Jakobsen si prende la KBK su Ewan, fuga raggiunta a 30 metri dall'arrivo. Nizzolo e Trentin nei 10
Come può Fabio Jakobsen fare tre corse nel 2022 e vincerne cinque? Semplice, se due di quelle tre corse erano gare a tappe... e va bene, a parte la boutade, fa sensazione il febbraio del velocista nato a Gorinchem, aperto da due successi alla Volta Valenciana, sostanziato da un'altra doppia affermazione alla Volta ao Algarve e coronato dalla vittoria di una prestigiosa classica come la Kuurne-Bruxelles-Kuurne oggi. Le classiche per i velocisti non sono poi moltissime, e nel caso di quelle belghe gli sprint non sono mai regalati: per dire, oggi solo a 30 metri dal traguardo sono stati raggiunti e superati gli ultimi superstiti dei vari attacchi di giornata, a volte il gruppo fa i conti in maniera perfetta, al millimetro (come oggi appunto), altre volte li sbaglia di qualche virgola ed ecco che così nascono bellissime favole agonistiche, il vincitore coraggioso, l'ardito mai arreso e tutto l'armamentario letterario che ci è ben noto.
Ma se si parla di bellissime favole, di Fabio Jakobsen basta il nome per ricordare a tutti il suo avventuroso destino da ciclista, passato dalla paura di Katowice 2020, dove rischiò la vita prima di alcuni mesi di stop, molte operazioni chirurgiche principalmente per ricostruirgli la faccia, e tutta una serie di dubbi sul se e il come sarebbe tornato alle corse, al ritorno al successo nel 2021, sette vittorie lo scorso anno più la classifica a punti della Vuelta, a questo 2022 che ci fa sospettare possa essere per lui l'anno della consacrazione. In effetti, di sprinter più veloci di lui non ce ne sono poi troppi in giro: vediamo quante volte, negli appuntamenti centrali per la categoria, gli metteranno il sale sulla coda. Oggi, per dire, non c'è riuscito uno come Caleb Ewan, relegato al secondo posto nonostante abbia sprintato con tutta la potenza di cui disponeva.
E allora raccontiamola nel dettaglio, questa Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2022 disputata all'indomani della Omloop Het Nieuwsblad vinta ieri da Wout Van Aert (assente alla KBK): 195.1 km di corsa, al 13 si è coagulato un gruppetto di 7 con Wessel Krul (Human Powered Health), Jules Hesters (Sport Vlaanderen-Baloise), Arjen Livyns e Bas Tietema (Bingoal Pauwels Sauces WB), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty), Luke Durbridge (BikeExchange-Jayco) e Lluís Mas (Movistar), l'iniziatore dell'azione al km 10; il drappello ha guadagnato fino a 3', poi ai -100 - già erano stati superati alcuni dei 13 muri previsti sul percorso - la coppia EF Education-EasyPost formata da Ben Healy e Julius Van den Berg è rientrata sui primi mentre la INEOS Grenadiers di Tom Pidcock iniziava a picchiare forte in gruppo.
Dal drappello di testa è stato uno stillicidio di gente che si staccava nella fase centrale della corsa, ai -97 ha mollato Tietema, ai -95 (sul muro di Hameau des Papins) Krul, intanto in gruppo aumentava la temperatura e si moltiplicavano pure le forature, da Michael Valgren (EF) a Yves Lampaert (Quick-Step Alpha Vinyl), addirittura due volte appiedato in due chilometri.
Ai -85, sul muro di Le Bourliquet, out Hesters, ai -80 sul Mont Saint Laurent è stato Healy a perdere contatto: restavano davanti in 5 (Mas, Livyns, Van der Hoorn, Durbridge e Van den Berg) con mezzo minuto di margine su un gruppo in cui si era registrato un breve attacco di Laurenz Rex (Bingoal) dai -83 ai -80 e in cui Pidcock, con la complicità del compagno Jhonatan Narváez, provava a terremotare la corsa, provocando il frazionamento del plotone stesso. Il punto è che il percorso non favoriva più di tanto il successo di attacchi dalla distanza, c'era sempre spazio per recuperare, e infatti il gruppo si è poi ricomposto ai -72.
Poco male, non mancavano corridori ispirati e vogliosi di cambiare lo spartito. Ai -68, sul Kluisberg, è partito Stefan Küng (Groupama-FDJ), sulla Côte de Trieu (ai -63) è stata la volta di Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), ed è stata di fatto annullata la fuga (dei cinque superstiti, si era poco prima staccato pure Van den Berg). È così partita un'altra corsa, quella dei big: ai -61 Tiesj Benoot (Jumbo) è partito sul Knokteberg e intanto alle sue spalle si creava un gruppetto tra nuovi attaccanti e superstiti della primigenia azione che giacché erano in zona si facevano qualche altro giro di giostra. Quando Benoot si è rialzato ai 58 km, intorno a sé s'è ritrovato una nuova fuga di 18, così composta: Toms Skujins (Trek-Segafredo), Lampaert con il compagno Kasper Asgreen, i pluricitati Pidcock e Narváez, Damien Touzé (AG2R Citroën), Fred Wright (Bahrain-Victorious), Küng col compagno Tobias Ludvigsson, i citati Benoot e Van Hooydonck con l'altro Jumbo Christophe Laporte, e poi Iván García Cortina (Movistar), Dion Smith (BikeExchange), Matteo Trentin (UAE Emirates), Kévin Vauquelin (Arkéa Samsic) e i quattro fuggitivi del mattino Mas, Van der Hoorn, Durbridge e Livyns.
Sul Kluisberg ai -54 Pidcock ha forzato un'altra volta e ha fatto fuori Mas, ma era l'ultimo muro del giorno e la situazione tattica era quindi ancora tutta da definire, con un minuto scarso di vantaggio tra i battistrada e il gruppo in cui i team dei velocisti iniziavano a organizzare un feroce inseguimento. Alla Lotto Soudal (per Caleb Ewan) la gran parte dello sforzo, comunque il margine è stato presto eroso e lì davanti hanno capito che così non si andava lontano.
Col vantaggio ormai sceso a 25", Trentin ha deciso una sortita sul pavé di Beerbosstraat ai -35 e si è ritrovato al comando con Van Hooydonck e Van der Hoorn, poi son rientrati tutti gli altri tranne Pidcock, Benoot e Durbridge, rialzatisi nel frangente ormai convinti che non si sarebbe ottenuto alcunché a insistere. C'è da dire che però l'attacco di Trentin ha rinfocolato l'azione e il vantaggio dei battistrada è tornato a salire, pur restando la situazione tutt'altro che definita. Altri tentativi di allungo ancora di Trentin ai -28, poi di Laporte ai -26 (e qui hanno mollato Skujins, García Cortina e Livyns), ai -25 c'era ancora poco più di mezzo minuto per gli attaccanti, ma l'impegno sempre maggiore di quelli dietro (tra cui l'intera Bahrain con anche Sonny Colbrelli a fare il gregario) faceva capire che sarebbe stata una volatona a decidere la corsa.
A Laporte, Narváez e Van der Hoorn però questa conclusione non è stata notificata, infatti il francese - col gruppo ormai a un passo, che quasi li toccava e che nel frattempo riprendeva quasi tutti i fuggitivi - è partito ancora ai -19, gli altri due hanno messo una fiche sul suo tentativo e quei pochissimi secondi che rimanevano a quel punto (tra i 10 e i 15) sono stati sufficienti per sognare fino al rettilineo d'arrivo. Proprio così, lo sforzo del plotone ha dovuto essere davvero importante per annullare un'azione in cui Laporte - ancora ai 5 km - tentava sortite prima di assumersi lui l'incarico di lanciare la volata, a 200 metri dalla sospirata linea finale.
Quando Christophe è partito, il rumore assordante del gruppo che stava per fagocitarlo non gli faceva capire niente, unito all'acido lattico che gli annebbiava la vista mentre, a soli 30 metri dalla vittoria, i velocisti rabbiosi lo affiancavano e lo relegavano - lui scoppiato - all'ottavo posto; appena dietro si sarebbe piazzato Van der Hoorn (Narváez non aveva manco sprintato), che ha portato a casa un meraviglioso decimo posto (meriterebbe di essere realizzata una hall of fame di quelli che si fanno quasi 200 chilometri di fuga per conquistare una top ten).
Resta da dire del benedetto sprint, preparato con la solita perizia dalla Quick-Step e finalizzata ottimamente dal solito incontenibile Fabio Jakobsen. Talmente incontenibile che per contenerlo non è bastato nemmeno un Caleb Ewan in versione deluxe: l'australiano della Lotto si deve accontentare del secondo posto davanti a due Arkéa, Hugo Hofstetter e Daniel McLay, quindi al quinto posto si è inserito Giacomo Nizzolo (Israel-Premier Tech), involontariamente ostacolato da Ewan, e nei dieci troviamo ancora Dries Van Gestel (TotalEnergies), Amaury Capiot (Arkéa), Laporte, Trentin e Van der Hoorn.