E l'arrivo in parata divenne un disastro
La Decorabaños ha voluto festeggiare la vittoria nella Vuelta a Guatemala con un arrivo in parata, ma quasi tutti i corridori sono finiti a terra. Focus su Byron Guamá, leggenda dell'Ecuador e sulla Canel's, Continental messicana
Trentanovesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Tour de Okinawa, Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala, la leggenda del ciclismo ecuadoriano Byron Guamá e la Canel's, registrata tra le Continental solo a settembre, ma vincente a più riprese.
Le corse della settimana
Tour de Okinawa
Il calendario UCI giapponese si è chiuso con il Tour de Okinawa, corsa di un giorno giunta quest’anno alla trentatreesima edizione. Al via erano presenti nove delle dodici Continental nipponiche, la tedesca Saris Rouvy Sauerland, una selezione nazionale taiwanese e tre formazioni dilettantistiche (una locale, una taiwanese e la neerlandese Wielerploeg Groot Amsterdam), per un totale di quattordici squadre.
Il percorso, lungo 200 km, prevedeva diverse salite, con quella di Fukugawa, lunga 7 km, da ripetere due volte nella parte centrale di gara. L’ultima asperità, invece, terminava a poco più di 5 km dal traguardo. La pioggia battente caduta per tutta la durata della corsa ha complicato ulteriormente le cose per i corridori in gara. Sette uomini hanno costituito la fuga di giornata e quattro di loro, Daiki Magosaki (Kinan), Lennart Voege (Saris Rouvy Sauerland), Yudai Shirao (Saitama Nasu SunBrave) e Li Ting Wei (Taipei City) hanno resistito fino ai -27. Raggiunti i battistrada, è partito subito Yoshiki Terada (Shimano), sul quale si è subito riportato Genki Yamamoto (Kinan). L’ex corridore della Nippo-Vini Fantini ha staccato rapidamente il rivale ed è stato raggiunto dal fratello Masaki (JCL Team Ukyo), da Francisco Mancebo (Matrix Powertag) e da Shotaro Iribe (Shimano).
Il gruppo non ha mollato e Mancebo ha cercato di forzare in salita, staccando Genki Yamamoto ai -9. Nonostante le grandi tirate dell’esperto spagnolo, il gruppo è tornato sui battistrada un chilometro più tardi e Nathan Earle (JCL Team Ukyo) ha attaccato. Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) e un instancabile Mancebo hanno riportato il gruppo sull’australiano a 5 km dal traguardo e in contropiede sono partiti Shoma Kazama (Shimano) e Masaki Yamamoto. Il gruppo ha esitato e in discesa Kazama è andato a tutta, riuscendo anche a mettere in difficoltà il campione nazionale.
Yamamoto si è riportato sulla ruota del corridore della Shimano all’ultimo chilometro, scegliendo di non muoversi dalla seconda posizione. Kazama, poco abituato a giocarsi gare così importanti (in carriera non era mai andato sul podio in corse UCI) e preoccupato dal ritorno di Bas Van Belle (Wielerploeg Groot Amsterdam) ha continuato a tirare, regalando di fatto la vittoria al corridore della JCL Team Ukyo, che sul traguardo lo ha preceduto di 1”. Van Belle ha completato il podio a 5”. Nonostante una condotta di gara dispendiosissima, Mancebo ha avuto la forza di vincere la volata del gruppo, transitato con 15” di ritardo, davanti al duo della Aisan composto da Keigo Kusaba e Hayato Okamoto.
Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala
Dopo la Vuelta Bantrab e le due prove di un giorno di agosto, il ciclismo UCI è tornato in Guatemala, per disputare la corsa più attesa: la Vuelta Ciclista Internacional a Guatemala, giunta alla sessantaduesima edizione. Ben venti squadre si sono presentate al via per darsi battaglia nei dieci giorni di gara: le Continental Movistar-Best PC e Canel’s, le selezioni nazionali di Ecuador e Honduras e sedici formazioni dilettantistiche. Assente, dunque, il Team Medellín-EPM, che aveva vinto tutte le altre corse UCI disputate in Guatemala quest’anno.
La gara si è aperta con una tappa breve e con poche difficoltà altimetriche. La vittoria è andata all’irlandese Cormac McGeough (Canel’s), bravissimo a precedere Nixon Rosero e Stalin Puentestar, entrambi in gara con la nazionale dell’Ecuador, che non sono riusciti a sfruttare al meglio la superiorità numerica. Nonostante un percorso non impegnativo, ci sono state grandi sorprese, con i principali corridori locali che hanno già dovuto dire addio alle speranze di successo finale: Manuel Rodas, Alfredo Ajpacajá e Juan Mardoqueo Vásquez, vincitori delle ultime cinque edizioni della prova, e Sergio Chumil, futuro professionista con la Burgos-BH, sono rimasti nel gruppo principale e hanno perso oltre 11’ dal trio di testa e 10’ dai primi inseguitori.
La seconda frazione era decisamente più dura, con una salita lunga ed impegnativa nel finale, che terminava a poco più di 10 km dal traguardo. Scollinato in testa, con un buon margine di vantaggio, José David Canastuj (Decorabaños) è riuscito a resistere fino al traguardo e si è imposto con 7” di vantaggio su Byron Guamá (Movistar-Best PC) e Alder Torres (Muni Fraijanes). Cormac McGeough ha perso circa 2’ e ha ceduto la leadership a Nixon Rosero.
La terza tappa aveva un profilo abbastanza ondulato, con una salita nel finale abbastanza lunga, ma non troppo dura. Trenta corridori sono rimasti davanti e si sono giocati il successo allo sprint: la vittoria è andata al cileno Pablo Alarcón (Canel’s), che ha preceduto l’ex Nippo-Vini Fantini Ruben Acosta (Teo Copajebal) e il ventiduenne Edwin Sam (Ceramicas Castelli).
Anche la quarta frazione non era tra le più impegnative della corsa: nel finale era presente una salita di 10 km, ma la pendenza del 4% non permetteva di fare la differenza. È stato nuovamente un gruppo di una trentina di corridore a giocarsi il successo: Sergio Chumil (Hino-One-La red-Suzuki) ha giocato d’anticipo per prendere in testa l’ultima curva e nessuno è riuscito a superarlo. Il futuro corridore della Burgos-BH ha resistito alla rimonta di Byron Guamá, che, curiosamente, nel biennio 2009-2010 ha vestito proprio la maglia della squadra spagnola. Il podio di giornata è stato completato dal canadese Jean-Michel Lachance (Rio Grande Elite).
La quinta tappa presentava il primo vero arrivo in salita, con un’ascesa abbastanza irregolare, che si concludeva, però, con 2 km particolarmente duri. Sergio Chumil ha ripetuto il successo del giorno precedente con uno splendido assolo: il ventitreenne ha preceduto di 7” un volto noto del ciclismo italiano, il costaricense Kevin Rivera (7C-Economy-Lacoinex) e di 10” il sempre presente Byron Guamá.
La sesta frazione proponeva una difficoltà che non era stata affrontata nelle giornate precedenti: l’altitudine. Gli ultimi quaranta chilometri, infatti, erano situati oltre i 2000 metri. Il vincitore delle ultime edizioni della Vuelta a Guatemala, Juan Mardoqueo Vásquez (Hino-One-La red-Suzuki), si è imposto in solitaria grazie ad un grande attacco nel finale. Il colombiano Cristian Bustos (Ceramicas Castelli) ha chiuso a 22”, con Sergio Chumil a completare il podio di giornata con 31” di distacco. Gerson Toc (Decorabaños), quarto, ha conquistato la maglia di leader.
La settima tappa si svolgeva interamente oltre i 2300 metri di altitudine. La principale asperità di giornata era rappresentata da una salita di oltre 10 km (dalle pendenze non eccessive), che si concludeva a circa 30 km dal traguardo. In un finale molto ondulato, Cristian Bustos ha resistito alla rimonta di Kevin Rivera e ha tagliato il traguardo con 4” di margine sul costaricense. In terza posizione si è piazzato Esdras Morales (Hino-One-La red-Suzuki), staccato di 21”.
Nell’ottava frazione era presente una salita di quasi 20 km, con una pendenza di poco superiore al 3%, che portava i corridori oltre i 3000 metri di altitudine. La vittoria è andata alla maglia a pois Esdras Morales, capace di tagliare il traguardo con 12” di vantaggio sull’ex corridore di Movistar e Androni Juan Diego Alba (Movistar-Best PC) e 17” su Amilcar Mendez (Ceramicas Castelli).
La nona tappa non era particolarmente impegnativa, ma presentava un durissimo arrivo, con gli ultimi 1100 metri in ciottolato al 12%. Il muro finale non è stato decisivo perché Alder Torres si è involato in solitaria molto prima e ha potuto gestire un vantaggio estremamente ampio. Pur procedendo a zigzag negli ultimi metri, il trentatreenne ha tagliato il traguardo con 1’43” sul costaricense Sebastian Brenes (7C-Economy-Lacoinex) e 1’45” su Cristian Bustos.
La corsa si è conclusa con la frazione più semplice, un circuito nelle vie della capitale Guatemala City. La volata di gruppo ha premiato Sebastian Brenes, che ha preceduto il solidissimo Byron Guamá, a cui è mancata solo la vittoria, e Bryan Obando (Nazionale Ecuador). Forte di un grande vantaggio in classifica, Gerson Toc si è lasciato sfilare per tagliare il traguardo in parata con i suoi compagni di squadra, ma le cose non sono andate come previsto: Alex Julajuj ha perso l’equilibrio e ha steso gli altri, con Manuel Rodas che è rimasto steso a terra per oltre un minuto, prima di rialzarsi molto sofferente.
Rialzatosi subito dopo la caduta, Gerson Toc ha potuto, quindi, festeggiare il successo finale: il guatemalteco ha preceduto di 1’42” il vincitore della classifica a punti Byron Guamá e di 2’17” Stalin Puentestar. Kevin Rivera, quarto a 7’54”, è stato il migliore tra coloro che erano rimasti esclusi dalla fuga del primo giorno. Esdras Morales è stato il miglior scalatore, mentre Luis Aguilar (7C-Economy-Lacoinex) si è imposto fra i giovani e Brayan Rios (Ceramicas Castelli) ha battuto tutti negli sprint intermedi. Fuori dal podio nonostante la presenza di due dei grandi favoriti della vigilia, la Hino-One-La red-Suzuki ha comunque vinto la graduatoria a squadre.
Il corridore della settimana: Byron Guamá
Per diversi anni, prima dell’avvento della generazione d’oro del ciclismo ecuadoriano, che ha portato fra i professionisti Richard Carapaz, Jonathan Caicedo, Jhonatan Narvaez e i cugini Cepeda, era stato Byron Guamá a tenere alta la bandiera del paese sudamericano. Ancora oggi, il corridore della Movistar-Best PC, soprannominato El Patrón è in grado di ottenere risultati importanti nel calendario americano e nella recente Vuelta a Guatemala ha chiuso secondo nella generale, portandosi a casa la maglia verde della classifica a punti.
Vincitore di almeno una corsa UCI all’anno dal 2006 al 2020, il trentottenne è rimasto a secco nelle ultime tre stagioni, ma quest’anno è andato davvero vicino al successo: sono stati ben sette, infatti, i secondi posti che ha ottenuto nel 2023. Oltre alle ottime prestazioni in Guatemala, l’ecuadoriano è andato molto bene nella corsa di casa, chiusa al quarto posto a soli dodici secondi dal podio, e nella prova in linea dei Campionati Panamericani, in cui è entrato nell’azione decisiva, ma in volata si è dovuto accontentare del quinto posto.
Byron Guamá ottenne i primi risultati importanti a livello internazionale nel 2003, al secondo anno tra gli juniores. Si fece, infatti, notare ai Campionati Panamericani di categoria sia su strada che su pista, con il quinto posto nella prova in linea e, soprattutto, la medaglia d’oro nella Madison, in cui gareggiò in coppia con Segundo Navarrete.
Nella stagione successiva, nonostante la giovanissima età, si aggiudicò tre tappe e la classifica finale della Vuelta al Ecuador, all’epoca non inserita nel calendario UCI. Partecipò ai Campionati Panamericani under 23, in cui chiuse fu quinto nella cronometro, e ai Campionati del Mondo di Verona di categoria, in cui prese parte sia alla prova in linea che a quella a cronometro. Nel 2005 i risultati furono meno esaltanti, ma arrivò comunque un’altra vittoria di tappa nella corsa di casa.
L’anno seguente, l’ecuadoriano prese parte con la sua nazionale ad alcune corse in Italia, ottenendo un discreto diciottesimo posto al Giro del Belvedere e portando a termine il Giro delle Regioni. In seguito vinse altre due frazioni della Vuelta al Ecuador e conquistò il primo successo UCI in carriera, imponendosi nella seconda tappa della Vuelta a Guatemala.
Nel 2007 fu vicino al trasferimento in Italia, ma alla fine rimase in Sudamerica perché la trattativa non si concretizzò e i risultati furono buoni: Guamá si laureò campione nazionale e si impose in altre due occasioni a livello UCI: vinse, infatti, una tappa della Vuelta a Guatemala e una della Vuelta al Ecuador, nel frattempo entrata nel calendario internazionale.
Il 2008 fu una stagione super: l’ecuadoriano vinse due tappe e la classifica finale della Doble Sucre Potosi, guadagnandosi la possibilità di esordire con una formazione Continental, la Canel's-Turbo, nel finale di stagione. Con la maglia della formazione messicana si impose in una tappa della Vuelta a Chihuahua e poi tornò in patria, dove dominò la Vuelta al Ecuador (disputata con la maglia di una squadra locale), aggiudicandosi quattro frazioni e la classifica generale.
Nella stagione successiva sembrava destinato a rimanere con la Canel's, ma ricevette l’offerta della Burgos Monumental-Castilla y Leon (l’attuale Burgos-BH). Guamá accettò e divenne così il secondo corridore del suo paese a correre da professionista (anche se solo a livello Continental) in Europa, quasi trent’anni dopo Juan Carlos Rosero. L’inizio fu difficile a causa di problemi di visto, ma poi la situazione si sistemò e poté anche disputare il suo primo Campionato del Mondo élite. A fine anno si spostò nel continente americano, dove vinse due tappe della Vuelta a Guatemala e due della Vuelta al Ecuador.
Confermato dalla Burgos 2016-Castilla y Leon, visse una stagione difficilissima a causa dei problemi di visto e, a differenza dell’anno precedente, non disputò alcuna gara in Europa. Ancora una volta fu la Vuelta al Ecuador ad arricchire il suo palmares: nella corsa di casa vinse due tappe e si aggiudicò la vittoria finale per la terza volta in carriera. Tornò a fare risultati anche su pista, conquistando la medaglia di bronzo nella Madison ai Giochi Sudamericani in coppia con Carlos Quishpe.
Nel 2011 Byron Guamá tornò a correre stabilmente in Sudamerica, firmando con la Movistar Continental, filiale del team WorldTour. A livello UCI vinse due tappe della Vuelta a Colombia. In seguito si impose, sempre in Colombia, in una tappa del Clásico RCN, una delle corse più prestigiose tra quelle non incluse nel calendario internazionale.
La sua seconda annata con la Movistar Continental fu migliore della prima: iniziò la stagione con la medaglia di bronzo nella Madison ai Campionati Panamericani (in coppia con José Ragonessi), poi conquistò due vittorie UCI (una tappa della Vuelta a Colombia e una della Vuelta al Mundo Maya), si impose in un’altra frazione del Clásico RCN e conquistò per la quarta volta la Vuelta al Ecuador (uscita nuovamente dal calendario internazionale). Nel mese di luglio si tolse la grande soddisfazione di partecipare ai Giochi Olimpici, raggiungendo l’obiettivo che si era posto quando iniziò ad andare in bici.
Nel 2013 rimase alla Movistar America: la formazione colombiana aveva perso la licenza Continental, ma disputò un calendario simile alle stagioni precedenti. Guamá vinse due tappe della Vuelta a Colombia nell’America Tour e si impose a più riprese in corse non-UCI, come il Clásico RCN (un successo parziale) e la Vuelta al Ecuador (due vittorie di tappa). Conquistò, inoltre, la medaglia di bronzo nella prova in linea dei Giochi Bolivariani.
L’anno successivo scelse di unirsi alla prima Continental della storia del suo paese, il Team Ecuador. Grazie ad un buon calendario europeo, l’ecuadoriano conquistò la prima vittoria in carriera nel Vecchio Continente, aggiudicandosi la prima tappa della Volta ao Alentejo (corsa in cui vinse anche la classifica degli scalatori). In seguito conquistò sia il titolo panamericano che quello nazionale.
Nel 2015, confermato in squadra, si impose nuovamente nella classifica degli scalatori della Volta ao Alentejo e vinse sei gare nel continente americano. Si impose in due tappe e nella classifica finale della Volta do Rio Grande do Sul, in una frazione della Vuelta Mexico, in una della Vuelta a Venezuela e bissò il titolo panamericano dell’anno precedente. A fine stagione partecipò per la seconda volta ai Campionati del Mondo élite.
L’anno successivo l’ecuadoriano non disputò alcuna gara in Europa, ma riuscì comunque a vincere tre corse dell’America Tour. Vinse una tappa della Volta do Rio Grande do Sul, una della Vuelta a Venezuela e una della Vuelta a Guatemala. Per la seconda volta, inoltre, partecipò ai Giochi Olimpici. Nel 2017 continuò a vestire la maglia del Team Ecuador e si impose in due tappe della Vuelta a Guatemala, conquistando anche la classifica a punti.
Nella stagione seguente il suo calendario fu abbastanza limitato, ma riuscì comunque ad imporsi in una tappa della Vuelta a Venezuela. Tornò, inoltre, a correre in Europa, disputando la Volta a Portugal, portata a termine senza particolari acuti. Al di fuori del calendario UCI vinse un’altra tappa alla Vuelta al Ecuador. Nel 2019 la squadra cambiò nome in Movistar Team Ecuador e Guamá riuscì a regalare alla sua formazione un ultimo successo prima della chiusura, imponendosi in una tappa della Vuelta a Costa Rica (in cui vinse anche la classifica a punti).
L’anno successivo rimase in una Continental del suo paese, firmando con la neonata Best PC Ecuador. Conquistò il suo miglior risultato in una gara di categoria 1, conquistando la classifica degli sprint intermedi al Tour Colombia 2.1. Dopo la sospensione per la pandemia, El Patrón si tolse belle soddisfazioni alla Vuelta a Guatemala, chiusa in terza posizione, con la vittoria nelle graduatorie secondarie (punti e GPM), e alla Vuelta al Ecuador, con tre successi di tappa.
Nel 2021 non vinse corse del calendario internazionale, ma chiuse al terzo posto la Vuelta al Ecuador e partecipò per la terza volta in carriera ai Campionati del Mondo. Al di fuori del calendario UCI dominò la Vuelta al Carchi, la corsa della sua regione, vincendo tutte e quattro le tappe e, ovviamente, la classifica generale. L’anno scorso ha vissuto una stagione abbastanza negativa, in cui non è riuscito a vincere ed è arrivato sul podio solo due volte, con un secondo posto di tappa alla Vuelta a Costa Rica e un terzo alla Vuelta al Ecuador.
Quest’anno ha ritrovato una buona regolarità di risultati e chissà che non abbia la possibilità di ritrovare il successo alla Vuelta a Costa Rica (la cui startlist non è ancora nota). Il trentottenne ha raccontato che il suo più grande rimpianto è il non essere riuscito ad arrivare al WorldTour, ma questo non gli ha impedito di diventare un idolo nel suo paese.
La squadra della settimana: Canel’s
La Canel’s è stata l’ultima Continental registrata dall’UCI nel 2023. Per avere ufficialmente la licenza, infatti, ha dovuto attendere fino al mese di settembre, quando ormai sembrava destinata a chiudere la stagione da formazione dilettantistica. Da allora la squadra ha centrato ben quattro successi UCI, dimostrando di essere ampiamente all’altezza della categoria. In realtà la formazione messicana non è una novità del mondo Continental: aveva, infatti, già avuto la licenza tra il 2017 e il 2021, per poi ritornare tra i dilettanti. Anche nel 2008 la Canel’s faceva parte della terza divisione del ciclismo mondiale, ma con una società differente da quella attuale, nata ufficialmente nel 2012.
Quest’anno la Canel’s ha ottenuto sette vittorie UCI: ai quattro successi ottenuti da quando fa parte del mondo Continental (due tappe alla Vuelta al Ecuador e altrettante alla Vuelta a Guatemala), ne vanno aggiunti tre, conquistati prima di ottenere la licenza: i due titoli messicani ed una frazione del Tour of the Gila. Da quando è tornata ad essere una squadra UCI, la formazione messicana ha potuto contare su un roster di undici uomini: otto corridori locali e tre stranieri. Fra questi non figura Edgar Cadena, che, dopo aver vinto il titolo nazionale in linea, si è trasferito in Europa, dove ha avuto la possibilità di disputare alcune gare da stagista con la Green Project-Bardiani.
Fra gli undici corridori in rosa, uno vanta un’esperienza nel professionismo: si tratta del colombiano Heiner Parra, che ha vestito la maglia della Caja Rural nel biennio 2014-2015. Il trentaduenne, che corre per la Canel’s dal 2021, conta in carriera un solo successo UCI, una tappa della Ronde de l’Isard di dieci anni fa, ma nel calendario dell’America Tour è una garanzia di piazzamento nelle corse a tappe.
Dopo quattro anni di digiuno, il cileno Pablo Alarcón ha riassaporato la vittoria, conquistando un successo di tappa sia alla Vuelta al Ecuador che alla Vuelta a Guatemala e portando a sei il numero di volte in cui ha esultato a livello UCI. Il trentacinquenne è ormai una bandiera del team, con cui corre da prima dell’approdo tra le Continental del 2017, ma in carriera ha vestito anche la maglia della PinoRoad, Continental del suo paese che ebbe vita breve.
Il terzo e ultimo straniero del team è l’irlandese Cormac McGeough, rivelazione della stagione. Il ventisettenne, reduce da un triennio negli USA con la maglia della Wildlife Generation, non aveva mai vinto a livello UCI prima di quest’anno, ma, come Alarcón, si è imposto sia in Ecuador che in Guatemala. Nel mese di giugno, inoltre, aveva vinto anche una tappa al Tour de Beauce, disputato con una formazione canadese. Quest’anno ha anche si è tolto anche la soddisfazione di partecipare ai Campionati del Mondo.
Fra i messicani, il corridore più conosciuto è Ignacio Prado, che quest’anno ha vinto una tappa al Tour of the Gila e si è laureato campione nazionale a cronometro per la quarta volta. Il trentenne ha vinto in carriera anche due titoli nazionali in linea ed è stato argento ai Campionati Panamericani sia a cronometro che in linea. Attivo anche su pista, ha partecipato alle Olimpiadi di Rio 2016, è stato argento mondiale nello scratch e ha vinto svariate medaglie ai Campionati Panamericani.
Anche Efrén Santos è piuttosto noto. Il trentunenne, che come Alarcón ha iniziato la sua avventura con la Canel’s prima dell’approdo nel mondo Continental, è stato campione nazionale nel 2017 e ha raccolto otto successi UCI in carriera, legando il suo nome soprattutto alla Vuelta a Costa Rica, corsa che ha chiuso per due volte in seconda posizione, vincendo cinque tappe, la classifica a punti e quella degli scalatori.
L’altro grande nome del gruppo messicano è quello di Eduardo Corte, anch’egli arrivato alla Canel’s prima che diventasse una squadra UCI. Il trentunenne ha vinto due corse UCI in carriera: si è imposto, infatti, in una tappa della Vuelta a Costa Rica 2017 e in una del Tour of the Gila dello scorso anno. Non ha mai vinto il titolo nazionale, che ha sfiorato nel 2017, quando si arrese al compagno di squadra Santos.
Gli altri corridori sono tutti giovani ancora a caccia di risultati di prestigio: il ventitreenne Francisco Rosales, in squadra dal 2019, ha raccolto qualche top ten, tra cui spicca il sesto posto, battuto solo da professionisti, in una tappa del Tour Colombia 2.1 2020. Nella recente Vuelta a Guatemala il suo coetaneo Juan Pablo Rivas ha centrato il primo risultato nei dieci a livello UCI, cosa che era già riuscita nel 2022 al ventunenne José Miguel Reyes. Non hanno ancora ottenuto piazzamenti in corse internazionali, invece, i gemelli José Eduardo e José Armando Miralrio; quest’ultimo, tra l’altro, non ha mai corso nel 2023.
Non si sa ancora se la Canel’s ha terminato la sua stagione o disputerà la Vuelta a Costa Rica, come più volte accaduto in passato. Con quattro vittorie in poco più di due mesi, comunque, il rientro nel mondo Continental può dirsi ampiamente positivo.