Mathieu è la perfezione, Tadej sfiora la leggenda
Le pagelle del Giro delle Fiandre: Van der Poel e Pogacar fanno storia a sé, promossi a pieni voti anche Van Baarle e Madouas. Sufficienti Pedersen, Teuns e Küng, delusioni Jumbo-Visma e Quick-Step
Mathieu van der Poel: 10 e lode
Il suo corpo è disegnato per il Giro delle Fiandre e il Giro delle Fiandre è progettato per le sue caratteristiche. Su quattro partecipazioni ha colto due vittorie, un secondo posto e la medaglia di legno all’esordio in una corsa intaccata dalla violenta caduta a 60km dall’arrivo, senza la quale avrebbe, probabilmente, solamente podi all’attivo. L’alternanza e la continua successione di muri esaltano Mathieu più di quanto riesca a fare un qualsiasi altro percorso per altri corridori. Il rapporto tra Van der Poel e De Ronde è unico, spettacolare e sembra quasi possedere un’impronta divina. Oggi per qualche tratto, prima del secondo passaggio sull’Oude Kwaremont, si pensava che la situazione gli fosse scappata di mano. Quando si è entrati nel vivo, però, nessun altro ha saputo rispondere meglio di MVDP alle sferzate di Pogacar; dopo essersi fatto leggermente sorprendere sul Kwaremont non gli ha più concesso un metro. La novità rispetto al recente passato sta proprio qui: non è stato Mathieu a dettare i tempi e a scremare il gruppo, bensì ha dovuto correre in difensiva, almeno sui muri, sfruttando con intelligenza tattica (dote di cui Mathieu è in possesso ben più di quanto si creda) lo strapotere fisico di Tadej. Il finale, pensato e studiato nella sua testa dopo la beffa di 12 mesi fa, è stato magistrale. Tempi perfetti, accelerata bruciante, saluti e baci. Il record di 3 vittorie traballa.
Dylan van Baarle: 9.5
Anticipare è la sua arte e oggi ne ha data un’altra lezione. Il segmento interlocutorio tra Paterberg e Koppenberg è da sempre favorevole a mosse di questo tipo ed azioni delle seconde linee. La compagnia di un elemento (Wright) in forza ad una delle squadre più rappresentate nel gruppo inseguitore è fondamentale per la riuscita del tentativo. Tempi e modi indovinati per l’ennesima volta. Purtroppo per lui, due extraterrestri hanno fatto capolino davanti e messo in ginocchio anche il buon Dylan che gestendosi meglio di Wright è rimasto a galla. Da buon cagnaccio qual è, dopo il Paterberg non se l’è messa via e ha continuato a spingere a testa bassa collaborando con Madouas. Nel finale gli si è presentata davanti un’opportunità forse irripetibile, sicuramente inaspettata di portarsi a casa il Fiandre. Il portacolori Ineos è rimasto freddo, passivo a ruota del francese, iniziando lo sprint ai -200 metri, con i corretti tempismi. Altro piazzamento d’onore in una carriera che pian piano sta regalando grosse soddisfazioni.
Valentin Madouas: 9.5
Non che disdegnasse le pietre, ma prima di questa primavera il francese era sembrato più concentrato sulle Ardenne e in generale sulle corse di un giorno, anche sterrate, con qualche bella salita nel mezzo. I segnali lanciati da Harelbeke in avanti sono inequivocabili. Nel futuro di Madouas le Fiandre saranno centrali, anche più di Freccia e Liegi. La grinta e la caparbietà con le quali ha risposto a Pogacar sul Koppenberg sono ancora impresse negli occhi di tutti, per non parlare della clamorosa rimonta nell’ultimo chilometro, quando, per un attimo, ha ingannato l’occhio dei telespettatori dando l’impressione di superare Van der Poel. La realtà è diversa, ma il bronzo è più concreto che mai. Inoltre, a differenza di altri protagonisti occasionali, il francese ha buone possibilità di ripetere nei prossimi anni le ottime prestazioni fornite nelle ultime due settimane.
Tadej Pogacar: 10
Volata finale interpretata come peggio non si poteva, rapporto troppo duro per pensare di battere Van der Poel , anche senza il ritorno di Van Baarle e Madouas. Podio svanito, ma sarebbe troppo riduttivo legare al piazzamento la valutazione odierna del Fenomeno sloveno. Alla prima esperienza sulle pietre fiamminghe, Pogacar non solo è rimasto coi migliori, ma ha domato ogni singolo muro presente negli ultimi 55 chilometri, schiantando chiunque non si chiamasse Van der Poel. Un coraggio e un talento sconfinati associati ad una brillantezza tecnica con pochi eguali. Non ha vinto, non è nemmeno arrivato secondo o terzo, forse nel finale si è fatto influenzare dallo sprint di mercoledì perso contro Tratnik a causa di un rapporto eccessivamente agile, ma è definitivamente entrato nel club dei più grandi ciclisti d’ogni tempo. Per divenire una Leggenda con la “L” maiuscola manca solo, e forse non è nemmeno necessario arrivati a questo punto, una brutta ed antipatica corsa francese di metà aprile, ma di tempo Pogacar ne ha a palate.
Stefan Küng: 8
Probabilmente il quarto del lotto per quanto mostrato sui muri, ove nella prima accoppiata Kwaremont-Paterberg non ha mollato di un metro la ruota di MVDP. Fatale per le sue speranze di podio l’approccio al Koppenberg, preso nella pancia del gruppo, troppo indietro per poter reagire in tempo all’ennesimo cambio di ritmo di Pogacar. Intrappolato poi dalle dinamiche di squadra, solo negli ultimi 20 km è riuscito a rimettere in campo tutti i propri cavalli, mancando per un soffio l’aggancio al trenino Madouas-Van Baarle. Ormai lo sappiamo, al Nord Küng è garanzia di piazzamento.
Dylan Teuns: 7.5
L’anno scorso aveva centrato il drappello buono con Van der Poel, Asgreen e Van Aert, questa volta non ha retto le stilettate dei migliori, ma con la consueta azione in contropiede è quasi arrivato a sognare il podio, coadiuvato nell’inseguimento alla coppia franco-neerlandese dal compagno Fred Wright (7; sorpresa domenicale, coglie il momento buono e regge fino al termine). Alla fine è sesto, ma va bene così. La corsa positiva della Bahrain, orfana di quel Sonny Colbrelli che aveva cerchiato nel calendario la giornata odierna, è testimoniata anche dalla tuonante botta di Jan Tratnik (7) sul Paterberg, buona per togliersi temporaneamente di ruota Van der Poel. Manca la prima punta Matej Mohoric (4.5, male il posizionamento a inizio Oude Kwaremont, ma al Fiandre non ci si inventa nulla).
Mads Pedersen: 7.5
Il dilemma prima del via era capire come il danese, nettamente inferiore ai big sugli ostici berg fiamminghi, potesse salvarsi dall’ottovolante dei muri. Problema risolto ben presto, già sul Berendries, quando Mads ha seguito in buona compagnia l’allungo di Cortina ed ha anticipato nel miglior modo immaginabile il folto gruppo alle spalle. Di resistenza e mestiere ha retto a lungo, riuscendo, una volta distanziato dai due alieni, a restare in lotta per la top 10. Ottava piazza raggiunta anticipando i pericolosi Laporte e Kristoff. Tra due settimane lo aspetta la Parigi-Roubaix e lui l’attende smanioso.
Cristophe Laporte: 6
Settimana storta per la Jumbo-Visma: prima il forfait di Van Aert a rovinare gli animi, i cambi di programma e per non farsi mancare nulla anche la caduta del nuovo capitano designato. Complicato quantificare le energie gettate al vento da Laporte in quell’occasione, ma difficilmente avrebbe retto di fronte agli attacchi di Pogacar e Van der Poel. Bene per la squadra neerlandese Nathan Van Hooydonck e Mick Van Dijke (7), deludente sui muri in pavé Tiesj Benoot (5), il quale ha sempre amato maggiormente gli strappi in asfalto.
Alexander Kristoff: 6.5
Gli anni migliori sono alle spalle, ma il coriaceo norvegese è ancora capace di entrare nei dieci (per l’ottava volta in carriera), nonostante la foratura in un momento delicato.
Tom Pidcock: 6
Il carattere non gli manca: sul Kwaremont cerca di riprendere Pogacar, sul Paterberg tenta l’allungo e sul Koppenberg è ancora il primo ad inseguire. La forma non è perfetta, ma anche per un Pidcock al top sarà sempre ostico raggiungere un traguardo come la conquista Fiandre. Amstel, Freccia e Liegi possono sicuramente sorridergli maggiormente.
Greg Van Avermaet: 5
Il Sole è tramontato anche per il belga. Ogni tanto sembra in grado di tirar fuori il numero da campione, ma poi deve arrendersi al tempo che scorre.
Kasper Asgreen: 5
Il Wolfpack non riesce a salvare in extremis una primavera negativa e deve rassegnarsi al ruolo di spettatore anche nella prova regina. Nello specifico, il campione uscente è l’unico a tenere il primo allungo di Pogacar sull’Oude Kwaremont, ma paga a caro prezzo questa scelta su Paterberg e Koppenberg. Affonda definitivamente per causa di un problema meccanico, ma la corsa era già bella che andata.