L'incontenibile leggerezza di Van Aert
Il belga vince anche la prima tappa del Critérium du Dauphiné davanti a Impey e Bernal
La prima giornata del Critérium du Dauphiné versione ridotta (cinque tappe anziché le solite otto) è la più lunga con i suoi 218.5 km nonché la meno decisiva in chiave classifica, pur terminando in salita; in altre edizioni, la Clermont Ferrand-Saint Christo en Jarez avrebbe rappresentato un terreno perfetto per provare a marcare le differenze, con sette gpm sul percorso. Ma in questo Delfinato disegnato a beneficio degli scalatori è solo l'antipasto alle quattro frazioni più esigenti.
Dopo la partenza alle 10.51 non sono mancati gli attacchi; servono 10 km prima che la fuga buona prenda il via. A comporla sono in cinque, ossia i belgi Quinten Hermans (Circus-Wanty Gobert) e Brent Van Moer (Lotto Soudal), l'italiano Niccolo Bonifazio (Total Direct Energie), lo svizzero Michael Schär (CCC Team) e il neerlandese Tom-Jelte Slagter (B&B Hotels-Vital Concept). Il gruppo lascia fare e concede 4' dopo una trentina di km.
Mentre dietro sono il Team Jumbo-Visma con Tony Martin e la Deceuninck-Quick Step con Tim Declercq a tirare, il margine massimo tocca quota 5'30" attorno al km 60 quando i battistrada stanno affrontano il secondo gpm, il Col du Béal (km 68.5), conquistato da Bonifazio - il primo, il Côte du Château d’Aulteribe (km 32.5), è andato a Hermans. Tuttavia il ligure nel corso della discesa si rialza e si fa riassorbire dal plotone, per poi ritirarsi pochi km più tardi per colpa del mal di schiena.
In questa tappa assai strana, nella quale ha messo a piede a terra anche Jan Hirt (CCC Team) ancora sofferente per la scivolata che lo ha coinvolto al Tour de l'Ain, la fuga perde altri due elementi: attorno al km 100 sia Hermans (che si era preso i punti in palio sulla Côte de Courreau al km 93) che Van Moer cadono in discesa, venendo costretti ad abbandonare la prova e venendo assistiti dai sanitari. Gli intoppi non sono finiti qui, perché in gruppo va giù Emanuel Buchmann: il capitano della Bora Hansgrohe, nonché terzo un anno fa, riesce però a rialzarsi e ritorna senza fatica nel gruppo.
Schär e Slagter rimangono così, giocoforza, da soli al comando, con il gruppo che li tiene tranquillamente attorno ai 3'. A 55 km dall'arrivo, ai piedi del gpm della Côte de Saint Héand (scollinamento al km 167.5), Slagter si rialza e preferisce aspettare il gruppo, lasciando a Schär il compito di sobbarcarsi questa fatica. Lo svizzero non se lo fa ripetere due volte e procede senza più compagni di avventura, restando comunque con circa 3' di vantaggio.
Il gruppo aumenta finalmente il passo sulle rampe della Montée Andrei Kivilev, dedicata alla memoria dello sfortunato corridore kazako: la Deceuninck affida tale compito ad Asgreen e allo scollinamento (km 182.5), Schär possiede poco meno di 1'30" non sul gruppo ma su una coppia di contrattaccanti partiti da poco come il danese Søren Kragh Andersen (Team Sunweb) e il casalingo, nel senso che è di Clérmont Ferrand, Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step).
I due vengono poco dopo raggiunti e subito staccati dal volitivo Quentin Pacher (B&B Hotels-Vital Concept), che si lancia in discesa all'inseguimento di Schär. A 30 km dall'arrivo la situazione vede l'elvetico con 20" su Pacher, 35" su Kragh Andersen e Cavagna, 45" sul gruppo che ha perso alcuni elementi tra cui Tejay van Garderen (EF Pro Cycling), secondo nel 2019 ma palesemente fuori condizione.
Pacher si porta su Schär esattamente a 25 km dalla conclusione. Ma l'accoppiata dura giusto un km: in una curva a destra, Pacher entra troppo veloce e finisce a terra, per cui lo svizzero, prossimo al trasferimento alla AG2R, si trova di nuovo solo per un paio di km, ossia prima che Kragh Andersen e Cavagna lo raggiungano. Il danese non ha però intenzione di collaborare e lo svizzero è comprensibilmente stanco: TGV Cavagna, questo è il suo soprannome decisamente consono, prende il toro per le corna e ai meno 17 km se ne va tutto solo. Il passo del Team Jumbo-Visma con Robert Gesink è deciso - la selezione da dietro è importante, salutano fra gli altri Colbrelli e Mohoric - e per Cavagna non c'è nulla da fare, tanto che ai meno 13.5 km dalla fine viene ripreso.
Nulla da fare neppure per Soler e Sagan, incapaci di tenere il ritmo di Gesink tanto che si staccano a circa 10 km dall'arrivo, giusto prima di scollinare la Côte de Leymieux. L'esperto neerlandese conclude il lavoro ai meno 5.5 km, lasciando a Sepp Kuss il compito di dettare una buona andatura, proprio mentre inizia a piovere sulla corsa. Anche oggi in versione gregario, Chris Froome si rialza assieme a Jonathan Castroviejo a 4 km dall'arrivo, risparmiando le energie in vista dei prossimi, durissimi giorni.
Ad accendere la miccia a 3 km dalla conclusione è Rigoberto Urán: il colombiano della EF Pro Cycling prova a sorprendere tutti ma, come capita spesso in questo periodo, a portarsi subito su di lui e a chiudere il buco è Primoz Roglic. In contropiede tenta fortuna Pierre Latour, ma stavolta è l'altro nobile giallonero Tom Dumoulin a fermarlo. Niente da fare anche per Tiesj Benoot, stoppato dal TomDumo.
Il trenino del Team Jumbo-Visma si riordina prima di iniziare il km conclusivo: Kruijswijk-Dumoulin-Roglic, in quest'ordine, fanno il lavoro in funzione di Wout Van Aert che, come previsto, parte forte sul risciacquo conclusivo di 300 metri. Il gap che il vincitore della Strade Bianche e della Milano-Sanremo riesce a creare in un battibaleno è notevole; nulla può Daryl Impey (Mitchelton-Scott), che recupera tanto ma non abbastanza per provare il sorpasso.
Dopo le due tappe nel 2019, il tre volte iridato del ciclocross vince di nuovo sulle strade del Delfinato, stavolta davanti a Daryl Impey e a Egan Bernal (Team Ineos), che si assicura così 4" di abbuono. Seguono in top ten, tutti con lo stesso tempo del vincitore, Alejandro Valverde (Movistar Team), Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), Alexey Lutsenko (Astana Pro Team), Sergio Higuita (EF Pro Cycling), Benoit Cosnefroy (AG2R La Mondiale), Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) e Guillaume Martin (Cofidis).
Domani la gara prosegue con la Vienne-Col de Porte di soli 135 km; la salita è storica, basti pensare che al Tour de France venne affrontata per la prima volta nel 1907, ma è ormai stata accantonata in favore di altre. Comunque sia, i corridori giungeranno sul traguardo dopo aver affrontato un'ascesa di 17.5 km con pendenza media del 6.2%,