Petr Rikunov, l'ex Gazprom diventato grande in Cina
Vittima della chiusura della Gazprom-RusVelo, il ventisettenne ha ricostruito la sua carriera in Cina, portando in alto la piccola Chengdu, formazione al primo anno da Continental
Ventinovesimo appuntamento dell’anno con Mondo Continental. In questa puntata: Tour of Poyang Lake, Tour of Binzhou, Okolo jižních Čech / Tour of South Bohemia, Tour of Salalah, GP Rik Van Looy, GP Stad Halle e Petr Rikunov, che nelle poche corse UCI disputate negli ultimi due anni è sempre stato fra i primissimi.
Le corse della settimana
Tour of Poyang Lake e Tour of Binzhou
In Cina sono andati in scena il Tour of Poyang Lake, corsa composta da ben dieci tappe (l’anno scorso erano cinque) e il Tour of Binzhou, gara di un giorno. Il Tour of Poyang Lake ha visto venticinque squadre al via: ben diciotto Continental (alcune delle quali europee), le selezioni nazionali di Hong Kong, Serbia, Taiwan, Thailandia e Vietnam e due formazioni dilettantistiche.
La corsa si è aperta con una cronosquadre di trentadue chilometri, dal profilo non particolarmente impegnativo. La principale difficoltà era, infatti, rappresentata dal caldo. La prova è stata vinta da una delle Continental di casa, la Chengdu, che ha preceduto di 16” la Hengxiang e di 44” la thailandese Roojai Insurance. La maglia di leader è andata sulle spalle di Petr Rikunov.
La seconda tappa prevedeva una salita di 6 km nel finale, ma l’arrivo era posto in fondo alla discesa che seguiva lo scollinamento. Le pendenze non eccessive dell’ascesa non hanno fatto grande selezione e, al traguardo, il gruppo di testa era composto da più di quaranta elementi. Lo sprint finale ha premiato il capoclassifica Petr Rikunov, bravo a precedere Kane Richards (Roojai Insurance) e Meindert Weulink (Parkhotel Valkenburg).
La terza frazione presentava diversi strappi, ma tutti troppo brevi (e non eccessivamente pendenti) per fare selezione. Alla fine è stata volata di gruppo e il più forte è stato, come da pronostico, Martin Laas (Ferei Quick-Panda). L’estone, al sesto successo stagionale, ha battuto il lettone Māris Bogdanovičs (Hengxiang) e l’australiano Blake Agnoletto (ARA|Skip Capital). Petr Rikunov ha conservato la testa della classifica generale.
La quarta tappa prevedeva una salita di 3 km con pendenza non semplici, a poco più di 20 km dall’arrivo. Tale asperità si è rivelata un perfetto trampolino di lancio per tre uomini, che sono riusciti a resistere alla rimonta di un gruppo molto numeroso. Lo sprint fra i battistrada ha visto esultare Niek Voogt (Parkhotel Valkenburg), che ha centrato, così, la prima vittoria UCI in carriera. Alle spalle del neerlandese si sono piazzati Cristian Raileanu (Li Ning Star) e Kane Richards. Petr Rikunov ha regolato il gruppo, arrivato con 7” di ritardo, e ha conservato la leadership.
La presenza di due passaggi su una salita lunga più di 10 km lasciava presagire grande selezione nella quinta frazione, ma le pendenze non eccessive, la distanza dal traguardo e il ridotto chilometraggio totale (poco più di 70 km) hanno portato a una volata di trenta corridori: si è imposto nuovamente il leader Petr Rikunov, che è riuscito a superare il neozelandese Luke Mudgway (Li Ning Star) e l’iraniano Ali Labib Shotorban (Shenzhen Xidesheng), rappresentante del suo paese ai Giochi Olimpici di Parigi.
La sesta tappa era molto semplice, con uno strappo di un chilometro, situato piuttosto lontano dal traguardo, a rappresentare la principale difficoltà di giornata. Il volatone generale sembrava scontato, ma i pronostici sono stati sovvertiti: Tyler Hannay (Saint Piran), uno dei fuggitivi, è riuscito a resistere di pochissimo alla rimonta del gruppo e a conquistare la prima vittoria UCI in carriera. Alle sue spalle, cronometrato con lo stesso tempo, Martin Laas ha regolato Roman Maikin (Chengdu). In classifica non ci sono stati cambiamenti.
La settima frazione era una cronometro individuale di 30 km dal percorso impegnativo: i primi 8 km, infatti, erano costantemente in salita e la discesa che seguiva presentava diversi tratti in contropendenza. Kane Richards ha dominato la prova, rifilando 43” a Lyu Xianjing (China Glory-Mentech) e 50” a Cristian Raileanu. Petr Rikunov ha chiuso quarto a 59” e ha dovuto cedere le insegne del primato al vincitore di giornata.
L’ottava tappa era decisamente adatta alle ruote veloci: l’unico GPM di giornata era situato in cima a uno strappo di 300 metri, con una pendenza del 2%. Dopo la beffa di due giorni prima, il gruppo non si è fatto sorprendere ed è stata volata: Martin Laas si è confermato lo sprinter più forte in gruppo e si è imposto davanti a Alexei Shnyrko (Li Ning Star) e Petr Rikunov, che, grazie agli abbuoni, si è avvicinato molto al leader Kane Richards.
Anche la nona frazione era priva di difficoltà (nessun GPM) e dava, quindi, un’ulteriore occasione ai velocisti. Ancora una volta Martin Laas si è dimostrato superiore alla concorrenza e ha centrato la sua terza vittoria parziale. Alle sue spalle si è piazzato il duo della Chengdu formato da Petr Rikunov e Roman Maikin. Grazie agli abbuoni, conquistati sia nei traguardi volanti che all’arrivo, Petr Rikunov si è riportato in testa alla classifica generale.
L’ultima tappa era molto più impegnativa e poteva dare una scossa alla classifica: l’arrivo, infatti, era situato in cima a una salita di 10 km. La pendenza, però, non era molto accentuata e la selezione è stata limitata. Dawit Yemane (BIKE AID) è riuscito a fare il colpo grosso, precedendo di 2” un gruppetto di una decina di unità, regolato dal leader Petr Rikunov, davanti a Patryk Gieracki (Lubelskie Perła Polski).
Petr Rikunov ha conquistato il successo finale, precedendo di 10” Kane Richards e di 1’12” Timofei Ivanov (Hengxiang). Martin Laas ha vinto la classifica a punti, Dawit Yemane quella dei GPM e Gao Yongbing (Hengxiang) si è aggiudicato il titolo di miglior giovane. La China Glory-Mentech, infine, si è imposta nella graduatoria a squadre.
Dopo una prima edizione dal discreto successo come corsa a tappe di due giorni, il Tour of Binzhou è stato trasformato in una corsa di un giorno e l’inspiegabile contemporaneità con il Tour of Poyang Lake ha inferto un duro colpo al livello dei partecipanti. Al via erano presenti diciassette squadre: nove Continental (molte al via con le seconde linee), una selezione nazionale di Hong Kong e sette formazioni dilettantistiche.
Il percorso consisteva in quattro giri di un circuito di quarantaquattro chilometri, completamente privo di difficoltà altimetriche. L’assenza di asperità sembrava dover portare a una volata di gruppo, ma le cose sono andate in modo molto diverso: la lotta per la vittoria si è ristretta a due soli corridori, entrambi russi, che hanno staccato tutti gli altri.
La formazione dilettantistica locale Dyc Pardus ha festeggiato la vittoria con Ilya Shchegolkov, che solitamente difende i colori della Caja Rural-Alea, vivaio del ProTeam spagnolo. Il ventiduenne si è imposto con 2” di margine su Ivan Yatsenko (Pingtan International Tourism Island). A 27” Liu Zhicheng (Shandong) si è preso il terzo posto, relegando ai piedi del podio Tanawat Saenta (Roojai Insurance) e Wang Kuicheng (Bodywrap).
Okolo jižních Čech / Tour of South Bohemia
In Repubblica Ceca si è disputato il Tour of South Bohemia (Okolo jižních Čech in lingua originale), una corsa a tappe di quattro giorni. Al via dell’edizione 2024 si sono presentate ventisette squadre: un ProTeam di ciclocross (la Deschacht-Group Hens), quattordici Continental, la nazionale polacca, nove formazioni dilettantistiche e due selezioni regionali.
La gara si è aperta con una frazione dal profilo ondulato, ma senza salite troppo dure. Il gruppo è arrivato abbastanza compatto al traguardo, anche se ci sono stati diversi buchi e solo i primi quindici sono stati classificati con lo stesso tempo. La volata finale ha premiato Victor van de Putte (Deschacht-Group Hens), che ha avuto la meglio su Marcin Budziński (Mazowsze Serce Polski) e Oliver Søndergaard (Airtox-Carl Ras).
La seconda tappa presentava un’altimetria non troppo diversa da quella precedente, anche se l’ultimo GPM era situato a soli 7 km dal traguardo. La salita non era, comunque, difficile e all’arrivo c’è stata un’altra volata di gruppo: il più veloce è stato Andrej Líška (Pierre Baguette), che ha battuto Zak Coleman (XSpeed United) e Michał Paluta (Santic-Wibatech). Victor van de Putte ha chiuso quarto e ha salvato, grazie alla somma dei piazzamenti, la maglia di leader.
La terza frazione era la più impegnativa della corsa, con diverse salite, l’ultima delle quali, la più impegnativa, terminava a meno di 5 km dal traguardo. Tre corridori si sono avvantaggiati e il più forte sul traguardo è stato Marcin Budziński, che ha centrato la classica accoppiata tappa e maglia. Il polacco ha avuto la meglio in volata sul connazionale Piotr Pekala (Santic-Wibatech) e sull’austriaco Riccardo Zoidl (Felt Felbermayr).
L’ultima tappa prevedeva le principali asperità nella prima parte, diventando molto più agevole in seguito. Tutto sembrava disegnato per una volatona, ma la corsa è stata meno lineare del previsto: solamente cinque corridori si sono giocati la vittoria, con uno sprint che ha premiato Casper van der Woude (Metec-SOLARWATT). Il ventiquattrenne ha preceduto Michael Kukrle (Felt Felbermayr) e Victor van de Putte.
Marcin Budziński ha conquistato il successo finale, con 44” di vantaggio su Lukáš Kubiš (Elkov-Kasper) e 47” su Piotr Pekala. Victor van de Putte si è imposto nella classifica a punti, Casper van der Woude si è preso la maglia dei GPM e Daniel Vysočan (Pierre Baguette) è stato il miglior giovane. La graduatoria a squadre, infine, ha premiato la Elkov-Kasper.
Tour of Salalah
In Oman si è disputato il Tour of Salalah, una corsa a tappe di quattro giorni che ha esordito nel calendario UCI lo scorso anno, quando a vincere fu un corridore dal passato importante come Grega Bole. Al via erano presenti cinque Continental, le selezioni nazionali di Emirati Arabi Uniti, Oman, Algeria e Mongolia, cinque formazioni dilettantistiche e la selezione regionale delle Fiandre.
La gara si è aperta con una tappa dal profilo prevalentemente pianeggiante, con alcuni strappetti di poco conto come uniche asperità. Quattro uomini si sono giocati la vittoria allo sprint e il più veloce è stato, come da pronostico, Yacine Hamza (Madar). L’algerino, che poteva contare anche sulla presenza nel drappello di testa del compagno di squadra Azzedine Lagab, poi quarto, ha avuto la meglio su Quinten Veling (Wielerploog Groot Amsterdam) e Nícolas Sessler (Victoria Sports).
La seconda frazione era caratterizzata da una salita di cinque chilometri, con pendenza media del 10%, a metà percorso e uno strappo di 2 km con pendenze ancora più dure nel finale. Nícolas Sessler ha staccato tutti e ha tagliato il traguardo con un grande vantaggio su tutti i rivali. Coloro che si sono avvicinati di più, Rutger Wouters (Cycling Vlaanderen) e Yuki Ishihara (Shimano) hanno pagato 1’21”. Il brasiliano, che era andato molto bene anche nella giornata precedente, si è, quindi, issato in testa alla classifica con oltre 2’ di vantaggio.
La terza tappa era caratterizzata da una salita di 17 km, che terminava ai -30. Tre corridori hanno staccato nettamente tutti gli avversari e uno di loro, Elias van Breussegem (Cycling Vlaanderen) è riuscito ad andarsene da solo. Il belga ha preceduto di 11” Azzedine Lagab e il leader della classifica Nícolas Sessler e di 1’43” Ibrahim Essabahy (Qatar). Il distacco di tutti gli altri è stato di almeno 4 minuti.
L’ultima frazione era abbastanza semplice, con un’unica salita a inizio tappa, ma gli ultimi 400 metri salivano al 7%. Il gruppo è arrivato sostanzialmente compatto alla rampa finale, frazionandosi leggermente al traguardo: Yacine Hamza si è imposto per la seconda volta, battendo Gil D’Heygere (Cycling Vlaanderen) e Jeroen Meijers (Victoria Sports).
Nícolas Sessler ha conquistato senza problemi il successo finale, con un vantaggio di 3’35” su Ibrahim Essabahy, miglior giovane della corsa, e 6’06” su Azzedine Lagab. Quinten Veling ha vinto la classifica a punti, mentre fra le squadre si è imposta la Madar.
GP Rik Van Looy e GP Stad Halle
Nel weekend, in Belgio, sono andate in scena due corse di un giorno, il GP Rik Van Looy, entrato nel calendario UCI nel 2022, e il GP Stad Halle, alla prima edizione come corsa internazionale dopo l’annullamento dello scorso anno. Nonostante la vicinanza geografica, solo dieci squadre hanno preso parte a entrambe le gare.
Al via del GP Rik Van Looy si sono schierate venticinque compagini: un ProTeam (la TDT-Unibet), sedici Continental e otto formazioni dilettantistiche. Il percorso non prevedeva alcuna difficoltà altimetrica, ma era reso impegnativo dalla presenza di sedici settori di pavé.
Il primo grande protagonista di giornata è stato Tom Schellekens (Visma|Lease a Bike Development): il ventunenne è evaso dal gruppo di attaccanti di cui faceva parte a 65 km dal traguardo ed è rimasto da solo al comando fino ai -30. Una volta ripreso il neerlandese ci hanno provato in tanti, con Jarno Bellens (Stageco) che è stato decisamente il più convinto: l’azione del belga, però, si è esaurita a 2500 metri dal traguardo e a quel punto è stato chiaro che sarebbe stata volata.
La Alpecin-Deceuninck Development ha preso in mano la situazione e Simon Dehairs ha finalizzato nel migliore dei modi il lavoro dei compagni, conquistando la quarta vittoria stagionale. Il ventitreenne ha regolato con una volata lunga Davide Bomboi (TDT-Unibet) e Tim Torn Teutenberg (Lidl-Trek Future). Ai piedi del podio si sono piazzati Niklas Behrens (Lidl-Trek Future) e Morten Nørtoft (Visma|Lease a Bike Development).
Anche al GP Stad Halle la TDT-Unibet era l’unico ProTeam in gara. Alla formazione neerlandese si sono aggiunte altre ventiquattro squadre: un ProTeam di ciclocross (la Pauwels Sauzen-Bingoal), undici Continental e dodici compagini dilettantistiche. Il percorso era più impegnativo rispetto a quello del GP Rik Van Looy e consisteva in sette giri di un circuito di circa 25 km comprendente diversi strappetti.
Nonostante le salite non avessero pendenze particolarmente accentuate, la poca pianura e i forti venti che i corridori hanno trovato lungo tutto il percorso hanno fatto una forte selezione già molto prima del traguardo. La Soudal-Quick Step Devo si è dimostrata superiore alle altre squadre e ha lanciato Federico Savino all’attacco, con Lars vanden Heede a proteggere la sua azione nel gruppo inseguitore. L’italiano si è mosso in compagnia dell’austriaco Emanuel Zangerle (Felt Felbermayr) e i due si sono resi irraggiungibili per tutti gli altri.
La volata a due ha premiato Savino, che ha festeggiato, così, il secondo successo stagionale e ha costretto Zangerle a rinviare ancora l’appuntamento con la prima vittoria UCI in carriera. A soli 4” dai primi, Lars vanden Heede ha completato il trionfo della Soudal-Quick Step Devo, vincendo la volata per il terzo posto davanti a Simone Gualdi (Wanty-ReUz) e Henrik Pedersen (Uno-X Mobility Development).
Le Continental tra i big
Ben dieci compagini di terza divisione hanno partecipato al Tour of Britain, alcune delle quali si sono messe in bella evidenza. A fare le migliori cose è stata la Decathlon AG2R Development, che ha piazzato Tom Donnenwirth sul podio finale (in terza posizione), Noa Isidore in top ten (nono) ed è andata vicinissima alla vittoria nell’ultima tappa con Rasmus Søjberg Pedersen. Ha fatto bene anche la Trinity, che ha festeggiato la maglia dei GPM di Callum Thornley e il podio di Robert Donaldson nella prima frazione. Nella top ten della classifica generale c’è stato spazio anche per la Sabgal/Anicolor, grazie all’ottavo posto di Mathias Bregnhøj.
Le quattro Continental francesi “pure” hanno partecipato al GP de Fourmies/La Voix du Nord, ma non hanno lasciato il segno come in altre occasioni. La CIC U Nantes Atlantique ha ottenuto i migliori risultati, con due corridori nei primi venti: Maël Guégan ha chiuso in quindicesima posizione e Jon Rye-Johnsen in diciottesima.
Le italiane Mg.K Vis-Colors for Peace, Technipes #inEmiliaRomagna e Work Service-Vitalcare hanno preso parte, insieme alla messicana Petrolike al trittico di gare toscane andate in scena negli ultimi giorni. La JCL Team Ukyo ha partecipato soltanto al GP Industria & Artigianato ed è stata di gran lunga la squadra migliore: Giovanni Carboni è riuscito a concludere la corsa al decimo posto, ottenendo l’ennesimo piazzamento di spessore del suo 2024. I migliori risultati a Giro della Toscana e GP Città di Peccioli sono stati della Technipes #inEmiliaRomagna, grazie a Nicolò Garibbo, che ha concluso le due corse rispettivamente ventiquattresimo e ventisettesimo.
Nella cronometro élite dei Campionati Europei, il miglior rappresentante del ciclismo di terza divisione è stato il cipriota Andreas Miltiadis, rappresentante della Terengganu, che ha terminato la prova in ventesima posizione. Appena davanti a lui si è piazzato il serbo Ognjen Ilić, che corre fra i dilettanti. Fra gli under 23, invece, sono saliti sul podio, rispettivamente in seconda e terza posizione, un rappresentante della Lidl-Trek Future, lo svedese Jakob Söderqvist, e uno della Metec-SOLARWATT, il neerlandese Wessel Mouris.
In settimana è arrivato, purtroppo, anche un aggiornamento dall’antidoping: Ilkhan Dostiyev (Astana Qazaqstan Development), una delle rivelazioni della stagione con la vittoria al Turul Romaniei e i secondi posti a Tour du Rwanda e Giro della Valle d’Aosta, è risultato positivo al CERA. Il kazako ha confessato l’assunzione del prodotto ed è stato immediatamente licenziato dalla squadra.
Il ritratto della settimana: Petr Rikunov
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha dato un duro colpo al ciclismo russo, che già da anni era in crisi. Il movimento, che fino al 2014 poteva contare su due WorldTour (Katusha e Tinkoff), una Professional (la Gazprom) e quattro Continental, aveva visto, nel giro di pochi anni, il proprio contingente restringersi a due sole squadre (la stessa Gazprom e una Continental). Con lo stop imposto a inizio 2022 a tutte le compagini del paese, le difficoltà sono aumentate ulteriormente: i corridori più importanti come Aleksandr Vlasov e Pavel Sivakov (che, comunque, aveva scelto di cambiare nazionalità) non hanno avuto problemi, così come Aleksandr Grigorev, che, correndo in Portogallo già da diversi anni, aveva potuto proseguire il suo percorso.
Nonostante alcuni profili interessanti nella categoria under 23, a livello professionistico, solo l’Astana ha scelto di pescare in Russia, ingaggiando Gleb Syritsa. Anche a livello Continental, solo Artem Nych, forse il più interessante dei reduci Gazprom, e alcuni giovanissimi hanno trovato posto in una squadra importante, mentre gli altri hanno dovuto ripiegare su piccole formazioni turche e cinesi. Proprio in estremo oriente sta facendo benissimo Petr Rikunov, l’unico altro ex Gazprom a correre ancora a livello internazionale.
Il ventisettenne veste quest’anno la maglia della Chengdu, piccola squadra del paese del dragone, che può contare anche sui suoi connazionali Aleksandr Bereznyak, Roman Maikin e Andrei Stepanov, oltre che sul bielorusso Yauhen Sobal. Quest’anno Rikunov ha disputato solo due corse del calendario internazionale, riuscendo a lasciare il segno in entrambi i casi e dimostrando di andare forte sia in salita che in volata: alla Trans-Himalaya Cycling Race ha vinto una tappa e ha chiuso al secondo posto la generale, mentre al Tour of Poyang Lake si è imposto in due frazioni e nella classifica finale, aggiudicandosi anche, insieme ai suoi compagni, la cronosquadre.
Il russo ha fatto benissimo in gare non affiliate all’UCI: ha conquistato il titolo nazionale sia in linea che a cronometro e ha vinto gare dilettantistiche in patria, in Cina e in Vietnam, dove si è portato a casa ben dieci frazioni e la classifica finale dell’HTV Cup, una corsa composta da venticinque tappe.
Petr Rikunov iniziò a praticare il ciclismo all’età di dodici anni, dopo aver giocato a calcio in precedenza. Si fece conoscere nella categoria juniores, vincendo il titolo russo e vestendo la maglia della nazionale in diverse prove della Coppa delle Nazioni (fu terzo nella cronometro del Trophée Centre Morbihan), ai Campionati Europei (chiuse al sesto posto la prova contro il tempo) e ai Mondiali.
Nella prima stagione tra gli under 23 non ottenne risultati di spessore. Disputò, però, gare importanti, con l’obiettivo di fare esperienza per il futuro: partecipò a due prove di Coppa delle Nazioni (Giro delle Fiandre U23 e ZLM-Roompot Tour) e prese parte a corse a tappe come la Ronde de l’Isard e il Giro della Valle d’Aosta, oltre a varie classiche italiane (come GP Liberazione e GP Capodarco).
Nel 2017 il russo mostrò progressi interessanti, laureandosi campione russo under 23 sia in linea che a cronometro e chiudendo al quarto posto i Campionati Europei, alle spalle di Casper Pedersen, Benoit Cosnefroy e Marc Hirschi, tre corridori che da anni gareggiano nel WorldTour. In seguito prese parte, come gregario, al Tour de l’Avenir e ai Campionati del Mondo.
Nella stagione successiva rimase tra i dilettanti, ma scelse di trasferirsi all’estero, nel vivaio della Caja Rural-Seguros RGA. Ottenne un paio di vittorie in Spagna e altre in patria e confermò il titolo russo under 23 a cronometro. A livello UCI corse soltanto con la maglia della nazionale (prese parte, fra le altre cose, alle due prove degli Europei e ai Mondiali a cronometro), senza mai riuscire a lasciare il segno in prima persona.
Nel 2019 Rikunov firmò con la Gazprom-RusVelo e fece, così, il suo esordio tra i professionisti. Per il primo anno nella categoria disputò un calendario particolare, alternando gare professionistiche di livello anche altissimo (debuttò in una Monumento in occasione del Lombardia) e le corse con la nazionale under 23 (partecipò a Europei, Mondiali e Giro d’Italia di categoria). A livello di risultati centrò l’unica top ten UCI nel campionato russo a cronometro, in cui fu quinto.
La stagione seguente fu funestata dalla pandemia, che costrinse a una riorganizzazione dei calendari. Una situazione del genere non fu certo favorevole ai corridori giovani, desiderosi di mettersi in luce. Il russo chiuse l’annata senza mai entrare nella top ten, ma si guadagnò la fiducia dei tecnici della nazionale élite, che lo schierarono sia ai Campionati Europei che ai Mondiali.
Nel 2021 ebbe la possibilità di disputare un calendario più ampio, ma centrò la top ten solo ai Campionati Nazionali, finendo ottavo sia nella prova in linea che in quella a cronometro. Ancora una volta, comunque, ebbe la possibilità di partecipare ai Campionati del Mondo (sia in linea che a cronometro), mentre agli Europei disputò solamente la staffetta mista.
Nella stagione successiva fece in tempo a disputare solo il Tour of Antalya, prima che l’UCI revocasse la licenza alla Gazprom. Rikunov tornò, quindi, a correre soltanto in patria, dove si dimostrò uno dei più forti, vincendo un buon numero di corse, tra cui il campionato nazionale in linea. Nella prova contro il tempo, invece, dovette accontentarsi del secondo posto, alle spalle di Alexander Evtushenko.
L’anno scorso ha avuto modo di esibirsi anche all’estero, vincendo dieci tappe e la classifica finale dell’HTV Cup, prima di spostarsi in patria, dove si è laureato campione nazionale a cronometro e si è aggiudicato la Five Rings of Moscow. Nel mese di luglio è stato ingaggiato dalla Continental cinese Yunnan Lvshan Landscape, con cui ha disputato il Tour of Huangshan, che ha concluso in terza posizione. In seguito ha vinto la prima tappa della Trans-Himalaya Cycling Race, ma la vittoria gli è stata tolta ed è stato squalificato dalla corsa perché era in gara con una squadra diversa da quella per la quale era tesserato.
In Cina Petr Rikunov sembra aver trovato la sua dimensione ed è probabile che prenda parte anche al Tour of Huangshan, in programma fra due settimane. Al momento un suo ritorno tra i professionisti sembra improbabile, ma se continuerà a essere protagonista in tutte le gare a cui partecipa potrebbe diventare un nome interessante in chiave punti UCI.