Alexander Kristoff fa 97 nella terza tappa della Ruta del Sol 2025
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Kristoff e quel "contromano" alla Parigi-Roubaix che deve far riflettere

Come raccontato dallo stesso corridore della Uno-X, il norvegese avrebbe percorso un breve tratto in direzione opposta al senso di marcia. Il suo caso e quelli di Küng e Vacek pongono grossi interrogativi sul rispetto del concussion protocol dell'UCI

Come ogni Inferno che si rispetti, anche quello del Nord non ha risparmiato patimenti a chi ha deciso di farvi visita. Se, nelle ore successive alla vittoria di Mathieu van der Poel alla Parigi-Roubaix 2025, a far notizia sono stati in particolare il lancio di una borraccia in faccia al corridore olandese e la presenza di tifosi all'interno della sede stradale in occasione della caduta di Pogačar, una questione molto rilevante in termini di sicurezza ha trovato poco spazio sui media: quella delle cadute e delle commozioni cerebrali. In particolare, il caso di Alexander Kristoff invita a più di una riflessione.

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«Ho visto gli altri corridori andare in direzione opposta alla mia»

All'ultima Parigi-Roubaix (e classica monumento) della sua carriera, il 37enne corridore norvegese è stato costretto al ritiro, a causa di una caduta che, come lo stesso Kristoff ha raccontato in un'intervista pubblicata dalla Uno-X Mobility sul suo canale Instagram, lo ha letteralmente disorientato: «Sono caduto sbattendo il capo, ho subito avvertito un forte mal di testa - ha spiegato Kristoff - e ho pensato di avere una commozione cerebrale, ma sono risalito sulla bicicletta. L’ho fatto contromano. Non ero sicuro di quale fosse la direzione giusta ma, quando ho visto altri corridori e i mezzi della corsa andare nella direzione opposta alla mia, ho capito che dovevo invertire la marcia».

Un corridore contromano nel bel mezzo della Parigi-Roubaix. Un rischio enorme per se stesso e per gli altri partecipanti alla Regina delle Classiche, su cui è indubbiamente difficile intervenire, vista l'impossibilità di controllare ogni metro del percorso. Come si può applicare il concussion protocol dell'UCI in situazioni come queste? Farlo immediamente è complicato, se non impossibile in corse come la Parigi-Roubaix, ma intervenire subito dopo è non solo fattibile, ma pure doveroso. Cosa che, nel caso di Kristoff, non è avvenuta.

A spiegarlo, con estrema naturalezza, è lo stesso corridore norvegese: «Ho abbandonato la corsa abbastanza in fretta. Non avevo tanta forza nella gamba destra, visto che avevo subito un colpo anche al ginocchio. Sono andato avanti per un chilometro, ma ero già indietro e quindi ho deciso di ritirarmi alla prima feed zone». Secondo il racconto del norvegese, dunque, sarebbe stato lo stesso Kristoff a decidere di ritirarsi e solo perché dolorante al ginocchio e troppo indietro nella corsa. Direttori sportivi e commissari in corsa? Non pervenuti.

I casi di Stefan Küng e Mathias Vacek

Se di quanto occorso a Kristoff abbiamo saputo solo grazie al racconto del 37enne norvegese, non si può dire altrettanto di quanto capitato a Stefan Küng e a Mathias Vacek, arrivati entrambi sanguinanti al volto al velodromo di Roubaix, dopo due distinte cadute in cui entrambi hanno violentemente battuto il capo.

Per il corridore elvetico non si tratta di una prima volta: celebre la sua terribile caduta nei chilometri conclusivi della cronometro individuale degli Europei 2023, dopo la quale terminò la prova sanguinante al volto e al braccio. Una scena molto simile si è ripetuta domenica, con il portacolori della Groupama-FDJ arrivato al traguardo in 43esima posizione, con un'evidente ferita al naso. Difficile credere che le sue condizioni siano state valutate da qualcuno, in un qualsiasi modo.

Mathias Vacek è uno dei corridori coinvolti nelle cadute alla Parigi-Roubaix © Getty
Mathias Vacek è uno dei corridori coinvolti nelle cadute alla Parigi-Roubaix © Getty

Discorso simile per Vacek, 116esimo a 18'04" da Van der Poel anche a causa di una caduta che lo ha visto protagonista in uno degli ultimi settori di pavè della corsa. Evidenti, anche nel suo caso, le ferite al volto, in particolare alla cute periorbitale destra. Era davvero necessario concludere la corsa in queste condizioni? Ma soprattutto, le condizioni del corridore della Lidl-Trek sono state valutate da qualcuno? In che modo?

Il protocollo per le commozioni cerebrali, che l'Uci ha redatto in occasione dei Mondiali di Harrogate, è un documento estremamente importante per la tutela della salute dei corridori e per la sicurezza nelle corse, ma pare essere ignorato da tutte le parti in causa, a partire dai corridori, passando per le squadre e per finire con i commissari di giuria. Come al solito, per vederlo preso in considerazione seriamente, bisognerà attendere che accada qualcosa di grave in gara. Speriamo non succeda mai.

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Nonostante tutto, il ciclismo è la mia unica passione.