Bettiol suona la carica: "Philipsen favorito a Glasgow, ma noi siamo sempre l'Italia"
Alberto Bettiol, co-capitano dell'Italia per il Mondiale di Glasgow insieme a Trentin, ha rilasciato alcune dichiarazioni in vista della prova iridata soffermandosi su favoriti ed ambizioni azzurre
Finalmente, dopo tanta attesa, nella giornata di oggi ha preso il via il Mondiale di ciclismo 2023, con le prime gare su pista. L'attenzione di tanti appassionati, però, non può che essere rivolta alla giornata di domenica 6 agosto, quando andrà in scena la corsa in linea maschile. A fare il punto della situazione in casa Italia a tre giorni dall'appuntamento focale della stagione è stato Alberto Bettiol, co-capitano insieme a Matteo Trentin, che ha rilasciato un'interessante intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, in edicola questa mattina.
“Che non siamo i favoriti è evidente, ma con Trentin c'è grande sintonia. Se gli altri non ci considerano è un problema loro. Non credo sia una buona idea, ma in fondo non ci sottovaluta nessuno, quando uno di noi si muove al Mondiale tutti stanno sempre all'erta. Noi siamo l'Italia e dobbiamo partire con l'idea di fare qualcosa di importante, cioè andare a medaglia. La maglia azzurra ci dà un valore maggiore insieme rispetto a quello dei singoli. Correremo di squadra, anche perché nell'uno contro uno saremmo battuti. Non dobbiamo vincere per forza, quindi saremo liberi e spensierati".
Il corridore toscano ha poi fatto un personale pronostico sui possibili favoriti: “D'istinto direi che il favorito è Philipsen. Ma il modo in cui van der Poel ha corso il Tour de France mi ha ricordato la sua Tirreno-Adriatico: non si vide molto e poi vinse Sanremo e Roubaix. Altri? Evenepoel, Pedersen, Van Aert e Pogačar. È un bene che ci sia Tadej, la sua presenza renderà il Mondiale più duro. Tra coloro di cui non si parla tanto penso a Laporte”.
Alberto Bettiol ha poi immaginato quale possa essere l'andamento della gara: “Mi aspetto un Mondiale come quello di Harrogate. Continui ribaltamenti di fronte e chi è davanti sarà più avvantaggiato. Può essere che Evenepoel e Pogačar si muovano a 100 km dalla fine”.
Infine una chiosa sul suo stato di forma: “Ho chiuso il Tour de France in crescendo e non so come avrei potuto preparare meglio questo Mondiale. Qualora dovessi fallire avrei la coscienza pulita perché ho fatto tutto quello che dovevo fare e sarò aiutato da una Nazionale di amici prima che di compagni. So quello che ho passato, che dall'esterno ovviamente non si può notare. Ho avuto problemi fisici importanti che devo tenere ancora sotto controllo. Potevo fare di più, ma se le cose fossero andate in modo diverso mi sarei già ritirato. Comunque mi sento in crescita, posso imparare ancora tanto e mettere a frutto ogni insegnamento nei prossimi anni".