Matxín a ruota libera: "Con Ayuso il feeling è ottimo, valuteremo il futuro di Torres"
Il manager della UAE Emirates fa un bilancio di una prima settimana di Vuelta molto difficile e parla del futuro dei due grandi talenti spagnoli
La Vuelta a España si sta rivelando più complicata del previsto per il UAE Team Emirates, che ha conquistato la prima maglia rossa con Brandon McNulty ed è tornata in classifica con la vittoria di Adam Yates a Granada, ma ha già perso il suo leader João Almeida e ora si trova a fare i conti anche con i problemi di salute di Isaac Del Toro, positivo al COVID come il portoghese ma ancora in grado di proseguire la corsa. Ha fatto il punto della situazione durante il giorno di riposo Joxean Fernández, per tutti Matxín, Sport Manager della squadra degli Emirati, in una lunga intervista concessa a Daniel Arribas di Relevo. Oltre alla Vuelta, il manager basco è tornato anche sulla questione molto chiacchierata di Juan Ayuso, su alcune questioni di mercato e su quello che si è visto al Tour de l'Avenir.
“Prima settimana difficile, non lasciamo perdere la generale”
Il bilancio della prima settimana di Vuelta non può sicuramente essere positivo, date le premesse della vigilia. “La prima settimana è stata molto difficile, arrivavamo con due leader e corridori importanti come alternative. Avevamo iniziato molto bene vincendo la crono con Brandon, ma poi ci sono stati alti e bassi difficili da prevedere e da controllare. Nella prima tappa di montagna con arrivo a Villuercas abbiamo corso con 43 gradi, e sì, il caldo c'è per tutti, ma colpisce alcuni più di altri, e a noi ha presentato il conto con Yates, che era in un ottimo stato di forma e ha perso molto tempo. Dopodiché anche McNulty ha avuto una brutta giornata, dove ha perso più tempo di quanto pensassimo ed è andato anche vicino al ritiro, e con questo abbiamo perso un'arma che per noi era molto importante, perché nessuno lo considerava per la generale e volevamo usare tatticamente sia lui che Del Toro, ma da quel momento è stato impossibile.”
Il ritiro di Almeida ha stravolto ulteriormente i piani, ma non c'erano le condizioni per continuare. “A João abbiamo fatto un test molecolare e abbiamo visto che aveva un indice di carica virale importante, al limite del pericoloso per la salute, e tra il livello di infezione e i sintomi di affaticamento che mostrava, abbiamo deciso di mandarlo a casa.” La corsa cambia completamente per tutta la squadra, ma secondo Matxín c'è ancora tempo e spazio per ottenere qualcosa di importante: “Sarà difficile, Adam è risalito in classifica generale e adesso non è più così tanto una sorpresa per i rivali, ma la corsa è ancora lunga. Vogliamo essere protagonisti, cercheremo vittorie di tappa, ma anche migliorare la situazione di Adam ed essere aggressivi come siamo sempre stati, non ci accontenteremo del settimo posto”, spiega.
“Quando hai 21 anni e sei Ayuso, è normale voler essere leader”
Inevitabilmente, Matxín è stato nuovamente incalzato sulla questione Juan Ayuso. Dopo il ritiro anticipato dal Tour de France per COVID e le polemiche sullo scarso impegno dello spagnolo nell'aiutare Tadej Pogačar, non è arrivata nemmeno la convocazione per la Vuelta, che, ricordiamo, non era nei suoi programmi di inizio stagione, come ribadito dal suo manager e connazionale, che ha cercato di spegnere le discussioni. “Non credo ci sia un clima strano in squadra intorno a Juan, ma quando si dà peso a tutto quello che si ascolta in giro… Sono commenti, e devono essere visti come quello che sono, commenti. È come se ti dicessi che mi piace di più l'acqua frizzante dell'acqua naturale, sono opinioni, niente di più.”
Le dichiarazioni di Adam Yates dopo la tappa del Galibier e quelle di Nils Politt in un podcast dopo il Tour fanno pensare che qualcosa sia successo, ma per Matxín “Sono circostanze del momento. Quando hai un corridore come Tadej e vuoi vincere il Tour con un leader così, devi avere la migliore squadra possibile intorno a lui, e per avere la migliore squadra possibile devi avere i migliori corridori del mondo, che in certi casi possono lavorare per il capitano e puntare al podio nello stesso momento, e gestire l'ego dei corridori non è facile. Quando hai 21 anni, come è il caso di Juan Ayuso, vorresti avere un ruolo migliore, possibilmente da capitano, ma ovviamente devi accettare che Pogačar è il migliore del mondo e ti adatti a questo."
I due si sono incontrati in questi giorni, e i rapporti a suo dire sono sempre ottimi. “Con Juan ho un'amicizia personale e professionale, sa che lo apprezzo e lo rispetto molto, e sa anche che, anche se si è ritirato dal Tour per una circostanza eccezionale, ha 21 anni e portarlo alla Vuelta, al secondo Grande Giro, non era la migliore delle idee. Per questo era la prima riserva, per questo e per rispetto anche ai compagni che stavano già lavorando per essere qui. Alla fine, mi ha chiamato dopo le Olimpiadi e mi ha detto che non era pronto neanche a essere la prima riserva, non mi sento bene. Non abbiamo paura che possa andarsene, ha contratto fino al 2028 e c'è un buon feeling, molto, molto, molto buono. Lo dico sul serio.”
Matxín, il rinnovo e il futuro di Pablo Torres
Se il contratto di Ayuso è ancora molto lungo, quello di Matxín è in scadenza a fine stagione, ma ha confermato che le negoziazioni sono a buon punto e il prolungamento è quasi sicuro. Ancora da decifrare invece il futuro di Pablo Torres, l'altro super talento spagnolo di casa UAE che ha strabilitato tutti al Tour de l'Avenir, vincendo due tappe e sfiorando il ribaltone in classifica sul Colle delle Finestre. “Inizialmente l'idea, quella di cui abbiamo parlato con lui, era che continuasse nella squadra Continental per formarsi. Ovviamente con il Tour de l'Avenir ha fatto passi da gigante nella sua carriera, e la cosa più logica è analizzare tutto quando finirà la Vuelta.”
Parlando di giovani del UAE Team Emirates Gen Z, difficilmente arriverà subito al World Tour lo sloveno Gal Glivar."Gal è un bravissimo ragazzo, è arrivato alla squadra under 20 pur avendo 21 anni, perché non aveva altri progetti in quel momento. Abbiamo rotto questa regola interna per lui e ha fatto ampiamente il suo, è stato molto generoso. Adesso, a 22 anni, pensiamo che abbia bisogno di un passo intermedio, perché con noi, anche con un calendario alternativo, non gli posso promettere spazio avendo Christen, Morgado, Del Toro e gli altri. Credo che sarebbe buono per lui un accordo con una squadra stile Caja Rural, e dopo uno o due anni in una squadra Professional tornare con noi. Lo stesso che volevamo fare con Del Toro, ma Isaac poi ha vinto l'Avenir e credevamo che fosse già il momento di fare il salto."
A precisa domanda, Matxín ha dato il suo parere su altri quattro giovani talenti che si sono messi in evidenza quest'anno, tra Tour de l'Avenir e categoria junior. “Albert Philipsen è uno dei pochi corridori che mi ha rifiutato. Voleva alternare varie discipline, ciclocross e mountain bike, e forse noi non siamo la squadra perfetta per farlo. Joe Blackmore mi ha sorpreso per la sua polivalenza, è quel tipo di corridore che senza essere il migliore in niente è molto forte in tutto. Jarno Widar è esplosività e convinzione in tutto quello che fa e in come lo fa, anche quando si sbaglia. Mi piace il coraggio che ha per dire ‘questa è la mia decisione, e se va male mi assumo la responsabilità’. Sono questi i corridori che trionfano. Paul Seixas è un talento puro, ha numeri spettacolari, ha coraggio e sa di essere forte, ha le idee chiare. Sembra che rinnoverà con la Decathlon AG2R, e mi sbilancio: tutto troppo francese! Doveva andarsene dalla Francia, non credo che un corridore così giovane debba vivere così presto la pressione che mettono lì ai corridori francesi. Non vedo il futuro, ma so che succederà ed è un peccato.”