Dilettanti italiani, un mondo a due velocità
Il bilancio della stagione 2017 tra gli under 23: Colpack prima forza su un panorama in difficoltà cronica
Un'altra annata a senso unico si è conclusa per il ciclismo dilettantistico italiano, e altre ancora, senza cambiamenti radicali, sembrano essere alle porte. La contrazione del movimento sembra inarrestabile, con le corse che ormai scivolano sotto le 200 stagionali e diverse squadre che tendono a chiudere i battenti (ormai ne esistono solo una cinquantina su tutto il territorio), o a stoppare l'attività oltre la categoria Allievi. Annata a senso unico, dicevamo, perché è sempre più evidente lo strapotere della Colpack, unica formazione italiana in grado di competere in termini di organizzazione e qualità coi colossi stranieri, facendo pesare anche questo gap nei confronti dei team italiani nei confronti diretti. Tutto sommato qualcosa si muove, considerando una certa recrudescenza delle corse a tappe, col ritorno del Giro d'Italia per under 23 e del Giro del Veneto, che sembra sia un ritorno solido, e la crescita di un paio di società, sulla quale torneremo poi; ma il panorama non sembra di quelli vitali e ottimistici.
Il ricambio continuo della Colpack
Per altre formazioni il 2017 sarebbe stato un anno zero, col passaggio professionistico contemporaneo di gente come Ganna, Consonni, Minali, Masnada e Ravasi; non per i bergamaschi, che hanno investito (e continuato a investire) sui talenti migliori a disposizione nel circondario, diventando una specie di team d'eccellenza per l'Italia. Il risultato finale è similare a quello della stagione precedente, con 51 vittorie suddivise tra 19 corridori; non dunque un solo atleta di riferimento, ma tanti capitani che si sono giostrati il ruolo da una corsa all'altra. Forte tra questi la presenza di élite come Andrea Toniatti, uno al quale la categoria sta un po' stretta al settimo anno: la dimostrazione è nelle otto vittorie, con l'esordio internazionale del Trofeo Laguna Porec, e altri due successi di peso alla Piccola Sanremo e al Memorial De Gasperi, che lo rendono un corridore di riferimento per corse di difficoltà intermedia. In attesa del passaggio al professionismo è stato premiato con uno stage alla Bahrain Merida, così come il compagno di squadra Mark Padun, forse il talento più cristallino in forza a Bevilacqua e soci. I successi dell'ucraino sono minori in numero, ma pesanti, come il Trofeo Piva, il Gp Capodarco, o la tappa al Giro d'Italia; al Giro, e anche in altre corse a tappe, ha fatto classifica: forse non è un prospetto da corse a tappe, ma sicuramente è un osso duro, e così la Bahrain lo ha promosso per il 2018. Si è mosso bene al suo ultimo anno da dilettante anche Giovanni Carboni, il quale si è distinto al Giro della Valle d'Aosta, vincendo sull'arrivo in salita a Quincinetto e tenendo la leadership per due giorni, salvo poi cedere per un discreto quinto posto; ha brillato meno all'Avenir, consolandosi con i successi del Giro del Veneto e dell'Astico-Brenta nel finale di stagione. Tra le piacevoli sorprese Alessandro Fedeli, vincitore anch'egli di una tappa al Giro della Valle d'Aosta, distintosi specialmente nelle prove internazionali della Colpack, e Leonardo Bonifazio, il fratello 'tardivo' di Nicolò che all'ultima stagione buona si è preso ben 6 vittorie, esordendo con la Coppa San Geo, e adesso cercherà fortuna in Francia. Ci sarebbero poi tantissimi altri da citare, che magari non hanno vinto tanto ma hanno ottenuto successi pesanti, come Seid Lizde (Liberazione), Andrea Garosio (Colli Rovescalesi), Federico Sartor (Coppa Collecchio), e altri del primo e secondo anno che presto prenderanno il proscenio, come Marco Negrente (Edil C e tappa alla Vuelta al Bidasoa), Matteo Sobrero (2° alla Vuelta al Bidasoa), e gli ancor più giovani Stefano Oldani e Alessandro Covi, già plurivincitori al primo anno. In una squadra così grande e così vincente c'è anche chi non riesce a emergere o è in contrazione, come Filippo Zaccanti e Umberto Orsini, con due vittorie a testa, i quali sembravano proiettati 'più in alto' nelle passate stagioni, e Riccardo Verza, molto promettente tra gli juniores ma mai espresso nei suoi primi due anni da dilettante.
Zalf più spuntata, la Palazzago si regge sui singoli
È ormai da un paio d'anni che la Zalf Euromobil Desirée Fior ha di fatto ceduto a questo testa a testa con la Colpack, limitandosi a un ruolo di seconda forza che però sembra anch'esso vacillare. A dare il maggior apporto in termini di successi sono stati i due decani della formazione veneta, ossia Gianluca Milani e Nicolò Rocchi, i quali hanno collezionato 7 successi tra i quali una autorevole doppietta al campionato nazionale élite a Ceglie Messapica, un bis per Milani che nonostante ciò non ha ancora trovato un aggancio verso il professionismo. Cosa invece riuscita al più giovane Nicola Conci, uno degli atleti più interessanti sulla scena nazionale, che ha dimostrato questo valore con due successi di peso in corse durissime come il Trofeo San Vendemiano e il Gp Sportivi di Poggiana. Nelle classiche dure è l'unico under che è riuscito a distinguersi particolarmente; più sul pezzo il parco delle ruote veloci, con Moreno Marchetti, Simone Bevilacqua e Filippo Calderaro che han conseguito 11 vittorie in tre. Un successo in particolare per Bevilacqua, che dopo un annata storta alla Colpack ha ritrovato il suo compagno Marchetti (il corridore al primo anno più vincente: ben 4 successi) ed il loro mentore Ilario Contessa, mentre Calderaro si è crogiolato di un titolo prestigioso come la Popolarissima. Da tenere d'occhio per le prossime annate il promettente Luca Mozzato, vincitore del Bianchin e del Gp Industria del Cuoio e delle Pelli con un colpo da finisseur, e Riccardo Lucca, vincitore di due regionali, il quale però dovrebbe avere anche un bel potenziale per le corse a tappe viste le sue caratteristiche di corridore completo, mentre risulta un po' sottotono l'annata di Filippo Rocchetti, nonostante le due vittorie ottenute.
In Palazzago invece pochi uomini di riferimento, i quali però da soli valgono come una squadra, in termini di risultati: Alexandr Riabushenko è stato senza dubbio il dilettante più forte presente nelle squadre italiane in questa stagione, oltre che il plurivincitore con le 9 vittorie ottenute; il bielorusso ha dimostrato di poter vincere praticamente in ogni salsa, conquistando tra le altre corse Giro del Belvedere, Giro di Lombardia Under 23, la Bassano-Monte Grappa (per la seconda volta di fila), il Trofeo Corsanico ed il Gp Ezio del Rosso, dimostrando di essere un potenziale talento per le classiche. Ma assieme a lui, anche il più giovane Francesco Romano si è distinto: il siciliano non ha temuto il confronto coi dilettanti e al secondo anno ha conquistato 4 successi, tra i quali una tappa al Giro d'Italia, dimostrandosi inoltre sempre nelle prime posizioni nelle corse che contano; anche per lui la strada per il professionismo è già tracciata, così come per Luca Covili, coetaneo che non ha ottenuto grandi vittorie, ma sulle salite lunghe emerge come pochi: è il sesto posto al Giro della Valle d'Aosta, e soprattutto l'undicesimo alla Pro Ötztaler Race, la corsa professionistica in linea più dura di tutta l'annata, a parlare del suo reale potenziale. Si è sbloccato anche Eros Colombo, all'ultimo anno under 23 vincitore del centenario Giro del Casentino.
Viris e Gallina, due realtà emergenti
Sullo stesso livello di Zalf e Palazzago possiamo collocare due realtà lombarde molto cresciute negli ultimi anni, anche se con una proposta differente, che finiscono per ottenere risultati in massa equivalenti alle due realtà più consolidate. Una è la Viris Maserati, che in quanto a successi pesanti quest'anno ha ottenuto il più ambito di tutti: il titolo nazionale under 23 con Matteo Moschetti, che però è solo uno dei tanti corridori veloci emersi nel team pavese. A cominciare dai fratelli Cima, tra il più esperto Damiano che un po' si mangia le mani, per i tanti secondi posti di peso (Popolarissima, San Geo, Coppa d'Inverno quest'ultima però dietro Moschetti), al più giovane Imerio, classe '97 eppure già affermato in un'internazionale (il Circuito del Porto) e vicino al successo anche al Tour de l'Avenir. I Cima si sono guadagnati il professionismo, così come Luca Raggio, il quale all'ultima stagione da Under ha trovato il giusto salto da qualità, vincendo il Giro della Provincia di Biella ed il Trofeo Matteotti. A fianco di questi atleti di riferimento tanti "underdog" che hanno portato a casa traguardi di valore, come Alexander Vlasov (Piccolo Giro dell'Emilia), Adriano Amici (Cronoscalata Gardone Val Trompia) o Matteo Natali (Gp Santa Rita). Particolare il caso di Jalel Duranti coi suoi 5 podi nell'ultimo mese di gare.
I bresciani della Gallina Colosio Eurofeed hanno invece optato per un calendario smaccatamente esterofilo, adottando la scelta (vincente) di cercare i successi all'estero, sapendo che la Colpack in Italia lasciava ben poco. Il risultato finale è rimarchevole, con 22 vittorie ottenute delle quali esattamente la metà all'estero, tra Spagna, Marocco ed Est Europa principalmente: una anche di squadra, la cronometro della Vuelta a Tenerife. L'esperienza estera ha permesso ad esempio a Filippo Tagliani di sbloccarsi, ottenendo le prime vittorie in Ungheria al Gp Gemenc; il velocista marocchino Ahmine Galdoune ha trovato 3 vittorie sulle strade di casa in corse UCI e una in Polonia alla prestigiosa Carpathian Coureurs Race; Umberto Marengo ha ottenuto più successi di tutti, 5, vincendo anche nelle Canarie; il velocista Mattia De Mori ha messo nel carniere la storica Vicenza-Bionde; ma le vittorie più pesanti sono arrivate dal bielorusso Nikolai Shumov, capace di prendersi addirittura il titolo nazionale élite, battendo anche Riabushenko; due giorni dopo ha trionfato in maglia di campione nazionale alla corsa più importante per la Gallina, il Trofeo Città di Brescia. L'impresa di Shumov è riuscita anche a un altro dilettante impegnato in Italia, il moldavo Nicolae Tanovitchii, bravo a prendersi entrambi i titoli dopo il Memorial Gianni Biz: la sua esperienza al Team Cervelo è però terminata a luglio.
Squadre toscane in crisi di risultati
Un tempo erano faro del movimento e se la giocavano ad armi pari contro gli squadroni del nord; adesso le squadre toscane, nonostante un movimento ancora ricco di partecipazione, team ben organizzati e buoni atleti, raccoglie poco in Italia e quasi nulla all'estero: appena 36 le vittorie di team a matrice toscana, quasi sempre sconfitte dalle formazioni lombarde nelle corse di casa. Il progetto della Hopplà Petroli Firenze al suo secondo anno di esistenza si distingue come l'attività più solida, con pochi successi (8) ma tanti piazzamenti di rilievo, e a traghettare verso il professionismo Massimo Rosa, fratello minore di Diego, in spolvero a Val d'Aosta e Giro d'Italia e spesso protagonista nelle corse più dure. Ottimo innesto si è rivelato anche Andrea Cacciotti, mai pienamente convincente in Trevigiani: è arrivato a luglio, ha trovato il primo successo praticamente all'esordio ed ha chiuso la stagione con il 2° posto al Giro di Lombardia. Fatica a emergere Lorenzo Fortunato, che quest'anno ha effettuato la sua seconda esperienza da stagista in Bardiani, ma non è mai riuscito a trovare la via del successo. 8 le vittorie anche per la Mastromarco, in pieno ricambio generazionale e quest'anno in evidenza nei campionati nazionali: il titolo nazionale a cronometro arriva per Paolo Baccio, che poi ha vestito anche la maglia azzurra ad Europei e Mondiali, mentre il corridore più temibile in linea si è rivelato Mirco Sartori, con le sue 3 vittorie e l'argento a Ceglie Messapica. La Big Hunter Seanese, dopo aver rinunciato al progetto continental, giova dell'ingaggio di Davide Gabburo, più vincente del solito con 4 successi tra cui il campionato regionale; 4 vittorie anche per il velocista albanese Xhuliano Kamberaj, grazie alle esperienze internazionali della Gragnano Sporting Club, unica squadra a spingersi fuori i confini toscani, 3 per Antonio Zullo, nuovo uomo di rifeimento del Futura Team Rosini, tra le quali l'ambito Trofeo Sportivi di Briga. Infine un occhio di riguardo per Daniel Savini, talento indiscusso che ha scelto un team marginale come la Maltinti Lampadari, una scelta che lo ha portato a correre con più tranquillità in un calendario limitato (ma va detto che ha cumulato tanta esperienza con i passaggi in nazionale), ottenendo comunque un successo pesante in primavera, il Gp San Giuseppe.
Fabbro speranza per le corse a tappe, Lonardi il più vincente in volata
E chiudiamo l'excursus con quei figli di un team minore che però hanno saputo distinguersi in ambito nazionale e anche interazionale, rivelandosi degni, nel caso di Matteo Fabbro, di essere corteggiati da diversi team professionistici. Alla fine lo scalatore del Cycling Team Friuli si accaserà in Katusha, dopo una stagione che lo ha visto vincere poco ma bene (2 cronoscalate, prologo del Val d'Aosta e San Luca, e la classica casalinga di San Daniele del Friuli) e distinguersi nelle diverse corse a tappe fondamentali. Gli è spesso mancata la buona sorte, come al Giro d'Italia, dove si è fratturato la clavicola quando era in un'ottima posizione in classifica, mentre al Tour de l'Avenir (dove è stato il miglior italiano in classifica) e Val d'Aosta ha pagato qualche cotta, però i più assicurano che è il caso di scommettere su di lui per il futuro. Stagione positiva anche per Alessandro Pessot, che si è lustrato della Carpathian Coureurs Race della quale i friulani sono partecipanti affezionati, ed occhio per il futuro a Mattia Bais che l'anno prossimo potrebbe prendersi il ruolo di capitano all'interno del team.
Votata alle volate la veronese General Store Zardini, che tra le sue fila ha il velocista più vincente e piazzato della stagione: Giovanni Lonardi ha conseguito 6 vittorie e 19 podi complessivi, tra cui l'argento al Circuito del Porto; nelle fila della squadra si è anche ben distinto Gianmarco Begnoni, re delle notturne (Memorial Dennis Zanette e Trofeo Antonietto Rancilio). Nota di merito per il campano Pasquale Abenante, che completa la lista dei corridori al primo anno capaci già di ottenere due vittorie. Ultima citazione di merito per una matricola del team più a sud di tutti, la Vejus-TMF che dopo De Ieso e Mrozek ha trovato un altro uomo di riferimento: si tratta del colombiano Einer Augusto Reyes Rubio, arrivato quest'anno in Italia e ambientatosi parecchio bene: oltre a vincere la Muri Fermani, ha brillato in diverse classiche di notevole durezza ed ha concluso nei primi 20 il Giro della Valle d'Aosta. Ne sentiremo ancora parlare.