Roglic fa di nuovo la voce grossa
Primoz vince ovunque: sua la volata sulla rampetta di Biot davanti a Laporte e Matthews, maglia gialla rafforzata. Finale di Parigi-Nizza rivoluzionato, modificate le due tappe conclusive
Primoz Roglic fa il gigante, e agli altri tocca la parte dei nanetti al suo cospetto, in una Parigi-Nizza fin qui segnata nettamente dalle doti dello sloveno su rampe e rampette. Dopo il successo dell'altro giorno a Chiroubles, il capitano della Jumbo-Visma è riuscito a ripetersi oggi sulla rampetta di Biot, decisamente meno impegnativa di quella, eppure ugualmente finita nella sempre più ampia collezione di traguardi fatti propri dal brillante Primoz, il quale si sta trasformando più o meno in un Valverde vecchia scuola.
La corsa pare molto indirizzata, e peraltro giunge la notizia del piallamento delle ultime due tappe, a causa delle restrizioni locali - figlie della pandemia - che qua e là punteggiano il territorio francese: in particolare Nizza scompare del tutto dal percorso delle prossime due giornate. Domani la partenza è spostata da Nizza, appunto, più avanti, a Le Broc, e il percorso si semplifica nella parte iniziale; la frazione finale viene invece del tutto rivoluzionata, niente via e approdo nella città di Garibaldi, si partirà invece da Le Plan-du-Var e, dopo tre giri di un circuito con la Côte de Duranus, si arriverà a Levens. Addio anche al Col d'Eze e ai suoi fratelli, quindi.
Ma torniamo a oggi: 202.5 km per la Brignoles-Biot, sesta tappa della Parigi-Nizza 2021, frazione su cui la definizione "interlocutoria" era scolpita nella roccia, e che invece si è conclusa con una nuova botta del leadere della corsa. Nei primi chilometri un tentativo di Matteo Trentin (UAE-Emirates) e Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step) non ha trovato spazio; dopo varie altre vicissitudini, tra cui un altro attacco portato dai non-fratelli Pedersen (Casper e Mads) con Ben Swift (Ineos Grenadiers) e Anthony Perez (Cofidis, Solutions Crédits), presto annullato, sulla Côte des Tuilieres, intorno al km 50, è partita la fuga buona. I sei a comporla erano il testè citato Perez, Alexey Lutsenko (Astana Premier Tech), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Victor Campenaerts (Qhubeka Assos), Jonathan Hivert (B&B Hotels p/b KTM) e Julien El Fares (EF Education-Nippo).
Perez, già leader della classifica degli scalatori, ha naturalmente fatto gran collezione di punti Gpm sui successivi traguardi della montagna (cinque quelli previsti oggi: i primi quattro li ha vinti lui), il vantaggio massimo è stato toccato in cima al Col du Ferrier (a 90 dall'arrivo), intanto dal gruppo arrivavano più che altro notizie di ritiri: quello di Brandon McNulty (UAE), maglia bianca di miglior giovane, uscito dalla corsa a causa di una caduta, è stato quello che ha fatto più rumore.
A 60 dalla fine, sullo strappo di Cipières (in cima al quale c'era pure il traguardo abbuoni), si sono staccati dai primi proprio Perez ed El Fares; il gruppo a questo punto della storia inseguiva a 2'45". I battistrada hanno provato a tenere quel margine e per una trentina di chilometri ci sono riusciti pure, dopodiché ai -32 Lutsenko (il più in palla dei quattro) ha forato, e ciò ha causato uno spostamento degli equilibri: il kazako, pur provandoci a lungo, non è riuscito a rientrare su quelli davanti, mentre il gruppo si avvicinava ad ampie falcate. Sicché, quando il vantaggio era già sceso a un minuto, Elissonde ha tentato la carta solitaria, staccando gli altri ai -23.
Rimasto solo, il francese è stato presto rimesso nel mirino (intanto Lucas Hamilton, ottavo della generale a 1'08" da Primoz Roglic, si prendeva due secondini di abbuono allo sprint intermedio di Roquefort-les-Pins ai -17), e proprio mentre stava per essere ripreso, ai -13 si è visto raggiungere da un contrattacco solitario di Jonas Rutsch. Il giovane tedesco della EF ha dato nuovo impulso alla manovra, ridando respiro all'azione e riportandola a una ventina di secondi di vantaggio. Alexander Vlasov (Astana) forava ai -5; ai -3 Rutsch staccava un Elissonde ormai privato di qualsiasi alito di energia... E all'ultimo chilometro il gruppo (quel che ne restava) chiudeva su di lui, preparandosi a giocarsi il successo con una volata di una cinquantina di unità sulla rampetta di Biot.
A tirare, la Deceuninck, dato che un Sam Bennett più che sorprendente era sopravvissuto a tutti i saliscendi di giornata. Ma l'irlandese aveva chiesto davvero troppo alle proprie gambe, le quali agli 800 metri si sono spente di colpo, lasciando la maglia verde praticamente bloccata sul posto: la vittoria se la sarebbero giocato anche gli uomini di classifica.
Ai 400 metri Christophe Laporte (Cofidis) ha tentato di uscire, ma alla sua ruota c'era un certo Primoz Roglic. E lo sloveno della Jumbo-Visma ancora una volta non ha fatto sconti: uscito prepotentissimamente ai 150 metri, è andato a prendersi la vittoria, tuffandosi subito dopo nell'abbraccio della moglie e del figlio. Al secondo posto Laporte, al terzo un Michael Matthews (BikeExchange) un po' deludente (possiamo dirlo?). A seguire Dylan Teuns (Bahrain-Victorious), Aurélien Paret-Peintre (AG2R-Citroën), Lucas Hamilton (BikeExchange), Bryan Coquard e Quentin Pacher (B&B), Sergio Henao (Qhubeka) e Krists Neilands (Israel Start-Up Nation).
La classifica cambia poco ma cambia, perché Roglic allunga e McNulty lascia la terza posizione, per cui ora abbiamo 41" tra Primoz e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), quindi la coppia Astana Ion Izagirre-Vlasov (che nel finale è riuscito a recuperare dopo il mech) a 50" e 51"; seguono Matteo Jorgenson (Movistar) a 1'08", Tiesj Benoot (DSM) a 1'14", Hamilton a 1'16", Luis León Sánchez (Astana) e Pierre Latour (Total Direct Énergie) a 1'21", Paret-Peintre a 1'23".
Domani la battaglia si consumerà sulle pendenze de La Colmiane, 16 km di salita al 6%, al termine della settima tappa, partenza da Le Broc e 119 km totali da percorrere. Se tanto ci dà tanto, Roglic potrà dare un altro saggio dei suoi: chi si azzarderà a metterne in discussione la leadership?