A San Valentino Riabushenko fa innamorare
Giro d'Italia under 23, splendida vittoria del campione europeo davanti a Sivakov, Zilio buon quarto. Powless ancora in rosa
Quando un arrivo è caratterizzato da una rampa che tira decisamente all’insù, obbligando a scaricare sui pedali tutta la propria potenza ed esplosività, chi nel ciclismo ha caratteristiche che rispondo alla perfezione alla classificazione di “scattista” non può farsi trovare impreparato. Sa che quello è il proprio pane, il traguardo su cui ribadire la propria eccellenza, tanto più se si ha già l’onere e l’onore d’indossare una maglia molto importante.
Aleksandr Riabushenko, lo dicevamo pochi giorni fa, è uno dei corridori meglio tagliati per questo 40ª Giro d’Italia Under 23. Ottimo sugli strappi, migliorato col tempo anche nella tenuta sulle salite più lunghe e dotato di uno spunto veloce che gli permette di dire la propria anche in volate costituite da 50-60 corridori. In pratica il perfetto prototipo del cacciatore di tappe che magari si concede, lecitamente, anche qualche sogno più ambizioso. Il bell’arrivo fissato nei pressi dell’abbazia di San Valentino, situata nel comune di Castellarano, giunta al termine di una frazione ricca di mangia e bevi, lo chiamava decisamente all’azione e lui non si è fatto pregare, sfoggiando un finale di notevole qualità che gli ha permesso di tener fede ad un pronostico che lo voleva come uno dei favoritissimi per il successo su un arrivo del genere.
Un Giro Under che si conferma quindi, dopo appena due frazione, già marcatamente connotato da tinte straniere, anche se almeno quest’oggi un po’ d’Italia può ugualmente gioire e rallegrarsi del successo ottenuto dal bielorusso, già da alcune stagioni presente nel nostro dilettantismo e da un paio d’anni tra le punte di diamante della Palazzago. Con oggi sono 5 i successi stagionali in un 2017 che l’ha già visto grandissimo protagonista (basti ricordare, tra gli altri, anche i terzi posti colti al Trofeo Piva e al GP Liberazione) e l’impressione è assolutamente quella che non sia finita qui. Nel mentre Neilson Powless continua a vestire le insegne del primato in una frazione indubbiamente insidiosa ma l’americano, oltre che con avversari agguerriti, deve fare i conti anche con un’Axeon trovatasi improvvisamente sminuzzata dagli eventi.
Le cadute decimano l’Axeon, in 8 prendono il largo
Sono stati in 168 a ripresentarsi al via questa mattina da Castellarano per la seconda frazione che dopo 145 chilometri avrebbe condotto il gruppo all’Abbazia di San Valentino, attraverso un primo circuito iniziale di 31 chilometri, a cui poi hanno fatto seguito 3 passaggi (due validi come GPM) sull’erta conclusiva prima di quella che sarebbe stata teatro dell’epilogo della frazione. Prevedibilmente la brutta caduta verificatasi ieri nelle battute conclusive verso Imola avrebbe lasciato più di un segno in diversi atleti e formazioni e a pagare il prezzo più alto è stata proprio la formazione della maglia rosa Powless: le contusioni e ferite varie riportate hanno infatti costretto a salutare anzitempo il Giro sia Logan Owen (corridore atteso anche su arrivi dedicati alle ruote veloci) che Edward Dunbar, con l’irlandese che ha riportato sicuramente le conseguenze peggiori. In ogni caso l’Axeon vede ridursi da 6 a 4 corridori il proprio roster vedendo così complicarsi non poco i propri piani. Costretto ad abbandonare la gara, oltre al colombiano Pena Molano della Maltinti, anche Simone Ravanelli, una delle più valide pedine in appoggio al portoghese Almeida nella Unieuro, che nella caduta ha riportato una frattura all’osso sacro (strada facendo abbandoneranno anche la maglia nera Daniel Favaro, Carmine Carratù e il russo Nikita Razumov).
Dopo una ventina di chilometri, in cui si erano visti i primi tentativi d’avanscoperta, ha preso il largo l’azione più interessante della giornata: a rendersene protagonisti sono stati Simone Bevilacqua (Zalf), il fratello d’arte Massimo Rosa (Hopplà), Marco Negrente (Colpack), Mattia Bais (Cycling Team Friuli, già in fuga ieri), Raul Colombo (Gavardo), il francese Tanguy Turgis (BMC Development Team), il sudafricano Nicholas Dlamini (Dimension Data) e il britannico Stephen Williams (SEG Racing Academy). Il drappello, composto da ottimi passisti e da atleti di alcune delle squadre di riferimento, ha immediatamente portato il proprio vantaggio oltre il minuto nei confronti di un gruppo da cui era uscito, nel tentativo di riaccodarsi ai primi, Corentin Ermenault del Team Wiggins. Quest’oggi però l’atleta transalpino ha sbagliato i tempi del proprio attacco e nonostante le ottime doti da inseguitore non è riuscito a coronare positivamente la sua rincorsa, che gli avrebbe permesso anche di provare a difendere la maglia blu dell’Intergiro. A giovarsi di questo è stato quindi il connazionale Tanguy Turgis che, vincendo il traguardo intermedio di Sant’Antonino, ha conquistato la leadership nella speciale classifica.
Esaurita la fuga, Tivani e Cianetti sognano il colpaccio
Dopo aver raggiunto un vantaggio massimo di 2 minuti e mezzo, i fuggitivi hanno visto il gruppo iniziare a rifarsi sotto pian piano, grazie principalmente all’impulso della Mitchelton Scott e della Unieuro, ovvero le formazioni maggiormente interessate a ricucire il gap nel momento in cui la corsa affrontava anche le prime ascese verso San Valentino, in cui si è messo in ottima evidenza Dlamini, passato in prima posizione in entrambe le occasioni e facendo così propria la maglia verde di miglior scalatore.
L’inseguimento, durato parecchi chilometri mentre il drappello di testa pian piano si sfaldava, ha avuto il suo coronamento a circa 25 chilometri dalla conclusione, quando si è tornati ad una situazione di gruppo compatto. Una quiete durata decisamente poco, visto che immediatamente si sono verificati nuovi tentativi di allungo: velleitario quello del belga Verwilst e del marocchino Chokri, molto più convinto invece quello operato dal campione argentino Nicolas Tivani della Unieuro e da Nicholas Cianetti dell’Hopplà Petroli, che hanno trovato subito un buonissimo accordo. Il duo di testa ha guadagnato oltre 40” nei confronti del gruppo e al loro inseguimento ha cercato di portarsi ancora un indomito Bais, ripreso però a poco meno di 10 chilometri dall’arrivo. Tivani e Cianetti hanno continuato con convinzione ma l’erta finale e il deciso inseguimento del gruppo, tirato dalle formazioni dei favoriti, si sono frapposti alle loro ambizioni, fino ai 4 chilometri dall’arrivo, in cui il plotone si è ricompattato nuovamente.
Riabushenko fa il capolavoro, Powless resiste. Domani tappa insidiosissima
A quel punto l’eventualità più probabile è divenuta quella della volata a ranghi ristretti su un arrivo che privilegiava soprattutto la potenza e la scelta di tempo, in cui solamente chi era aggraziato da una gamba superlativa avrebbe potuto pensare di poter levare tutti di ruota. Quel qualcuno, proprio mentre la BMC si apprestava a lanciare al meglio i propri interpreti, è stato il bielorusso Riabushenko, che con una sparata micidiale ai 300 metri è riuscito a prendere subito una decina di metri su tutti gli altri, resistendo e giungendo tutto solo sul traguardo, a far risaltare la sua scintillante maglia di campione europeo.
A 2” di ritardo si è subito fatto vedere ben presente il russo Pavel Sivakov, che ha ribadito la propria candidatura come uno dei favoriti per il successo finale, ottenendo la seconda posizione (che gli è valsa anche la conquista della maglia bianca) davanti allo svizzero Patrick Muller, compagno di squadra nella BMC. Podio sfiorato invece quest’oggi per i colori italiani, con l’ottimo quarto posto di Giacomo Zilio della Zalf, andato a precedere atleti validissimi quali il belga Philipsen (ancora un BMC nelle primissime posizioni), l’ucraino Padun della Colpack), il colombiano Wilmar Paredes, Nicola Conci (anch’egli Zalf, confortante la sua presenza nelle posizioni buone), il danese Honore della Lotto Soudal e l’australiano Hamilton della Mitchelton Scott, che ha chiuso la top ten davanti al compagno di squadra Hindley e alla maglia rosa Powless. Presenti in questo drappello anche Paolo Prandini della rappresentativa marchigiana (13°) Lorenzo Fortunato dell’Hopplà (16°). A 9” sono giunti il colombiano Munoz e Luca Raggio, 19 sono stati invece i secondi persi da Luca Covili della Palazzago (che predilige sicuramente ascese più lunghe) mentre 34” è il gap accusato dal portoghese Almeida. Ben più pesanti invece i ritardi accusati dal colombiano Chavez (7’31”), Riccardo Lucca (8’12”) e Filippo Zaccanti (giunto non al meglio a questo Giro, 10’16” il suo ritardo) per i quali i discorsi di classifica si esauriscono qui.
Neilson Powless ha quindi mantenuto la maglia rosa ed ora guida con 7” su Riabushenko e 13” su Sivakov. In top 10 figurano anche Zilio e Fortunato, rispettivamente in quinta e settima posizione con un ritardo di 19” mentre la maglia nera riservata all’ultimo classificato è passata sulle spalle di Mirko Necci della Vejus, distante dallo statunitense 30’47”. Domani la Bagnara di Romagna-Forlì di 140,5 chilometri costituirà una delle tappe più difficili da interpretare a livello tattico, in cui lasciare eccessivo margine ad una fuga composta da una decina di corridori, con alcuni di questi ancora perfettamente inclusi nei giochi di classifica, potrebbe rivelarsi un errore pagabile a caro prezzo nelle successive giornate: Calbane, Casale, Trebbio, Centoforche e Rocca delle Camminate infatti costituiscono il terreno ideale per giocare pericolosi tranelli ad alcuni favoriti per il successo finale prima di giungere sul traguardo di Forlì. Chi questo Giro Under 23 vorrà portarlo a casa dovrà tenere quindi gli occhi assolutamente bene aperti.