Un Giro d'Italia sperimentale che non può essere bocciato
Le molte tappe azzardate stanno facendo discutere, ma sono solo una parte (non per forza negativa) di un percorso più articolato che propone molte cose interessanti; analizziamo nel dettaglio Giro e Giro Women
Anche il percorso del Giro d'Italia 2025 è stato presentato e ora è il momento di dare uno sguardo approfondito al percorso, non senza cercare un confronto con gli altri Grandi Giri della prossima stagione. E lo stesso andrà fatto anche per il Giro d'Italia Women, confrontandolo con il Tour Femmes. Non prima di ricordarvi che a questi due link (Giro d'Italia; Giro d'Italia Women) potete trovare tutte le altimetrie e, soprattutto, non prima di dirci con la dovuta tronfiaggine che nello spoiler avevamo azzeccato un po' tutto, sicuramente nello schema delle tappe, ma in buona parte anche in merito ai dettagli delle singole frazioni.
Esperimenti più o meno ben posti
È evidente che si tratta di un percorso che ha molto di sperimentale, ma anche molto di tradizionale. C'è di tradizionale una lunghezza sostenuta delle tappe (con 177.4 km medi nelle tappe in linea, si conferma il GT con i chilometraggi più elevati per l'ennesimo anno consecutivo), un'ultima settimana molto dura, la presenza di almeno una tappa molto vicina al concetto puro di tappone, una certa varietà nei percorsi che va ben oltre una banale dicotomia tra volate e montagne. C'è di sperimentale un utilizzo compulsivo di salite dure piazzate molto distanti dal traguardo, che comunque può anche questo essere un fatto tradizionale considerando che il Giro nasce nel 1909 e la tradizione non si fa solo con gli ultimi 20 anni. Un esperimento che prova a forzare la mano in un ciclismo che comunque sta prendendo una piega tutta particolare ad opera di qualche corridore abbastanza esuberante da attaccare anche molto lontano dal traguardo. Un esperimento che comunque è stato fatto tenendo conto (spesso, ma non in tutti i casi) che l'unica possibilità di sperare in azioni su una salita molto distante dall'arrivo si ha mettendo ulteriori difficoltà (di minore entità) nei km che seguono non concedendo terreno favorevole a priori per chi insegue.
Leggendo in giro “per l'internet” è abbastanza evidente che questa cosa (indipendentemente dal fatto che può piacere o non piacere) non è abbastanza chiara ai più, forse perché il primo sguardo alle altimetrie non dà questa impressione. In modo particolare è il caso di fare riferimento a due delle tre tappe appenniniche, condizionate rispettivamente da Sassotetto e San Pellegrino in Alpe. Iniziando con il primo, mettiamo subito in saccoccia il numero più semplice: dal Valico di Santa Maria Maddalena al traguardo ci sono 92 km; dopodiché quanti di questi davvero favorevoli per un gruppo di inseguitori? Soltanto gli 11 km di fondovalle prima del Valico di Montelago. A seguire abbiamo appunto Montelago (5.5 km al 7%, max 11%), Castel Santa Maria (4.2 km al 4.5%, ma con un ultimo km molto duro che ha punte superiori al 15%) e Gagliole (muro di 800 metri all'11.4%, max 14%, preceduto da altre ondulazioni). Vista la sua collocazione nelle tre settimane è molto difficile che qualcuno attacchi sul Sassotetto, ma di fatto i punti buoni per tentare un attacco sono moltissimo a patto di far selezione prima. Alla Tirreno del 2011 su un percorso molto simile, si giocarono il successo 6 uomini di classifica con 2" su un gruppo di altri 7 e poi tutti alla spicciolata, senza aver attaccato da lontano.
Passando alla seconda, il ragionamento deve essere il medesimo: il San Pellegrino in Alpe si valica a 92 km dall'arrivo, ma di fondovalle temibile per un attaccante ci sono soltanto i 6 km che precedono l'ultima salita. Sicuramente la salita di Toano non è granché e a ruota si sta dignitosamente, ma fare forte il San Pellegrino Alpe è come fare forte il Mortirolo da Mazzo: in cima non rimane nessuno. Anche in questo caso, viene presto nel disegno complessivo, ma la collocazione all'indomani della cronometro e in vista di tre tappe poco temibili è forse la migliore che si potesse sperare. Non succederà niente? Molto probabile. Si può in teoria mettere un corridore per angolo? Se si ha il fegato per farlo, assolutamente sì.
Certo è che lo stesso ragionamento è molto più complicato da attuare per il Monte Grappa, innanzitutto perché si sale dal versante “sbagliato”. Ma per la legge dei grandi numeri qualche tappa può sempre uscire male. Non entusiasmante ma sicuramente da non sottovalutare è pure il Mortirolo verso Bormio, posto a 47 km dall'arrivo, distanza decisamente non siderale, e occupata nei primi 14 km da una delle discese più tecniche dell'arco alpino, poi da uno dei fondovalle meno agevoli che esistano dove i gregari non è detto che possano fare molto, ammesso che ci siano.
Tutti questi esperimenti potrebbero rappresentare un problema se monopolizzassero il percorso del Giro, ma non è certo così perché nessuna di queste tappe va ad occupare un posto nel tradizionale conteggio che vuole 3 tappe di alta montagna da 5 stelle, che quest'anno sono fondamentale incontestabili per il modo in cui sono disegnate. C'è forse il difetto di averle tutte in terza settimana, ma c'è il pregio che nessuna di queste all'apparenza può spaventare tecnici ed atleti e bloccare la corsa nelle tappe precedenti (vedasi Fedaia 2022 e Lussari 2023). Questi esperimenti non precludono nemmeno la possibilità di avere tappe miste, visto che Castelraimondo può tranquillamente appartenere ad entrambe le categorie (come abbiamo appena visto) e che di domenica, prima del giorno di riposo, nella posizione più privilegiata del mondo c'è una tappa di sterrati molto esigente, che prevede 5 settori (tutti con rampe molto poco digeribili) e il lastricato fiammingo di Via Santa Caterina per un totale di 29.5 km di sterrato negli ultimi 70, di cui 26.6 sono concentrati in appena 35 km, senza dare respiro.
Uno sguardo ai difetti e un giudizio finale
È un percorso perfetto? Assolutamente no, non solo perché la perfezione non esiste, ma anche perché di difetti ce ne sono di evidenti disseminati qua e là. Già abbiamo detto del disegno poco felice della tappa di Asiago e della collocazione di tutte le tre tappe più dure nell'ultima settimana. Dispiace senz'altro anche i km a cronometro siano 42.3, non tantissimi onestamente. Ma come già abbiamo avuto modo di dire in occasione degli spoiler valgono molto di più dei 44 km del Tour, visto che al Giro entrambe le prove saranno piuttosto adatte agli specialisti, tanto più che tra Lucca e Pisa il vento potrebbe peggiorare le cose. Quindi rimane lo stesso il percorso più equilibrato del 2025, con l'ulteriore pregio di porre entrambe le cronometro prima di tutte le tappe più dure, alzando le possibilità di scrivere una classifica più idonea ad aprire scenari spettacolari e stimolare qualche azzardo.
Si sente la mancanza di uno Stelvio, o di un Gavia et similia, ma è più che giustificabile con la volontà di non farsi ciulare qualche tappa dal meteo anche quest'anno. E poi c'è il Colle delle Finestre (Cima Coppi) come penultima salita nella frazione finale ad alleviare questa lieve malinconia. Mentre passando sul fronte opposto si potrebbe forse contestare la presenza di molte volate, ma dipende tutto da quali consideriamo tappe per velocisti. Con un andamento regolare lo possono essere in molte (8 se buttiamo dentro pure Vicenza) ma non possiamo fingere che Matera e Nova Gorica siano banali arrivi in volata, tolti i quali rimangono solo 5 frazioni con un finale davvero agevole per un velocista puro. A Matera si susseguono nel finale la dura ascesa di Montescaglioso (2.5 km al 9.2%), la salita più pedalabile verso Matera e numerose ondulazioni in città che sono da indagare meglio; prima di Nova Gorica invece ci saranno le colline del Collio, ma soprattutto lo strappo di Saver (600 metri con punte fino al 14%) a dare una chance ai finisseur ad appena 9.5 km dall'arrivo. A Vicenza invece l'arrivo stesso è posto in quota a Monte Berico (1.2 km al 7.1%, max 11%), preceduto anche dalla dura salita di San Giovanni in Monte (5 km al 6.8%, primi 2 km al 10% di media) a 44.5 km dall'arrivo, un primo passaggio dal traguardo e la salita di Arcugnano (1.5 km al 7.5% con passaggi più impegnativi).
Risulta quindi un percorso senz'altro un po' strano, che potrebbe buttar via qualche giornata troppo votata all'epica per risultare spettacolare, ma un percorso che senz'altro ha molto dei concetti tipici del Giro d'Italia e non rinnega niente del suo passato, anzi semmai lo va ricercando non senza adottare soluzioni moderne ormai consolidate nel tempo. Limitarsi a vedere le scelte rischiose rischia fortemente di annebbiare la vista e alterare l'obiettività del giudizio ad un disegno complessivamente interessante. Senza contare che un'eventuale sfida tra Van Aert e Van der Poel (che appare probabile) potrebbe animare più di qualche tappa riempiendo molto questo Giro anche al di fuori della lotta per la maglia rosa.
C'è anche il Giro Women
Per quanto riguarda il Giro d'Italia Women, c'è sicuramente meno da annunciare, innanzitutto perché fisiologicamente una gara di 8 tappe richiede un'analisi ed un'interpretazione molto più ridotte. Di fatto è una buona notizia che quest'anno il percorso sia stato annunciato insieme a quello maschile, cosa che non era riuscita nel presentare l'edizione 2024. Passando al percorso in sé per sé risulta abbastanza chiaro che è stato concepito in modo molto simile all'anno passato, riducendo però la difficoltà della tappa regina (Monte Nerone) a favore di un altro arrivo in montagna a metà gara (Pianezze), scelta legata anche a qualche critica arrivata per l'eccessiva durezza della tappa del Blockhaus.
Detto questo, la tappa di Monte Nerone rimane comunque molto dura nel suo complesso, sommando moltissimo dislivello con salite relativamente brevi, risultando comunque forse più dura nel complesso delle tappe di montagna del Tour Femmes. In questo confronto la spunta nettamente in termini di equilibrio il Giro Women, per il semplice fatto di aprirsi con una cronometro di 14 km, a fronte dell'assenza di prove contro il tempo nella gara francese. Le montagna sono peraltro sparse in tutto il percorso e non concentrate nel finale, lasciando una tappa mista all'ultimo giorno che tiene un po' più aperti i giochi all'ultimo giorno e apre la possibilità a più atlete di potersi giocare un successo di tappa anche a fine Giro. Fa un po' sorridere che la Cima Alfonsina Strada (l'equivalente della Cima Coppi per le donne, posta sul Passo del Tonale) sia all'inizio di una tappa da volata, ma non si può aver tutto dalla vita.