Kévin Vauquelin, vincitore della tappa di Bologna © Tour de France
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Il primo scontro frontale è un 1-1 fra Tadej e Jonas. E Remco pareggia al novantesimo

Tour de France, Pogacar attacca sul San Luca, Vingegaard risponde quasi a tono, Evenepoel recupera sul piano. Maglia gialla allo sloveno, nel giorno della vittoria di tappa di Kévin Vauquelin

30.06.2024 18:40

Giornata di prime volte e di ritorni al Tour de France. La prima volta di Cesenatico e Bologna sedi di tappa, la prima vittoria di Kévin Vauquelin in un GT, anzi di più, la prima vittoria dell'intera Arkéa-B&B Hotels in un GT, in un anno in cui il team francese ha fatto un sensibile salto di qualità (ricordate Luca Mozzato al Fiandre?).

Vauquelin è un corridore promettente, ha ancora 23 anni e giova ricordare che non tutti esplodono a 19 come alcuni fenomeni dell'ultima era. Il normanno è al terzo anno da professionista e finora aveva lasciato dei segni in alcune corse francesi di seconda fascia. Ma questa quinta vittoria in carriera oscura ampiamente il resto dell'ancora scarno palmarès di Kévin; va detto che però suffraga quanto di buono avevamo pensato del ragazzo, il quale in questi due anni e mezzo tra i grandi ha lasciato intravedere buone doti in salita con una lunga serie di piazzamenti ottenuti anche al cospetto di avversari di rango. Da oggi per lui comincia una nuova carriera.

Quella di cui stiamo parlando era la tappa del doppio San Luca, una tappa che la maglia gialla Romain Bardet, giocando di conserva, ha consacrato alla fuga: bravi quelli che sono riusciti a prenderla, tra loro nessuno dei 7 italiani rimasti in gara (alla partenza erano 8 ma ieri s'è ritirato Michele Gazzoli). Pochi, talmente pochi da non avere i numeri per onorare questo Grand Départ appenninico.

Le prime volte di Vauquelin e Arkéa, e il ritorno: quello di Tadej Pogacar in maglia gialla. Ancora tu, non mi sorprende lo sai. In realtà l'anno scorso lo sloveno mancò quello che dal 2020 è un appuntamento quasi fisso per lui: 1 giorno in giallo nel ‘20, 13 nel ’21, 5 nel '22. Ora una serie aperta ex novo, alla seconda tappa così come al Giro meno di due mesi fa. Lì vennero 20 maglie rosa su 21.

Tadej era l'uomo su cui erano appuntate le speranze di vedere il primo scontro frontale tra i bid del Tour dopo il sostanziale no contest di ieri (spezzato dall'impresa di Bardet il quale però rimane un outsider, per quanto di lusso); ce ne ha messo, Pogi, ha atteso l'ultimo tratto di San Luca per dare la sua botta, la quale è stata in ogni caso devastante; e però lo stesso ha trovato la risposta di Vingegaard. Non una risposta che abbia riempito gli occhi, ma una risposta, quella risposta che lo stesso danese non sapeva se potesse essere in grado di darla, e ora che l'ha data - pazienza Tadej in giallo - si sentirà forse più fiducioso?

Anche Remco Evenepoel ha risposto, ma a modo suo, di rimonta, recuperando sulla spianata bolognese quanto aveva lasciato nel momento in cui Vingegaard - per andare dietro a Pogacar - se lo era brutalmente tolto di ruota. Una gamba potentissima, quella del belga, tanto che viene da chiedersi come mai non abbia pensato a un'azione prima, non sul San Luca magari ma in uno dei tanti snodi potenzialmente insidiosi degli ultimi 50 km di gara. Si spaventa mica di 50 chilometri di gara, Remco? Certo che no.

Pogacar si ritrova al punto in cui era arrivato l'anno scorso: attaccare Vingegaard, farlo sempre, staccarlo quasi mai. Ma può pensare che quel pizzico di condizione decisiva che nel 2023 mancò a lui, stavolta possa mancare al rivale - rallentato dall'infortunio di aprile. Lui però ha fatto il Giro, nel frattempo… il romanzo è appassionante, e sapevamo che lo sarebbe stato: ora ha appena cominciato a dipanarsi, mancano ancora 20 capitoli o giù di lì, i protagonisti li abbiamo, lo spettacolo abbiamo cominciato a vederlo. Avanti così, fino a Nizza.

Tour de France 2024, la cronaca della seconda tappa

La seconda tappa del Tour de France 2024 era la Cesenatico-Bologna, 199.2 km dalla Romagna all'Emilia, da Pantani al San Luca. Subito schermaglie, intravisto nel mezzo anche Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), e sì, c'è anche lui in questo Tour, anche se finora ne abbiamo parlato poco… La fuga buona comunque non l'ha compreso nel suo drappello di 11 formatosi dopo 8 chilometri di tappa.

Gli attaccanti erano Quentin Pacher (Groupama-FDJ), Axel Laurence (Alpecin), Hugo Houle (Free Palestine), Nelson Oliveira (Movistar), Kévin Vaquelin, Cristian Rodríguez (Arkéa-B&B Hotels) , Mike Teunissen (Intermarché-Wanty), Bram Welten (DSM-Firmenich PostNL), Harold Tejada (Astana Qazaqstan), la maglia a pois Jonas Abrahamsen (Uno-X Mobility) e Jordan Jegat (TotalEnergies). Michael Matthews (Jayco AlUla) e Brent van Moer (Lotto Dstny) hanno mancato di poco l'azione e non sono più riusciti a rientrare.

L'ultima cosa che voleva il leader Romain Bardet era di fomentare la lotta ai massimi livelli sul San Luca: più sano per lui togliere ai big l'incentivo al successo di tappa, per aumentare così le chance di difesa della maglia gialla. Sicché la DSM ha lasciato fare con grande nonchalance e i battistrada sono arrivati ad avere rapidamente 8' di vantaggio; del resto i più vicini in classifica erano a un quarto d'ora dal leader, si poteva lasciare abbondante spazio all'azione.

Il margine dei primi si è contratto in occasione dei primi passaggi in salita, tra Monticino (-125, e qui si è staccato Welten lasciando in 10 il drappello) e Gallisterna (-110), due Gpm di terza categoria vinti entrambi da Abrahamsen, il quale poi per sicurezza si è aggiudicato pure il traguardo volante di Dozza ai -90.

Il gruppo si è animato in questa fase di gara culminante con lo sprint intermedio: in questi chilometri ha recuperato terreno ai primi (fino a 5'35", distacco minimo in cima alla Gallisterna), poi si è impegnato nella volata per l'undicesimo posto a Dozza (buona per la classifica a punti) con Arnaud Démare (Arkéa) a precedere Bryan Coquard (Cofidis) e Bini Girmay (Intermarché); nell'occasione però a fondo gruppo c'è stata una caduta di Wout van Aert e Matteo Jorgenson (Visma-Lease a Bike) con Laurens De Plus (INEOS Grenadiers). Solo piccole abrasioni per i tre.

La reazione della Lotto Dstny cambia il destino della corsa

Dopo il traguardo volante il plotone si è fermato e la fuga ha dilagato, superando i 10' di vantaggio ai -60. Abrahamsen ha vinto anche i Gpm di Botteghino di Zocca (quarta categoria proprio ai -60) e di Montecalvo (terza categoria ai -48), ma nel frattempo era successo qualcosa, e cioè che la Lotto Dstny si era stufata del non-ritmo DSM e aveva messo a tirare Victor Campenaerts, il quale nel breve volgere di una ventina di chilometri ha abbattuto il distacco del 60%, 4' e spiccioli al primo passaggio dalla linea d'arrivo di Bologna ai -37.

E quindi il San Luca, primo passaggio ai -33. Jegat ha subito accelerato in testa, poi è scattato Vauquelin e quindi Pacher. Nessuno ha fatto la differenza, ma qualcuno ha cominciato a pagar dazio, Houle per esempio, Oliveira, e Teunissen e lo stesso Jegat; alle Orfanelle ha accelerato Laurance, i più reattivi sono stati Rodríguez e Tejada, poi sono rientrati anche Pacher e Vauquelin, e sulla spianatina in cima anche Abrahamsen ha fatto in tempo a riportarsi sotto e addirittura trovare la forza di sprintare per un altro Gpm (terza categoria ai -31).

In gruppo è stata la Visma-Lease a Bike a prendere in mano la corsa ma per il momento non c'è stato niente da segnalare. L'unico scatto l'ha fatto Tadej Pogacar (UAE Emirates) per andare a prendersi una borraccia. Anche in questo caso marcato a vista da Jonas Vingegaard (Visma). Però Frank van den Broek, secondo della generale (e primo nelle classifiche a punti e dei giovani), grande protagonista del trionfo della DSM ieri, è saltato, quindi la Lotto, in corsa con Maxim van Gils se non altro per la maglia bianca (ma pure per la gialla, volendo), ha centrato un primo obiettivo. I primi restavano però troppo lontani: 3'20" allo scollinamento rappresentavano un margine di sicurezza.

In discesa son rientrati tutti i fuggitivi e Olivera ha tentato il contropiede ai -27, nulla di fatto. Allora il portoghese è ripartito sul piano ai -22, e stavolta ha aperto un buco. Ai -20 l'hanno raggiunto Vauquelin e Abrahamsen e il terzetto ha proceduto anche bene, andando a prendere il secondo e ultimo San Luca con 35" sui primi inseguitori e 4'20" sul gruppo maglia gialla, da cui intanto ai -18 erano emersi Ben Healy (EF Education-EasyPost), Warren Barguil (DSM), Alexey Lutsenko (Astana) e Odd Christian Eiking (Uno-X). Il lettore capirà da sé dal computo dei distacchi che, dopo la sfuriata Lotto, il plotone s'era fermato un'altra volta.

Appena preso il San Luca ai -14, Vauquelin ha allungato e Oliveira ha visto le streghe. Abrahamsen ha provato a tenere per quanto gli era possibile, e cioè poco: troppe energie già spese su tutti i Gpm di giornata, ergo strada spianata per Vauquelin.

Non può mancare l'attacco di Pogacar sul San Luca

In gruppo abbiamo visto varie trenate: prima Tiesj Benoot (Visma), poi Adam Yates (UAE), ritmo alto e selezione da dietro, una selezione in cui sono rimasti invischiati nomi come Geraint Thomas e poi il resto della INEOS (non benissimo né Carlos Rodríguez né Egan Bernal né Tom Pidcock), e poi Simon Yates (Jayco), ma anche - udite udite - Primoz Roglic (Red Bull-BORA-Hansgrohe) e, ahilui inevitabilmente, anche la maglia gialla Romain Bardet, nonostante tutte le precauzioni tattiche.

Al culmine della trenata di Yates, a 500 metri dallo scollinamento, con Adam e Tadej Pogacar della UAE c'erano Jonas Vingegaard e Matteo Jorgenson della Visma, Richard Carapaz (EF), Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), Maxim van Gils (Lotto) ed Enric Mas (Movistar). Nemmeno gli altri UAE, João Almeida e Juan Ayuso, sono stati in grado di tenere Adam.

Era il momento dello scatto di Pogi. Forse financo un po' tardivo, ma infine giunto a spezzare l'equilibrio. Vingegaard ha risposto subito, un po' in apnea tanto da non dare lì per lì cambi, ma ha risposto. Carapaz ci ha provato ma non è riuscito a prendere i due dominatori del Tour. Gli altri, tutti di sasso.

In discesa Jonas ha cominciato a collaborare con Tadej, ma una sorta di minimo sindacale, comunque con una marcia impostata sul risparmio. Quando trenava lo sloveno, i margini si ampliavano. Ma dietro c'era chi non si era arreso: Remco si era rapidamente portato su Carapaz, e insieme i due hanno inseguito fino alla fine (più Evenepoel, ovviamente), mentre ancor più indietro si coagulava un drappello con più o meno tutti gli sconfitti di giornata.

Alla fine ballano pochi (ma significativi) secondi tra i big

Gran riepilogo degli ultimi 12 chilometri tra il San Luca e l'arrivo di Bologna: Vauquelin non ha più perso una pedalata e si è portato a casa la vittoria, prima per lui alla Grande Boucle, sicuramente indimenticabile, arrivando in solitaria con 36" su un lodevole Abrahamsen, capace di salvare la piazza d'onore preparandosi a festeggiare il primato nelle classifiche Gpm e a punti. A 49" il quartetto Pacher-Rodríguez-Tejada-Oliveira (quest'ultimo cronometrato a 50"), poi Laurance, Teunissen e Houle.

Remco, come una locomotiva inarrestabile, ha riportato sé e Carapaz su Tadej-Jonas (che nel frattempo avevano inglobato Jegat), ripresi a poche centinaia di metri dall'arrivo. Al momento dell'aggancio l'ecuadoriano ha lanciato subito, lunga, la volata per il decimo posto, a 2'21" da Vauquelin, e l'ha vinta; Pogacar si è preso la maglia gialla.

21" il guadagno di Tadej, Jonas, Richard e Remco su tutti gli altri uomini di classifica, a partire da Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 15esimo all'arrivo e primo del drappello. Scoppola per Geraint Thomas, 6'45", ma lui aveva ampiamente annunciato di essere al Tour per fare il gregario.

La generale è guidata da quattro uomini tutti con lo stesso tempo, messi in ordine dalla somma dei piazzamenti. E allora primo Pogacar, secondo Evenepoel, terzo Vingegaard, quarto Carapaz; Bardet scivola al quinto posto a 6", a 21" Van Gils precede Bernal, Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), Pidcock, Ciccone (decimo) e altri 13.

Domani la terza tappa del Tour de France 2024 sarà la Piacenza-Torino, ben 230.8 km sebbene praticamente pianeggianti. Ci sono dei piccoli strappetti ma davvero nulla degno di nota. La prima volata di gruppo è pronta a esplodere al terzo atto di questo Grand Départ italiano.

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Tour de France 2024, 2a tappa: Giro dell'Emilia in giallo
Pogacar nel dopotappa di Bologna: «Mi sono messo alla prova». Vingegaard: «Sono sorpreso»
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!