Tadej Pogacar ottiene a Oropa la prima vittoria in carriera al Giro © Giro d'Italia
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Pogacar rompe il ghiaccio: prima vittoria al Giro e maglia rosa

A Oropa Tadej s'impone in solitaria distanziando di quasi mezzo minuto i primi inseguitori e va in rosa. Podio di giornata per Martínez e Thomas, bene Fortunato, foratura Tiberi

05.05.2024 18:56

Nell'elenco delle varie ricorrenze del 5 maggio, tra un Napoleone morente e un Ronaldo piangente, da oggi potremo inserire un Pogacar vincente. Al Giro, per la precisione. Questa data facilmente memorizzabile è quella in cui Tadej ha rotto il ghiaccio col palco delle premiazioni della corsa rosa, da lui non ancora frequentato (ci ha messo ben due giorni per arrivarci!) fino al momento in cui, nel pomeriggio di Oropa, in una carriera che difficilmente potrebbe essere più scintillante è entrato anche un successo al Giro, e in più anche una maglia rosa.

Tadej o la sua gamba sinistra, quella che è la vera favorita di questa gara. Nel senso di un Pogacar non al massimo delle sue potenzialità, ma che già così ne ha d'avanzo per tenere a bada tutti i rivali che sta incontrando sulla sua strada. Ebbene, oggi lo sloveno non ha ammazzato la corsa, e va bene così. Forse non c'era terreno sufficiente per un giricidio, ma in ogni caso la UAE Emirates continua a gestire e a selezionare il gruppo a ritmi non indiavolati. Perché se lo fossero (indiavolati) darebbero probabilmente un po' di fastidio anche allo stesso Pogi.

Il quale non ha bisogno di far terra bruciata intorno prima di involarsi: può tranquillamente partire da un gruppo ridotto dal lavoro del team a 30 unità (non a 6-7 come al Tour, per dire), e può accontentarsi di imporsi per mezzo minuto anziché per uno e mezzo. Alla fine il Giro lo vincerà lo stesso e si terrà da parte un po' di risorse da spalmare sul Tour: non fa una piega.

Nel giorno della prima vittoria dello sloveno alla corsa rosa un episodio ha acceso di emozione molto pubblico: il fatto che - un po' come capitò a Marco Pantani nel 1999 - un guaio meccanico ci si è messo di mezzo proprio sulla strada per la vittoria a Oropa. Forzare paralleli anche no, nel senso che l'epos di quella vicenda non lo ritroviamo nel finale della tappa odierna. Certo però che un simile ricorso storico è davvero uno di quegli episodi destinati a scatenare la curiosità e i pensieri dei tifosi.

Una citazione, obbligata e meritevole, per Lorenzo Fortunato: il bolognese si è gestito ottimamente lungo la salita e poi ha fatto valere uno spunto migliore alla fine per conquistare una top five (quarto per la precisione) che lo tiene altissimo tanto nella classifica quanto nelle gerarchie di inizio Giro. Vedremo se il 28enne dell'Astana sarà continuo e conseguente.

Giro d'Italia 2024, la cronaca della seconda tappa

San Francesco al Campo-Santuario di Oropa, come dire seconda tappa del Giro d'Italia 2024, 161 km con tanto su&giù negli ultimi 70 e arrivo sul classico traguardo eternato dall'impresa del Pirata nel 1999. Il primo forfait della corsa riguarda la squadra che quest'anno sta combattendo contro la maledizione dello scorpione di giada, la Visma-Lease a Bike per intenderci: ieri nel finale c'era stata una caduta apparentemente senza conseguenze, il più incavolato tra tutti i coinvolti era Robert Gesink, e oggi scopriamo che aveva ragione: frattura alla mano, arrivederci Giro.

Un po' di bagarre in avvio, attivo tra gli altri Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), ma la UAE Emirates ha chiuso sul verbanese. UAE, sì. Al km 10 sono evasi in cinque: Filippo Fiorelli, già in precedenza voglioso di fare, si è incamminato col compagno Martin Marcellusi (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè), e insieme si sono mossi Christian Scaroni (Astana Qazaqstan), Andrea Piccolo (EF Education-EasyPost) e Davide Bais (Polti Kometa), a completare un quintetto tutto italiano.

La INEOS della maglia rosa Jhonatan Narváez ha lasciato abbastanza fare, e quando il vantaggio dei primi ha toccato i 4'30" a 100 km dal traguardo, la UAE ha rifatto capolino davanti con Rui Oliveira, andato a supportare il regolare lavoro fatto fin lì da Connor Swift. Da lì il margine dei battistrada ha cominciato a essere eroso.

Fiorelli ha preceduto Bais e Marcellusi al traguardo volante di Valdengo ai -67, mentre in gruppo è stato Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) a fare i punticini del sesto; ai -63 una caduta ha coinvolto Eddie Dunbar e Filippo Zana (Jayco AlUla), Nicola Conci (Alpecin) e Olav Kooij (Visma), il più malconcio è parso Dunbar il quale ha comunque ripreso regolarmente.

Il tentativo solitario di Andrea Piccolo

Andrea Piccolo in fuga solitaria © Giro d'Italia
Andrea Piccolo in fuga solitaria © Giro d'Italia

Ai -55, in vista dell'Intergiro di Crocemosso (posto in cima a una salitella), l'accordo tra i fuggitivi si è spezzato: Bais è scattato ma in contropiede sono stati Fiorelli e Piccolo ad andar via. Il siciliano si è preso il traguardo intermedio, il milanese ne ha invece approfittato per ripartire ancora per tentare una sortita solitaria da combattivo di giornata. Qui a Crocemosso è stato Caleb Ewan (Jayco) a superare Danny van Poppel (BORA-Hansgrohe) e Groves.

In breve Piccolo ha messo insieme oltre mezzo minuto di margine sugli ex compagni di fuga (che intanto si ricompattavano), col gruppo lontano più di due minuti e controllato sempre da INEOS e UAE. Quando tirava la squadra britannica il margine dei primi aumentava o quantomeno non scendeva; quando spingevano gli emiratini, ecco che le distanze si accorciavano.

Quando è arrivata la sequenza di salite del finale la squadra di Narváez ha comunque preso con maggior vigore le redini della corsa. Sulla salita di Oasi Zegna Fiorelli ha perso contatto dal gruppetto, intanto Piccolo continuava a guadagnare sugli immediati inseguitori. Notizie dal gruppo: Attila Valter (Visma) si è arrotato con Kevin Vermaerke (DSM-Firmenich PostNL), niente di grave; ai -40 Harrison Wood (Cofidis) ha tentato una sortita senza però andar lontano.

Piccolo ha approcciato la successiva salita di Nelva ai -29 con quasi un minuto e mezzo sul terzetto intercalato e 2'30" sul gruppo. Scalando Scaroni si è sbarazzato prima di Bais e poi anche di Marcellusi, ma non è riuscito ad abbattere il gap da Piccolo, che ai -23.6 è scollinato con 1'08" su di lui e 1'48" sul gruppo, che ora pedalava con convinzione. Da segnalare, lungo la salita, un'altra piccola caduta a fondo gruppo, coinvolti Simone Velasco (Astana), Georg Steinhauser (EF) e Domenico Pozzovivo (VF Group): due in due tappe per Mimmo, che per di più stavolta ha pure rotto il cambio.

Tadej Pogacar cade ai piedi della salita finale, poi va all'attacco

Ancor più rumore doveva però fare un'altra caduta, quella di Tadej Pogacar ai -12. Nessun trauma: foratura all'anteriore a fine discesa, su una curva a destra la ruota è scivolata via tirando giù lo sloveno, che per poco non è stato pure investito dalla sua stessa ammiraglia UAE che lo seguiva passo passo. Però è ripartito subito e ci ha messo poco a riprendere la scia del gruppo quando ancora si era a Biella, per riportarsi in un lampo nelle posizioni d'avanguardia non appena la salita di Oropa è cominciata.

Piccolo è stato raggiunto a 6.5 km dalla vetta, Mikkel Bjerg (UAE) ha fatto una buona trenata che ha fatto male a Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step) e Nairo Quintana (Movistar) tra gli altri. A 5.5 dalla fine è passato a tirare Rafal Majka (UAE), l'ultimo uomo di Tadej, e la sua accelerazione ha preparato il terreno all'atteso scatto del fuoriclasse di Komenda.

Scatto arrivato puntuale a 4.5 km dalla fine. Dal gruppo (che a quel punto contava ancora una trentina di unità) i più reattivi sono stati Ben O'Connor  (Decathlon AG2R La Mondiale) e gli INEOS Geraint Thomas e Jhonatan Narváez. La maglia rosa ha capito subito che non era aria e si è staccata senza rimpianti; Geraint pure ha capito che il fuorigiri andava evitato per quanto possibile, quindi ha tenuto il suo ritmo (comunque non disprezzabile) rassegnandosi a lasciar andare Pogi.

O'Connor invece ci ha messo un po' a capire che così si finiva, ma nel giro di 200 metri anche lui ha dovuto gettare la spugna dopo aver sentito le gambe diventare grossomodo di legno palissandro, così di colpo. Tadej ha presto raggiunto il mezzo minuto di vantaggio e lì è rimasto fino alla fine, quando gli inseguitori si sono un minimo organizzati (statua a Florian Lipowitz della BORA) per limitare i danni.

Tadej verso la maglia rosa, gli altri salvano il salvabile

Lì per lì, a parte il regolare Thomas e il dead man walking O'Connor, era stato Cian Uijtdebroeks (Visma) a mostrare la gamba migliore alle spalle dei due citati; poi un buchetto, quindi Einer Rubio (Movistar), Juan Pedro López (Lidl-Trek), Jan Hirt (Soudal), quindi un altro buco e il citato Lipowitz con Michael Storer (Tudor), e ancora Lorenzo Fortunato (Astana) col compagno Alexey Lutsenko, Esteban Chaves (EF) e Dani Martínez (BORA).

Questi i corridori che a 2.5 km dalla vetta si sono tutti ricongiunti, predisponendosi a farsi trainare dal 23enne tedesco fino alla linea d'arrivo. Ai 2 km naturalmente a O'Connor si è spenta la luce e anche Lutsenko e Chaves si sono ristaccati dal drappellone; comunque sono tutti arrivati entro il minuto da Pogacar, che per la precisione ha rifilato 27" a Martínez, Thomas, Fortunato e Lipowitz (transitati nell'ordine dal secondo al quinto posto), e poco di più agli altri.

Ovviamente tutti quelli che non abbiamo citato fin qui erano nelle peste, e sono via via arrivati alla spicciolata. Tra gli italiani Nicola Conci (Alpecin) e Pozzovivo hanno pagato 1'20", Filippo Zana 1'24", Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) 1'29", Alessandro Verre (Arkéa-B&B Hotels) e Davide Piganzoli (Polti) 1'53", Luca Covili (VF Group) 2'14", Antonio TIberi (Bahrain) 2'24", Giulio Pellizzari (VF Group) 2'27", Matteo Fabbro (Polti) e Giovanni Aleotti (BORA) 3'03". Come dire: sì, stiamo lavorando per voi, ma portate ancora un po' di pazienza.

Pazienza che ha dovuto avere in quantità industriali Antonio Tiberi, vittima di foratura mentre la UAE Emirates si produceva nel proprio forcing, e obbligato a far… corsa di rincorsa fino in cima: non la miglior condizione per approcciarsi alle montagne del Giro.

Altri ritardi per uomini più o meno di classifica, 1'18" per Mauri Vansevenant (Soudal), 1'20" per Luke Plapp (Jayco) e Romain Bardet (DSM), 1'36" per Thymen Arensman (INEOS), 2'24" per Aurélien Paret-Paintre (Decathlon), 5'21" per Nairo Quintana, 5'56" per Eddie Dunbar (che effettivamente deve aver pagato la caduta).

La classifica vede Pogacar precedere di 45" Thomas e Martínez, di 54" Uijtdebroeks e Rubio, di 1'05" Fortunato che diventa seduta stante il nuovo italiano di riferimento. Ma se prendiamo per esempio il distacco di Tiberi, ecco che anche i 2'48" che si ritrova lui sul groppone non rappresentano poi un macigno inscalfibile. Nel senso, il frusinate ha ancora tutto il tempo e le possibilità di giocarsi un piazzamento di rilievo.

Domani la terza tappa del Giro d'Italia 2024 rappresenterà il primo cambio di rotta nel percorso della corsa: nella Novara-Fossano entreranno in scena gli sprinter, i quali dovrebbero disputarsi la vittoria al termine di 166 km senza evidenti difficoltà altimetriche. Uno strappetto di un chilometro e mezzo al 5% (che si conclude ai 3 km) promette di scompigliare qualche piano nel finale, ma ugualmente la vittoria non dovrebbe sfuggire a qualche rappresentante della categoria delle ruote veloci.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!