alpha Vynil è emerso prepotente dal gruppo, ha raggiunto i due al comando agli 800 metri, ha fatto male a Oss che s'è staccato sulla sua frustata ma non è riuscito a sbarazzarsi della presenza del colombiano, il quale è rimasto agganciato per poi anticipare la volata ai 300 metri risultando imprendibile per Bagioli.
Buitrago ha vinto (con tanto di invito al silenzio, capiremo poi a chi fosse indirizzato il gesto) con 1" cronometrato su Bagioli e 7" sul gruppetto inseguitore aperto da Anthon Charmig (Uno-X) e comprendente Maxim Van Gils (Lotto Soudal), Rui Costa (UAE Emirates) e un bravo Caleb Ewan (Lotto); a seguire a 11" Axel Zingle (Cofidis), Rui Oliveira (UAE), Cyril Barthe (B&B Hotels-KTM) e Benjamin Declercq (Arkéa Samsic); Oss s'è piazzato alla fine 11esimo, 14esimo ha chiuso Simone Consonni (Cofidis).
La classifica è ribaltata dal risultato odierno, con Buitrago che balza al comando con 7" su Ewan, 13" su Charmig, 17" su Van Gils, 20" su Tim Declercq (Quick-Step), Consonni, Barthe, Danny Van Poppel (Bora-Hansgrohe), Rubén Fernández (Cofidis) e Rui Oliveira. Bagioli non è presente perché ieri, coinvolto in una caduta, ha accusato 20' di ritardo. Domani la terza tappa sarà la Tayma Hadaj Well-Alula Old Town, 181.2 km pianeggianti che chiameranno il gruppo a un nuovo sprint dopo quello d'apertura.