Vittoria Sudata nella Città Murata
Nizzolo resiste agli attacchi di un combattuto campionato italiano e primeggia a Cittadella, battendo un volitivo Ballerini e Colbrelli
Un campionato italiano che sa tanto di classica primaverile, con spruzzi di classica del nord (il breve muro ciottolato della Tisa), La “Côte” della Rosina e un arrivo in volata tutto da studiare, alla Milano-Sanremo, ha stuzzicato il meglio di ciò che proporre il ciclismo italiano al momento, in termini di corridori adatti a qualche tipo di classica. Premiando alla fine, i velocisti più resistenti: non Elia Viviani, rimbalzato come troppo spesso sta capitando in un'annata molto infelice, né tantomeno il vicecampione del mondo Matteo Trentin, bensì il “rinato” Giacomo Nizzolo, che due anni fa sembrava ad un passo dal diventare un ex-corridore, a causa di una fastidiosa tendinite che sembrava proprio non andare più via.
Un problema che ha bloccato la crescita di un corridore che a 31 anni vanta 24 successi, ma che con le sue caratteristiche potrebbe arricchire di molto un palmares che vede come successi più importanti i suoi due titoli italiani, oltre a due maglie verdi al Giro (ma senza vittorie) e classiche minori come Piemonte e Bernocchi. Il milanese ha tarpato le ali a Davide Ballerini, tra i migliori all-around oggi, decisivo nell’effettuare la necessaria selezione sulla Tisa, e aiutato da un ancora una volta splendido Andrea Bagioli, nel ruolo doppio di treno e stopper. Ciò che è mancato a Ballerini è quella punta di velocità che appartiene a Nizzolo, nonché un pizzico di freddezza in più in volata, che ha perso comunque di poco, mezza bicicletta. Al terzo posto, un Sonny Colbrelli nell’intorno delle sue possibilità, senza compagni nel finale a differenza dei primi due, che non ha fatto la volata della vita, per così dire.
Nizzolo per terra nei primi km, azione di massa dei Bardiani
E pensare che il campionato nazionale di Nizzolo poteva terminare ancor prima di cominciare. Nei primi 4 km, quando partiti da Bassano del Grappa i corridori si dirigevano verso Cittadella e cominciavano i primi scatti, una caduta costringeva per terra Nizzolo e altri atleti come Marco Tizza (Amore& Vita-Prodir), lasciando al futuro campione italiano una bici da cambiare e qualche ammaccatura. Nel frattempo, la corsa si dirigeva verso Asolo, e 6 uomini riuscivano a prendere il largo, Filippo Zaccanti, Giovanni Lonardi (Bardiani CSF Faizané), Luca Pacioni (Androni Giocattoli-Sidermec), Raffaele Radice (Sangemini-Trevigiani), Filippo Tagliani (Zalf Euromobil), Federico Burchio (Work Service-Dynatek-Vega) e sulla salita che porta al caratteristico borgo Trevigiano ulteriori 22 si muovevano, andando a formare un largo gruppo di fuggitivi.
Praticamente un attacco di squadra della Bardiani, che andava ad aggiungere altri 10 dei suoi effettivi arrivando a 12: Vincenzo Albanese, Giovanni Carboni, Luca Covili, Iuri Filosi, Filippo Fiorelli, Alessandro Monaco, Umberto Orsini, Francesco Romano, Alessandro Tonelli, Filippo Zana. A questi vanno aggiunti altri uomini di valore, con la Trek-Segafredo che non vuole essere da meno con Giulio Ciccone, Gianluca Brambilla e Jacopo Mosca, la UAE Team Emirates che fa la sua parte con Marco Marcato ed Edward Ravasi, e poi ancora Eros Capecchi (Bahrain-McLaen), Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert), Fausto Masnada (che sfoggia per la prima volta la nuova divisa della Deceuninck-Quick Step), Simone Bevilacqua e Manuel Bongiorno (Vini Zabù-KTM), e infine Manuele Boaro (Astana Pro Team). Un’azione davvero pericolosa, che sotto la spinta dei kamikaze Bardiani arriva a guadagnare un massimo di 2’30”.
Passaggi sulla Rosina, la fuga lentamente si sgonfia
Dopo i primi 70 km in linea, la gara prevedeva una parte centrale di 11 tornate attorno a Marostica, con scollinamento sulla Rosina, salita breve e non troppo esigente (2 km al 6% medio), che però peserà nell'equilibrio di una gara resa molto faticosa anche dal chilometraggio (253 km di questi tempi non è affatto uno scherzo). Molti dei Bardiani nella fuga, forse troppi, hanno il fiato corto e bruciano le loro energie come fiammiferi: a 100 km dall'arrivo restano ormai in 7 al comando, e di loro uno solo è un Bardiani (Tonelli). Intanto invece il blocco Trek, seguito ormai dai soli Marcato, Pasqualon e Masnada.
Se davanti è la Bardiani a consumarsi, dietro è un’altra professional, la Vini Zabù, a consumare soldatini per ricucire il gap: tra i tanti va elogiato un monumentale e “recuperato” Luca Wackermann, che già al Tour du Limousin nella settimana scorsa aveva dato prova di invidiabile condizione. Restano solo in 2 davanti: Masnada e Ciccone, ex-pupilli della Colpack ormai divenuti solida realtà, che resistono fino all’ultima tornata mentre anche dal gruppo l’equilibrio comincia a rompersi, con Davide Formolo (Uae Team Emirates) e Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) che sulla Rosina provano a saggiare le gambe degli avversari. La selezione in gruppo fino a questo punto è stata notevole: non più di una cinquantina gli atleti rimasti in gara. Ma dobbiamo ancora raggiungere lo snodo più importante della corsa, ossia il Muro della Tisa.
La Tisa seleziona, la Rosina rimescola
Gli ultimi 40 km hanno un disegno particolare: passaggio suggestivo dal centro di Marostica, poi ingresso sul muro della Tisa, uno strappo finora sconosciuto ai più che sembra strappato dalle Fiandre e piazzato sulla Pedemontana veneta: 350 metri con pendenza al 15% in ciottolato, ingresso in discesa insidioso quanto un Arenberg, strada ovviamente strettina dove mettere il piede a terra significa perdere la gara. Dalla corsa alle prime posizioni ne escono vincitori in otto: Davide Ballerini, che ha condotto la selezione, col compagno Andrea Bagioli, più altri uomini da Nord, come Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), Sonny Colbrelli (Bahrain-McLaren), Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), l’atteso Vincenzo Nibali ed un ancora effervescente Formolo, che scollina addirittura in seconda posizione. Davidino, ma non è che vuoi andare al Fiandre, quest’anno?
Sulla discesa che segue è bravo ad accodarsi anche Marco Canola (Gazprom-RusVelo). Sono dunque in 8, con un poco collaborativo gruppo di una ventiina di atleti a inseguire. Ma segue un’ulteriore scalata alla Rosina, che anziché acuire la selezione, permette il rientro da dietro di alcuni degli inseguitori: mentre davanti Bagioli fa il passo, dietro il primo ad accodarsi è Alessandro De Marchi (CCC Team), al quale seguiranno in diversi tra la salita e la discesa: Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), Kristian Sbaragli (Alpecin-Fenix), Diego Ulissi (UAE Team Emirates), e due giovanissimi: il campione del mondo under 23 Samuele Battistella (NTT Pro Cycling), che si rivelerà molto prezioso per Nizzolo, e Giacomo Garavaglia, (Kometa Xstra Cycling Team), decisamente la sorpresa di giornata. In tutto fanno 14 atleti.
I 25 km finali: tentativi sparuti in attesa della volata
Dalla vetta della Rosina a Cittadella mancano 25 km di pianura. Nei quali gli uomini avanti collaborano più o meno tutti, mentre dietro un gruppo di pari dimensioni, con Trentin, Visconti, Ciccone e Consonni tra gli altri, non riesce a trovare la collaborazione necessaria: arriverà con 1’30” di ritardo, trainato per lo più ancora da Wackermann.
Quando davanti è ormai chiaro che saranno i 14 davanti a giocarsela (meno Canola che accusa i crampi), si rompe l’equilibrio: il primo tentativo è di Alessandro De Marchi, ai -13. Il ritmo che viene imposto davanti al gruppo, soprattutto dai neopro’ gregari Bagioli e Battistella non rende fattibili altre azioni: ci prova, bene due volte tra i -4 e i -2, Diego Ulissi, ma il toscano non sembra avere il tocco da finisseur. Sono tutti stanchi ormai, anche Nibali, che all’ultimo chilometro vorrebbe provare ma fa fatica anche solo a mettersi in testa. Entrati nei 500 metri finali, Daniel Oss si piazza in testa, lanciando praticamente la volata a Colbrelli che parte lungo: Ballerini lo passa presto, ma chi azzecca i tempi è Nizzolo che lo batte di mezza bicicletta, con Colbrelli terzo. Seguono Vendrame, Sbaragli, Ulissi, De Marchi, Bagioli, Garavaglia e Formolo. Un altro neopro' vince la volata degli inseguitori, Alberto Dainese (Sunweb).
Il tanto chiacchierato campionato italiano organizzato da Filippo Pozzato, Johnny Moletta e Gaetano Lunardon è stato uno spettacolo godibile, su un percorso con delle potenzialità che comunque va rivisto nella distribuzione delle salite. Già, perché l’idea degli organizzatori sarà quella di riproporlo come un appuntamento fisso del calendario UCI, e chissà, magari anche qualcosa in più.