Carapaz vince a SuperDévoluy, Evenepoel attacca, Vingegaard soffre, Pogacar gioca
Un'altra giornata allo spasimo al Tour de France, tra fuga buona ma difficile e schermaglie tra i big nel finale. Remco guadagna 10" a un Tadej sornione e 12" a Jonas
Il giorno della maxifuga regala a Richard Carapaz la prima vittoria di tappa al Tour de France, al pubblico una frazione battagliatissima per tutta la sua durata, e ai fan delle classifiche generali nuove interessanti prospettive, basate su un allungo di Remco Evenepoel il quale nel finale non ha riguadagnato che pochi secondi a Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, ma che ha dimostrato (confermato) un'attitudine d'attacco che potrebbe riservare ancora qualche sorpresa nel gran finale alpino della Boucle.
Remco era chiamato in questo Tour de France a una sorta di prova del fuoco: contrapposto a due grandissimi interpreti dei GT come Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard, in una corsa che non aveva mai disputato prima, e dopo aver raccolto nei GT fin qui fatti (due Giri e due Vuelte) tante delusioni e una sola grande soddisfazione, il successo in Spagna nel 2022.
Insomma un Evenepoel ancora da soppesare, per quanto riguarda i grandi giri. In queste tre settimane il belga si sta disimpegnando davvero bene, sempre considerate le premesse che abbiamo appena fatto. A quattro tappe dalla fine è terzo in classifica alle spalle dei due noti mammasantissima, cioè è lì dove un po' tutti pensavamo sarebbe stato a fine Tour. Gli restano ancora un paio di possibilità, domani - in una frazione tutta su e giù che potrebbe nascondere trabocchetti a ogni chilometro - e domenica nella crono conclusiva.
Ma è l'attacco di oggi nel finale verso SuperDévoluy che ci suggerisce che Remco sia sì contento dell'attuale podio, ma non sazio, e che voglia provare quello che può per guadagnare almeno una posizione scavalcando Vingegaard. Il danese pare in calo, domenica a Plateau de Beille ha giocato il tutto per tutto per provare a riportare il gioco dalla propria parte, ma è uscito sconfitto e scornato dalla grande sfida che lui stesso ha lanciato a Tadej.
Jonas gioca in difesa, oggi ha disseminato la tappa di suoi uomini, mandati in fuga e tornati utilissimi nel finale (prima Christophe Laporte, poi Wout van Aert, poi Tiesj Benoot) per aiutarlo a parare i colpi di Pogacar e dello stesso Evenepoel. Non sempre un capitano manda in avanscoperta un compagno perché ha intenzione di attaccare e di trovare quindi la cosiddetta famosa testa di ponte a un certo punto della tappa. A volte tale scelta la si fa per avere un paracadute disponibile in caso di problemi. Oggi è stato il caso, anche se la portata è stata piuttosto ridotta. Ma è facile che tale scenario possa ripetersi nei prossimi giorni.
Un pensiero infine su Richard Carapaz, che ottiene la 23esima vittoria in carriera e a 31 anni può ben dire di essere pronto a un dorato viale del tramonto. Grandi giri non ne vincerà più, almeno se la concorrenza è quella attuale, e lui con consapevolezza si accontenta di quello che può ancora raccogliere e che non è comunque poco: un giorno in maglia gialla qua, una tappa là…
Il suo spunto veloce gli permette peraltro di poter vincere molto, e, unito alla sua resistenza in salita (pronta a diventare capacità di attaccare, vedi oggi), di poter essere per quattro-cinque anni ancora un crack delle grandi fughe nei GT (con oggi son 7 tappe vinte tra Giro, Tour e Vuelta). Unico rimpianto, ma grosso: non essere stato selezionato per le Olimpiadi, per quella che sarebbe stata una legittima difesa del titolo conquistato tre anni fa a Tokyo: meritava di essere a Parigi, Richard, e in queste tre settimane non perde occasione di ricordarlo al ct dell'Ecuador…
Tour de France 2024, la cronaca della diciassettesima tappa
La diciassettesima tappa del Tour de France 2024 reintroduceva il gruppo alle montagne che da qui a domenica non mancheranno certo in questo gran finale di gara. Oggi si partiva da Saint-Paul-Trois-Châteaux e si arrivava a SuperDévoluy dopo 177.8 km per più di due terzi in leggero falsopiano all'insù, e nel finale in saliscendi tra Col Bayard, Col du Noyer e salita d'arrivo. Oltre al falsopiano c'era pure del bel vento sul percorso già in avvio, e ciò ha condotto i grossi team a presidiare da subito le prime posizioni, in particolare una Visma-Lease a Bike volitiva al massimo che ha dato il la alla girandola dei ventagli proprio col suo uomo di punta, Jonas Vingegaard.
Più di qualcuno s'è fatto sorprendere, tra i compagni di Tadej Pogacar per esempio avevamo Adam Yates nel secondo troncone e Pavel Sivakov e Marc Soler addirittura nel terzo. È stato un passeggero momento di frizzantezza, al km 18 erano già tutti di nuovo compatti, e da lì son partiti i tentativi di fuga, mentre qualcuno soffriva - tra gli altri Bini Girmay (Intermarché-Wanty) caduto ieri nel finale - e qualcun altro, soffrendo pure lui, si ritirava: Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) che ha abbandonato tra le lacrime a 123 km dalla fine. Più avanti avrebbero salutato il Tour anche Fernando Gaviria (Movistar) e Sam Bennett (Decathlon AG2R La Mondiale), mentre non avevano direttamente preso il via Phil Bauhaus (Bahrain-Victorious) ed Elmar Reinders (Jayco AlUla).
Grande battaglia per la fuga del giorno
Tra i più attivi abbiamo visto Wout van Aert, ma in realtà era proprio la Visma che voleva mettere un uomo in fuga, e ci è infine riuscita con Tiesj Benoot, che ai -120 si è infilato in un'azione con Magnus Cort (Uno-X Mobility), di cui brillavano i baffi colorati di blu, e con Romain Grégoire (Groupama-FDJ) e Bob Jungels (Red Bull-BORA-Hansgrohe).
Non a tutti in gruppo piaceva la situazione, Enric Mas (Movistar), Richard Carapaz (EF Education-EasyPost) e Simon Yates (Jayco AlUla) hanno composto un lussuosissimo trio di contrattaccanti, poi ne sono usciti altri sei al posto loro, poi ai -100 il gruppo si è direttamente frazionato un'altra volta in tre tronconi, e di nuovo Adam non era nel primo (formato da una quarantina di unità). Ci si è dovuto mettere Sivakov, a un certo punto, a imporre davanti un ritmo più placido che ha permesso il ricongiungimento dei vari tronconi, mentre però i tentativi di contrattacco si susseguivano.
I quattro fuggitivi, da parte loro, procedevano come un sol uomo impegnati nella difesa dello scarso minuto di margine che con fatica si erano costruiti. La Visma era proprio la squadra che più di tutte voleva lanciare un altro uomo nella fuga, ci hanno provato (con altri) prima Christophe Laporte, poi di nuovo Van Aert, poi Matteo Jorgenson, ma sempre la UAE Emirates ha chiuso ogni spiraglio.
Cort ha vinto lo sprint intermedio di Veynes (-63), 45" dopo è stato Bini Girmay a imporsi per il quinto posto e i punti annessi, davanti a Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck): ciò ha portato la situazione della classifica a punti a un risultato di 387 per l'eritreo contro i 354 del belga.
Fughe molte e nutritissime, sulle salite finali una vera faida
Sullo slancio della volatina, un drappellone di quasi 50 uomini (48 per la precisione) ha preso margine, e stavolta la UAE Emirates non ha avuto la faccia di dir di no. Per la gioia di tutti i ciclonerd, ecco l'infinito elenco: Laporte e Van Aert (Visma), Sivakov e Soler (UAE), Simon Yates, Chris Juul-Jensen, Michael Matthews e Luka Mezgec (Jayco), Laurens De Plus e Geraint Thomas (INEOS Grenadiers), Julien Bernard, Ryan Gibbons, Toms Skujins e Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Bruno Armirail e Dorian Godon (Decathlon AG2R La Mondiale), Jack Haig, Matej Mohoric e Wout Poels (Bahrain), Jan Hirt (Soudal Quick-Step), Nico Denz e Marco Haller (Red Bull), David Gaudu, Stefan Küng, Quentin Pacher, Clément Russo e Valentin Madouas (Groupama), Carapaz, Harm Vanhoucke (Lotto Dstny), Stephen Williams (Free Palestine), Guillaume Martin (Cofidis), Mas e Alex Aranburu (Movistar), Kévin Vauquelin, Raúl García Pierna e Cristián Rodríguez (Arkéa-B&B Hotels), Louis Meintjes e Georg Zimmermann (Intermarché), Romain Bardet, Warren Barguil e Oscar Onley (DSM-Firmenich PostNL), Harold Tejada (Astana), Jonas Abrahamsen, Odd Christian Eiking e Johannes Kulset (Uno-X Mobility), Steff Cras, Sandy Dujardin e Jordan Jégat (TotalEnergies).
Neanche il tempo di fare la conta di chi c'era e chi non c'era, che eravamo già sul Col Bayard, e qui ovviamente il gruppo dei contrattaccanti (che aveva 1'45" dai quattro di testa e 3' sul gruppo maglia gialla) si è frazionato. Per i nostri fini ci basti dire che Martin si è avvantaggiato, poi raggiunto da Madouas, e ha messo nel mirino i primi, transitando con 30" di ritardo al Gpm (seconda categoria) dei -32, vinto da Cort. A 1' è passato un drappello di circa 25 unità, e invece gli altri contrattaccanti si erano dispersi strada facendo. Il gruppo maglia gialla è passato a 6'40".
Martin e Madouas hanno raggiunto i primi ai piedi del Col du Noyer ai -18.5 (a 7 dalla vetta). Ma appena arrivati sulla salita più dura di giornata, anche dal secondo gruppetto sono emerse delle novità. Nella fattispecie, Simon Yates, scattato subito e bravo a chiudere il gap di 40" dai primi in appena un chilometro. Le emersioni dal gruppo dei contrattaccanti non finivano qui: anche Carapaz e Williams ne sono usciti forte, e poi ancora Sivakov con Mas, De Plus e Onley.
Il tentativo di Yates, la vittoria di Carapaz
Yates non ha perso tempo ed è scattato di nuovo a poco meno di 6 km dalla vetta, facendo subito il vuoto mentre i contrattaccanti tra i contrattaccanti (scusate la ricorsività) rientravano sul resto del gruppetto di testa. Carapaz ha forzato i tempi con Williams, poi ha staccato quest'ultimo a 15.5 km dalla fine (e 4 dal Gpm), quindi ai -14.7 ha raggiunto il britannico al comando.
L'ecuadoriano ha respirato un po' e poi a poco meno di 2 km dallo scollinamento ha piazzato lo scatto che gli ha permesso di staccare Yates. Quest'ultimo si è svenato in fuorigiri per provare a rispondere ma non c'è stato verso. Al Gpm dei -11.5 (prima categoria) Richard è passato con 13" su Simon e 37" su Mas che aveva staccato tutti gli altri.
Tra discesa e rampetta finale verso SuperDévoluy Carapaz ha allungato ulteriormente su Yates e si è involato verso il primo successo di tappa al Tour, festeggiando ampiamente già all'ultimo chilometro. Al traguardo l'ecuadoriano ha chiuso con 37" su Simon, 57" su Mas, 1'44" su De Plus e Onley, poi via via sono arrivati altri reduci della fuga.
Ciccone accenna, Pogacar colpisce
Ai 5 km dalla vetta intanto anche in gruppo qualcosa accadeva: un allungo di Carlos Verona (Lidl) mirava a lanciare l'attacco di Giulio Ciccone, ottavo della generale, ma il tutto si risolveva in un forcing Lidl fino ai 2 km; tutto ciò non ha prodotto risultati per l'abruzzese, ma in compenso ha fatto svanire la Visma intorno a Vingegaard: anche Matteo Jorgenson, 12esimo della generale, ha perso contatto.
Quindi, a tirare quel che restava del gruppo maglia gialla (11 uomini e basta!) per quel che restava di salita, è passata la UAE . Semplice controllo? Ma quando mai! A un chilometro dallo scollinamento è scattato Tadej Pogacar, bruciante. Vingegaard e Remco Evenepoel (Soudal) hanno provato a chiudere subito, ma al danese son mancate le gambe per colmare il gap, sicché l'ex iridato l'ha superato inseguendo da solo la maglia gialla.
Ma lo stesso non è riuscito a riportarsi sullo sloveno, che ha continuato a martellare ed è transitato al Gpm con 5" su Remco e 10" su Jonas. E in discesa non s'è certo rialzato, Tadej, mentre Vingo ha trovato Laporte dalla fuga, e il francese gli ha dato una bella mano a riprendere prima Evenepoel e poi anche lo scavezzacollo di Komenda.
L'allungo di Remco per un finale palpitante
Ma ancora molto doveva succedere tra i tre contendenti della generale: e il molto è stato un allungo di Evenepoel sulla salitella finale, a 3.5 km dal traguardo. Remco è partito dalla quarta ruota e ha preso i classici dieci metri che poi - su certi terreni - non vai più a colmargli.
Pogacar, glaciale, ha lasciato che fossero i due Visma ad accollarsi l'inseguimento. Il belga ha trovato ai 3 km Jan Hirt, che era in fuga e che gli ha dato una manona a rinforzare il margine. Tadej, viceversa, pur avendo raggiunto Sivakov ha continuato a star fermo, lui e il luogotenente. Allora il trenino ha ripreso Van Aert, e pure lui si è messo a trenare per il poco che gli rimaneva; poi hanno raggiunto Benoot, ed ecco un nuovo contributo.
Ma Remco insisteva, perdeva il prezioso Hirt ma procedeva da solo fino alla fine e fino a un guadagno piccolo ma simbolico. Ai 300 metri Pogacar è scattato per la volata che ha permesso pure a lui di guadagnare minuzie su Vingegaard. Evenepoel ha chiuso 26esimo a 7'13" da Carapaz e ha incamerato 10" di vantaggio su Pogi e 12" su Vingo.
Troppo poco per determinare sommovimenti in una classifica che vede 3'11" tra Pogacar e Vingegaard, con Evenepoel terzo a 5'09". Si allontanano ancora tutti gli altri, giunti in gruppetto a 9'26" dal primo (e quindi a 2'13" da Evenepoel e poco meno dagli altri due). Tra questi Ciccone conserva l'ottavo posto a 17'51" dal primo (e 2'10" dal settimo).
Domani si replica con una diciottesima tappa del Tour de France 2024 tutta da interpretare: la Gap-Barcelonnette misura 179.5 km ed è disseminata di salitelle trabocchetto, su cui si potrà innescare qualche trappolone, chi lo sa. Oppure andrà via un'altra fuga corposa, tanto nei due giorni successivi ci saranno Alpi in quantità.