Egan Bernal, o come coltivare l'arte della pazienza
A due anni di distanza dal terribile incidente il colombiano continua a fare progressi: con dedizione e pazienza, la fine del calvario è sempre più vicina
Parigi, 28 luglio 2019. Il ventiduenne Egan Bernal, da Bogotà, Colombia, ha vinto il Tour de France. Sugli Champs Elysées si scrive la storia: per la prima volta nella storia un corridore sudamericano sale sul gradino più alto del podio della Grande Boucle. A quel Tour, peraltro, Bernal non avrebbe dovuto nemmeno esserci; a indirizzarlo verso la corsa più famosa del mondo era stata una caduta con conseguente rottura della clavicola a pochi giorni dall'inizio del Giro d'Italia, sulla carta il suo obiettivo stagionale, a cui aveva dovuto rinunciare. Fino a pochi giorni prima dell'arrivo a Parigi, quel Tour de France stava passando alla storia come uno dei più incerti di sempre: un sorprendente Julian Alaphilippe, in maglia gialla dall'ottava tappa, resisteva agli attacchi dei ben più quotati rivali dando grandi speranze alla sua Francia, insieme allo sfortunato Thibaut Pinot, di tornare al successo nella corsa di casa. A mettere tutti d'accordo era stato uno scatto di Eganito sul Col de l'Iseran: un'azione interrotta solo dall'annullamento della tappa per una frana, ma sufficiente per conquistare la corsa.
I media, sportivi e non, si scatenano: il colombiano è il primo corridore della nuova generazione - la storia ci insegna che ce ne saranno tanti altri - a fare scacco matto contro veterani del pedale come Geraint Thomas, compagno di squadra di Bernal, e Steven Kruijswijk, che occupano gli altri due gradini del podio. Più o meno tutti, dagli addetti ai lavori agli appassionati, capiscono che qualcosa sta cambiando nel ciclismo, con un movimento ricco di giovani talenti pronti a sostituire la vecchia guardia. Bernal è solo il primo di tanti, e in quanto tale il suo destino sembra già scritto: cominciano gli accostamenti con i grandi campioni del passato e intere pagine di giornale annunciano per lui una luminosa carriera da plurivincitore di Grandi Giri. Bernal viene disegnato come un nuovo cannibale della bicicletta, capace di stravolgere lo sport e pronto a dominare negli anni a venire. La sua stagione si conclude con la vittoria al Gran Piemonte, un 3° posto al Giro di Lombardia e gli occhi già puntati sul Tour de France dell'anno seguente.
Il ritiro dal Tour de France e l'assalto al Giro d'Italia
La stagione successiva, tuttavia, non porta buone notizie per Bernal. L'annus horribilis 2020, caratterizzato da un calendario stravolto per la pandemia, è anche l'anno in cui sale definitivamente in cattedra Primoz Roglic. Dopo un convincente esordio alla Route d'Occitanie, Bernal si presenta al Tour de France come uno dei favoriti e riesce a impensierire lo sloveno in maglia gialla per due settimane, prima di crollare per un forte mal di schiena nella tappa del Grand Colombier. Il colombiano si ritirerà all'inizio della terza settimana e quel Tour de France lo vincerà un altro sloveno, tale Tadej Pogacar, con la storica prova a cronometro a La Planche des Belles Filles. Bernal esce dal 2020 estremamente ridimensionato: per molti, quello che doveva essere il nuovo cannibale dei Grandi Giri non è più in grado di reggere il confronto con Pogacar e Roglic.
A dare ragione al colombiano, sebbene solo in parte, è l'esordio con vittoria al Giro d'Italia nel 2021. Nonostante una significativa batosta alla Tirreno-Adriatico, chiusa al 4° posto a quasi 5' dall'inavvicinabile Pogacar, l'avvicinamento alla corsa rosa è ricco di ottimismo. Certo, il parterre dei rivali non è di altissima qualità: oltre a un acerbo Remco Evenepoel, che lascerà la corsa nell'ultima settimana, sono soprattutto Damiano Caruso e Simon Yates a provare ad attaccare Bernal, che si veste di rosa alla fine della prima settimana. Nonostante il sigillo nella tappa “oscurata” di Cortina, il colombiano sfiora il tracollo nella tappa di Sega di Ala, salvato da un immenso Dani Martinez che lo incoraggia e lo scorta fino al traguardo.
Nella cronometro finale di Milano il vantaggio su Caruso sarà di 1'29". L'impressione di fine 2020 è in parte confermata: Bernal ha dominato il Giro, ma può competere con i due sloveni? Ed è con questo interrogativo che la carriera di Bernal prende una svolta tremenda.
Una lunga riabilitazione
Gachancipá, 23 gennaio 2022. Bernal è in Colombia e si sta preparando per la sua settima stagione da professionista, la quinta da corridore della INEOS Grenadiers. L'obiettivo del colombiano per il 2022 è chiaro: reduce dal trionfo al Giro d'Italia e da un 6° posto alla Vuelta a España, nel nuovo anno vuole provare a replicare il successo alla Grande Boucle. Bernal sta rientrando verso casa insieme ad alcuni compagni di squadra dopo una sessione di allenamento, ed è qui che ha luogo l'incidente che stravolgerà per sempre la sua carriera. Il colombiano procede a grande velocità e non si accorge - o forse si accorge troppo tardi? - della presenza di un autobus in fermata davanti a lui. L'impatto con il retro del mezzo è tremendo: Bernal si accascia a terra dolorante e viene soccorso dai compagni di squadra, che allertano le autorità mediche. Poche ore dopo arriva la doccia fredda: il bollettino parla di quasi venti fratture tra due vertebre, undici costole, femore e rotula. Da una stanza d'ospedale della Clinica La Sabana di Bogotà, dopo qualche giorno di terapia intensiva, ha inizio la lunga riabilitazione di Egan Bernal.
L'idea del ritiro, poi le prime corse
“Se qualche tempo fa mi avessero detto che entro qualche mese avrei potuto correre il Tour de France, non ci avrei creduto. Ci sono stati mesi difficili in cui ho dovuto ricominciare da zero, anche per le cose più naturali come bere o mangiare. Più di una volta ho pensato al ritiro: a fare la differenza sono state le persone intorno a me.”
Un anno dopo l'incidente, Bernal parla così del suo calvario. Una situazione tragica per il nativo di Bogotà, che per diverse settimane non è stato autosufficiente e ha dovuto contare sul supporto di amici e familiari anche per le cose più elementari. La riabilitazione, a dire il vero, ha sorpreso tutti, con tempi di recupero più veloci del previsto. Il ritorno alle corse è arrivato già in agosto, al Tour of Denmark: giusto il tempo di ritrovare il colpo di pedale prima di chiudere l'anno con un 28° posto alla Coppa Sabatini che sa di enorme iniezione di fiducia.
La INEOS Grenadiers, sempre affianco al suo campione in difficoltà, punta tutto sul 2023, che inizia con un ottimo 4° posto sull'Alto Colorado alla Vuelta a San Juan. Nonostante un fastidio al ginocchio che lo tiene ai box fino a marzo, Bernal si mette in mostra al Tour de Romandie e al Tour de Hongrie, entrambi chiusi all'8° posto, prima del grande ritorno al Tour de France. In Francia il colombiano non si vede mai, ma l'arrivo a Parigi è già un enorme successo. Il guizzo sembra sempre più vicino, e arriva poche settimane dopo alla Vuelta a España: nella diciottesima tappa con arrivo a La Cruz de Linares, dopo una lunga giornata in fuga, Bernal centra un 7° posto. Il segnale è forte e chiaro: con fatica, ma continui progressi, Egan sta provando a tornare e a ritagliarsi un posto nel ciclismo di primo piano.
2024: l'anno del grande ritorno?
Chantada, 23 febbraio 2024. Come spesso capita nei rigidi inverni della Galizia, piove. Mancano meno di dieci chilometri alla fine della seconda tappa della O Gran Camiño. Il peloton si avvicina ai piedi dell'Alto de San Pedro de Licora, ultima salita di giornata, guidato dalle maglie del Team Visma | Lease a Bike di Jonas Vingegaard. Bernal e il danese non si sono mai sfidati per davvero: quando il primo cercava di ricordarsi come mangiare e bere, il mondo era impegnato a etichettare il secondo come nuovo re dei Grandi Giri - “Forse l'unico che può pensare di battere Pogacar”, si diceva al tempo.
Agli albori del 2024 i due si trovano, finalmente, uno contro l'altro. Vingegaard, dominatore assoluto della corsa già l'anno precedente, parte secco sulle rampe finali. Sulla sua ruota si incollano due sudamericani: uno è Jefferson Alveiro Cepeda, l'altro è Bernal. Manca un chilometro allo scollinamento e Vingegaard decide di dare un'altra accelerata. Cepeda cede subito, Bernal no. Eganito stringe i denti, vuole tenere la ruota del danese a tutti i costi. Una foto immortala quell'istante.
“Che ci fai qui?”, sembra dire Jonas in questa emblematica istantanea. E chissà che dal canto suo il colombiano non abbia pensato: “Sì, Jonas: sono tornato”. Pochi secondi dopo Vingegaard lascerà sul posto Bernal, andando a conquistare la prima vittoria stagionale e dando la prima di tre dimostrazioni di forza nella gara galiziana. In quella tappa Bernal sarà 2° e due giorni dopo si porterà a casa il 3° posto nella classifica generale.
Con un 2024 tutto da scrivere, gli interrogativi restano aperti: il colombiano riuscirà a mettere la parola fine al suo lungo calvario con un ritorno in grande stile nel ciclismo dei marziani? Di certezze ce ne sono poche, ma in un ciclismo sempre più veloce e che fa presto a sbarazzarsi di chi commette un passo falso, l'arte della pazienza e la tenacia stanno dando ragione a Bernal. Noi lo aspettiamo a braccia aperte, convinti che abbia ancora tanto da dare al nostro sport.