Milani, un dejavù pieno di speranze
Il trevigiano per la seconda volta campione italiano degli Élite Senza Contratto. Sul podio anche Rocchi e Longhitano
Ci si è spesso interrogati nel corso delle varie annate sulla valenza di una gara come il Campionato Italiano riservato agli Élite Senza Contratto, spartiacque importante nel percorso agonistico di ragazzi ormai non più Under 23 ma ancora incapaci di trovare il tanto agognato contratto nel professionismo. Una sorta di purgatorio vissuto con la perenne incertezza che i propri sforzi, per quanto immani e continui possano risultare, alla fine si rivelino mestamente vani, con quel continuo vivacchiare alla giornata almeno per un altro anno e forse per un altro ancora in un limbo che rischia di consumare mentalmente ancor prima che fisicamente.
Gianluca Milani è uno di quei ragazzi che del dilettantismo italiano potrebbe raccontare vita, morte e miracoli, giunto alla stagione numero otto (la quarta vissuta come Élite) nella categoria, indossando sempre la casacca della Zalf Désirée Fior, di cui ormai è divenuto la vera e propria bandiera. Vicinissimo ormai ai 26 anni di età (li compirà il prossimo 6 luglio), era approdato tra gli Under 23 quando ancora nella formazione trevigiana si mettevano in luce ragazzi come Enrico Battaglin o Sonny Colbrelli, giungendo poi alle più recenti stagioni in cui a brillare è stata soprattutto la stella di Gianni Moscon. Importante uomo squadra ma pronto all'occorrenza a finalizzare, come dimostrano le dieci vittorie messe a referto prima di quest'oggi.
Una, in particolare, sembrava potesse essere quella giusta per il definitivo salto di qualità: proprio il campionato italiano degli Élite Senza Contratto conquistato a Cesa, nell’aretino, nel 2015, anno in cui la prova, tra non poche difficoltà, venne posticipata al mese di settembre. Fu una doppietta in casa Zalf, grazie anche al secondo posto di Nicola Toffali (che, guarda un po’, ritroviamo protagonista anche quest’oggi con altri colori indosso) e soprattutto la speranza di coronare finalmente il proprio sogno di diventare professionista. Le cose andarono diversamente e così quest’oggi ci ritroviamo ancora qui, a rivivere un identico finale e con un prosieguo della storia tutto da scrivere.
Proprio così: Gianluca Milani è divenuto quest’oggi il primo corridore della storia a conquistare per la seconda volta in carriera il titolo italiano tra gli Élite Senza Contratto e se davvero continuiamo a considerare l’appuntamento un purgatorio, di certo il gran caldo di queste ultime giornate ha reso la gara molto simile ad un girone infernale, con temperature prossime ai 40 gradi in quella Puglia che per questa edizione è stata designata per ospitare l’evento. Un circuito che prima di riapprodare a Ceglie Messapica si è inoltrato tra le bellezze della valle d’Itria dove, di questi tempi, sarebbe molto più gradevole una bella visita guidata che una corsa in bicicletta affrontata pancia a terra. Tanto più che una competizione riservata neanche a troppi intimi (meno di 60 partenti), anche per via di appuntamenti concomitanti, finisce inevitabilmente per riproporre il quesito con cui abbiamo iniziato questa nostra disamina. Cambierà qualcosa? Resterà tutto così com'è? Ai posteri l'ardua sentenza, intanto lo spazio va all'attualità, visto che alla fine sono sempre i presenti ad avere ragione.
Partono in 59, Muffolini e Capone all'avventura
172 erano i chilometri da percorrere su un tracciato che ricalca in parte quello tradizionale della Coppa Messapica, al cui appello si sono presentati in 59 alle ore 12.45. Nella prima parte di tracciato, quella più ondulata e più suggestiva sotto il profilo paesaggistico, con il passaggio attraverso i comuni di Gravina in Puglia, Cisternino e Martina Franca, era prevedibile che potesse svilupparsi un'azione da lontano, anche se il gran caldo ha dissuaso in molti dal tentare presto. Il primo coraggioso di giornata è stato così Luca Muffolini, passista veloce della Viris Maserati, che si è prodotto in un bell'attacco che è stato in grado di fargli guadagnare fino a 4'30" nei confronti del plotone, prima che la reazione da dietro, orchestrata soprattutto dai Colpack, riconducesse ad una situazione di gruppo compatto in prossimità del sessantesimo chilometro.
A quel punto è stata la volta di una nuova sortita solitaria, prodotta questa volta da Filippo Capone del Futura Team Rosini, molto bravo a sua volta a portare il proprio margine fino ai 2'30", prima di vedere il gap scemare col passare dei chilometri nuovamente sotto l'impulso dei Colpack. Per lui un'azione durata circa una quarantina di chilometri, gli ultimi dei quali percorsi in compagnia di Matteo Grassi della Palazzago, prima di tornare ad una nuova situazione di gruppo compatto attorno al chilometro 105.
Ci provano in 11, la corsa esplode
Dopo una fase di relativa quiete la corsa ha visto il primo momento chiave quando ormai si era già nel pieno del circuito conclusivo attorno a Ceglie Messapica, dal momento che sono stati in 11 a riuscire a prendere il largo sul gruppo in una fase di gara convulsa e delicata per gli equilibri: oltre a Capone e Grassi reduci dal proprio tentativo in testa si sono ritrovati Simone Bettinelli (Colpack), Filippo Fiorelli (Beltrami), Nicola Toffali (07 11 Cycling Team), Claudio Longhitano (Maltinti), Damiano Cima (Viris Maserati), Enrico Anselmi (Big Hunter), Nicolò Rocchi (Zalf), Riccardo Marchesini (Snep Focus) e Luca Ferrario (Overall Cycling Team). In tre (Brovelli, Scerbo e Pinotti) hanno cercato di accodarsi a loro senza successo e così il drappello ha immediatamente preso vantaggio, superando il minuto e mezzo di vantaggio sul gruppo, in cui la situazione si faceva sempre più incerta.
Dal gruppo è così emerso un ulteriore drappello di otto atleti, composto da Daniele Trentin (Malmantile, fratello minore del professionista Matteo), Alberto Tocchella (Beltrami), Matteo Alban (Altopack), Sante Forlini (Abmol), Gianluca Milani (Zalf), Andrea Garosio (Colpack), Umberto Marengo (Gallina Colosio) e Davide Gabburo (Big Hunter) che si è pian piano riavvicinato al drappello di testa mentre il resto del gruppo, anche per la presenza di alcuni uomini di riferimento nei due gruppetti, si è ormai rassegnato a tirare i remi in barca. Tra i primi, nel frattempo, ha continuato a mettersi in evidenza Matteo Grassi, che ha provato l'allungo solitario resistendo al comando una quindicina di chilometri prima del nuovo ricompattamento che ha fatto da preludio al gran finale.
Nasce l'azione decisiva, alla fine la spunta Milani
A circa 20 chilometri dalla conclusione i due drappelli si sono finalmente fusi, andando a costituire un unico gruppo di 19 atleti al comando che ha inevitabilmente rimescolato le carte. Era infatti impensabile che il drappello potesse mantenersi omogeneo prima del finale attraverso l'ultimo giro del circuito. Così, in prossimità dei -15 al traguardo, sono stati Nicolò Rocchi e Damiano Cima a dare impulso ad un nuovo attacco: il nuovo tandem ha subito guadagnato una decina di secondi, prima che da dietro fossero Gianluca Milani, Claudio Longhitano e Nicola Toffali a reagire e riportarsi su di loro, andando a costituire un variegato quintetto composto da ottimi passisti.
L'accordo è stato ottimale e così il loro vantaggio è sensibilmente cresciuto, superando prima i 30" e poi approssimandosi attorno al minuto, tagliando così definitivamente fuori gli inseguitori. In una simile situazione a godere dello stato ideale è divenuta indubbiamente la Zalf, unica squadra presente con due propri atleti, con cui poter preparare al meglio il finale e obbligare gli altri componenti del drappello ad una reazione. È stato così nuovamente Rocchi a rompere gli indugi a circa 3 chilometri dalla conclusione, chiamando gli inseguitori a chiudere. Una volta esaurito il suo tentativo, in prossimità dell'ultimo chilometro, è stato Toffali a cercare di sorprendere tutti gli altri ma anche la sua sortita non ha avuto buon gioco. Ben diversa è stata invece la stoccata di Gianluca Milani, partito negli ultimi 500 metri e ben protetto da Rocchi alle sue spalle, col trevigiano che si è così involato verso il traguardo, giungendo tutto solo a braccia alzate per il suo secondo titolo italiano Élite e interrompendo un digiuno di vittorie che durava proprio dal 2015 (ultimo successo alla Coppa San Vito, nell'ottobre di due anni fa).
Rocchi e Longhitano completano il podio, domani tocca agli Under 23
In seconda posizione, a 4", un generosissimo Nicolò Rocchi ha confezionato la doppietta Zalf esattamente come nel 2015 (anno in cui la piazza d'onore andò a Toffali), quindi sul terzo gradino del podio la medaglia di bronzo è andata al siciliano Claudio Longhitano della Maltinti Lampadari, apparso in buona forma nelle ultime settimane, giunto a 10". Alla spicciolata sono poi giunti tutti gli altri: quarto posto a 19" per Damiano Cima, che in caso di arrivo allo sprint sarebbe stato il logico favorito, quindi a 28" Nicola Toffali, che in questa stagione si è rimesso in gioco nelle file della formazione tedesca 0711 Cycling. Decisamente più distanziati tutti gli altri con Alberto Tocchella a 1'35" in compagnia di Enrico Anselmi, quindi a 1'44" Filippo Fiorelli, Daniele Trentin e Umberto Marengo hanno completato la top ten.
Domani sul medesimo percorso toccherà agli Under 23, con la presenza di alcuni atleti recenti protagonisti al Giro Under 23. Molta attenzione quindi a Francesco Romano della Palazzago, apparso in eccellente forma, così come il trio Zalf costituito da Nicola Conci, Filippo Rocchetti e Giacomo Zilio mentre tra i Colpack occhi puntati su Seid Lizde, Matteo Sobrero e il rientrante Giovanni Carboni, senza dimenticare Lorenzo Fortunato, portacolori dell'Hopplà che schiera anche il corridore di casa Alessandro Monaco. Ancora poche ore e ogni risposta verrà data, puntualmente, dalla strada.