Remco Evenepoel mostra i due ori durante la premiazione della prova in linea di Parigi 2024 © Getty Images
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Remco Evenepoel: minkia che bimbo!

Dopo la conquista del secondo oro alle Olimpiadi, Remco si inserisce nella grande estate di ciclismo che in terra di Francia ha visto trionfare prima Tadej Pogačar al Tour e poi il belga in entrambe le prove olimpiche

06.08.2024 11:38

E così arrivò anche la seconda medaglia d’oro. Dopo la vittoria nella cronometro di sabato scorso, Remco Evenepoel ha messo il marchio, il suo marchio, anche sulla prova in linea, completando una doppietta storica e difficilmente ripetibile.

È cresciuto il “bimbo” come viene affettuosamente chiamato da molti addetti ai lavori. Un po’ meno affettuosamente viene invece rinomato “bimbominkia” da una legione di haters, che non perdono occasione di scagliarsi contro il giovane fenomeno belga con sfottò e gna gna gna di ogni genere e per ogni motivo.

Chissà cosa avrà fatto di male il povero Remco per meritarsi tutte queste contumelie, forse gli viene rimproverato il fatto di essere troppo diretto, di dire sempre quello che pensa, di essere uno dei pochi atleti in grado di andare più in là del canonico (e classico) sono contento di essere arrivato uno!

Certo, il carattere fumantino non manca, ma non sembra proprio giustificare i tanti, troppi epiteti che gli vengono spesso, troppo spesso, rivolti.

“Arrogante” “spocchioso” “viziato” “antipatico” “pagliaccio” sono alcuni degli aggettivi che si leggono un po’ ovunque, riferiti a questo ragazzo che, invece e a detta di chi lo conosce davvero, è piuttosto il contrario. Come ha dimostrato il suo approccio al Tour de France, mostrando sempre molta umiltà e grandi sorrisi per la sua prestazione, anche nel rimanere alle spalle di Pogačar e Vingegaard, di cui ha sempre ammesso la superiorità. Lo abbiamo visto felice anche su podi meno nobili, alla Parigi – Nizza, per esempio, o anche al Giro di Svizzera dell’anno scorso, dove magari poteva salire anche gradini più alti.

Eppure…

Eppure c’è sempre qualcosa che fa scatenare l’ira degli haters, che poi, magari, là in mezzo c’è chi fa fatica ad allacciarsi le scarpe, o se prepara un caffè rischia di far saltare in aria la casa. Ma che vuoi… il bimbominkia è lui, un ragazzo di 24 anni che va in bici, che su quella bici ha rischiato di morire, quattro anni fa, che su quella bici è risalito, che ha perduto quasi due anni di una carriera che era partita nel modo più sfolgorante che si possa mai immaginare, che ha ricominciato a vincere e a metter su un palmarès impressionante.

Fino ad arrivare a questa estate 2024, dove prima ha messo in carniere un terzo posto al Tour de France e parliamo di un Tour de France sotto il segno di Sua Maestà Pogačar e poi sono arrivate le Olimpiadi.

Vittoria alla cronometro e bis l'altro ieri, nella difficile prova su strada.

Vingegaard ©LeTourdeFrance
Evenepoel sul terzo gradino del Tour del France 2024 a fianco di Pogačar e Vingegaard ©LeTourdeFrance

 

Eh, ne ha fatta di strada il bimbo, eccome.

Lo abbiamo visto partire, dall’alto, ieri, con una fucilata che ricordava quella estatica di Beppe Saronni nel mondiale di Goodwood ’82. Ma quella era, appunto, una fucilata, secca, a 300 metri dal traguardo. Stavolta eravamo a più di 30 chilometri, per cui, più che una fucilata si è trattato di una cannonata a lunga gittata. Una Grande Berta puntata verso Parigi che ha sparato una palla di cannone belga.

Evenepoel esulta sul traguardo della prova in linea maschile delle Olimpiadi di Parigi 2024 ©Zac Williams
Evenepoel esulta sul traguardo della prova in linea maschile delle Olimpiadi di Parigi 2024 ©Zac Williams

Un belga conquista Parigi

Belga come Tin Tin, belga come Hercule Poirot, belga come Jacques Brel, i belgi che hanno affascinato e conquistato la Francia e il mondo intero. Belga come un altro belga che pedalava e di cui non stiamo nemmeno a fare il nome, ma pure lui si è dichiarato ammirato dall’impresa del piccolo connazionale, tessendone lodi e futuro radioso. E a proposito di Brel, le note delle sue canzoni sembrava facessero da colonna sonora alla cavalcata di Remco verso il traguardo. La valse à mille temps, les flamandes… parevano accompagnare la pedalata sinuosa e potente di Remco e ancora sembrava di sentire un’altra canzone di Brel: Ne me quitte pas, ovvero “non mi lasciare” nelle smorfie di Valentin Madouas mentre cercava di rimanere attaccato alla ruota del belga.

©tintinparodie via IG
©tintinparodie via IG

Peraltro proprio lo stesso Madouas, splendido e inatteso secondo al traguardo, ha dichiarato di aver cercato di resistere più a lungo possibile alla sua ruota perché lo avrebbe potuto portare a una medaglia.

In pratica, volendo metterla in battuta, Remco ha vinto anche l’argento, di sponda.

Nobili, regali e rivoluzionari

Insomma, ne ha fatta di strada, il piccolo belga, in questa estate francese che ha visto il trionfo di due re: come nel romanzo di Dumas, due gemelli a contendersi il trono di Francia. Speriamo solo che nessuno abbia l’idea di mettere una maschera di ferro all’altro, ma… questi due fenomeni, Tadej e Remco, sanno essere, sì, nobili e regali, ma anche rivoluzionari. Dei perfetti Robespierre, capaci di sovvertire l’ancien règime, con il loro modo di correre spigliato, spesso garibaldino, senza troppi tatticismi o attendismi, capaci sempre di regalare spettacolo e di ricordarci che l’epica del ciclismo, il motivo per cui si vedono scene magnificamente surreali come quelle degli ultimi chilometri di corsa, di quel bagno di folla per tutta la capitale francese… sta proprio in ciò che loro rappresentano e nel modo in cui interpretano questo meraviglioso sport.

Con buona pace di noi, bimbiminkia di ogni età.

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