Fabio Jakobsen, un primo anno da dimenticare in dsm-firmenich
Con il ritiro in Cina al Tour of Guangxi si è conclusa una stagione fortemente negativa per lo sprinter olandese, uno dei principali trasferimenti dello scorso ciclomercato
Nell'ultimo inverno era stato uno dei colpi di mercato più significativi del World-Tour, e proprio per questo era difficile immaginarsi una stagione così negativa per Fabio Jakobsen con la maglia del team dsm-firmenich. Forse è ancora presto per decretare con certezza che sia l'ennesimo corridore che fuori dall'ambiente Quick-Step non riesce più a rendere come prima, ma di sicuro questa prima annata del triennale firmato con la formazione neerlandese non ha lasciato alcun segnale positivo in ottica futura.
Un 2024 con più ritiri (8) che podi (3)
Per un corridore che dal suo arrivo nel World-Tour nel 2018 con il Wolfpack - esclusa la stagione 2020 segnata indelebilmente dalla terribile caduta al Tour de Pologne nella quale non solo ha rischiato di terminare anzitempo la carriera ma anche la sua vita - aveva sempre ottenuto almeno 7 vittorie stagionali, culminate con le 13 del 2022. I numeri registrati in questa annata 2024 sono impietosi: in 69 giorni di corsa, sono arrivati soltanto 3 podi e una vittoria, quest'ultima al Giro di Turchia ad aprile. A livello World-Tour, dove il 28enne di Gorinchem vanta 14 successi, non è andato oltre un quarto posto all'UAE Tour. Peraltro, non è riuscito a concludere cinque delle sei corse tappe WT a cui preso parte, compresi due Grandi Giri (Giro e Tour); la sola eccezione è stata la corsa emiratina.
In generale, il problema ancora più grande per il portacolori della dsm è stato quello di faticare tanto ad arrivare in fondo alle corse con la gamba giusta per contendersi anche un piazzamento in volata: tra Giro d'Italia e Tour de France, soltanto in due occasioni è riuscito a buttarsi nella mischia centrando un quinto e un settimo posto alla Grande Boucle. Nelle altre occasioni, è sempre stato uno dei primissimi corridori inquadrati dalle telecamere che perdevano contatto anche su asperità piuttosto agevoli per un velocista. Sostanzialmente, l'ex-campione europeo in linea non ha mai raggiunto una condizione fisica all'altezza per poter competer con i migliori sprinter del mondo, categoria alla quale negli ultimi anni è stato degno membro (45 successi complessivi in 6 stagioni).
Intervistato da Wielerfits nel mese di agosto, Jakobsen aveva dichiarato: “Era tutto a posto. Poi ti manca solo qualche punto percentuale e lo patisci molto nello sport di alto livello. Penso che si possa risolvere tutto. Solo che prima bisogna scoprire di cosa si tratta. Io stesso lo so a grandi linee, ma ovviamente non ancora del tutto. Poi si tratta di lavorare insieme alle persone che se ne intendono, con le mie sensazioni e le mie intuizioni, e poi deve andare tutto bene per il prossimo anno. In definitiva, lo sprint è l'unica cosa che posso fare davvero con i professionisti, per il resto sarò sempre uno dei peggiori. Ma vogliamo vincere di nuovo con lo sprint. Quindi dobbiamo lavorare su tutto”.
La competizione interna cresce
La cattive notizie per Jakobsen non si fermano soltanto alle sue difficoltà individuali: nella sua formazione stanno emergendo diversi talenti delle volate che potrebbero rivelarsi delle alternative più che valide, come hanno già dimostrato quest'anno. Parliamo nell'ordine di Pavel Bittner (2001, Cechia), Tobias Lund Andresen (2002, Danimarca) e Casper van Uden (2001, Olanda), che nel 2024 hanno totalizzato ben tredici delle ventidue vittorie totali della dsm-firmenich, suggellato dal successo di tappa di Bittner alla Vuelta España.
Insomma, per la stagione che verrà a Fabio Jakobsen non saranno verosimilmente permessi ulteriori passi falsi, sia perché le parabole discendenti di uno sprinter nel professionistico sono generalmente difficili da sovvertire, che per la competizione all'interno della squadra che potrebbe indurre i direttori sportivi a metterlo ai margini del progetto. Sulla carta l'età è ancora dalla sua (29 anni nel 2025) e ha già dimostrato di rinascere da situazioni ben peggiori di quella attuale, ma è il primo a sapere che la rotta va invertita il prima possibile.