Primož Roglič, la rivelazione: "Ho pensato di chiudere con il ciclismo”
Dopo aver vinto la sua quarta Vuelta a España e prima di disputare, con buone ambizioni di fare bene, i campionati del mondo di Zurigo, lo sloveno riflette su quanto sia duro il mestiere del corridore
In questi giorni, dopo molte settimane dal Tour de France e una Vuelta vittoriosa nel mezzo, Primož Roglič, in un’intervista introspettiva all’emittente slovena Nedelo, ha raccontato di aver pensato seriamente di chiudere col ciclismo agonistico.
C’è qualcosa nello sguardo del forte corridore sloveno che rivela inquietudine. Un’inquietudine positiva, ti viene da pensare. Quell’inquietudine che poi spinge a fare le cose. E lo sloveno le cose le fa. Un vincente, Primož.
A contare le sue vittorie non si finisce mai: quattro Vuelta, un Giro, l’oro olimpico; per il grande slam delle corse a tappe WorldTour di una settimana manca solo il giro di Svizzera. La Liegi, tre giri dell’Emilia, una Milano-Torino e tanto altro.
E poi, un Tour de France. Un Tour già vinto, ma poi perso. In quel giorno di fine estate, a La Planche des Belles Filles. E quel casco giallo che non ne voleva sapere. Il 19 settembre 2020, in cui Tadej Pogačar vinse la ventesima tappa di quel Tour de France, la cronometro Lure-La Planche des Belles Filles, e Roglič perse la maglia gialla a poche ore dalla fine del Tour.
Le sue vittorie, e le sue sconfitte, sono tutte vissute in bilico. Lo guardi camminare sul filo, avviarsi ormai certo alla meta, ma sai che da un momento all’altro qualcosa potrebbe succedere. Ed è sempre qualcosa di definitivo. Non ci sono vie di mezzo in quest’uomo.
“Ho passato un periodo di parecchi dubbi, dopo aver abbandonato il Tour”
Gli ultimi Tour, dopo quel 19 settembre del 2020, sono stati per Primož un calvario: tutti chiusi anticipatamente col ritiro a causa di gravi incidenti. In ultimo, quello che si è procurato nella 12esima tappa dell'edizione 2024. Anche questa volta un grave infortunio. Rialzarsi e raggiungere il traguardo sembra normale, ma costa enormi dolori.
Non è frequente sentire un protagonista della scena raccontarsi senza reticenze, ma lui lo fa: “Dopotutto, sono solo un essere umano. E dopo quello che mi è ancora una volta successo, i miei pensieri si sono concentrati su cosa sia realmente importante. Non ho più bisogno di far a tutti i costi parte del mondo del ciclismo, se devo soffrire così tanto”.
C’è voluta qualche settimana di approfonditi controlli per capire cosa fosse realmente accaduto nella caduta della dodicesima tappa del Tour 2024. Bisognava recuperare da fratture alle vertebre lombari, ancora una volta! Il racconto all’emittente slovena continua: “In quel momento ho dovuto prendermi cura della mia salute, ho dovuto raggiungere uno stato in cui mi sentissi abbastanza normale”.
Tutti questi eventi negativi, che si susseguono nella carriera del vincitore dell’ultima Vuelta, a leggere con occhio sereno la realtà, portano anche molte cose positive. Vivere il grande sostegno della famiglia e di altre persone care quando ci si rialza dopo le cadute è un’esperienza fortificante.
Dopo tutto, dice Roglič: “Quello che segue è un nuovo modo di vedere il futuro, con la consapevolezza che le nuove sfide non finiscono mai. Ovviamente sentire il dolore non è piacevole”
La stagione non è finita
Bisogna fare tesoro soprattutto dei fatti negativi, dunque. Viste le riflessioni un po’ amare, si sarebbe potuto pensare che, archiviata la quarta Vuelta vittoriosa, il forte corridore sloveno si sarebbe fermato per tirare il fiato.
Invece no, la stagione continua. Roglič farà parte della sua nazionale ai prossimi Mondiali di Zurigo nella prova crono e anche con Pogacar nella prova in linea. Poi proverà a vincere Giro dell'Emilia e Lombardia. Chi sa che non salti fuori una nuova, memorabile impresa.