Pedersenza limiti, altro colpo in volata
Mads ottiene la terza vittoria di tappa alla Vuelta a España, battuti Fred Wright e Gianni Vermeersch. Classifica invariata ma domani potrà succedere ancora tanto nell'ultima tappa di montagna
Parlare della terza vittoria di tappa di Mads Pedersen alla Vuelta 2022 ci porta dritti a una riflessione sulle strategie dei grandi club, che magari infoltiscono di velocisti di prima fascia la startlist del Tour de France (e in misura minore del Giro d'Italia) ma poi dimenticano, trascurano, sottovalutano la corsa spagnola. Con tutto il rispetto per l'iridato 2019, che quest'anno ha fatto vedere un salto di qualità in volata e con quello odierno conta il decimo successo stagionale (e ha vinto pure al Tour, ricordiamolo), balza all'occhio il fatto che questo tipo di pluriaffermazioni, già viste in passato in Spagna con John Degenkolb (4 vittorie nel 2014) o Matteo Trentin (stesso score nel 2017), segnalino troppe mancanze tra i top sprinter, per cui anche un corridore che non è velocista puro riesce a mettere a segno simili raccolte.
Naturalmente gli assenti hanno sempre torto, ma per una Vuelta che offre quest'anno non meno di 7 chance per le ruote veloci suona strano che così pochi team tentino l'all-in qui piuttosto che cercare piazzamenti nelle volate della Boucle. Tantopiù che siamo in tempi in cui ogni giorno non mancano sottolineature sulla necessità di diverse squadre di far punti in chiave World Tour (indipendentemente da come finirà - spoiler: con un accrocco - la questione delle retrocessioni dalla massima categoria per i team meno competitivi).
La 19esima tappa della Vuelta a España 2022 partiva e arrivava a Talavera de la Reina, praticamente due giri di un ampio circuito comprendente la scalata al facile Puerto del Piélago, più un tratto in piano nel finale: totale, 138.3 km. La fuga non ci ha messo tanto a incamminarsi, al km 10 avevamo i tre attaccanti ovvero Jonathan Caicedo (EF Education-EasyPost), Brandon McNulty (UAE Emirates) e Ander Okamika (Burgos-BH); dietro le cose non si sono però placate, a lungo è rimasto a metà strada Lawson Craddock (BikeExchange-Jayco), poi lungo la prima scalata al Piélago a oltre 90 km dalla fine si è formata una nuova coppia di contrattaccanti, Chris Harper (Jumbo-Visma) e Mikel Bizkarra (Euskaltel-Euskadi). Negli stessi frangenti il trio al comando ha raggiunto un vantaggio massimo di 4'23" sul gruppo maglia rossa, tirato dalla Trek-Segafredo.
Il plotone ha comunque presto raggiunto gli intercalati, prima Bizkarra, poi Harper, poi ai -76 anche Craddock, e intanto il distacco dai primi crollava, tanto che alla seconda scalata, con la Bahrain-Victorious ad alzare l'andatura (con Mikel Landa in prima persona), la fuga è stata annullata a 49 km dalla conclusione. Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) ha preso i 5 punti del Gpm ai -42, poi in discesa ha tirato per un po' la UAE, e poi di nuovo la Bahrain sul piano prima che la Trek riprendesse il controllo della situazione ai -25. Comunque, l'avrete capito, non è successo niente di rilevante.
Ai 3 km la INEOS ha mandato avanti il proprio treno che ha allungato la fila, ai -1.4 è passata davanti la Jumbo ma l'ultima rotonda ai 1100 metri ha rimescolato tutte le carte. Fatto sta che ai 900 metri è uscita ancora fortissimo la Trek, ai 500 ha tentato l'anticipo Miles Scotson (Groupama-FDJ), ma ha finito semplicemente per fungere da punto di riferimento per i velocisti, il più forte dei quali, tra gli astanti, è chiaramente Mads Pedersen. Proprio il danese della Trek, tirato ottimamente da Antonio Tiberi, è partito sull'ultima semicurva a sinistra, ai 150, ha chiuso il gap sul britannico ed è andato a vincere nettamente su Fred Wright (Bahrain), Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), Ben Turner (INEOS), Mike Teunissen (Jumbo), Jonas Koch (Bora-Hansgrohe), Omer Goldstein (Israel-Premier Tech), Raúl García Pierna (Kern Pharma), Miguel Ángel López (Astana Qazaqstan) e Dylan van Baarle (INEOS).
La generale è invariata rispetto a ieri, Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) guida con 2'07" su Enric Mas (Movistar), 5'14" su Juan Ayuso (UAE), 5'56" su López, 6'49" su Carlos Rodríguez (INEOS), 7'14" su João Almeida (UAE), 8'09" su Thymen Arensman (DSM), 9'34" su Ben O'Connor (AG2R Citroën), 9'56" su Rigoberto Urán (EF), 12'03" su Jai Hindley (Bora), 13'53" su Louis Meintjes (Intermarché-Wanty), 19'03" su Jan Polanc (UAE), 24'31" su Alejandro Valverde (Movistar), 27'46" su Carapaz, 30'27" su Wilco Kelderman (Bora), 40'36" su Tao Geoghegan Hart (INEOS), 42'33" su Landa, 43'41" su Luis León Sánchez (Bahrain), 45' su Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) e 47'19" su Gino Mäder (Bahrain), ventesimo. Edoardo Zambanini (Bahrain) resta il migliore degli italiani, 33esimo a 1h19'50".
Domani tutto si deciderà nella 20esima tappa, l'ultima realmente impegnativa (domenica a Madrid sarà passerella): la Moralzarzal-Puerto de Navacerrada misura 181 km e offre cinque scalate anche impegnative, l'ultima delle quali il Puerto de Cotos che scollina a meno di 7 km dalla fine. Su queste strade l'Astana ribaltò con Fabio Aru la maglia rossa Tom Dumoulin nel 2015: sarà capace di tanto Enric Mas con la sua Movistar ai danni di Remco?