Alla Vuelta è tutto un magna Magnus
Seconda vittoria di tappa per Cort Nielsen che a Córdoba supera Andrea Bagioli. Attacco di Ciccone nel finale, ma la classifica resta invariata con Eiking in maglia rossa
L'ha attaccata Giulio Ciccone, l'ha sperata Matteo Trentin, l'ha sfiorata Andrea Bagioli, ma la frazione del cor d'Andalusia se l'è pappata Magnus Cort Nielsen, che ieri avevamo lasciato in posizione perpendicolare rispetto al senso della strada, quando - dopo essere stato in fuga fino a 200 metri dal traguardo - si era più che piantato sul muro di Valdepeñas de Jaén. Più che andare a zig zag, andava proprio in orizzontale, tanto era finito il 28enne danese che peraltro una frazione l'aveva già conquistata al sesto giorno, sulla Montaña de Cullera.
Oggi MCN è stato perfetto tanto quanto il suo compagno Jens Keukeleire, che l'ha pilotato nel mezzo chilometro finale con potenza e sapienza, per lanciarlo al successo dello sprint ristretto (quarantina di unità) con cui si è conclusa la tappa. Una giornata interlocutoria, che avrebbe potuto avere risvolti importanti se Primoz Roglic si fosse fatto male nella solita caduta in cui si è fatto coinvolgere (leggerete), che avrebbe potuto smuovere la generale se Ciccone col suo attacco a 4 negli ultimi 20 km fosse riuscito ad anticipare il gruppo maglia rossa, che avrebbe potuto parlare italiano se Bagioli fosse riuscito a superare Cort all'arrivo (non gli è mancato tantissimo), o se l'avesse fatto Trentin, quarto dopo essere stato particolarmente attivo pure lui col suo team.
In definitiva una non spiacevole giornata di ciclismo, che non muove nulla, lasciando Odd Christian Eiking in rosso, e che rimanda al weekend - dopo il probabile volatone previsto domani - le questioni principali: la doppietta di tappe Pico Villuercas-El Barraco lascerà segni profondi.
La cronaca odierna. 12a tappa della Vuelta a España 2021, da Jaén a Córdoba per 175 km (con due passaggi dalla città d'arrivo prima del traguardo), e come da tradizione di questi ultimi giorni la partenza è stata travolgente, 50.2 km/h nella prima ora e fuga che ci ha messo 77 km per partire, formatasi con scatti successivi e andata a comporsi di 8 effettivi: gli iniziatori Mikel Iturria (Euskaltel-Euskadi), Sebastian Berwick (Israel Start-Up Nation) e Sander Armée (Qhubeka NextHash), i primi rientrati Jetse Bol (Burgos-BH) e Julen Amézqueta (Caja Rural-Seguros RGA), e i secondi rientrati Stan Dewulf (AG2R-Citroën), Maxim Van Gils (Lotto Soudal) e Chad Haga (DSM).
L'azione è partita troppo tardi per poter prendere un margine importante, la UAE-Emirates ha controllato che il gap non si ampliasse, sicché non s'è andati oltre il 1'40" dopo 120 km, quando si era già sull'Alto de San Jerónimo, primo dei due Gpm di giornata. La salita si componeva di due tratti intervallati da una discesina, e qui, ai -54, c'è stata una caduta in gruppo (non la prima della giornata), con gli Ineos Grenadiers Salvatore Puccio e Dylan Van Baarle che si sono arrotati coinvolgendo altri corridori tra cui il loro compagno Adam Yates e pure Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Il problema è che in quel punto c'era del filo spinato a bordo strada, per cui alcuni sono andati dolorosamente a scarnificarsi contro l'odiosa barriera, in particolare Nelson Oliveira (Movistar), la coscia destra particolarmente lacerata.
Roglic è rientrato rapidamente sul gruppo dei migliori, intanto davanti Iturria scattava in vista del Gpm (-49) staccando tutti gli altri, dei quali già non faceva parte Haga che aveva perso contatto a inizio salita. Il basco è stato ripreso dagli altri fuggitivi ai -38, il gruppo a questo punto aveva un ritardo di 40". Ai -27, appena approcciato l'Alto 14%, prima Berwick, poi Iturria e quindi Bol hanno perso contatto dalla fuga su un'accelerazione che ha lanciato Van Gils. Dal gruppo è emerso Jonathan Lastra (Caja Rural) ai -22, a 3 km dalla vetta: lo spagnolo era interessato ai punti Gpm, ma il gruppo era praticamente a tiro, sicché ai -21.5 sono stati ripresi sia lui che Van Gils, e si è così giunti sul tratto più duro della salita. Mikel Landa (Bahrain-Victorious) si era già staccato da tempo.
Subito dopo il ricongiungimento, è partito in contropiede Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), tampinato da Jay Vine (Alpecin-Fenix): un segnale importante da parte dell'abruzzese che negli ultimi giorni era un po' mestamente retrocesso via via in classifica. Ai -21 si è mosso anche Romain Bardet (DSM), che con qualche pedalata si è portato sui due battistrada. Non era comunque l'azione che avrebbe determinato il fuori tutto: Damiano Caruso (Bahrain) tirava il plotone - comunque abbastanza assottigliato - dato che non voleva lasciare troppo spazio a Bardet, rivale diretto per la maglia a pois.
Ancora è uscito da dietro un altro corridore, Sergio Henao (Qhubeka), e pure lui si è portato sui primi. I quattro hanno scollinato ai -19 con 27" di vantaggio, Bardet ha preso i 5 punti in palio avvicinando così Caruso nella classifica dei Gpm (31-27 per il ragusano), e a quel punto i battistrada hanno dovuto trovare un rapido accordo per provare ad andare all'arrivo. Anche perché dietro non si stava a guardare, in discesa hanno forzato i tempi Matteo Trentin (UAE) e Ion Izagirre (Astana-Premier Tech), quindi ai -11, col distacco dai primi ammontante sempre a circa mezzo minuto, i BikeExchange si sono messi pancia a terra per mettere Michael Matthews nelle condizioni di sprintare per il successo.
Visto e considerato ciò, ai -9 Trentin e Izagirre, che avevano preso margine, si sono rialzati, ma il gap del plotone rispetto a Ciccone e compagni non accennava a scemare, tutt'altro: 37" ai -8. Il lavoro potente dei BikeExchange ha iniziato a produrre frutti da lì in avanti, con una progressione che ha detto 31" ai -7, 27" ai -6, 21" ai -5, 18" ai -4, e a questo punto anche gli UAE si son messi a dare una mano al team australiano.
Ai 3 km i quattro al comando avevano ancora 13", non abbastanza per respingere ancora il violento ritorno dei due team assatanati che sono andati a chiudere ai 1200 metri. Vine, su una rotonda, aveva tentato di anticipare proprio mentre il gruppo rientrava, e ha resistito solo al comando fino ai 600 metri, quando la EF Education-Nippo è venuta fuori con Jens Keukeleire a lanciare magnificamente Magnus Cort Nielsen; alle spalle del danese c'era Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step), e quando il baffo di Bornholm è partito ai 120 metri, l'italiano ha provato ad affiancarlo e superarlo. Affiancato, l'ha affiancato. Superato, riprovare.
MCN ha vinto di mezza ruota, Bagioli si è prodotto nel classico pugno sul manubrio, ma allora cosa avrebbe dovuto fare Matthews, ancora una volta solo terzo? Al quarto posto s'è piazzato Trentin, seguito da Andreas Kron (Lotto), Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe), Antonio Soto (Euskaltel), Anthony Roux (Groupama-FDJ), Gianluca Brambilla (Trek) e Martijn Tusveld (DSM).
La classifica non cambia: Odd Christian Eiking (Intermarché-Wanty) è in rosso con 58" su Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits), 1'56" su Roglic, 2'31" su Enric Mas (Movistar), 3'28" su Miguel Ángel López (idem), 3'55" su Jack Haig (Bahrain), 4'46" su Egan Bernal (Ineos), 4'57" su Yates, 5'03" su Sepp Kuss (Jumbo-Visma), 5'38" su Grossschartner. In seconda griglia, dall'11esimo in giù, Aleksandr Vlasov (Astana) a 6'08", Ciccone a 6'22", Gino Mäder (Bahrain) a 6'54", Louis Meintjes (Intermarché) a 7'11", David De La Cruz (UAE) a 7'16", Juan Pedro López (Trek) a 9'35", Jan Polanc (UAE) a 13'09", Steven Kruijswijk (Jumbo) a 15'33", Caruso a 16'55" e Rémy Rochas (Cofidis) a 21'58". Fabio Aru (Qhubeka), alle prese con problemi di stomaco che ieri l'hanno fatto crollare in classifica, perde ancora terreno e ora è 25esimo a 33'23".
Domani la 13esima tappa permetterà un certo relax, dopo giornate vissute a mille all'ora: la Belmez-Villanueva de la Serena è lunga (203.7 km) ma completamente piatta. Se il gruppo non opta per lasciare spazio a una larga fuga di comprimari, potremo assistere a un nuovo sprint.