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In picchiata le azioni di Mohoric... sono vincenti!

19.03.2022 17:11
Matej vince la Milano-Sanremo con un'azione da brividi nella discesa del Poggio. La UAE distrugge il gruppo ma Tadej Pogacar non fa il vuoto. Podio per Anthony Turgis e il rientrante Mathieu Van der Poel

La Classicissima è stata spesso accusata di essere noiosa e di avere il solito copione, ma quest'anno ha voluto riscattarsi, regalandoci una corsa straordinaria ed iperselettiva. Nella seconda Milano-Sanremo più veloce di sempre abbiamo visto la fuga più lunga degli ultimi anni e un Poggio più spettacolare che mai. Non poteva che vincere un corridore "diesel" come Matej Mohoric, che a 27 anni svolta definitivamente la carriera vincendo la sua prima classica monumento con un'azione al cardiopalma. Ma riavvolgiamo il nastro...

Son partiti al primo dei 293 km tra Milano e Sanremo gli otto fuggitivi della Classicissima: Yevgeniy Gidich e Artyom Zakharov (Astana Qazaqstan), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF), Filippo Tagliani e Ricardo Alejandro Zurita (Drone Hopper-Androni), Samuele Rivi e Diego Pablo Sevilla (Eolo-Kometa) e Filippo Conca (Lotto Soudal). E' così iniziato il lungo rito di avvicinamento alla Riviera di Ponente, fatto di momenti che si ripetono diversi tutti gli anni, ma tutti gli anni uguali (cit.). E' toccato a Jos Van Emden (Jumbo-Visma) tenere sotto controllo i fuggitivi che intorno al km 90 hanno raggiunto un vantaggio di circa 6'30" rimasto pressoché invariato fino ai piedi del Turchino. Qui si è verificato uno di quegli episodi sistematici della Classicissima ovvero la consueta accelerazione del gruppo nella tecnica discesa del Turchino, quest'anno ad opera degli uomini della Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux di Alexander Kristoff. Il vantaggio dei fuggitivi è così sceso a 5' salvo poi risalire a più di 7' dopo la consueta sosta per i bisogni fisiologici di buona parte del gruppo.

A 116 km dal traguardo si è verificata una caduta che ha coinvolto in particolare i corridori della Bardiani, tra cui un Sacha Modolo acciaccato che è stato rapidamente riportato in gruppo dal compagno Luca Covili. Intanto dopo una decina di km la fuga raggiunge il vantaggio massimo di 7'12", immediatamente tamponato dal gruppo che si è riorganizzato sotto la guida di Van Emden, adesso aiutato anche da Jacopo Mosca (Trek-Segafredo). Intorno ai -75 km, entrando nella Piana di Albenga, il distacco si è stabilizzato intorno ai 5'30", mentre in gruppo hanno iniziato a formarsi i primi blocchi delle squadre che sentivano l'odore dei tre capi che si avvicinavano, portandosi dietro un po' di concitazione che proprio ad Albenga ha prodotto la caduta del danese Mikkel Frølich Honoré (Quick-Step Alpha Vinyl Team) contro uno spartitraffico.

Come da copione il gruppo ha premuto un po' più forte sull'acceleratore affrontando i capi, anche perché in cima a Capo Cervo il vantaggio era comunque superiore ai 4', senza dubbio superiore a quanto ci si potesse aspettare, un margine che le squadre dei favoriti non potevano permettersi di sottovalutare. Un attimo prima di salire a Capo Berta in testa alla corsa sono iniziate le prime scaramucce, quasi sicuramente con l'intenzione di sganciare un gruppetto composto dai fuggitivi più freschi che potesse sperare di avvicinarsi il più possibile al traguardo. I primi a staccarsi sono stati Zakharov e la coppia della Drone Hopper, mentre sul tratto più impegnativo della salita, sotto i colpi degli uomini della Eolo, a dir poco scatenati, ha iniziato a soffrire anche Filippo Conca, che però è riuscito velocemente a rientrare in discesa. In gruppo è il momento della prima vittima illustre, ovvero Tom Pidcock (INEOS Grenadiers), che a onor del vero non aveva dimostrato uno stato di forma ottimale in questo inizio di stagione.

Attraversando Imperia è costretto a molare definitivamente la testa un Filippo Conca in preda ai crampi, al punto tale da doversi fermare a bordo strada. La Jumbo-Visma di Van Aert e la TotalEnergies di Peter Sagan si sono schierate in testa al gruppo a tenere un ritmo folle per portare avanti i rispettivi capitani ed avvicinarsi ai fuggitivi, mai così pericolosi; intanto proprio il campione slovacco è costretto a mettere piede a terra per un problema meccanico, avvenuto senza dubbio in uno dei momenti peggiori di tutta la corsa. La Sanremo ha assunto a questo punto connotati piuttosto inediti, con i 4 uomini al comando che riescono ad imboccare la Cipressa 1'50" prima del plotone, in cui è la Jumbo-Visma a schierarsi in blocco in testa, scelta obbligata per chiudere più velocemente possibile sulla testa della corsa. E così sono saltati sia Phil Bauhaus (Bahrain - Victorious) che Elia Viviani (INEOS), superati in tromba da uno scatenato Peter Sagan che cercava di riagganciare la coda del gruppo. Davanti sono rimasti al comando soltanto in due, ovvero Rivi e Tonelli, ancora con un vantaggio decisamente superiore al minuto. Se già sembrava una delle Cipresse più clamorose di sempre, è arrivato l'UAE Team Emirates di Pogacar ad alzare ulteriormente l'andatura e provocando ulteriori vittime, a partire da Fabio Jakobsen, velocista di punta della Quickstep; ma è stato soltanto uno dei tanti, visto che ben presto il gruppo è letteralmente esploso, riducendosi a poche decine di unità: insomma era già chiaro che sarebbe stata una delle Milano-Sanremo più selettive mai viste, almeno nella storia recente della Classicissima.

Nella successiva discesa la situazione non si è certo calmata, nemmeno per Peter Sagan che ha provato, invano, a rientrare con un numero dei suoi. In tutto questo, è apparsa veramente clamorosa la prestazione dei due azzurri al comando, che sono rientrati sull'Aurelia ancora in vantaggio di circa 20" sul gruppo, con quest'ultimo ridotto ormai ad una trentina di unità e guidato da Davide Formolo. Tutto è rimasto cristallizzato fino all'imbocco del Poggio, con i fuggitivi che sono riusciti a difendere strenuamente il poco vantaggio a disposizione. Iniziata alla salita è iniziato pure il testa a testa tra Van Aert e Pogacar entrati letteralmente appaiati sulla strada del Poggio. Cristophe Laporte ha provato invano ad impostare il ritmo per il campione belga, ma è stato ben presto superato da Diego Ulissi pronto a lanciare l'attesissimo attacco di Pogacar che è avvenuto immediatamente dopo, lontanissimo dalla vetta. Nessuno si è fatto sorprendere, così lo sloveno ha deciso di fermarsi e rilanciare l'azione dopo un tornante a sinistra, sorprendendo così Van Aert e un pimpantissimo Van der Poel. L'andatura era talmente alta che nel successivo tornante a destra è caduto Benoit Cosnefroy (AG2R Citroën Team) che ha costretto anche un brillante Michal Kwiatkowski a mettere piede a terra. Non è passato molto prima del terzo attacco di Pogacar a cui è seguito il contropiede di Roglic che però non è riuscito a sfruttare fino in fondo l'effetto sorpresa. Nel punto più impegnativo Pogacar ha provato per una quarta volta senza ottenere risultati, ma la musica è cambiata un attimo dopo, con l'attacco di Søren Kragh Andersen (Team DSM) che ha finito per lanciare lo stesso sloveno e mettere per la prima volta in difficoltà Van Aert e Van der Poel.

In cima sono comunque scollinati praticamente tutti insieme, lasciando pensare giusto per un attimo che uomini veloci come Senechal, Pedersen e Girmay potessero ancora avere la meglio. Ma nessuno aveva fatto i conti con l'altro sloveno, Matej Mohoric (Bahrain), che dopo aver gestito intelligentemente la salita si è portato in testa al gruppo in appena due tornanti. Non riesce a seguirlo Pogacar che così viene superato da Van Aert nel tentativo disperato di riacciuffare il campione nazionale sloveno. La selezione che non c'è stata in salita si è scatenata così tutta in discesa.

Mohoric è entrato sull'Aurelia con 6" su un gruppetto di sole otto unità. E' stato un finale dettato da improvvisi cambi di percezione: se all'ultimo km il gruppo degli inseguitori si è allargato lasciando presagire ad una facile cavalcata, un attimo dopo a Mohoric è saltata la catena; riuscendo a sistemarla subito è sembrato di nuovo avere la situazione sotto controllo, ma un attimo dopo è partito da dietro un eccellente Anthony Turgis (TotalEnergies) che lo ha inseguito come un'ombra fin su via Roma. Ma ormai il destino voleva che Matej arrivasse a braccia alzate e si consacrasse definitivamente al grande ciclismo. Ad appena 2" Turgis difende il secondo posto in preda alla rabbia, precedendo nell'ordine Van der Poel, Michael Matthews (Team BikeExchange - Jayco), Pogacar, Mads Pedersen (Trek), Kragh Andersen, Van Aert e Jan Tratnik (Bahrain). A 11" Arnaud Demare soffia per un soffio (concedeteci il gioco di parole) la top10 ad un eccellente Vincenzo Albanese che conferma una volta di più un notevolissimo percorso di crescita che lo sta portando ad essere protagonista anche nei grandi appuntamenti.
Notizia di esempio
Van Aert cura troppo lo sloveno sbagliato
Francesco Dani
Volevo fare lo scalatore ma non mi è riuscito; adesso oscillo tra il volante di un'ammiraglia, la redazione di questa testata, e le aule del Dipartimento di Beni Culturali a Siena, tenendo nel cuore sogni di anarchia.