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Nicolas Debeaumarché, dall'angoscia alla rinascita
Le toccanti parole del 27enne della Cofidis: «Prima dell'operazione alla schiena, i medici mi hanno detto che avevo il 50% di possibilità di morire»
La normalità: uno stato del corpo e della mente così ordinario da non comprendere il valore e l'importanza. Quella stessa normalità inseguita per oltre 6 mesi dal 24enne francese Nicolas Debeaumarché, da pochi giorni tornato in bicicletta dopo il gravissimo incidente all'ultimo Giro di Polonia, nel quale ha subito la frattura di tre vertebre. La sua Cofidis gli ha dedicato un breve video - visibile su YouTube - per raccontare il percorso di rinascita del 27enne borgognone.
Nicolas Debeaumarché a cuore aperto: «Ho rischiato di morire»
«Ho disputato molte belle gare nella passata stagione, in testa le classiche monumento, quelle che sognavo di correre da bambino», esordisce Debeaumarché. Poi, il racconto dell'episodio che avrebbe potuto costargli molto più della fine anticipata della carriera: «Ero in fuga con altri dieci corridori e tutto stava andando per il verso giusto. A un certo punto, alcuni di noi hanno sbagliato una curva in discesa. Io ero concentratissimo, ma ho avuto la sfortuna di finire contro un muro in fondo alla curva. Sono finito nel fosso dirimpetto alla strada e ho urtato il muretto con la schiena. In quel momento, ho subito capito che l'incidente era serio: sentivo di avere qualcosa di rotto. Nel contempo, ho avvertito dolore anche nella parte anteriore del corpo, perché mi ero fratturato anche lo sterno».

Il corridore francese racconta poi la corsa in ospedale e il lungo periodo di degenza: «Sono stato ricoverato in Polonia, ma lo staff medico ha voluto che fossi operato d'urgenza in Francia. Ho subìto un intervento chirurgico alla quarta vertebra del torace che è servito a ricongiungere le ossa. Prima di finire sotto i ferri, i medici mi hanno detto che dovevo ritenermi fortunato a essere ancora qui, ma hanno aggiunto che - laddove tutto fosse andato per il meglio - avrei avuto il 90% di possibilità di restare tetraplegico e una possibilità su due di morire. Dunque, mi restava soltanto quella piccola speranza di uscirne indenne e l'ho interpretata come un segno del destino». Ed è stato proprio in quel momento che Debeaumarché ha ricevuto il sostegno incondizionato della squadra diretta da Cédric Vasseur: «Durante la convalescenza, mi sono accorto che il mio corpo non era più quello di uno sportivo ad alto livello: ero dimagrito tantissimo e avevo perso massa muscolare. Sapevo che sarebbe servito tempo per recuperare il mio stato di forma e, da questo punto di vista, la Cofidis mi ha dato tutto il tempo necessario per completare la riabilitazione. Poco a poco, ho ricominciato a sentirmi un professionista, al punto che a dicembre sono stato ufficialmente reintegrato nel gruppo-squadra, benché nessuno di noi sapesse davvero se sarei stato in grado di sostenere un allenamento all'aperto. Tuttavia, lo staff mi ha detto di andare avanti così come i miei compagni di squadra, che si sono comportati da veri amici».
Il sogno di tornare a correre
Quattro mesi dopo il terribile incidente nella tappa di Duszniki-Zdrój, Debeaumarché è salito di nuovo in bicicletta. «È stato incredibile, anche perché era passato tantissimo tempo dall'ultima volta», ammette l'ex atleta della St. Michel. «Ho provato mille emozioni tutte insieme: mentre pedalavo, piangevo di gioia perché avevo ricominciato a sentire il vento in faccia. Al tempo stesso, ero un po' preoccupato per il mio mal di schiena e i dolori cervicali». Il ritorno alle corse? Per il momento, il ragazzo della Borgogna non ci pensa ancora («Dovrò rispettare alcune prescrizioni in modo che non ci siano rischi per la mia salute»), ma la speranza è di poter ricominciare a correre: «Mi piace seguire le gare in tv, specialmente quando vince la Cofidis (sorride, ndr). In ogni caso, mi manca tutto ciò che ruota intorno a una corsa di ciclismo: l'atmosfera che ci accompagna sulle strade, il pubblico, gli spostamenti in autobus. Soprattutto, mi manca il momento in cui si indossa la maglia. Anche per questo, mi auguro di rientrare al più presto». L'eccezionale normalità di un giovane uomo che sogna di rinascere. Inseguendo la passione della vita. Bonne chance, Nicholas.