Paul de Vivie © Le Progrées
Cicloturismo

Paul de Vivie, colui che ha inventato il cicloturismo

Nato in Francia a metà Ottocento, fu iniziatore sia dei viaggi in bicicletta che di una rivista dedicata, nonché innovatore nella costruzione delle bici

31.12.2024 16:01

Sperimentata l’ebbrezza dei viaggi in bicicletta, l’eclettico francese fondò anche una rivista che divenne la storia stessa del cicloturismo in Francia. E qui comparve per la prima volta il termine “cicloturismo”.

Paul de Vivie, gli inizi

Nato in Provenza nel 1853 e conosciuto con il nomignolo di “Velocio”, Paul de Vivie rappresenta la nascita del cicloturismo a tutto tondo: i viaggi in bici, il termine stesso che li descrive ed i relativi resoconti, quelli che oggi si trovano su blog e social dedicati. All’epoca esisteva un club denominato “Club des cyclistes stéphanois” che offriva ai soci la possibilità di escursioni in bici e ricalcava il modello élitario dei club inglesi. De Vivie, membro del club ma professionalmente lontano dal mondo ciclistico (lavorava nel commercio del tessile) si recò per lavoro in Inghilterra e qui scoprì più a fondo il mondo della bicicletta. Entusiasta, avviò in Francia l’importazione di bici inglesi e poi la fabbricazione di bici francesi, cercando anche innovazioni tecniche. Iniziati i tour in bicicletta in Inghilterra, de Vivie girò poi in lungo ed in largo la Francia: la valle del Rodano, la Provenza, le sponde del Mediterraneo, ma anche zone collinari e montane quali la regione dell’Auvergne, le Mont Ventoux e lo Stelvio.

paul de vivie
bici vintage ©pixabay

La rivista

Con lo pseudonimo di Velocio, Paul de Vivie narrò i propri viaggi sulla rivista da lui fondata: Le Cycliste, che uscì come periodico dal 1888 al 1973. Oltre a descrivere i viaggi, de Vivie esaltava tutti i benefìci dell’uso della bicicletta: la promozione della salute, la comunione con la natura, la possibilità per tutti di spostarsi con tale mezzo, l’occasione di conoscere a fondo territori e popoli. Come altre grandi figure del cicloturismo (termine da lui stesso utilizzato per la prima volta sulla rivista), aveva intuito ciò che sarebbe stato successivamente in qualche modo “istituzionalizzato”. Inoltre, sosteneva la necessità di sviluppo tecnico e commerciale della produzione di biciclette, e si spese per l’avvio di un cicloturismo femminile, che all’epoca era pressoché scandaloso. La rivista invitava altresì i lettori ad incontri e gite domenicali. 

L'eredità di Paul de Vivie

A fine Ottocento, de Vivie intuì la possibilità di consegnare pacchi commerciali spostandosi in bicicletta, dando così origine agli antenati degli attuali rider. Ma la sua eredità sta soprattutto nei principi che applicò a se stesso e cercò instancabilmente di diffondere. Tra questi, quelli relativi all’alimentazione (frequente, leggera e misurata, evitando tabacco ed alcool), all’importanza di fare pause corrette e di dosare le energie in modo adeguato, curare l’abbigliamento e, fondamentale, evitare di farsi tradire dall’orgoglio. La tomba di Paul de Vivie (morto nel 1930) si trova nel cimitero di Lione.

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