Gli possono solo guardare la targa
Remco Evenepoel domina la Vuelta: vince sul Piornal dopo aver annullato i tentativi di Enric Mas (secondo). Terzo Robert Gesink, ripreso a un passo dal traguardo. Caduta a inizio tappa, Carlos Rodríguez ammaccato, Jay Vine ritirato
La bella e netta vittoria ottenuta oggi da Remco Evenepoel ha grande valore, seppur il giovane belga non abbia distrutto la concorrenza con attacchi a ripetizione, posto che ce ne fosse bisogno. La vittoria odierna è importante perché risponde con puntualità e chiarezza ai dubbi che la seconda settimana aveva portato con sé riguardo la tenuta della maglia rossa nell'arco delle tre settimane. Gli arrivi in salita di Sierra de la Pandera e Sierra Nevada sono infatti risultati indigesti a Remco, che in entrambi ha sofferto perdendo indicativamente più di un minuto dai diretti avversari per la classifica generale: Enric Mas e Primoz Roglic. La sfortuna ha però voluto che la corsa spagnola perdesse quest'ultimo come protagonista in seguito ad una caduta, con il solo spagnolo rimasto come avversario per la vittoria finale. E oggi Mas ci ha provato, nel suo stile, ha mettere in difficoltà la roja, ma la risposta è arrivata come meglio non poteva, con Evenepoel che vince la sua seconda tappa in questa Vuelta, la prima in linea.
La frazione odierna ha fornito tuttavia altri momenti salienti a partire, purtroppo, da una bruttissima caduta nelle prime e velocissime battute di gara, che è costata il ritiro per la maglia a pois Jay Vine (Alpecin-Deceuninck) e numerosissime escoriazioni per Carlos Rodríguez, bravo comunque a salvare il salvabile nonostante le ferite. È poi andata in scena una fuga di enormi dimensioni, con ben 42 elementi al proprio interno, e come spesso accade con numeri così elevati, ben poca collaborazione tra i fuggitivi. Menzione d'onore inoltre per l'attacco di João Almeida (UAE), che decide di andarsene in solitaria (o quasi) a più di 80 km dalla conclusione, non ottenendo nulla sul traguardo in termini di tempo guadagnato ma sicuramente facendo più fatica di tutti i rivali, ma João ha saputo animare una tappa che altrimenti si sarebbe risolta sull'ultima, pedalabile, salita. 42 fuggitivi tutti ripresi, di cui l'ultimo, il veterano Robert Gesink (Jumbo-Visma) solo quando mancavano poche centinaia di metri, e alla fine ha vinto il più forte. Ed il più forte, in questa Vuelta, è Remco Evenepoel.
Ma guardiamo ora più nel dettaglio il percorso di questa diciottesima tappa di una Vuelta a España giunta ormai alle sue giornate conclusive. Il chilometraggio previsto è abbastanza elevato, sono infatti 192 i chilometri in programma da Trujillo al traguardo dell’alto del Piornal, per una tappa montuosa ma non eccessivamente dura. Sin dalle prime battute di gara, però, di pianura ce n’è ben poca, seppur siano assenti prima del finale delle serie difficoltà altimetriche da affrontare. La corsa comincia a farsi dura dalla salita dell’Alto de la Desesperá (3.7 km al 9.4%), rampa posta però ad oltre 80 km dal traguardo; successivamente si imbocca l’ascesa al Puerto del Piornal (13.5 km al 5%) seguito da una discesa abbastanza tecnica di ben 20 km. Rimane quindi solo la salita finale che porta al traguardo del centro abitato di Piornal (13.4 km al 5.6%), e come si può notare dai dati tecnici si tratta anche in questo caso di una scalata regolare ed abbastanza pedalabile.
Passiamo dunque alla cronaca. Come spesso accade nelle tappe di montagna della terza settimana, anche oggi la lotta per formare la fuga è serrata ed affollatissima. Nelle primissime fasi ci provano un po’ tutti, ma il tentativo buono tarda a crearsi. Non mancano purtroppo nemmeno alcune cadute nella prima, velocissima, ora di gara: risultano coinvolti, tra gli altri, anche il giovane capitano della Ineos Grenadiers e quarto in classifica generale Carlos Rodríguez, che riparte con diverse abrasioni; mentre la maglia a pois Jay Vine (Alpecin-Deceuninck) è costretto ad abbandonare la corsa in lacrime. Dopo quasi 50 km tuttavia qualcosa sembra cambiare: un foltissimo gruppo di attaccanti riesce a prendere il largo con la forza, ed in seguito a vari rientri da dietro i fuggitivi di giornata risultano essere ben 42. Un terzo dei corridori rimasti in gara. Tra di loro troviamo nomi e volti ben noti, ne elenchiamo qui solo alcuni: troviamo Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), Sam Oomen (Jumbo-Visma), Nans Peters (AG2R Citroën), Edoardo Zambanini e Gino Mäder (Bahrain-Victorious), Sergio Higuita e Matteo Fabbro (Bora-Hansgrohe), Davide Villella (Cofidis), Hugh Carthy e Mark Padun (EF Education-EasyPost), Thibaut Pinot e Rudy Molard (Groupama-FDJ), Richard Carapaz e Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers), Fausto Masnada (Quick-Step AlphaVynil), Carlos Verona (Movistar), Alessandro De Marchi (Israel-PremierTech), Dario Cataldo (Trek-Segafredo), Marc Soler (UAE) ed Élie Gesbert (Arkéa Samsic).
Com’è evidente dall’elencazione di alcuni dei protagonisti di giornata, qualità ed esperienza sono presenti in abbondanza nel gruppone di testa, ma la maglia rossa Remco Evenepoel e la sua Quick-Step AlphaVynil possono stare tranquilli: tra i 42 il più vicino in classifica generale è Carapaz, sedicesimo a 26’. Come prevedibile, una volta accettata dal gruppo la composizione della fuga, il vantaggio della testa della corsa lievita immediatamente, arrivando a raggiungere e superare ben presto gli 8’. La situazione di corsa subisce però un primo sussulto prima di cominciare la salita dell’Alto de la Desesperá, quando la UAE decide di provare un imprevedibile attacco con Brandon McNulty e soprattutto João Almeida, desideroso di recuperare posizioni in classifica. Il plotone si trova quindi costretto ad aumentare l’andatura per tenere sotto controllo il portoghese, e la prima conseguenza di questa brusca accelerazione è la diminuzione del vantaggio dei fuggitivi a 6’ ad 80 km dalla conclusione. Almeida continua così la propria azione grazie all’aiuto del connazionale ed ex membro della fuga Ivo Oliveira, mentre dietro arriva l’Astana Qazaqstan di Miguel Ángel López per tenersi ad un ritardo di circa 1’ da Almeida. Sembra intanto venir meno la collaborazione tra i battistrada, con diversi corridori che provano ad evadere, mentre il gruppo si avvicina pericolosamente.
Ci prova in solitaria Clément Russo (Arkéa Samsic), che riesce a resistere al comando sino a 60 km dal traguardo quando, finalmente, EF Education-EasyPost e Jumbo-Visma fanno valere la propria superiorità numerica per mettere un po’ di ordine, ma ai piedi della salita del Puerto del Piornal la situazione è aperta a più scenari: i 40 al comando hanno 3’20” di vantaggio su Almeida e Oliveira, mentre il gruppo insegue a 4’. Davanti ci prova ora Hugh Carthy, seguito poco dopo da Thibaut Pinot e Sergio Higuita, seguiti a poca distanza da Robert Gesink (Jumbo-Visma) ed Élie Gesbert, mentre tra gli inseguitori prosegue una melina controproducente, da cui vuole uscire con la forza un brillante Richard Carapaz. La salita, come prevedibile, è pedalabile ed affrontata ad alte velocità, con un generoso Carapaz che riesce nel ricongiungimento in testa alla corsa, ora composta da 6 uomini. Prosegue intanto l’azione di Almeida, che ora ha con sé il compagno di squadra Marc Soler e raggiunge presto i disorganizzati inseguitori che ora perdono 2’40”, mentre Vincenzo Nibali attende il gruppo maglia rossa e si mette a disposizione del proprio capitano López nell’impegnativa discesa. Si arriva così ai piedi della salita finale con Carapaz, Gesbert, Carthy, Gesink, Pinot ed Higuita che guidano la corsa con un vantaggio sul gruppetto Almeida ridotto a soli 1’20”, mentre il lavoro di Nibali nel gruppo dei big dà i suoi frutti: ora inseguono a 2’.
Eccoci finalmente sull’ascesa finale verso Piornal, con Gesbert e poi Gesink che rompono subito gli indugi in testa alla corsa, e mentre dietro Almeida imposta il proprio classico ritmo regolare, ancor più dietro Enric Mas (Movistar) tenta un primo, timido, attacco. Tuttavia è proprio Remco Evenepoel a provarci in prima persona ai -7, ed i giochi per la vittoria di tappa sono completamente riaperti. Conclusa questa prima tranche di scatti, le uniche vittime illustri sembrano essere Juan Ayuso (UAE), Miguel Ángel López e l’ammaccato Carlos Rodríguez, mentre i superstiti della fuga vengono tutti ripresi dal ridotto gruppetto dei migliori. Resta solo al comando Gesink, inseguito dai soli Pinot e Carapaz, ma i big, di nuovo tutti insieme, sono in veloce avvicinamento. I chilometri finali passano velocemente, e le pendenze relativamente dolci vengono superate con rapporti lunghi, ma le marcature troppo strette tra i big alimentano le speranze di un eccezionale Robert Gesink, che deve riuscire a gestire 20” nell’ultimo chilometro. C’è ancora tempo comunque per una brutale accelerazione di Mas, che stacca tutti tranne Evenepoel, riportandosi su uno stremato Gesink negli ultimi 400 metri. Il finale non ha storia: Evenepoel lancia la volata in salita sorprendendo Mas, che non può chiaramente eguagliare l’esplosività del belga nello sprint finale, e Remco vince in maglia rossa.
Secondo classificato Mas con qualche metro di ritardo cronometrato in 2”, terzo Gesink. Quarta posizione poi per Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) a 13”, regolando in volata un gruppetto con numerosi uomini di classifica. Quinto Thymen Arensman (DSM), sesto Thibaut Pinot, settimo Ben O’Connor (AG2R Citroën), poi Juan Ayuso, Miguel Ángel López ed infine decimo un combattivo João Almeida. In classifica generale l’ennesima dimostrazione di forza di Evenepoel gli vale un primato rafforzato: ora Mas è secondo a 2’07”, Ayuso terzo e fuori dai giochi a 5’14”. Sale al quarto posto López a 5’56”, scavalcando Rodríguez, ora quinto a 6’49”, a cui vanno comunque i complimenti per aver terminato la tappa limitando i danni. Non riesce a schiodarsi dal sesto posto Almeida, con il suo attacco da lontanissimo che non toglie nulla al suo ritardo di 7’14”, seguito da Arensman a 8’09”. Ottava posizione poi per O’Connor a 9’34”, nono Rigoberto Urán (EF) a 9’56” e decimo Hindley a 12’03”.
Tappa di difficile interpretazione quella in programma domani, la diciannovesima di questa Vuelta a España. Partenza ed arrivo sono fissate nella stessa località: la città di Talavera la Reina non troppo distante da Madrid. Il percorso è in realtà la ripetizione per due sole volte di un grande circuito, per un totale di 138 km. Vero spartiacque della tappa sarà la salita, da ripetere due volte, del Puerto del Piélago (9.3 km al 5.6%), ma molto più lunga se si conta anche il falsopiano che la precede. Tuttavia, vista la collocazione della doppia scalata ben lontano dal traguardo, sembra quasi impossibile pensare che ci possano essere movimenti in classifica generale, ma più probabilmente sarà ancora terreno fertile per una fuga numerosa, prima della resa dei conti nella giornata di sabato e della passerella finale a Madrid.