Da Sagan a Ewan, chi ha perso questa Sanremo
L'impresa di Nibali oscura tutto il resto, ma i rivali non sono stati scevri da errori ed interpretazioni sbagliate. Ecco quali
Si farà un gran parlare di Vincenzo Nibali e della sua impresa della Milano-Sanremo nei prossimi giorni, mesi e anni, per fortuna. Si parlerà molto meno di chi a quella Sanremo c'era, e che magari avrebbe potuto anche vincerla, se avesse interpretato la corsa in modo diverso: di errori evidenti già in corsa non si può parlare, quanto di situazioni di gara che con i "coloro che hanno deluso, coloro che sono arrivati senza fiato nel finale, dimostrando ancora una volta che la Sanremo è una corsa aperta a tutti, ma non è una corsa per tutti. Ecco una rapida carrellata degli "sconfitti" della Milano-Sanremo 2018.
Ewan e Trentin: se la Mitchelton avesse corso compatta...
Colui che a fine giornata avrà più da recriminare sarà senza dubbio Caleb Ewan. Vista la strepitosa, enorme volata fatta dall'australiano sul traguardo di Via Roma, si può dire che l'eccezionalità del numero di Nibali l'ha privato della vittoria di una monumento, un'occasione che non tanto facilmente avrà di nuovo in carriera nonostante sia ancora giovane, e la freschezza con la quale è arrivato allo sprint non sorprende chi lo segue sin dalle categorie giovanili. Ma siamo tanto sicuri che il numero di Nibali fosse così inevitabile? Perché a ben vedere, un altro Mitchelton-Scott aveva una gran gamba, e corrisponde al nome di Matteo Trentin. Il quale si è buttato giù a tutta dal Poggio, allungando per poi venire essere ripreso dal gruppo nei 2 km finali. E se il trentino avesse investito tutte le sue energie per aiutare direttamente il compagno, l'esito non poteva essere diverso? Come da premessa, si tratta pur sempre di una considerazione facile da fare dopo l'arrivo, e non sarebbe neanche giusto classificare l'azione di Trentin come un errore tattico, l'aggancio a Nibali a un certo punto non è sembrato neanche troppo improbabile. Un errore di valutazione delle forze in campo già suonerebbe meglio come conclusione.
Kwiatkowski, Sagan, Van Avermaet tutti troppo pavidi
La condotta di gara della precedente edizione ha lasciato scorie nella testa dei suoi protagonisti, specialmente di Peter Sagan, autore l'anno scorso di un numero abbastanza paragonabile a quello di Nibali, ma con la presenza di Kwiatkowski e Alaphilippe che approfittando della sua volontà, sono arrivati a giocarsi la Sanremo, col polacco vincente. Indubbiamente più guardingo l'atteggiamento odierno dello slovacco, il quale non ha creduto al tentativo di Nibali, né comunque è sembrato in grado di svolgere una volata vincente. Un passo indietro rispetto alla passata edizione, e viene da chiedersi quale altre condizioni Sagan dovrà mai trovare perché sia la sua volta buona. Fermo Sagan, anche Greg Van Avermaet, che di solito fa la corsa su di lui, e Michal Kwiatkowski, che aveva mosso i suoi compagni per tenere alta l'andatura sulla Cipressa, non hanno provato alcunché: la loro corsa dopo il Poggio era già finita. Anche Gianni Moscon, seppur fosse presente nel gruppo buono nel finale, non si è mai visto. Ci sono poi quelli a cui la pioggia ha bagnato le polveri, come Diego Ulissi, Philippe Gilbert ed Oliver Naesen, arrivati notevolmente staccati.
Viviani e Kittel: quelli che la Sanremo, forse, non la vinceranno mai
Alla Flamme Rouge sfreccia davanti al gruppo, composto ormai da 30 corridori, un terzetto tutto firmato Quick Step: sono Alaphilippe, Richeze ed Elia Viviani. L'argentino è pronto, comunque vada, a tirare la volata al veronese. Ma quando si sposta, ai 300 metri dalla fine, Viviani è totalmente piantato: tra Poggio e preparazione della volata aveva dato fondo a tutte le energie. Arriverà addirittura 19esimo; non un bel segnale, considerando che Viviani sembrava avere tutte le carte in regola per primeggiare e che Gaviria non mancherà ancora in altre occasioni. E parlando di delusioni, che dire di Marcel Kittel? Per lui un ottimo risultato poteva già essere col gruppo sul Poggio, e invece ha dato segnali di cedimento già su Capo Berta, staccandosi poi definitivamente sulla Cipressa. Era la sua prima partecipazione, e probabilmente sarà l'ultima, o l'ultima con ambizioni di risultato.