Ganna secondo del Remching mondiale
Evenepoel conquista la maglia iridata a cronometro precedendo di 12" Filippo. Terzo posto per il giovanissimo Joshua Tarling, ottavo per il bravo Mattia Cattaneo; tra gli sconfitti di giornata l'immancabile Wout van Aert
Favorito della vigilia, primo belga chiamato a vincere l'oro nella specialità, reduce da due bronzi di fila e pure vincitore di un argento nel 2019, Remco Evenepoel oggi ha colmato la lacuna della seconda maglia iridata. Quella che domenica scorsa proprio non ha voluto saperne manco di sorridergli da lontano è arrivata oggi, sulle ali di un sentimento misto di potenza e inevitabilità. Vedendo pedalare il super23enne sui 47.8 km da Stirling a Stirling, in piena campagna scozzese degna di ambientazioni dylandoghiane, non si poteva coltivare il minimo dubbio: il Mondiale a cronometro 2023 l'avrebbe vinto lui.
Nonostante un Filippo Ganna in versione deluxe, tornato sul podio (il suo quarto complessivo contro il tempo, comprese le due vittori del 2020 e del 2021) dopo un anno ai margini e preceduto di poco, appena più di una decina di secondi, ma quanto bastò perché venisse disegnato un ordine d'arrivo dal sapore di futuro, perché Remco - si sa - è futuro, ma pure perché al terzo posto ritroviamo un ragazzino di 19 anni, quel Joshua Tarling che già ha fatto parlare di sé per alcune cose intriganti in questo suo primo anno da professionista e che vuole imporsi come il nome nuovo del ciclismo britannico (che ne abbia le qualità vien piuttosto facile presumerlo a questo punto).
Tra ottimi comprimari (come non citare il quarto posto di Brandon McNulty o l'ottavo di un generoso Mattia Cattaneo?), la voce “sconfitti di giornata” reca almeno tre nomi: uno, quello di Tadej Pogacar, ci dice che per lo sloveno è giunto un capolinea stagionale. Si fermi qualche giorno, riposi, si riprenda, si butti su qualche bella corsa di fine stagione in quest'anno per lui segato in due dalla frattura al polso il dì della Liegi.
Il secondo sconfitto sospettava fortemente di poterlo essere: anche se era il campione uscente (parliamo di Tobias Foss) sapeva bene di aver pescato un mezzo jolly l'anno scorso in Australia; e il terzo battuto è ahilui un ragazzo che quest'anno può essere associato solo alla sconfitta, se escludiamo Harelbeke che però non fa provincia. Wout van Aert non solo ha dovuto lasciare da parte le speranze di podio, ma ha dovuto anche buttar giù il boccone amaro di veder vincere un altro dei suoi fieri rivali: Remco cinque giorni dopo Mathieu. Non è periodo. Comunque Wout dovrebbe far circolare il nome del suo karmista: dev'essere un professionista coi controfiocchi, se gli fa buttar giù simili rovesci.
Mondiale a cronometro 2023, la cronaca della gara
Il primo a partire nel Mondiale a cronometro 2023, 47.8 km con partenza e arrivo a Stirling, è stato Ahmad Badreddin Wais, 32enne siriano schierato con la formazione dei rifugiati UCI, il quale ha siglato il primo miglior tempo con 1h07'26"; un crono che gli ha permesso di tenersi dietro il maltese Aidan Buttigieg, secondo a partecipare e quindi a terminare la prova (in 1h07'37"), ma non Ryal Mullen, che dei partiti nel primo blocco era nettamente il più forte, tanto da recuperare strada facendo sette concorrenti andando a fissare un tutt'altro che malvagio 58'21".
Così poco malvagio che poi è dovuta passare mezza corsa perché l'irlandese trovasse un buon diavolo che lo disarcionasse dalla hot seat. Nella fattispecie, Derek Gee, il canadese che tanto ci galvanizzò al Giro coi suoi secondi posti di tappa conquistati in fuga. 58'17" per il nordamericano che si accingeva a tenersi dietro tra gli altri il polacco Maciej Bodnar e il tedesco Lennard Kämna, prima che lo statunitense Lawson Craddock (57'55") e poi anche il portoghese Nelson Oliveira (57'11") lo scalzassero dalla prima posizione provvisoria.
Mentre questa secondaria tenzone andava in scena, partivano tutti: la distanza chilometrica tra il primo intertempo (posto dopo 12.6 km) e il secondo (al 34.7) faceva sì che la gara fosse come lasciata in sospeso per lunghi minuti senza che arrivassero riscontri rilevanti. Ci possiamo concentrare quindi sul primo intermedio: quando pensavamo che l'australiano Rohan Dennis avesse fatto un buon risultato con 14'29", ecco che Mattia Cattaneo l'ha subito abbassato di un secondo, ma soprattutto il britannico Joshua Tarling ha fissato un nuovo standard con 14'03". Tempone.
Tanto che un Wout van Aert, ciclista che quest'anno riesce costantemente a stare sotto la cresta dell'onda, gli ha pagato quasi mezzo minuto (14'31" per la precisione, 28" di ritardo), e ancor peggio sono andati lo svizzero Stefan Bissegger (a 42"), lo sloveno Tadej Pogacar (29") e l'australiano Jay Vine (34") tra gli altri.
A questo punto, dopo Vine, è arrivato Filippo Ganna, e a Tarling gli ha fatto un discorsetto, transitando in 13'57", primo - e sarebbe stato l'unico - a stare sotto i quattordici minuti. Il nuovo riferimento parlava di 6" su Tarling, 34" sull'altro britannico Geraint Thomas, partito subito dopo, 4" sul belga Remco Evenepoel, altro favoritissimo di giornata, 40" su Stefan Küng a completare la disfatta elvetica, 33" sul campione uscente, il norvegese Tobias Foss.
Di lì a pochissimo, ecco che Joshua Tarling è arrivato al traguardo, siglando un discretissimo 56'07" che gli ha permesso di rifilare oltre un minuto a Oliveira (1'04" se vogliamo dirla tutta); alle spalle del lusitano si erano accomodati poco prima tanto Dennis (caduto nel finale, ha pagato un secondo a Nelson) quanto Cattaneo (4" per lui, e senza caduta); tutto e tutti spazzati via, Tarling si è preso la scena senza indugi. Distanziando tantissimo Van Aert, andato poco dopo a occupare la seconda piazza a 49" dal primo: una seconda piazza che, per una volta, sarebbe sfumata via velocemente dal palmarès del RollingStone di Herentals.
La minaccia per il giovanissimo britannico (19 anni) aveva la maglia azzurra e rispondeva al nome di Filippo Ganna, col piemontese che al secondo intertempo è passato in 39'34", con 13" su Joshua; il problema era la minaccia per Pippo, la quale si chiamava Remco: 39'22" per Evenepoel al medesimo rilevamento, 12" sull'italiano e l'aria di uno che andava serenamente a distruggere ogni possibile contesa.
La notizia del sorpasso di Evenepoel ai danni di Ganna ha un po' raffreddato tutto quel che poteva essere raffreddato a livello di pathos: la linea di tendenza non dava troppi margini perché l'andazzo venisse invertito dal 27enne verbanese. Quanto agli altri, era ormai chiaro che fossero lì per i ruoli delle comparse. Pure Pogacar, che dio ci perdoni: sorpassato da Ganna a poco più di 5 km dalla fine (era partito 2'40" prima di Pippo), come un passante qualsiasi inquadrato per sbaglio da una telecamera fissa sul paesaggio.
Al terzo intertempo, quello dei 43.5 km, Ganna (49'33") ha rifilato 27" a Tarling, poi Remco gliene ha dati 10, ovvero tre in meno rispetto al rilevamento precedente, un leggero recupero che ridava un accenno di fiato ai tifosi dell'azzurro. Andamenti ondivaghi e dove trovarli: Pogacar, già superato da Filippo, gli si è rifatto sotto sugli strappetti del finale, ma è stata solo un'illusione passeggera, perché il recordman dell'Ora ha riallungato sulla rampa d'arrivo andando a chiudere poi in 55'31", 35" di vantaggio su Tarling.
Ma Evenepoel ovviamente non è rimasto a guardare, ha tenuto tutto quel che gli era necessario tenere e ha portato a termine l'impresa col tempo di 55'19". Dodici secondi su Ganna, 48 su Tarling e il podio è andato in cassazione. Al quarto posto si è piazzato uno che sin qui non abbiamo nemmeno citato, Brandon McNulty, a 1'26" dal vincitore: lo statunitense ha fatto una prova in netto crescendo, 16esimo al primo intertempo, quarto a partire dal secondo e fino alla fine. Una prova ben più che dignitosa che permette a McNulty di precedere Van Aert, quinto a 1'37" dal connazionale. La top ten è stata completata dai citati Oliveira, Dennis, Cattaneo e poi il danese Mikkel Bjerg e ancora Geraint al decimo posto; solo 11esimo Foss, a 2'04" da Evenepoel, 22esimo Pogacar; gli altri piazzati li potete leggere sotto.