Quella carezza della Sierra
Arlenis vince la prima tappa del primo Tour de Romandie femminile, battute Liane Lippert e Demi Vollering. Soraya Paladin ed Elisa Longo Borghini appena giù dal podio di giornata
Era da maggio che Arlenis Sierra non trovava il sorriso al termine di una corsa, e dire che lo spunto veloce non le ha mai fatto difetto, permettendole di vincere tanto nei cinque anni passati tra Astana e A.R. Monex; il passaggio in Movistar quest'anno l'ha vista ottenere bei piazzamenti nelle classiche (su tutti il quarto posto al Fiandre e, pochi giorni fa, all'Emilia; ma era anche nel gruppo buono ai Mondiali, chiusi al sesto posto), e appunto a maggio, coi due successi (più la generale) alla Ruta del Sol e la conquista del titolo Panamericano su strada, pareva essersi sbloccata in vista di una stagione dei grandi giri che invece l'ha vista ampiamente (e sorprendentemente) deficitaria sul fronte dei risultati.
A quasi 5 mesi dall'ultima affermazione, oggi la 29enne cubana è tornata ad alzare le braccia sotto uno striscione d'arrivo, e l'ha fatto al termine dei 134.4 km molto vallonati che, da Losanna a Losanna, hanno costituito la prima tappa del Giro di Romandia femminile. E quando diciamo "prima tappa" intendiamo proprio prima in assoluto, dato che la corsa è all'esordio, ennesimo tassello di un Women's World Tour che assume sempre maggiore rilevanza e consistenza.
Brava Arlenis, e brava pure Katia Ragusa (Liv Racing), che a 92 km dal traguardo è partita in fuga e lì è rimasta, solitaria e con un vantaggio massimo che ha sfiorato i 3'30" sul gruppo, fino ai -63, quando è stata raggiunta da Elena Hartmann (Nazionale Svizzera), uscita 10 km prima e brava a chiudere rapidamente sull'italiana. Le due sono rimaste al comando della corsa fino ai -47, quando sulla salita di Vulliens sono state raggiunte prima da Elise Uijen (DSM), coinvolta sin dal mattino nella lotta per i punti Gpm, e poi dal resto del gruppo.
A quel punto mancavano 20 km di saliscendi prima della spianata finale, e in questo tratto la lotta tra le big della corsa è stata fiera e incessante, con attacchi in serie delle SD Worx in particolare (Ashleigh Moolman, Demi Vollering, Marlen Reusser, Anna Shackley, ovvero tutte e quattro le partenti del team olandese, ci hanno provato a ripetizione) ma non solo: attive pure Cecilie Uttrup Ludwig (FDJ-Suez), Georgia Williams (BikeExchange-Jayco), Mavi García (UAE ADQ), Floortje Mackaij (DSM) tra le altre.
Non entriamo nel dettaglio dei mille allunghi, perché si è trattato sempre di sparate di poche centinaia di metri: nessuna è riuscita a fare la differenza, del resto il percorso facilitava il recupero. E anche nel finale, quando dopo la picchiata verso le rive del Lago di Losanna c'era un lungo tratto in piano, i tentativi non sono mancati, anche da parte di Soraya Paladin (Canyon//SRAM Racing) o Francesca Barale (DSM), ma ugualmente il gruppo (ridotto a 25 unità) ha sempre avuto la meglio.
Si è arrivati quindi allo sprint con la DSM a far treno nei 1500 metri conclusivi per Liane Lippert, ma lo spunto della tedesca non è stato sufficiente a premiare il lavoro delle compagne, perché Arlenis Sierra (Movistar), uscita dal lato destro del gruppo ai 200 metri, è riuscita a sopravanzarla conquistando il successo abbastanza nettamente. Lippert, seconda, ha preceduto Vollering, Paladin, Elisa Longo Borghini (Trek-Segafredo), Elise Chabbey (Canyon), Yara Kastelijn (Plantur-Pura), Ludwig, Ellen van Dijk (Trek) ed Évita Muzic (FDJ); nel primo gruppo anche Marta Cavalli (FDJ), rientrata alle gare da pochi giorni (al Giro dell'Emilia) dopo il lungo stop figlio della caduta al Tour.
Domani la seconda e penultima tappa del Giro di Romandia 2022 sarà quasi certamente quella decisiva: i 104.5 km da Sion a Thyon prevedono una seconda metà di frazione davvero impegnativa, con le salite di Suen e del traguardo: 14 km al 7% la prima (Gpm ai -33), oltre 17 km al 6.6% (ma con gli ultimi 3.5 con pendenze superiori all'8) quella verso Thyon 2000. Si arriverà a quota 2089, un'altitudine che per il femminile è rarità. Ma lo sarà sempre meno, se la tendenza alla professionalizzazione della categoria continuerà: e dato quanto abbiamo visto quest'anno, non c'è ragione di pensare che non debba continuare.