Loop Omloop, gira e rigira Peter le ribusca da Greg
Nella prima classica sulle pietre il campione olimpico batte il campione del mondo. 3° Vanmarcke, ottimi Felline e Gatto. Una caduta taglia fuori Boonen e Kristoff
Son passati dodici mesi, eppure pare di essere al medesimo punto: un atleta in maglia rosso e nera contro un atleta in maglia iridata a giocarsi la vittoria alla Omloop Het Nieuwsblad. E il bello (per loro e per gli spettatori, non certo per i rivali) che i protagonisti sono sempre i soliti due. E il bello (per uno dei due, non certo per l'altro) è che il finale è il medesimo; il freddo idolo di casa a festeggiare, il crinito ma talvolta impulsivo idolo delle folle a masticare amaro, sconfitto ma non piegato dall'avversario diretto che tanti rospi gli ha fatto ingoiare.
Prematuro ritiro per Kuznetsov; la fuga non parte e si cade
Il via, sotto il classico cielo nuvoloso delle Fiandre, alle 11.45 per i 198 km in programma con Gand come baricentro; sin dalle prime battute tanti tentativi di attacco, ma nessuno con buon esito. La prima notizia di giornata giunge dopo una quindicina di km, quando si registra il ritiro di un potenziale outsider: opta per il ritiro il russo Viacheslav Kuznetsov (Team Katusha-Alpecin), sorprendente terzo all'ultima Gent-Wevelgem e uomo prezioso per le sorti di Kristoff e Martin.
L'andatura particolarmente elevata (46.3 i km percorsi nella prima ora) provoca del nervosismo tra i membri del plotone. con i continui tentativi tutti infruttuosi che impediscono lo stabilizzarsi della situazione. Ciò si manifesta nel primo tratto di pavé, quello di Haaghoek (km 51.4), dove una caduta senza conseguenze coinvolge alcuni corridori, fra i quali l'attesissimo Tom Boonen (Quick Step Floors), che risale in sella senza il minimo problema.
Bagdonas e Jules all'attacco, in quattro all'inseguimento
Nel tratto immediatamente seguente riescono ad evadere due elementi, ossia il lituano Gediminas Bagdonas (AG2R La Mondiale) e il francese Justin Jules (WB Veranclassic Aqua Protect), i quali iniziano il primo dei tredici muri di giornata, il Leberg (km 54.4), con una manciata di secondi di vantaggio. Scollinata la difficoltà la coppia riesce a guadagnare 1' sul plotone e qualcosa meno su un duo di contrattaccanti, vale a dire l'australiano Leigh Howard (Aqua Blue Sport) e l'ex campione belga Preben Van Hecke (Sport Vlaanderen-Baloise).
Su questi ultimi riescono a rientrare gli olandesi Mike Teunissen (Team Sunweb), uno tra i nomi più interessanti fra i meno noti, e Brian van Goethem (Roompot-Nederlandse Loterij); sul quarto muro di giornata, l'Eikenmolen (km 68.9) - su Berendries (km 58.5) e Tenbosse (km 63.4) non è successo nulla - la situazione vede Bagdonas e Jules viaggiare con una trentina di secondi sui quattro inseguitori e con oltre 3' sul gruppo sempre tranquillo.
Calma piatta sul Muur, in quattro provano in riaggancio
Il ricongiungimento tra i coraggiosi si registra nel tratto intermedio che porta all'asperità seguente, che non è una qualunque, visto che è il Muur, il topos principe del ciclismo fiammingo che, in attesa di rientrare anche nel tracciato della Ronde, è stracolmo di gente per assistere al transito dei professionisti. Ai piedi del Kapelmuur (cima al km 80.8) i sei posseggono 4'45"; dietro non hanno intenzione di dar fuoco alle polveri e si godono l'affetto del pubblico, lasciando sul piatto ancora vagonate di secondi.
Dopo l'abitato di Geerardsbergen ci si dirige verso Brakel, località nota nel ciclismo per aver dato i natali a Peter Van Petegem e al da poco scomparso Serge Baguet. Nell'amena cittadina il gruppone passa dopo la bellezza di 8'30" rispetto ai sei che proseguono sempre di comune accordo; a bagnomaria ha preso vita un nuovo contrattacco, con quattro elementi in azione. Ci sono il canadese Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), il francese Thomas Boudat (Direct Énergie), il britannico Andrew Fenn (Aqua Blue Sport) e l'ucraino Andriy Grivko (Astana Pro Team). Davanti scorre tutto tranquillo anche sul Valkenberg (km 98.4), con il margine sul gruppo che inizia a scendere dopo aver toccato il picco di 8'45" mentre i contrattaccanti si trovano a 2'45".
Iniziano le cadute: ritiri per Bewley e Dempster, Guarnieri scivola senza conseguenze
Sul secondo transito per Haaghoek (km 107.2) si deve registrare una caduta di Zakkari Dempster: l'australiano dell'Israel Cycling Academy entra in contatto con un corridore della Direct Énergie impattando violentemente al suolo e, pur se dolorante, non pare aver riportato gravi conseguenze. Il Kaperij (km 117) passa via senza problemi; qualche problema invece nelle stradine successive nei pressi di Ronse, dove nel gruppo cadono Sam Bewley (Orica-Scott) e Zico Waeytens (Team Sunweb). Il belga riparte mentre il neozelandese alza bandiera bianca e sale in ambulanza.
Ai meno 80 km la situazione vede il sestetto comandare con 3' sui quattro inseguitori e 5'10" sul plotone; nei km successivi fora Jurgen Roelandts (Lotto Soudal), che prontamente rientra, mentre Dylan Groenewegen (Team Lotto NL-Jumbo) cambia direttamente la bicicletta. La lotta per imboccare il Kruisberg (km 128.9) nelle prime posizioni porta ad una rapida decrescita del margine - e a una scivolata in una curva a sinistra da parte di Jacopo Guarnieri (FDJ) - dei battistrada mentre i contrattaccanti perdono pure un elemento: sull'ottavo muro cede Boivin, con il velocista nordamericano che viene in breve riassorbito.
Il gruppo va giù a Donderij: corsa finita per Boom, Boonen, Coquard e Kristoff
Il momento decisivo della gara arriva sì in un tratto di pavé, ma non sul muro: nel segmento di Donderij (km 133.6) un non meglio precisato corridore della Sport Vlaanderen-Baloise si arrota con una collega mentre viaggiava attorno alla quindicesima-ventesima posizione, provocando una maxicaduta in cui vengono presi dentro almeno una trentina di elementi. Fra di loro nomi interessanti come Daniel Oss (BMC Racing Team) e Salvatore Puccio, Daniel McLay (Fortuneo Vital Concept) e Ramon Sinkeldam (Team Sunweb), Jelle Wallays (Lotto Soudal) e ben cinque big.
Vanno giù Lars Boom (Team Lotto NL-Jumbo), Bryan Coquard (Direct Énergie), Jens Debusschere (Lotto Soudal) e soprattutto Tom Boonen (Quick Step Floors) e Alexander Kristoff (Team Katusha-Alpecin), due tra i grandi favoriti per il successo che devono mettere da parte le ambizioni di ben figurare. Boom si ritira immediatamente, così come Debusschere (il quale riporta un lieve trauma cranico che lo terrà ai box domani nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne), mentre Boonen abbandona qualche km più tardi: si chiude così il conflittuale rapporto tra Tommeke e la classica d'apertura, da lui mai vinta in quindici tentativi (due secondi e due terzi posti le uniche presenze sul podio).
Attacca la Trek, attenti i belgi e Sagan
L'asperità successiva, il Taaienberg (km 138.6) vede Howard perdere irrimediabilmente contatto con il resto degli attaccanti mentre van Goethem, pur faticando parecchio, riesce a tenere le code. Il gruppo arriva a tutta velocità all'imbocco dell'infido muro per merito della Trek-Segafredo: si capisce subito la motivazione poiché, non appena l'asfalto lascia spazio alle pietre, accelera violentemente Jasper Stuyven. I soli capaci di restare con lui sono il compagno di squadra Edward Theuns e gli altri connazionali Greg Van Avermaet (BMC Racing Team) e Sep Vanmarcke (Cannondale-Drapac).
In cima alla nona delle tredici salitelle riesce a rientrare anche Peter Sagan (Bora-Hansgrohe); il resto del gruppo, nella cui coda si mette ancora piede a terra, rimane impreparato ed è costretto ad inseguire. I primi che rientrano nel falsopiano successivo sono Oscar Gatto (Astana Pro Team), Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale), Stefan Küng (BMC Racing Team), Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Timo Roosen (Team Lotto NL-Jumbo), Luke Rowe (Team Sky) e Ian Stannard (Team Sky).
Un quartetto va via sull'Eikenberg, dietro si sacrifica solo Moscon
Il secondo momento chiave si registra tra la parte conclusiva e il falsopiano successo all'Eikenberg: qui il gruppo dei big riassorbe coloro che si trovavano a bagnomaria e, nel momentaneo caos che si produce, Sagan, Van Avermaet, Vanmarcke, l'attento Gougeard, gli ex fuggitivi Boudat e Grivko riescono ad evadere dal controllo degli altri avversari. L'immediata cavalcata sul Wolvenberg (km 147), con van Goethem ancora a stantuffare per restare con i compagni d'avventura, aumenta la distanza fra plotoncino Sagan e il primo degli inseguitori, con Moscon solitario a lavorare.
La situazione ai meno 50 km vede i cinque battistrada con 1'05" sul drappello Sagan (con lo slovacco a lavorare a fondo e a chiamare vigorosamente l'aiuto dei colleghi, alquanto renitenti) e 1'30" sul gruppo Rowe-Stannard, su cui iniziano a rientrare alcuni elementi. Dietro il giovane noneso continua a tirare indefessamente, non ricevendo aiuti sostanziali, neppure dagli atleti del Quick Step Floors, presente con Gilbert, Stybar e Trentin. A dare brevemente supporto al team britannico è l'Orica-Scott, ma la situazione non migliora, anzi: ai meno 45 km Sagan e co. si trovano a 35" dalla testa della corsa mentre il gruppo, ora composto da una ventina abbondante di atleti, viaggia a 1'15".
Fuga ripresa, il gruppo non si avvicina
I tratti in pavé di Karel Martelstraat (km 148.8), Hollweg (km 149.8) e prim'ancora Ruiterstraat (km 147.1) sono ininfluenti; non così il terzo ed ultimo passaggio ad Haaghoek (km 154.4), dove Grivko prima e Boudat poi non riescono a rimanere con gli scatenati Gougeard, Sagan, Van Avermaet e Vanmarcke. I quali vanno a riassorbire nella fase conclusiva del settore i cinque fuggitivi iniziali, dove Jules e Van Hecke paiono i più pimpanti e van Goethem quello più a corto di energie.
Questo tratto vede finalmente la presa di coscienza da parte degli uomini della Quick Step Floors: se si vuole provare a vincere bisogna collaborare. E ad affiancare Moscon nel lavoro ci pensa Gilbert, uno che ha fatto sua la corsa in due occasioni. Ai meno 42 km, dopo che Sagan ha vissuto un leggero problemino causa lo sgancio del pedale e contemporaneo passaggio sul prato a bordostrada, il margine sul gruppo ora composto da una cinquantina di corridori è di 40".
Sul Molenberg rimangono in cinque, Jules gran sorpresa di giornata
L'ora del penultimo strappo, il Leberg (km 157.4), giunge e a Sagan prudono le mani: il campione del mondo accelera, Vanmarcke è a lui francobollato e gli altri rientrano senza troppa fatica. Maggior movimento sull'ultimo muro, il Molenberg (km 162): il corridore della Cannondale-Drapac parte a tutta, marcato da Van Avermaet e Teunissen. Sagan resta un po' intruppato all'inizio, ma risale posizione e si riaccorda senza difficoltà eccessiva in cima, così come riesce splendidamente a fare Jules, gran protagonista di giornata.
La storia del francese, già raccontata su queste pagine in passato, è tra le più triste del panorama delle due ruote: nato nel 1986, suo papà è Pascal Jules, gregario di Laurent Fignon, il quale muore a ventisei anni in un incidente d'auto nel 1987, con Justin diventato orfano a soli 13 mesi. Nel 2004 un nuovo momento tragico: il suo patrigno, spesso e volentieri ubriaco e manesco nei confronti dei familiari, picchia con particolare ferocia la mamma di Justin, il quale impugna la pistola di proprietà del genitore adottivo e spara per far cessare la violenza. Due colpi colpiscono accidentalmente il patrigno, che muore. Justin viene arrestato e, al termine del processo, il caso viene derubricato a omicidio non intenzionale, condannandolo a tre anni di carcere (poi ulteriormente ridotti).
Jules e Teunissen si staccano, davanti restano i tre big
Il gruppo sul Molenberg viene selezionato dall'accelerazione di Zdenek Stybar, che viene seguito da Gatto, Rowe, Trentin, Adrien Petit (Direct Énergie) e da pochissimi altri; la conseguenza diretta è che il gap rispetto alla testa della corsa scende dopo la barriera dei 30". Il terz'ultimo settore di pavé, quello di Paddestraat (km 167.8), vede il ritmo forsennato di Vanmarcke a cui rispondono senza problemi Sagan e Van Avermaet. Non così per Jules e Teunissen, che si staccano inesorabilmente; l'olandese prova con tutte le sue forze a rimanere, saltando anche da una pozzanghera all'altra, ma nulla può.
Nel gruppo a tirare è Petit, specialista poco pubblicizzato delle prove fiamminghe; con alla sua ruota Stuyven, Stybar e Trentin il francese va a recuperare tutti gli elementi della fuga, Gougeard compreso, non riuscendo però a far diminuire il gap. Sul tratto di Lippenhovestraat (km 167.8) si fa vedere anche il rosso Frederik Backaert (Wanty-Groupe Gobert), bravissimo a rientrare dopo essere stato coinvolto marginalmente nella maxicaduta, ma non va da nessuna parte; qui, una volta rientrato, tira Gilbert, in un drappello che conta dodici elementi. Oltre ai sopramenzionati Backaert, Gilbert, Petit, Stuyven, Stybar e Trentin, sono presenti Gatto, Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), Jurgen Roelandts (Lotto Soudal), Rowe, Teunissen e il sorprendente Fabio Felline (Trek-Segafredo), non certo specialista delle prove fiamminghe.
Dietro c'è collaborazione ma il vantaggio non cala
La collaborazione si rafforza sia davanti che dietro, con il distacco che scende ai meno 25 km a 28", margine che rimane pressoché stabile anche sull'ultimo tratto in pavé, quello agevole di Lange Munte (km 177.5). Ed è proprio qui, quando dietro sono chiamati al cambio di passo per continuare a coltivare il sogno, che il terzetto di testa aumenta l'incedere, guadagnando secondo su secondo e passando ai meno 15 km con 31" di vantaggio. Ai meno 10 km sono 34 i secondi che separano le due entità e la convinzione che fino ad ora ha sorretto gli inseguitori viene meno: Gilbert e soci si rialzano, toccando il minuto di ritardo ai meno 5 km.
I tre fuoriclasse al comando, informati del mutato scenario, cominciano a prepararsi per lo sprint, con Van Avermaet che riduce l'intensità delle proprie trenate. All'ultimo km si trova in testa Sagan e i due rivali, giustamente, si mantengono a ruota, lasciando che il favorito rimanga nella posizione più scomoda.
Vanmarcke parte per primo, Van Avermaet aspetta e vince. Sagan di nuovo secondo
Non succede nulla fino ai 300 metri dal termine, ossia fin quando Vanmarcke non lancia la propria volata all'esterno; contemporaneamente si allarga anche Sagan, portando di conseguenza l'avversario ancora più a sinistra. Chi beneficia da tale situazione è Van Avermaet il quale rimane nella parte centrale della carreggiata e si lancia al meglio. Vanmarcke, alla sua ruota, non riesce a tenerlo e si rialza ai meno 50 metri, accontentandosi del terzo gradino del podio.
Sagan cerca di riemergere, ma anche lui capisce che non c'è nulla da fare ai meno 30 metri, ripetendo così la piazza d'onore del 2016. Dietro, sempre, al medesimo vincitore, quel Greg Van Avermaet che infila un'altra vittoria al suo palmares, a cui fanno difetto solo (si fa per dire) una monumento e un Mondiale. Undicesima affermazione stagionale per il BMC Racing Team, cifra raggiunta un anno fa solamente ad inizio aprile.
Gran quarto Felline, bene anche Gatto (5°) e Trentin (9°). Domani la KBK
La lotta per il quarto posto non si verifica perché, non inquadrato dalle telecamere, Fabio Felline ha già salutato tutti andando a conquistare un piazzamento prestigioso in una prova non certo cucita su misura su di lui. Dopo il piemontese, giunto a 45" dai tre di testa, un altro azzurro raccoglie la quinta piazza: Oscar Gatto regola a 52" Luke Rowe, Oliver Naesen e Jasper Stuyven. Completano la top 10 Matteo Trentin a 56" e Adrien Petit a 58".
Il tempo di una dormita ristoratrice e domani è già ora di rivincita alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: probabile, al termine 200.7 km da e per la cittadina delle Fiandre Occidentali, che sia necessario uno sprint a ranghi compatti per determinare l'identità del vincitore. Ma l'albo d'oro è pieno di prove andate in maniera opposta, l'ultima del quale nel 2016, dove Stuyven rivelò a tutti le sue doti.