Ciclocross

Van Aert non vede rivali, Van der Poel vede nemici

26.12.2016 16:20

A Zolder in Coppa del Mondo vince Wout, mentre Mathieu recrimina. Eva Lechner, buon quinto posto nella prova femminile


La coda polemica è poco natalizia ma alquanto funzionale al gioco delle parti nella rivalità tra Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert; sicché nel giorno in cui l'iridato ritorna da vincitore sul circuito di Zolder, ovvero proprio là dove divenne Campione del Mondo 11 mesi fa, e lo fa con una prova maiuscola, il suo avversario preferito adombra la presenza di qualche scorrettezza.

«Qualcuno mi ha preso la mano, spingendomi all'esterno», ha dichiarato l'olandese dopo la gara, suggerendo che questa sia stata una delle cause del ritardo in partenza, laddove all'uscita da un tornantino ha perso un pedale e con esso diverse posizioni. Riguardando le immagini, la cosa non emerge con chiarezza. Anzi, stando al replay riproposto da Sporza, non emerge per nulla; perlomeno non nelle prime fasi della gara.

Può essere che il fattaccio sia avvenuto più avanti? Di sicuro Van der Poel ha avuto problemi con lo scarpino destro, per affrontare i quali ha perso molti secondi in un pit stop al terzo giro: una fermata giunta mentre MVDP era già in forte rimonta rispetto ai primi della corsa.

 

Van Aert convincente al di là di tutto
Può però - d'altro canto - questo episodio gettare un'ombra sulla bellissima gara di Wout Van Aert? Diciamo di no. Il Rollingstone di Herentals è partito subito forte in questa settima tappa di Coppa del Mondo, se n'è andato in compagnia del Campione Europeo Toon Aerts al primo giro, poi alla tornata successiva ha pure staccato il collega, e da lì in avanti nessuno l'ha più visto: con un margine crescente giro dopo giro, l'iridato non ha mai visto messa in discussione la sua vittoria. Puntualmente giunta, senza intoppi, a fornirgli l'occasione di un'esultanza tutta orgoglio: «Guardate bene questi colori, il Campione del Mondo sono io!», ha segnalato Wout tagliando il traguardo e indicando con le mani prima la fascia iridata che contraddistingue la sua maglia, e poi se stesso; poco prima si era beffardamente voltato indietro a scrutare un orizzonte drammaticamente libero da rivali alla sua altezza.

Alle spalle di Van Aert si è segnalata l'ottima prova di un Laurens Sweeck finalmente uscito dai tentennamenti dell'ultimo periodo, e capace di risucchiare e superare Aerts (al terzo giro) e poi di restare isolato al secondo posto fino alla fine. 1'10" il distacco patito rispetto al vincitore, inavvicinabile.

Per tutti gli altri, una discreta ammucchiata: il citato Van der Poel, così come suo fratello David, e poi Michael Vanthourenhout, Tom Meeusen, il già fuggitivo Aerts, Kevin Pauwels (meglio - come sempre - nella seconda metà di gara), hanno spesso girato a pochi secondi l'uno dall'altro, e ancor più spesso li abbiamo visti appallarsi (del resto il circuito favoriva ricongiungimenti qua e là). Con loro, anche il redivivo (a questi livelli) Lars Boom, che ha lungamente condiviso fianco a fianco gli sforzi di Van der Poel, per poi declinare nel finale fino ad accomodarsi nell'ordine d'arrivo a un passo dalla top ten, in 11esima posizione.

 

La lotta per il podio col solito spunto finale di Pauwels
Al settimo giro Aerts - che si era avvantaggiato con MVDP - ha staccato una prima volta cotanto avversario, poi nuovo rimescolamento, quindi al nono c'è stato il colpo di grazia sul campioncino olandese, vittima di una foratura. Non era proprio giornata, ma al di là degli intoppi di vario genere, oggi Mathieu non aveva decisamente la gamba mostrata in altri appuntamenti.

All'ultimo giro Aerts ha provato a scrollarsi tutti di dosso, ma Pauwels gli è rimasto incollato alla ruota, e poi l'ha battuto nello sprint a due valevole per il terzo posto, a 1'41" da WVA. Meeusen ha chiuso quinto a 1'57", Vanthourenhout sesto a 2'01", quindi a 2'03" sono transitati Tim Merlier e Jens Adams, a 2'21" Corné Van Kessel e a 2'25" David Van der Poel. Molto lontani i fratelli d'Italia, nel senso dei Braidot (Luca 33esimo, Daniele 52esimo) e i Samparisi (Lorenzo 43esimo, Nicolas 50esimo).

In classifica Wout Van Aert non ha rivali, coi suoi 450 punti; Pauwels ne conta 359, Sweeck 349, Meeusen 312, Vanthourenhout 306, Aerts 301, Van der Poel 277. Restano aperti i giochi per i due gradini inferiori del podio, e forse neanche quelli. Vedremo il 15 gennaio a Fiuggi (sede dell'ottava tappa di CDM) se si riaprirà qualche finestra per chi insegue.

 

Un po' di Italia tra Under 23 e prova femminile
Tra gli Under 23 Gioele Bertolini aveva il compito di difendere il secondo posto in classifica, e l'obiettivo è stato centrato, anche se l'azzurro non era certo nelle condizioni più scintillanti: ottavo al traguardo a 51" dal vincitore, l'olandese Joris Nieuwenhuis, che poi è pure il leader della generale con 230 punti contro i 150 di Gioele. A Zolder  il podio di giornata è stato completato dal francese Clément Russo e dal ceco Adam Toupalik; quest'ultimo (con 141 punti) e Eli Iserbyt (144, sesto oggi) avvicinano sensibilmente l'italiano, il quale avrà però dalla sua la prova laziale (con percorso si presume più adatto a lui) per tentare di reagire. Per quanto riguarda l'ordine d'arrivo odierno, Nadir Colledani e Jakob Dorigoni si sono piazzati al 19esimo e al 25esimo posto.

In campo femminile è Marianne Vos la crossista della settimana. Lady Legend ha controllato la situazione per tutta la gara, lasciando sfogare prima Ellen Van Loy, poi Lucinda Brand. All'ultimo giro, quando ha deciso di affondare il colpo, non ci sono state Sanne Cant o Katerina Nash che tenessero (abbiamo citato le due atlete che hanno chiuso seconda e terza). Eva Lechner, rimasta sempre con le migliori ma senza mai far intuire di avere quel qualcosa in più, si accontenta del quinto posto (alle spalle anche della Brand, quarta); fuori dalle 10 Alice Arzuffi (12esima) e Chiara Teocchi (17esima).

La classifica è guidata ancora da Sophie De Boer (oggi sesta) con 373 punti, inseguono Cant a 335 e Nash a 275; Arzuffi è nona a 208, Lechner decima a 206; il podio finale è fuori portata, la top five è lì a una quarantina di punti: chi lo sa...
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!