Professionisti

La Mitchelton di Trentin e Affini dà spettacolo ad Almería, ma vince Pascal Ackermann

17.02.2019 17:43

Una Clásica de Almería più che mai appassionante quest'anno, e il merito va ascritto principalmente alla Mitchelton-Scott, capace di inventarsi un numero di squadra che resterà tra gli highlights stagionali, pur se realizzato in una corsa non certo tra le più importanti del calendario. Agli ottimi componenti del team australiano è mancato solo il successo, perché il loro capitano di giornata Luka Mezgec si è dovuto accontentare del terzo posto alle spalle di Pascal Ackermann (Bora-Hansgrohe) e Marcel Kittel (Katusha-Alpecin)

La gara, 193 km da Almería a Roquetas del Mar, era partita con la classica fuga del mattino, 7 uomini in marcia ovvero Carlos Verona (Movistar), Juan Antonio López-Cózar (Euskadi-Murias), Axel Journiaux (Direct Énergie), Justin Timmermans (Roompot-Charles), Jetse Bol (Burgos-BH), Petr Rikunov (Gazprom-RusVelo) ed Emerson Oronte (Rally UHC Cycling); quest'ultimo si è poi presto staccato, gli altri hanno raggiunto un vantaggio massimo di circa 4' dopo 30 km, sul gruppo controllato dall'Astana. A 103 km dalla fine, in cima al Collado de Lucainena, Verona ha salutato la compagnia degli altri fuggitivi e si è involato da solo; non è però stato in grado di difendere il paio di minuti abbondanti di margine che aveva in quel momento dal veemente ritorno del gruppo, un ritorno che si è concretizzato tra Alto de Turrillas (ultima salita di giornata, vetta ai -96) e la successiva discesa, laddove il plotone ha raggiunto prima i resti della fuga e quindi, ai -88, il solitario Verona.

Non era però un gruppo compatto quello che si è riportato sul corridore della Movistar, dato che sulla salita la forte andatura aveva mietuto molte vittime, lasciando davanti appena meno di una quarantina di uomini. È a questo punto che la Mitchelton-Scott, trovatasi davanti con tutti e sette i suoi effettivi, ha deciso di fare il "folle gesto", e si è messa pancia a terra con l'idea di difendere il risicato margine (mezzo minuto in quel momento) che il drappello aveva sul grosso del gruppo: troppo ghiotta l'occasione di lasciarsi dietro diversi velocisti.

I magnifici sette della Mitchelton (notevolissimo l'apporto di Edoardo Affini) sono riusciti nell'intento, praticamente contro ogni pronostico, e rosicchiando un secondo dietro l'altro agli inseguitori (che probabilmente hanno sbagliato a non organizzare da subito una caccia serrata) hanno aumentato quel margine fino a un minuto e mezzo: vantaggio toccato a 30 km dal traguardo, e a quel punto dietro si sono arresi, son partiti in contropiede una quindicina di uomini ma ormai era tardi per chiudere sugli scatenati battistrada.

Il problema per i Mitchelton era che c'erano comunque altre ruote veloci nel pur ridotto drappello di testa: principalmente Marcel Kittel, ma anche Pascal Ackermann circondato da diversi compagni della Bora, Carlos Barbero con alcuni Movistar e la mina vagante Thomas Boudat (Direct Énergie). Ai 3 km la Bora ha preso l'iniziativa di tirare, ma i Mitchelton hanno rapidamente organizzato un treno per Mezgec, con Matteo Trentin a vestire i panni dell'ultimo uomo: non è bastato, perché lo sloveno, come anticipato in apertura, si è fatto infilare da Ackermann e Kittel. Quarto posto per Barbero davanti al compagno José Joaquín Rojas, sesto per Boudat, e top ten completata da Edwars Planckaert (Sport Vlaanderen-Baloise), Lars Boom e Sjoerd van Ginneken (entrambi della Roompot) e Pieter Vanspeybrouck (Wanty-Gobert). Miglior italiano è Matteo Trentin, tredicesimo.

Notizia di esempio
Un Eldorado chiamato Colombia
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!