Lo scalatore abruzzese Giulio Ciccone (© Lidl-Trek)
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Giulio Ciccone nel dopotappa del Tour: «La mia condizione crescerà ancora»

Pogacar: «Non ci interessavano soltanto gli abbuoni». Vingegaard: «C'è ancora la possibilità di fare la differenza»

13.07.2024 20:34

Una prova di forza per riscattare la delusione di mercoledì e mettere in riga gli avversari per la maglia gialla di Nizza: Tadej Pogacar vince di forza a Pla d'Adet, ridimensionando le velleità di Jonas Vingegaard, che non ha avuto la forza di seguire il campione sloveno. La prima tappa pirenaica ha altresì rafforzato le ambizioni di Giulio Ciccone nella corsa alla top 5 del Tour 2024. Ascoltiamo le voci dei protagonisti subito dopo il traguardo:

Pogacar: «Non volevo sprintare soltanto per gli abbuoni»

«Siamo partiti con l'intenzione di vincere anche la tappa, ma non volevamo fare soltanto lo sprint per gli abbuoni», esordisce il 26enne di Komenda nell'abituale intervista a diffusione planetaria. «Dopo l'attacco di Yates, mi sono reso conto che - se lo avessi raggiunto - avrebbe potuto aiutarmi a mantenere un buon vantaggio sugli altri. In ogni caso, devo ringraziare tutti i miei compagni di squadra, che hanno svolto un lavoro eccezionale fin dai primi chilometri. Vincere un'altra tappa al Tour (la 13ª sulle strade dell'esagono, ndr) è qualcosa che mai avrei immaginato da ragazzino: seguivo le tappe in televisione e, quando vedevo Mark Cavendish vincere tutte quelle volate, pensavo che provenisse da un altro pianeta e che fosse irraggiungibile. Tuttavia, ho capito che - se insegui i tuoi sogni - li puoi realizzare. Il record di vittorie? No, ho citato Cavendish perché mi faceva piacere vederlo vincere e lo considero un esempio. Nei prossimi giorni, vorrei mantenere questo stato di forma e rafforzare il primato in classifica». Dal capitano della UAE al suo braccio destro, Adam Yates, intervistato da Eurosport: « I nostri piani dipendono sempre dalle condizioni di Tadej. Con lui, però, non puoi mai sapere che cosa succederà. Poco prima di andare all'attacco, mi sono avvicinato a lui per chiedergli quali fossero le sue sensazioni. A quel punto, non ho esitato ad attaccare e, una volta raggiunto da Pogacar, ho cercato di aiutarlo finché ho potuto. La strategia che abbiamo perseguito quest'oggi era molto simile a quella che avete visto nella tappa sul Massiccio Centrale, solo che siamo riusciti a guadagnare molto di più sugli avversari. Domani ci aspetta un'altra giornata impegnativa».

Tadej Pogacar, prova di forza a Pla d'Adet © Tour de France
Tadej Pogacar, prova di forza a Pla d'Adet © Tour de France

Vingegaard non è ancora rassegnato, Evenepoel pensa già al 3° posto

Pur riconoscendo la superiorità della maglia gialla, Jonas Vingegaard non è ancora rassegnato alla resa: «Sono un po' dispiaciuto», ammette il 27enne danese, «perché ho disputato una buona prova. Tuttavia, Pogacar ha fatto decisamente meglio, distanziandomi di 40". Congratulazioni a lui, perché ha meritato di vincere. Posso dire di aver fatto del mio meglio: lo testimoniano anche i valori espressi in watt. Pertanto, non posso dirmi amareggiato. Io credo ancora nelle mie possibilità e tutta la squadra ci crede. Ci sono ancora molte tappe impegnative in cui poter fare la differenza». Più realista, invece, Remco Evenepoel: «Ho accusato un ritardo di circa 1' da Tadej e di 30" da Jonas. Nonostante tutto, posso ritenermi soddisfatto, se non altro perché ho guadagnato ancora sui miei rivali. Al tempo stesso, ammetto di non avere la stessa esperienza di Pogacar e Vingegaard in montagna e di essere un po' meno forte di loro. Dunque, non mi resta che provare a seguire entrambi e - a dirla tutta - oggi ho cercato di tenere il passo del danese. Quando ci sono stati gli scatti, però, mi trovavo un po' dietro a Jorgenson e Landa. Se solo fossi stato un po' più svelto a portarmi alla ruota di Jonas, avrei potuto cercare di seguirlo fino in cima alla salita. Il terzo posto? Penso che non ci siano dubbi al riguardo: ho un vantaggio di quasi 4' sul quarto in classifica (Joao Almeida, ndr). Ad ogni modo, voglio restare con i piedi per terra e continuare a dare il meglio di me».

Ciccone: «La condizione continua a crescere»

Da un'edizione all'altra della Grande Boucle, Giulio Ciccone è il solo motivo d'orgoglio per il movimento italiano: «Così come accaduto nelle tappe precedenti, ho cercato di gestire le mie forze nel migliore dei modi, tant'è vero che sono riuscito ad allungare nel finale. Purtroppo, i miei inseguitori hanno potuto sfruttare un tratto di discesa per raggiungermi. In ogni caso, la condizione sta crescendo giorno dopo giorno e, in vista delle prossime tappe, le sensazioni sono decisamente buone. L'arrivo di Plateau de Beille? In giornate come questa, non si può correre al risparmio: per forza di cose, è necessario andare a tutta. I prossimi giorni saranno duri per tutti».

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Carmine Marino
Nato a Battipaglia (Salerno) nel 1986, ha collaborato con giornali, tv e siti web della Campania e della Basilicata. Caporedattore del quotidiano online SalernoSport24, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania dal 4 dicembre 20