Giornata da fuga, Barguil ritrova il sorriso
Sui muri fermani Warren arriva da solo e festeggia dopo due anni e mezzo; Velasco è terzo. Il gruppo lascia andare gli attaccanti e nel finale succede poco. Pogacar sempre leader, domani frazione decisiva sul Carpegna
La tappa dei muri marchigiani è uno dei momenti spettacolarmente più rilevanti di una stagione ciclistica, che essa venga alla Tirreno-Adriatico (praticamente tutti gli anni) o al Giro (quando ci va bene) è sempre garanzia di divertimento. Nella Corsa dei Due Mari stavolta RCS Sport ha optato per un percorso più agevole rispetto ad altre stagioni, e in effetti ci resta un po' di amaro in bocca per una frazione che avremmo voluto più palpitante; o forse è che ci stiamo abituando troppo bene, per cui l'asticella delle aspettative si alza inevitabilmente. Di fatto oggi la contesa si chiude con un poco di fatto, certo non sono mancati gli assestamenti tra i protagonisti della corsa, ma poca cosa. In più mettiamoci due elementi che ci hanno messo di malumore, il primo è stata una curva malsegnalata che ha mandato fuori percorso Pogacar, Evenepoel e Vingegaard, e in particolare Remco ha dovuto spendere per rientrare sugli altri le energie che forse avrebbe messo a disposizione di un assalto finale; il secondo è stato un problema della regia Rai che di fatto non ci ha permesso di vedere nulla dei big sul muro dell'arrivo.
Tutte problematiche che non toccano minimamente Warren Barguil, il vincitore di giornata, bravo a piegare i fuggitivi che con lui erano andati all'avventura dopo una prima parte di tappa battagliatissima. Il francese dell'Arkéa Samsic aveva vinto l'anno scorso la generale del Tour du Limousin, ma di alzare le braccia sotto a uno striscione d'arrivo non gli capitava dal campionato nazionale del 2019, due anni e mezzo di digiuno per uno dei talenti d'oltralpe più riconosciuti degli anni '10. Una carriera che ha regalato al bretone meno soddisfazioni di quelle che gli si pronosticavano al passaggio tra i pro', ma comunque degnissima e meritevole di rispetto. Lo stesso rispetto che Warren, in un bel fuori programma durante le premiazioni, ha voluto riconoscere al compagno Clément Russo, che era in fuga con lui e che l'ha aiutato a vincere: il capitano ha visto passare il gregario sotto al palco delle premiazioni proprio mentre sbevazzava lo spumante d'ordinanza, allora ha chiamato l'amico e gli ha ceduto il bottiglione da cui anche il buon Clément ha riccamente sorseggiato. Bei momenti nelle pieghe della corsa.
La quinta tappa della 57esima Tirreno-Adriatico, da Sefro a Fermo, misurava 155 km e sviluppava il proprio finale su alcuni famosi muri marchigiani. Richard Carapaz (INEOS Grenadiers), alle prese con problemi di stomaco, non ha preso il via, così come i veloci Simone Consonni (Cofidis) e Nacer Bouhanni (Arkéa Samsic). Giornata individuata come amica delle fughe, per cui tutti ci hanno provato e il risultato è stato una prima ora a 45 di media costellata da molteplici tentativi, frazionamenti del gruppo, un altro paio di ritiri (Rüdiger Selig della Lotto Soudal e Mark Padun della EF Education-EasyPost) e infine la composizione del sospirato attacco da lontano, che ha preso forma sulla scorta di un allungo di tre uomini ai -100: Nelson Oliveira (Movistar), Valentin Ferron (TotalEnergies) e Clément Russo (Arkéa); ai -88 sono rientrati sui primi altri nove, ovvero Benjamin Thomas (Cofidis), Xandro Meurisse (Intermarché-Wanty), Warren Barguil (Arkéa), Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), Simone Velasco (Astana Qazaqstan), Jhonatan Restrepo (Drone Hopper-Androni), Davide Ballerini (Quick-Step Alpha Vinyl) Francesco Gavazzi e Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa).
A questo punto il gruppo si è placato dietro alla UAE Emirates e i battistrada hanno preso margine portandosi a quasi 4' di vantaggio sulle rampe di Monte Urano (ai -50), Gpm vinto da Gavazzi, dopodiché il muro di Capodarco è passato quasi senza sussulti sia davanti che dietro, col gruppo, da cui si staccava Filippo Ganna (INEOS) che però si riavvicinava ai primi. Per assistere a un cambio di scenario si è dovuto attendere il primo passaggio da Fermo ai -21; qui, sulla rampa dell'arrivo, Barguil - dopo un buon lavoro del compagno Russo - ha attaccato sbriciolando il drappello di testa, e solo Thomas (che peraltro era il più su in classifica tra i fuggitivi) è stato in grado di rientrare rapidamente su di lui.
Dopo lo scollinamento dei -17 sono comunque rientrati Meurisse, Velasco, Restrepo, Oliveira e Ferron, mentre il gruppo, senza grandi sussulti, è transitato a due minuti abbondanti. Ai -13 anche Albanese è riuscito a riportarsi sui battistrada (pure Ballerini, per un attimo), quindi sulla rampa di Madonna d'Ete (altro versante di Fermo) ci ha provato Meurisse ai -11, senza fare la differenza (avrebbe poi comunque vinto il Gpm); il gruppo maglia azzurra continuava a perdere pezzi, tra gli altri Julian Alaphilippe (Quick-Step) si è staccato, ma non ci sono stati praticamente sussulti, giusto un breve tentativo di Tim Wellens (Lotto) senza esito, finché, solo a 200 metri dal Gpm, è partito Remco Evenepoel (Quick-Step) puntualmente francobollato da Tadej Pogacar (UAE). Ai due s'è accodato pure Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma), il ritardo dai fuggitivi era a questo punto di un minuto abbondante.
Ai -7, all'imbocco di una rampetta a destra segnalata malissimo, i tre intercalati hanno tirato dritto sbagliando strada e il loro vantaggio sul resto del gruppo si è così azzerato: tutto da rifare (e in particolare Remco ha perso sensibilmente terreno avendoci impiegato un attimo in più a tornare sui propri passi, e sulla rampa ci ha rimesso 20" rispetto ai rivali di classifica, aiutato poi a rientrare - solo ai -3.5 - da Ballerini che l'ha aspettato appositamente).
Ai -5 nuovo affondo di Barguil tra i battistrada, intanto dietro Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) si è mosso con Richie Porte (INEOS). Gli ultimi tre chilometri erano quasi tutti in salita verso il traguardo fermano; Barguil ha preso il muro con 5" sugli altri fuggitivi e 55" sui resti del gruppo. La prima parte del muro è servita al francese per scavare un solco sui primi inseguitori (Meurisse e Velasco), predisponendosi a gestire il vantaggio (salito a 25" sui due e 1' sul drappello Pogacar) sul tratto finale particolarmente duro.
Il corridore dell'Arkéa ha chiuso senza problemi portando a casa la prima vittoria sul suolo italiano, precedendo di 10" Meurisse, di 14" Velasco e di 15" Oliveira. Poi il gruppo, di cui non abbiamo più visto alcunché (ci saranno stati problemi in regia), anticipato da Porte a 26" dal vincitore; a 28" nell'ordine Pogacar, Vingegaard, Enric Mas (Movistar), Evenepoel, Hindley e Mikel Landa (Bahrain-Victorious); a 33" Romain Bardet (DSM) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), a 35" Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty), Pello Bilbao (Bahrain), Giulio Ciccone (Trek), Damiano Caruso (Bahrain) e Thymen Arensman (DSM), a 38" Miguel Ángel López (Astana).
La classifica cambia poco ma cambia: Pogacar è primo con 9" su Evenepoel, Ganna esce di scena e quindi dal terzo in giù troviamo Arensman a 43", Vingegaard a 45", López e Porte a 1', Tao Geoghegan Hart (INEOS) a 1'02"; Hindley a 1'06", Mas a 1'11", Wilco Kelderman (Bora) a 1'14", Marc Soler (UAE) a 1'15", Bilbao a 1'18", Rigoberto Urán (EF) a 1'21" come Caruso, Landa e Pozzovivo a 1'24", Thomas a 1'28", Ciccone a 1'30", Pinot a 1'38" e Victor Lafay (Cofidis) ventesimo a 1'42".
Domani tutto dovrebbe decidersi nella sesta tappa (la settima e ultima sarà sensibilmente più facile): la Apecchio-Carpegna misura 216 km e il meglio sarà negli ultimi 45, con doppia scalata al Monte Carpegna, cima particolarmente amata dagli appassionati, in quanto era la salita usata da Marco Pantani per i suoi allenamenti. 6 km al 10% da ripetere due volte (ultimo scollinamento ai -12) non potranno che restituire la classifica destinata a essere più o meno definitiva. I favoriti sono i soliti: Tadej Pogacar.