Tour, nonnismo contro Küng: «Sei troppo forte, non puoi andare in fuga»
Il nonnismo è una brutta bestia; dal mondo scolastico (nell'accezione del noto bullismo) a quello lavorativo, per non dimenticare quello militare, negli ultimi anni un po' desueto ma ambito da cui il concetto trae origine. E oggi una pagina simile si è vissuta nel ciclismo, al Tour de France.
Come riporta Carlos Arribas di El País, poco dopo la partenza da Périgueux e l'attacco di Yoann Offredo, c'è un corridore che va a rincorrere il francese. Si tratta di Stefan Küng, che decide di accelerare, mettendosi in testa al gruppo. Lo si vede muoversi anche nelle immagini tv, lui spilungone che subito salta all'occhio. La regia cambia camera, e passa a quella dell'elicottero, impegnato a mostrare un castello. Ritornati con l'obiettivo sul plotone, il gruppo pedala tranquillamente ad andatura ridotta, allargato su tutta la carreggiata.
Non si vede più Küng; la ragione la spiega lui stesso, all'arrivo. Dopo l'attacco, intravede che alle sue spalle lo inseguono diversi atleti e sente insulti nei suoi confronti. Si gira e vede che corridori della Lotto Soudal e della Quick Step Floors sono balzati alla sua ruota, dicendogli che non lo volevano in fuga.
Queste le parole del ventitreenne elvetico, riportate dal quotidiano spagnolo: «Mi hanno detto che sono troppo forte. Mi hanno spiegato che se io fossi andato in fuga, loro dovevano lavorare di più per andare a riprendermi, e poteva anche capitare che il tentativo andasse a buon fine. E questo a loro non andava bene. Mi sono sentito lusingato e l'ho preso come un complimento».
Noi, invece, lo vediamo come un cambiamento, e in negativo (inciso: non che in passato fosse del tutto diverso, eh!). Il concetto di fair play, tanto strombazzato nelle ultime giornate di Tour, evidentemente si applica "à la carte". E ormai non appare più un caso il fatto che, in tutte le tappe pianeggianti, la fuga sia sempre partita proprio nel primo km.